about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books
1.1Quel che in presenzia io non fu' ardito dirvi,
1.2la mano absente, astretta dal dolore,
1.3presume adesso in carte discoprirvi.
2.1Se questo forsi a me fia scripto errore,
2.2d'esservi stato paüroso inanti,
2.3scusil chi scia che 'l temer vien d'amore:
3.1non sia alcun che mi biasmi o che mi vanti
3.2che 'l mio tacer sia stato bene o male,
3.3s'el non è de la scola de gli amanti.
4.1Se un cambia vita al claustro monacale
4.2per l'abito, più diè cambiar natura
4.3quel che è ferito d'amoroso strale;
5.1se un vile è audace, e uno ardito ha paüra,
5.2a lui non sta, ma a quel signor che 'l regge,
5.3che in un puncto smarisse e puoi asicura:
6.1lui sol l'error di suoi menda e corregge.
6.2Cusì ancor farà in me, s'io tacqui e or scrivo,
6.3perch'io sono animal de la sua gregge.
7.1Il dì ch'io fui di vostra vista privo,
7.2fui privo in quella tanto di mie' sensi,
7.3ch'el si può dir ch'io parlo e non son vivo.
8.1A chi assai perde, assai dolor conviensi:
8.2gran cose ho perso, e sol per ch'io ve 'l dica,
8.3la vita (non per altro) in me mantiensi.
9.1Chi legerà de i versi la rubrica,
9.2chi li manda e a chi vanno, e ch'io sia absente,
9.3a iudicarmi non avrà fatica;
10.1questo scio ben, che ciascadun consente
10.2che l'esser servo a vui, sia el magior stato
10.3che aver si possi nel secul presente.
11.1Se questo a me fu già per grazia dato,
11.2e che d'esserne privo ora mi doglia,
11.3scriver non mi si diè tanto a peccato:
12.1disio di gloria è ragionevol voglia
12.2col mezo di virtù: chi a questo manca,
12.3è como bestia sotto umana spoglia.
13.1Quel che per acquistare onor si stanca
13.2a servire e a patir tormenti e affanni,
13.3può dir che senza fructo il pelo imbianca;
14.1perché, se un servo ha puoi consumpti gli anni
14.2servendo, el sta al signor farlo contento
14.3di magior don che de onorati panni:
15.1el bon retributor dà per un cento,
15.2e in fin fruir se stesso: questo bramo,
15.3e non l'avendo avuta, io mi lamento.
16.1Felicità questo fruirvi chiamo,
16.2il starvi ognor con vostra grazia apresso,
16.3né andar como uno ucel di ramo in ramo:
17.1pur questo mi doveva esser concesso,
17.2questo in vui stava, e il pascermi la vista
17.3non vi noceva e non vi era interesso.
18.1Tanto il mostrarvi in me fredda or m'atrista,
18.2che spesso dal dolor la mano è spinta
18.3de' disperati seguitar la pista;
19.1e la ragion seria già stata vinta
19.2dal gran dolor, ma per non tòrvi un servo
19.3la spada mia non si è di sangue tinta.
20.1Io che non son se non pelle, osso e nervo,
20.2non curo vita più, ma uscir di pene,
20.3ché s'io vivo, per vui sol mi riservo.
21.1Più dolci e grate a me son le catene
21.2vostre, che libertà in ogni altro loco,
21.3ché in servir vui consiste il summo bene.
22.1Ma che dico io? di che mi piglio gioco?
22.2scherzar con morte su i passati giorni
22.3e il tempo perder, che è oramai sì poco?
23.1Però al dì del partir convien ch'io torni,
23.2quando sul limitar dil bel cubile
23.3la man mi desti con sembianti adorni,
24.1e ch'io vi viddi un ferro sul fucile
24.2che a l'arder mio non vi scaldasti puncto,
24.3né al chiedervi licenzia in acto umìle;
25.1e quel che più dolor m'ebbe puoi gionto,
25.2fu il licenziarmi con un dolce riso,
25.3mostrando dil mio andar non tener cuncto.
26.1Questo fe' che da vui in tutto diviso,
26.2per non vedervi più, inanti el partire,
26.3ombra di morte me dipinse il viso:
27.1non potea al dimandar di tanti dire
27.2il mio dolor, né ancor gli l'avria decto,
27.3ché mal non sta chi può dir suo martire.
28.1Al mio tugurio gionto, intrai nel lecto
28.2per pianger meglio insino al matutino
28.3le mie disgrazie per l'altrui diffecto;
29.1ma puoi che a l'alba io fui tanto vicino
29.2che a pianger non potea più far dimora,
29.3mi levai per pigliare il mio camino;
30.1e prima che di casa uscissi fuora,
30.2tre volte caddi inanti a le mie porte,
30.3puoi montando a caval ricaddi ancora.
31.1E cusì suspirando la mia sorte,
31.2pria che de la cità trovassi uscita,
31.3errai per mille piazze e strate torte.
32.1Pur da l'amata terra io fei partita
32.2con tanto affanno, ch'io el scio ben, che 'l provo,
32.3che più no 'l potria aver restando in vita.
33.1Cusì ne venni qua, dove or mi trovo
33.2mille volte rivolto in quella parte
33.3ove Amor mi submisse il collo al giovo;
34.1qui vivo e appena ho più di viver l'arte;
34.2a nessun parlo, e sol ne vado errando,
34.3se non quanto a vui scrivo o pingo in carte.
35.1Questa epistola rozza ch'io vi mando,
35.2di lacrime macchiata, farà fede
35.3che di notte la scripsi e lacrimando:
36.1lei altro per mia parte non vi chiede
36.2se non ch'io sia raccolto in quella grazia
36.3che suol d'ogni infelice aver mercede.
37.1Goda Fortuna puoi, che ognor mi strazia,
37.2che dil vostro favor poca ombra sola
37.3mi farà forte in fin ch'ella sia sazia.
38.1Da i mei suspir portata, o littra, vola
38.2ove tu sciai che mi fu facto torto;
38.3a madonna dì sol questa parola:
39.1che gran miraculo è ch'io non sia morto.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)