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1.1Sul puncto extremo l'una man ti scrive,
1.2l'altra il coltello avenenato stringe,
1.3ché più desir di vita in me non vive.
2.1E già pallor di morte il volto tinge,
2.2la voce forma le parole appena,
2.3la lingua con fatica fuor le spinge;
3.1la bocca, che fu già di suspir piena,
3.2più non respira, e gli occhi senza umore,
3.3e congelato è il sangue in ogni vena.
4.1Bruciato e spento e già in cinere è il core,
4.2i sensi tutti persi: o caso strano!
4.3vego morirmi, e non sento il dolore!
5.1Tanto me è dato mover questa mano,
5.2che tutti i casi mei ti faccia noti,
5.3se ben l'affaticar forsi fia vano.
6.1Io non ti cerco medicine o voti:
6.2morto ch'io sia, mi basta che, pentita
6.3di tua durezza, il pecto ti percoti,
7.1dolente dichi: — Dar non volsi aïta
7.2con un dolce occhio, a un servo che moriva,
7.3e per mia crudeltà perse la vita!
8.1Quanto più, d'amor stretto, mi seguiva,
8.2ed io, per tante mie bellezze altiera,
8.3qual nebbia al sol, cusì da lui fugiva. —
9.1Ch'io non dubito già, inospite fera,
9.2che non ti penti ancora, e con misura
9.3al mio sperar non iusti la statera,
10.1e al mio strazio e al tuo onor ponendo cura,
10.2non getti per pietà qualche suspiro,
10.3ché un caso estremo atrista la Natura.
11.1Se questo advien, quest'anima ch'io spiro
11.2lieta rivederà la spoglia ancora,
11.3se ben la man da offendermi retiro,
12.1ché in questo scriver voria far dimora,
12.2ma già mi sprona la invocata Morte,
12.3che, avendoglil promesso, vòl ch'io mòra.
13.1A contrastargli ormai non son più forte:
13.2la possessione ha lei d'ogni mio senso,
13.3e a ogni rimedio ho già chiuse le porte.
14.1Né a Amor né a te non chiedo più compenso;
14.2i tristi augurii ch'io mi vego inanti
14.3fan ch'io m'asetti a questa dea dar censo.
15.1Da me pigliati exempio, o vani amanti,
15.2non creder troppo al ben servir con fede,
15.3ché riso ho seminato e colto pianti.
16.1E se forsi qualcuno a me non crede
16.2e le fatiche in questi campi spenda,
16.3presto saprà che sia chiamar mercede.
17.1E perché del suo error qualcun se emenda,
17.2crudel donna non dico, ma mia stella
17.3qua mi condusse, e vo' che ognun l'intenda;
18.1e se fra il vulgo alcun di me favella,
18.2scusa non ne aspecto io, ma infamia eterna,
18.3ché a uno infelice il mar sempre è in procella.
19.1Questo consiglio prego non si sperna:
19.2la man prima che 'l piede inanti spinga —
19.3quel che va dove l'occhio ben non cerna.
20.1Non credeti a ciascun che vi lusinga;
20.2questo ve insegno: ognun chiuda l'orecchi,
20.3se troppo dolce canta la Siringa;
21.1alcun ne le speranze non se invecchi;
21.2di gran promesse è meglio un poco effecto:
21.3ciascun che vòle amare in me si specchi.
22.1A te ritorno e a quel che a gli altri ho decto:
22.2per tua infamia non è, ché ancor te onoro
22.3e onorarò sin nel funereo lecto;
23.1anzi da te, mia dea, morendo imploro
23.2l'eterno vale, senza il qual securo
23.3non andarei né a l'un né a l'altro coro.
24.1Se potesti veder l'aspecto oscuro,
24.2non credo già di questo mi mancasti,
24.3se ben tuo core in me fu sempre duro.
25.1Ma questo solo a le mie pene basti,
25.2che se mai vedi il mio sepulcro al tempio,
25.3su quel ti fermi e abassi gli occhi casti:
26.1scio ben che 'l cor, che stato me è tanto empio,
26.2mandarà a gli occhi al men due lacrimette,
26.3al mio strazio pensando, a crudo scempio.
27.1Se questo impetro, quest'alma promette
27.2di non chieder più grazia e star contenta
27.3e non chiamar di te mai più vendette.
28.1Serà pur segno che quel cor si penta,
28.2e di morte dolrommi che me uccida
28.3alor che ogni durezza era in te spenta.
29.1Rimanti in pace, o mia dolce omicida;
29.2questo epigramma, morto el corpo lasso,
29.3dirà como da l'alma el se divida;
30.1sculpto rimanghi in qualche duro sasso,
30.2che sempre il mostri al seculo fallace,
30.3e firmar faccia a chiunque passa il passo:
31.1— Un che amò troppo in questa tomba giace;
31.2como sia visso al mondo non si dice:
31.3basta che morte fu sua eterna pace.
32.1Chi gli ne diè cagion viva felice. —
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