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1.1Pico, se mai d'amor sentisti iaculo,
1.2di quei che i nostri cor tanto tormentano
1.3dillo, ch'io vengo a te como a l'oraculo.
2.1Se ben per queste selve si lamentano
2.2i satiri talor de le sue driade,
2.3non longamente nel suo pianto stentano:
3.1io non pur anni, ma lustri e olimpiade
3.2piango el mio danno, e il scrivo in ogni grottola,
3.3che essendo in carte è già più d'una Illiade.
4.1Suspiro el giorno, e la nocte, qual noctola,
4.2chiamo colei da cui non ho ricovero,
4.3e tutti i pastor già fan di me frottola.
5.1D'ogni soccorso derelicto e povero,
5.2sul far del giorno stracco corto a un rivolo,
5.3arrido più che non è un secco sovero.
6.1A te il mio mal, como tuo istesso, scrivolo,
6.2non perché aiuto in questo m'abbi a porgere,
6.3che non d'effecto, ma di speme privolo.
7.1Quando altri lieti a l'orizonte sorgere
7.2vedono Febo, e la luce chiarissima,
7.3io vo dove di me nul si può accorgere,
8.1ove la selva è più folta e densissima:
8.2lì mi nascondo, e al piè d'una antica acera
8.3meco raconto mia vita durissima.
9.1Alcun col tempo la sua pena macera,
9.2io la rinovo e con più forza accendola;
9.3mia vita cresce quanto più si lacera.
10.1Quando cantan gli ucei, mia lira appendola
10.2a un qualche tronco, e ogni conforto anogliame;
10.3di Filomena ogni sua nota intendola.
11.1L'ocio alcun fuge, ed io, perché più dogliame,
11.2continuo penso, e se altri preghi porgono,
11.3ed io Amor sprezzo e non cerco disciogliame.
12.1Se in questi lochi opachi fonti sorgono
12.2limpidi, e io sia necessitato a bevere,
12.3l'intorbido, e ove io sto gli altri s'accorgono.
13.1El non è fiume alcun tra il Varzo e il Tevere,
13.2tra l'adrïano golfo e il mar ligustico,
13.3che abbia potuto el mio pianto ricevere.
14.1Vivon gli ucei senza fatica, io fustico
14.2in ne la terra ognor per qualche gramine,
14.3e più di me non stenta in villa un rustico.
15.1Vidi l'altrier tra duo tori un certamine,
15.2che l'uno morto cadde: io a Morte volsime
15.3irato, che a me ancor non ruppe el stamine,
16.1e più, ch'io non morissi d'amor, dòlsime,
16.2como quel per la sua iuvenca morbida;
16.3né posso altro voler, sì el poter tolsime.
17.1El cor mio è facto secca sponga sorbida,
17.2le membra morte, e sol vivono i spiriti,
17.3che spesso errando van per l'aria torbida.
18.1S'io vegio lauri o bei cipressi o miriti
18.2pullular per le selve, e io li extermino,
18.3perché i lochi ov'io sto sian vani ed iriti,
19.1né la terra voria fesse alcun germino,
19.2né gli omini tra lor più generassino,
19.3che 'l mondo avesse fin tutto ad un termino.
20.1Stommi in arrida terra, sotto un frassino
20.2a la cità facto exul voluntario,
20.3e ciò ch'io vegio bel, con l'occhio il fassino.
21.1Pico, questo è per far presto un summario,
21.2ché, puoi che Pan ebbe al mio stato invidia,
21.3sempre al mio viver si mostrò contrario;
22.1ma vano è a far contra di lui perfidia:
22.2amava Licia e non avea me in odio;
22.3or mi l'ha tolta, e tuttavia m'insidia.
23.1El foco, che alor stava sotto el modio,
23.2scoperto è sì, che ragionando io el vomito,
23.3benché al mio viver un sepulcro fodio.
24.1Son facto quale un leon fero e indomito,
24.2che el primo feritor sempre ricòrdassi:
24.3per non lo perder, meco porto el gomito;
25.1quel per memoria pure el dito mòrdassi,
25.2como io tale onta nel mio cor sigillola,
25.3e con Bacco a sua posta pure accòrdassi.
26.1Io la inglutì', al mio gusto amara pillola;
26.2or perché del mio amaro altrui consideri,
26.3per darli a ber d'una erbe, al sol distillola.
27.1Non creder che 'l morir tanto desideri
27.2per mia disperazione, quanto curome
27.3de vendicarmi, se non ch'io me assideri;
28.1e quanto più ne parlo, allor più indurome,
28.2e ogni partito dentro al pecto romino
28.3e contro ogni pericul rasicurome.
29.1Quando parlando o scrivendo la nomino,
29.2e Licia bella a l'orecchie risoltami,
29.3me accendo, e poscia a quella furia domino:
30.1a cantare incomincio, e il gregge ascoltami,
30.2Licia pur chiamo, e se chiamando cascano
30.3da gli arbor frondi, el strepito a lei voltami.
31.1Non credo in questi monti armenti pascano,
31.2né per ombrosi boschi ucei se annidino,
31.3virgulti o sterpi in queste piagge nascano,
32.1che 'l pianto mio non sappiano, e non cridino
32.2di me mercede; e il crudo amante e Licia
32.3odon mio pianto e tra lor credo ridino.
33.1Un dì la gionsi (ohimè, qui el pianto inizia!)
33.2e li volsi donar dui rami carichi
33.3di fructi de che Pan non ha divizia.
34.1Schifommi, onde convien ch'io mi ramarichi;
34.2pur la seguì' con parole sì tenere
34.3che recordando par ch'io mi discarichi.
35.1— Perché vòi tu vedermi, o Licia, in cenere —
35.2dissi — s'io non son Pan, né io sia celicola?
35.3Mortal fu Adone, e fu dilecto a Venere.
36.1Non son, s'io voglio, vil pastore o agricola;
36.2cercato han già più ninfe i mie' connubii;
36.3amo te Licia, e la mia pena dicola.
37.1Tu non sciai bene ancor con quanti dubii
37.2si serve un gran pastor tra moltitudine:
37.3più quieto sonno se ha ne gli umil cubii.
38.1Io non ti dico mo' la ingratitudine
38.2che se usa in le gran case, e quanti abondano
38.3d'invidie, che a le corte è in consuetudine!
39.1Sciai tu el giardin che quei fiumi circondano?
39.2Io intendo ch'el sia el tuo: deh, el tuo amor donami,
39.3non indugiar, ché le selve si sfrondano!
40.1Licia, tu falli, io pur dicol, perdonami:
40.2non sciai tu le capanne, como io tessole,
40.3e che alcuna virtù non abandonami,
41.1como pel sol le infolto, e como ispessole,
41.2como gli atacco de gli ucei selvatichi,
41.3e due nidate ho già per tuo amor messole?
42.1Non mi cognosci appena, ma se pratichi
42.2un tempo meco, vedrai como onoranmi
42.3i dei di monti e di boschi e gli aquatichi!
43.1S'io voglio ornarmi, e son di quei che adoranmi
43.2per semideo; ma io poco riputolo,
43.3quando gli occhi tuo' vaghi disonoranmi. —
44.1Ohimè, Pico, qui cado e vengo mutolo:
44.2la bella Licia alor volendo tangere,
44.3fuge, come se avesse a sdegno avutolo,
45.1onde convienmi in fin ch'io viva piangere.
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