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1.1Pasciute pecorelle, ite, or che 'l verno
1.2languide ha facte le guazzose erbette:
1.3cercate altro pastore, altro governo.
2.1Fortuna, i celi, Amor, ciascun permette
2.2che al presente io vi lasci: itene in pace
2.3e per tema de' lupi andate strette.
3.1Pastor non fia mai di predarvi audace,
3.2signate del mio nome: io n'andrò solo
3.3fin che 'l cel contro a me sta contumace.
4.1In strane parti e fuor d'ogni altro stolo,
4.2con la zampogna, mia dolce compagna,
4.3errando andrò, pur col pensiero a volo
5.1a quella per cui il volto or mi si bagna
5.2scrivendola su liti, tronchi e sassi,
5.3e la causa che Amor ci discompagna.
6.1E se impediti non seran mie' passi,
6.2le mie querele andran dinanti a Iove
6.3e a i dei ancor dei lochi infimi e bassi.
7.1Puoi che disposto ha il cel far di me prove,
7.2togliendomi or la gregge antica e cara,
7.3e che alcuno a pietà non si commove,
8.1lasciare intendo questa fede rara,
8.2questa natura de omini perversi,
8.3che chi non scia mentir da lor s'impara.
9.1Chi ha più iusta cagion di me a dolersi?
9.2Nato in exilio, pria defuncto il padre,
9.3parte de le mie mandre infante persi;
10.1puoi, derelicto da la dolce madre,
10.2che a un altro si legò per iugal nodo,
10.3fui dato a gubernar l'ovile squadre.
11.1El peculio paterno, ohimè, in qual modo
11.2dilacerato fu, che al pover nido
11.3non posso dir che rimanesse un chiodo!
12.1Pur, mercé dil signor de ch'io mi fido,
12.2che mi levò da gli occhi el denso velo,
12.3mi tolsi fuor di quel belante strido,
13.1e con fatiche extreme, caldo e gelo,
13.2in tal preggio mi viddi e in tanto nome,
13.3ch'el mi parea toccar col capo il celo.
14.1Più volte già mi coronai le chiome
14.2di lauro, avendo in marzïal certami
14.3vincto le forze de' compagni e dome.
15.1Ma che bisogna più ch'io mi richiami?
15.2Gli omini sordi son per me e li dei,
15.3e cosa non è più ch'io apprezzi o brami:
16.1non curo vita, persi i greggi mei
16.2ne' quai mi era cresciuto; or perdo quella
16.3che, quanto me ne doglia, sciassel lei.
17.1Cusì vòl mia fortuna e fiera stella,
17.2che mi ruina ogni reo influxo adosso
17.3e fammi navigar questa procella.
18.1Tanto tuo affanno più soffrir non posso:
18.2udito alquanto t'ho con doglia al core.
18.3Fatti palese a me, caro il mio Mopso.
19.1Del mio mal, Dafne, il cel, Fortuna e Amore
19.2cagion ne sono, onde uno exilio grave
19.3convien ch'io provi per mio mal minore:
20.1quella che tien del mio voler la chiave
20.2fa duro il dipartir; da l'altra parte
20.3l'ingrata patria mia me 'l fa süave.
21.1Combatton sopra me Ciprinia e Marte:
21.2per legge l'un mi vòl, l'altro per sorte;
21.3el voto allega lei, lui la prima arte;
22.1quel vòl condurmi al fin per aspre e torte
22.2strate, lei per amene, e tace el fine;
22.3el primo me vòl dar famosa morte.
23.1Da la mia dolce patria e sue confine
23.2cusì intendo partir, lasciando il gregge,
23.3puoi che cadute son su i fior le brine.
24.1Che ragion, Mopso, il tuo appetito regge,
24.2che adesso errar tu vogli? Forse pensi
24.3a l'Amore e a Fortuna imponer legge?
25.1Tu vedi Borea i nubi oscuri e densi
25.2agitar per il cel, grandine e tuoni,
25.3fulguri e lampi di ver foco accensi:
26.1se 'l povero tuo gregge ora abandoni,
26.2ohimè como andarà misero errando!
26.3Perdona a lui, se a te pur non perdoni.
27.1Già non torrò dal mio paese bando,
27.2anzi sempre serò, Dafne, più in stima,
27.3da quello absente per un tempo stando.
