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1.1Sì tosto como vider gli occhi mei
1.2la littra, che la man tremando aperse,
1.3e intesi ove per me conducta sei,
2.1ninfa gentil, la lingua non sofferse,
2.2legerla sino al fin, ché ogni vigore
2.3ogni possanza sua l'anima perse.
3.1E udendomi da te chiamar signore,
3.2che umil servo ti son, lasciai cadermi,
3.3e credo in quello a te volò il mio core.
4.1In me tornato, io incomminciai a dolermi,
4.2non d'amor già, ma de la mia fortuna,
4.3che ormai la rota sua per me non fermi:
5.1s'io ebbi mai da lei percossa alcuna,
5.2nel pianto mio, che fu un giorno e la nocte,
5.3tutte le contai meco ad una ad una.
6.1Puoi solo intrato in una oscura grotte,
6.2de la spata, per far foco, un focile
6.3feci, e con quella ho mille pietre rotte.
7.1Puoi, una scorza presa e in mano un stile,
7.2quel che qui trovarai, ninfa, legendo,
7.3scrissi, e ti prego non lo tenghi a vile.
8.1Per questa in prima a te le grazie rendo,
8.2che a la fatica de la man conviensi
8.3pel scriver che tu di' che fai morendo:
9.1quella parola mi levò sì i sensi
9.2che, exanime rimasto, i spirti errando
9.3andorno, e dove, io scio ben che tu 'l pensi.
10.1Tornato in me, ch'io non scio como o quando,
10.2la mano e il cor composer le parole
10.3che in questa carta vil scripte ti mando.
11.1Como la vedua tortorella suole,
11.2non acqua chiara più, non verde ramo
11.3cerco, e la voce mia sempre si duole;
12.1per questa selva ove abito, ti chiamo,
12.2e sei sì nota già, che Ecco dolente
12.3ti noma spesso al fin del suo richiamo.
13.1Se mai fu' vago d'abitar fra gente,
13.2or le spelonche solitarie trovo
13.3ove d'ucelli el canto non si sente;
14.1qui un giorno integro sto, ch'io non mi movo,
14.2che altro cibo non cerco che radice;
14.3puoi, s'io dormo, vederti in somno provo;
15.1s'io el posso far, mi reputo felice,
15.2ma il più imagine morte, ombre e spaventi
15.3mi sveglian sì, che puoi resto infelice.
16.1E, desto, in compagnia son de serpenti,
16.2odo urli e stride di fere rapace,
16.3la selva conquassar da orribil venti;
17.1tutto il riposo, tutta la mia pace
17.2è a te pensare, e al mio presto morire,
17.3ché senza te più vita non mi piace.
18.1Quel giorno ch'io disposi qua venire,
18.2la tua epistola gionse al patrio nido:
18.3chi la portasse là, no 'l sapria dire;
19.1un de' mei servi, il più segreto e fido,
19.2presola, su un trivio mi prevenne,
19.3e, vistomi, chiamommi con un grido.
20.1Per andarmi a imboscar, qui convenne
20.2ch'io capitassi, e lui visto lontano,
20.3tremito al core per timor mi venne;
21.1a la littera puoi porta la mano,
21.2el servo rimandai non senza pianti,
21.3che 'l viaggio mio forsi gli parve strano.
22.1Io me ne andai con quella tanto inanti,
22.2che senza esser d'alcun visto, l'apersi:
22.3suspir da me mai non usciron tanti!
23.1Lecto ch'io ebbi quei tri primi versi,
23.2io te l'ho dicto già (resta altro a dirti?)
23.3la vista, el senso e ogni mia forza persi.
24.1Qua mi condussi, e sol per ubidirti
24.2la vita tengo, ma al suo fin ben presso,
24.3ché già comminciano a mancarli i spirti.
25.1Di questa mia non scio chi serà il messo,
25.2ma pria che sotto il sasso il corpo serri,
25.3la scripta scorza in viminette tesso.
26.1Se in questa selva a tagliar querce o cerri
26.2alcun forsi verrà, che quella veggi,
26.3al soprascripto non credo io che l'erri,
27.1che in quelle regie corte, a quei gran seggi
27.2non la presenti, e che ognun non cognoschi
27.3che venghi a te, e tu sola la leggi.
28.1Se non avranno ingegni più che foschi,
28.2cognosceranno a la scorza chi scrive
28.3e ch'io son vivo e abito ne i boschi.
29.1Forsi che alcun dirà: — Puoi che ancor vive
29.2il misero, fia a tempo assai il soccorso! —
29.3ché pietà pur conviene a l'alme dive.
30.1Ma se avranno pur cor di tigre o d'orso,
30.2le tue compagne almen farò pietose,
30.3ché altro non bramo, puoi che al fin son corso.
31.1Credo, se intorno ho qualche fere ascose,
31.2pietà n'avranno, perch'io son pur certo
31.3che provano ancor lor puncte amorose.
32.1Da gli alberi e spelonca ivi coperto,
32.2non scio se è giorno o nocte, ora non conto,
32.3ma data è questa littra nel deserto:
33.1promptissimo è il mio spirto, se 'l tuo è pronto,
33.2a venir teco a fruir bene o male,
33.3e con summo piacer già al fin son gionto:
34.1ingrato mondo, ingrata corte, vale.
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