about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books
1.1Non era quasi ancor l'alma disciolta
1.2dal corpo e posta in questa eterna sede,
1.3ove ancor la vedrai più d'una volta,
2.1quando, simile ad un che in specchio vede,
2.2nel divin volto vidi il tuo dolore,
2.3al qual morendo non die' in tutto fede;
3.1e udì' dolerti dil tuo vil timore
3.2d'avermi abandonata in quel mio caso,
3.3che, se possibil fia, mi crebbe amore.
4.1E il dubio che in quel fin me era rimaso
4.2che vane fusser state tue parole,
4.3fu in un momento cancellato e raso;
5.1alor, como beata anima suole,
5.2a modo mi mostrai d'un che si doglia,
5.3ché qui non è passion, né alcun si dole.
6.1E se in me fu mai di piacerti voglia,
6.2vincta da tue delizie, offerte e doni
6.3mentre ebbi l'uso de l'umana spoglia,
7.1mi parve alor tra serafici troni
7.2irradïar di foco, e più in te exarsi
7.3quanto più carità regna tra i boni.
8.1E l'affecto magior che ad un può darsi,
8.2fu dato a me, puoi che al tuo amor pudico,
8.3viva, i meriti mei furono scarsi;
9.1e per conforto tuo più ancor ti dico,
9.2che qua su ne verrai, e serem visti
9.3insieme conversar con modo amico.
10.1E sappii: quanto più al dolor resisti,
10.2lasciando quel che fu vil terra e polve,
10.3tra celeste alme più di grazia acquisti.
11.1Bellezza como il fumo se risolve,
11.2non sol per morte, ma vivendo ancora,
11.3ché ogni cosa creata se dissolve.
12.1Un prato al matutin tutto se infiora,
12.2sul mezzo giorno langue, e puoi la sera,
12.3arrido e brutto, al fin convien che mòra;
13.1sul far del giorno, ne la primavera,
13.2da te fui vista, e un'altra man mi colse,
13.3che mostra ben che invan là giù si spera:
14.1un suspir breve ogni mia forma tolse,
14.2la terra al globo andò, l'anima al celo,
14.3como Natura e divino ordin volse.
15.1Se più inanti per or non ti rivelo,
15.2questo ti basti, e puoi lascia i tuo' pianti,
15.3ch'io vivo, e teco vive ogni mio zelo;
16.1e mi riserbo in mente ancora quanti
16.2doni ebbi mai da te, quei ch'io ti resi
16.3per non avere infamia in fra gli amanti.
17.1Quante volte fugendo ti ripresi,
17.2tutta via ardendo, e ben cognosco adesso
17.3che con quelli acti più d'amor te accesi.
18.1Quante repulse diedi a più d'un messo,
18.2e quando puoi te vidi a quel tugurio
18.3sol per poter parlarmi più da presso!
19.1E ancor dirò, se ben forsi io te ingiurio:
19.2quando il capo di morte e la corona
19.3mi desti, io el tolsi per mortale augurio,
20.1ma cortesia, che gli animi impregiona,
20.2tanto mi te obligò, che tua divenni,
20.3ché la victoria è de chi largo dona.
21.1Pur tanto di ragion nel cor mi tenni,
21.2che in quel dandoti loco a pacto onesto,
21.3per salvarti la vita io mi convenni;
22.1riserbato l'onor, ti diedi il resto,
22.2e tuo serebbe ancor, se non che Morte
22.3invida al commun ben, te 'l tolse presto.
23.1Scio ben che hai biastemato la tua sorte
23.2non ne sapendo più; ma io ti fo certo
23.3che ordine fu di questa excelsa corte.
24.1Se ebbi mai dubio, adesso vego aperto
24.2che pena e premio, benché si prolonghi,
24.3pur a ciascun si dà secondo il merto.
25.1Parratti forsi che 'l mio dir ti pongi,
25.2ma questo ponger te fia presto sano,
25.3ché medicina è a far che ti compongi;
26.1tutto il discorso che fa il senso umano
26.2non recto al cel, ma per lascivie e pompe,
26.3con danno infamia porta, e il tutto è vano.
27.1La tela a Aragne piccol vento rompe
27.2con gran suo studio facta, e il tempo ha perso:
27.3cusì umana opra il cel spesso interrompe.
28.1Non starà sempre il tuo spirto submerso
28.2ne la vil carne, anni vil terra e luto,
28.3e però a quella non andar più a verso.
29.1Ciascun disposto è qui per darti aiuto,
29.2io per me quella son che esser ti soglio,
29.3ché più dal casto amor io non mi muto.
30.1Più alcun mio merto ricordar non voglio,
30.2né render grazie a i tuoi, che pur fur tardi,
30.3ma ogni acto tuo, como lo excusi, lo toglio;
31.1dirò sol questo, che se al ver risguardi,
31.2non credo che di mente mai ti cada
31.3uno acto che diè far che in me sempre ardi:
32.1ch'io exposi il collo a la fraterna spada,
32.2per te morire intrepida ed ardita,
32.3netta d'infamia, di che ancor m'agrada;
33.1puoi quando, non per conservar la vita,
33.2dovendo esser con gli altri a i campi exposta,
33.3senza te volsi far da' mei partita.
34.1Non acceptasti l'offerta proposta,
34.2che per timor credetti alor che fosse,
34.3ma dubio alcuno al vero oggi non obsta.
35.1Per questo le cagion tutte rimosse
35.2sono dal creder mio, né ti conviene
35.3più per vergogna far le guanze rosse,
36.1ché tutto quel che a uno amante apertiene,
36.2per me facesti, e me son tutti noti
36.3i tuo' longhi suspir, le acerbe pene;
37.1veggio qua scripto i tuo' promessi voti
37.2la barba che tu porti, i panni oscuri
37.3e il pianto che tu fai in lochi remoti.
38.1Ma che bisogna piu ch'io te assicuri?
38.2Dal tuo fido compagno intenderai
38.3quel che udì dirmi con affecti puri.
39.1— Raccomandami — dissi — a quel che sciai —
39.2e dicto questo, il corpo in terra stesi,
39.3puoi con la voce l'anima spirai.
40.1E in un momento dov'io sono ascesi,
40.2e dove, senza altra notizia darmi,
40.3quel che di te volsi sapere, intesi:
41.1vidi la pira che di bianchi marmi
41.2fabricar te disponi, e non mi spiacque,
41.3ma voria che gli fosser questi carmi:
42.1— Quella che morta in instanti rinacque,
42.2lasciando in terra le terrestre some,
42.3visto il mio casto amor, se ne compiacque.
43.1Io qui le serbo. Ippolita fu il nome.—
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)