28.1Se pur errar tu vòi, lascia che in cima
28.2a l'orizonte nostro ascenda il Tauro,
28.3togliendo a le tue gregge i vèli in prima.
29.1Dafni, non sciai che spesso un vil tesauro
29.2invesca a le delizie uno omo tanto
29.3che doppo perde el suo proferto lauro?
30.1Ma tu non sciai che spesso un piccol vanto
30.2transporta altrui sì inanti, ch'el non riede
30.3indrieto puoi senza suspiri o pianto?
31.1Deh, presta al mio parlar, Mopso, ormai fede:
31.2non sempre quel che vòl, l'om dié seguire:
31.3talor capita mal, chi al ver non crede.
32.1Io ti vo' un poco la mia vita dire
32.2e como ora io mi trovo consolato,
32.3per mitigare alquanto el tuo martire:
33.1el celo, o voglian dir la sorte o il fato,
33.2adverso a me ancor fu, sì che in affanni
33.3da alcun pastor non fu' mai paregiato;
34.1volai dal nido al mio mutar di vanni
34.2e gionsi in una valle tanto amena,
34.3che men che viva l'om, vive cent'anni.
35.1Forza ha il bel loco far che Filomena
35.2non pianga pur, ma crida, e d'altri ucelli
35.3la florida contrata è tutta piena.
36.1Su per le ripe animaletti isnelli
36.2caccian le ninfe, e liquidi cristalli
36.3sembran quei fiumi delicati e belli.
37.1Tra verdi prati l'intrescati balli
37.2guidan con le sue dame quei pastori;
37.3altre coglion fior bianchi, rossi e gialli.
38.1Chi fa ghirlande de' raccolti fiori,
38.2chi accende mirti, casie e ambrosie stilla,
38.3e i fiumi e l'acque sparte danno odori;
39.1non vi può il freddo, e il sol non vi sfavilla;
39.2contento a la sua sorte ognun si vive,
39.3d'invidia non gli è mai tra nui scintilla.
40.1Cipressi el monte fa, ginebri e ulive,
40.2manna sopra ciascun fior si raccoglie,
40.3e riga el mel giù per le belle rive;
41.1arbor vi son che mai non lascion foglie;
41.2cedri, platani, palme, e questo è il loco
41.3dove Orfeo pianse la defuncta moglie.
42.1Lì non si exerce di palestre il gioco,
42.2ma saettando a prova per quei boschi
42.3consuman le giornate a poco a poco.
43.1Non antri, non paludi o lochi foschi,
43.2non colubri o ree fere, e quella terra
43.3non produce erbe venenose o toschi.
44.1Vestigio non si vede alcun di guerra:
44.2sol di Cupido la spoglia victrice
44.3si vede, che un bel tempio dentro serra.
45.1Qui ancor si vede spesso la fenice,
45.2che sola è decta al mondo, e ucel rapino
45.3lì per destin del cel passar non lice.
46.1Minere puoi gli son d'argento e or fino,
46.2copia di biade, lacte, fructi e carne;
46.3le viti incultivate ancor dan vino;
47.1volatili, che vile son le starne
47.2apresso loro, e pesci sì perfecti
47.3che a Iove si potria convito farne.
48.1Qui son pasciuti tutti i nostri affecti,
48.2né alcun desidra più, né più aver vòle,
48.3né loco altro si scia che più dilecti.
49.1Non mai fra nui rancore o aspre parole:
49.2ognun guida l'armento del compagno,
49.3e l'un pastor de l'altro non si duole;
50.1non molto intento al suo proprio guadagno
50.2si vede alcun fra nui, ma al commun bene,
50.3né più s'aprezza qui l'oro che 'l stagno:
51.1questi ricchi monili, auree catene,
51.2abbiamo a vil como l'arena e il fango,
51.3ch'el ci fluisse da diverse vene.
52.1De le delizie mie nulla ti tango:
52.2un semideo mi regge, el quale observo,
52.3e il primo in loco suo spesso rimango;
53.1a cenni sono inteso, e ogni suo servo
53.2non men di lui si studia di piacermi,
53.3tanto l'amor d'ognun ben mi conservo.
54.1Con vaghe ninfe il giorno sto a sedermi:
54.2gelosia non fu mai dentro quel regno,
54.3né scio, puoi ch'io lì son, di che dolermi.
