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1.1Se l'aqua che da nubi el verno piove,
1.2fusse oleo o manna, del terrestre umore,
1.3perché vien fuor di tempo, nulla move;
2.1ma quando desta el natural vigore
2.2quella virtù che il cultor de la villa
2.3per proprio nome la dimanda amore,
3.1un rivol d'acqua, una minima stilla
3.2move la pianta sì, che per la scorza
3.3suda, e calor quasi al veder sfavilla.
4.1Quando anco puoi el subiecto non ha forza
4.2di ricever l'umor, quel che l'infonde
4.3non può far fructo, e la virtù s'amorza:
5.1a uno arbor secco, el Nil, c'ha fertil onde
5.2gionte a la gran virtù del sole estivo,
5.3non li faria gettar pure una fronde.
6.1Cusì è il mio cor, che, de l'umor suo privo,
6.2vista d'occhi no 'l move o udir parole,
6.3ché, se morto non è, l'è ancor mal vivo.
7.1Se amor mi cerca, a bon fin non mi vòle:
7.2non cognosco io le sue versuzie accorte?
7.3Non èllo ancor quel fanciul ch'esser suole?
8.1Io non serei più a le percosse forte;
8.2la pena e il premio puoi son sì dispari,
8.3che a le fatiche el corresponde morte.
9.1Se ebbe el meglio di me, gli anni più cari,
9.2voglio ormai far como i prodichi fanno,
9.3che doppo il consumar mostronsi avari.
10.1De gli error d'altri più non voglio affanno,
10.2non più pregare el tempo che s'affretti,
10.3anzi, s'el si può far, sia el giorno uno anno.
11.1Patir non voglio più ingiurie e dispetti,
11.2sonni interrotti, e pascermi di pianti,
11.3né viver più con gelosie e suspetti;
12.1non più scherzar con la mia morte inanti,
12.2del mio arbitrio veder farne vil preda,
12.3como è costume de inexperti amanti;
13.1non, perché un dolce sguardo mi conceda
13.2la mia inimica, darmegli in catena,
13.3che dura servitù puoi mi succeda;
14.1non con la bocca più di suspir piena
14.2a crudel donna dimandar mercede,
14.3che gode quando a' suoi cresce più pena;
15.1non voglio più con tremebondo piede
15.2passar pel foco ove è mia morte inclusa,
15.3né solo arde chi 'l tocca, ma chi 'l vede;
16.1non è più tempo de l'error far scusa,
16.2ché, se in tenera età ben si perdona,
16.3a quel che è adulto el perdònar non s'usa.
17.1Non voglio più, per riportar corona,
17.2sotto la soma macerarmi el dorso,
17.3ché 'l stracco corridore in van si sprona.
18.1Non veniria più a tempo el mio soccorso,
18.2s'io aspectassi l'assedio, ché smarito
18.3sono, e non scio più dove aver ricorso.
19.1Non mi dilecta esser mostrato a dito,
19.2como fa chi di sé troppo prosume,
19.3che col danno doppoi resta schernito.
20.1Scio de' miseri amanti ogni costume,
20.2in che modo l'un veglia e l'altro dorme,
20.3e como si rivolgon su le piume;
21.1scio di quell'arte le sue vere norme,
21.2e scio con quanto tempo e qual fatica
21.3si gionge Amor, quando non vien conforme.
22.1Scio el pericul che gli è, senza ch'io el dica:
22.2basta ch'in fronte con vergogna porto
22.3del proprio sangue scripta la rubrica.
23.1Scio como longa impresa in tempo corto
23.2a non sperato fin talora agionge,
23.3e qual fortuna è ancor spesso nel porto.
24.1Scio como un troppo ardito si componge
24.2quando s'acquista un disonesto scorno,
24.3se vergogna e timore incauto el ponge.
25.1Scio quante strate uno atraversa il giorno,
25.2quante pratiche mancon su la sera,
25.3como l'amante a casa fa ritorno.
26.1Scio como vive quel che in donna spera,
26.2scio como son quelle promesse salde
26.3e como sia tra lor la fede intiera.
27.1Scio como sopra el petto e su le falde,
27.2perché a vana speranza un miser saglia,
27.3lascion cader le lacrime sue calde.
28.1Scio quanto con amore uno ardir vaglia,
28.2mostrare ingegno o far del corpo prova
28.3in giostre, in campi o in singular battaglia.
29.1In fine io scio che nulla cosa giova,
29.2se non per grazia aver propizio el celo,
29.3e chi senza questo ama, ove el si trova.
30.1L'aquila al mutar penne e il serpe al gelo
30.2per cambiar scorza si rinovan vita:
30.3io nulla avanzo, e vo cambiando pelo.
31.1Ho facto como quel c'ha a far partita
31.2da' suoi, che a tutti quanto può compiace,
31.3per lasciar ben la famigliola unita:
32.1compiacqui a i sensi anch'io, per più mia pace,
32.2ed ecco, mo' che di posare ho voglia,
32.3ciascun s'acquieta, e al mio voler sogiace.
33.1Non posso far ch'io non ne senta doglia,
33.2ché in longo conversar s'ama un nimico;
33.3ma pur convien che in tutto io mi discioglia.
34.1Già ti dissi adio, Amore, e ancor te 'l dico,
34.2ché quel che a ingrata corte si fa vecchio,
34.3di lui sol se ha a doler s'el mor mendico.
35.1Oggi, guardando nel fidel mio specchio,
35.2che non mi mente mai, mi mostrò aperto
35.3cosa onde ad altro officio io m'apparecchio.
36.1Ma se teco ancor vive alcun mio merto,
36.2lasciami in pace e non voler legarmi,
36.3che de servi per forza assai sei experto.
37.1Quando riebbi el cor, te offersi l'armi,
37.2e ben ch'io non avessi in pecto carte,
37.3mostrasti pur grata licenzia darmi;
38.1e perché il tuo potere è in ogni parte,
38.2fammi con un sol cenno andar sicuro,
38.3ché lieto va chi licenziato parte.
39.1E io al partir per te stesso ti giuro
39.2che ad altro mai non mi farò subietto,
39.3ché ogni servir senza speranza è duro.
40.1S'io avessi mai commesso in te diffecto,
40.2perdona e scusa, ché con teneri anni
40.3tu sciai che esser non può saper perfecto;
41.1e io perdono a te tutti gli affanni
41.2per te sofferti, che a un fidel tuo forsi
41.3mai non usasti tante fraude e inganni.
42.1E puoi che a tempo del fallir m'accorsi,
42.2sia benedecto ancora a quella ingrata
42.3quanto officio servil di cor gli porsi;
43.1e se fu mai da me in versi laudata,
43.2quei vivano in eterno, e ogni querela
43.3di lei facta e di te sia cancellata.
44.1Fra tanto al subio avolgerò la tela,
44.2benché imperfecta, ché a l'ordita trama
44.3l'opra che seguir debba ancor si cela,
45.1e il tempo ad altro affaticar mi chiama.
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