55.1Non affatico el corpo, e non l'ingegno;
55.2quel ch'io fo, piace a tutti: al mio padrone
55.3non feci cosa mai che avesse a isdegno.
56.1Tra fonti e fiori, con varie canzone
56.2cantando il giorno e con suavi accenti,
56.3passo il mio tempo in sì lieta stagione.
57.1Non vestì Apollo i più vaghi ornamenti
57.2di me, né però a gli altri invidia movo,
57.3ché tutti del mio ben restan contenti.
58.1Tanto felice, Mopso, io mi ritrovo,
58.2a me tanta salute el celo infonde,
58.3che ognun dice che a viver mi rinovo.
59.1Tutte le cose a me vengon seconde,
59.2non odo altro che canti, suoni e versi,
59.3quivi ride ogni sterpo, fiore e fronde;
60.1doppoi ch'io guido armento, agnel non persi
60.2per alcun caso, né lupi o altre fiere
60.3a le mie gregge mai furon adversi;
61.1ogni prato raccoglie le mie schiere
61.2con dolce pascuo, e di fresche e chiare acque
61.3si trovan dolci tutte le rivere.
62.1Quivi abitare, o mio Mopso, mi piacque,
62.2e se a te piace far meco soggiorno,
62.3el più felice mai di nui non nacque.
63.1Tu vedrai un loco ameno, vago e adorno
63.2d'erbe, de fiori e fructi in tanta copia,
63.3che più a la patria non farai ritorno.
64.1El tuo paese è una arrida Etïopia
64.2a rispecto di questo, al qual Natura
64.3non lascia aver de alcuna cosa inopia.
65.1Parrati questo una bella pictura:
65.2Cerrere e Bacco il viver ci dispensa
65.3senza che di nui stessi abbiam mai cura.
66.1Sopra me te ne vieni adunque, e pensa
66.2non aver vista mai la patria ingrata;
66.3e il piacer col dolor qui ricompensa.
67.1E se altra vita forsi te è più grata
67.2e cerchi fama aver con più fastidi,
67.3vien': la partita non ti fia negata.
68.1Ma se del mio parer puncto ti fidi,
68.2la solitaria vita pigliarai,
68.3e contento serai, se qui te annidi.
69.1Addur potriati de gli exempli assai;
69.2ma io ti cognosco in ciò più di me experto,
69.3ché vano è l'affannar, como tu sciai.
70.1Là non si premia alcun secondo il merto,
70.2e chi d'onor se aciba, al fin di fame
70.3more, e più giovan l'erbe in un deserto.
71.1Può bene ordire la tela un con più trame,
71.2ma pochi son che possin tesser l'opra,
71.3che Morte pria non gli interrompi il stame.
72.1Al fin di riposarsi l'om se adopra,
72.2ma, cinto d'ignorantia, non s'accorge
72.3che 'l ben, se pure el se ha, dato è di sopra.
73.1Natura, a nui pia matre, a ciascun porge
73.2el victo, e in quel non manca in cosa alcuna,
73.3e ove non corre el fiume, el fonte sorge.
74.1Però rimanti, ché ogni mia fortuna,
74.2ogni grazia che 'l cel m'ha qui concessa,
74.3Mopso mio car, serâ teco communa.
75.1Dafne, la tua fortuna, che mia istessa
75.2reputo, allevia alquanto il mio tormento,
75.3e ti ringrazio d'ogni tua promessa.
76.1Ma perché l'ore fugon como il vento,
76.2questo ti basti sol per la risposta,
76.3ch'io son preda d'Amore, e non mi pento.
77.1El confortar l'infermo a un san non costa,
77.2ma al disperato alor cresce la doglia,
77.3che la felicità gli vien proposta.
78.1Non posso riposare, e non ho voglia:
78.2questo ben stato a te Iove pur serbi;
78.3a me di riposare al tutto toglia.
79.1Per colli, monti, valli, piaggie e zerbi
79.2errando solo andrò il giorno e la nocte,
79.3con lacrime pascendo i fructi acerbi;
80.1e dove io trovi qualche oscura grotte
80.2lì forsi mi starò col corpo lasso,
80.3vedendo mie speranze vane e rotte,
81.1e finirò lì con la vita el passo.
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