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1.1Se 'l tempo il mio dolor non scema in parte,
1.2natura né ragion gli hanno più loco,
1.3e non trovo al mio mal rimedio in carte.
2.1Biastema un giocator, se perde al gioco;
2.2mal dice un servitor d'ingrata corte;
2.3suspira quel che è in amoroso foco:
3.1e cusì per più vie, per varie porte
3.2al tribunal suo li infelici accoglie
3.3la ministra Fortuna, al vulgo sorte.
4.1Un va al deserto a viver d'erbe e foglie;
4.2un cambia vita col cambiar de' panni;
4.3un più audace talor vita si toglie;
5.1a un altro basta racontar gli affanni
5.2a lei per lei sofferti; a un altro spesso
5.3accrescer disperato danni a danni,
6.1un se è tal volta in mar su un legno messo,
6.2stimando il morir longi assai men male
6.3che il viver sempre al suo dolore apresso.
7.1Ma questo racordar, lassa, che vale?
7.2Panni cambiar non posso, errar non giova,
7.3Morte mi niega il suo colpo fatale,
8.1anzi tante arti al mio viver ritrova
8.2questa nimica mia crudel Fortuna,
8.3che andando a morte, el par ch'io mi rinova.
9.1Questa mi tolse da la prima cuna
9.2al crudel pecto, e de alactarmi finse,
9.3ma alor ch'io parea sazia, er'io digiuna;
10.1monile al collo e laccio d'or mi cinse,
10.2ma nel cinger serrò sì forte il nodo,
10.3che ancor mi dòl là dove ella mi strinse;
11.1e sempre in me serbò l'empia tal modo,
11.2che se mi vo' doler, par ch'io abbia il torto:
11.3la gemma in fronte, e nel cervello ho il chiodo.
12.1Son quello ucel che fa le penne morto
12.2pur secco è tutto: io fuor dimostro i fiori,
12.3e dentro el pecto mio le fiamme porto.
13.1Per mille spalle ho some, e ho dolori
13.2per mille menti, e lacrime e suspiri
13.3per più assai de mille occhi e mille cori;
14.1ove si voglia ch'io mi volga e miri,
14.2in donna di sua fede integra e pura
14.3non vidi mai simili a i mie' martiri.
15.1La veste scura, e parte più che oscura,
15.2che mostra affanno, sopra affanno vesto,
15.3perché mia vita è più che morte dura:
16.1con questi modi il dolor manifesto
16.2e nulla temo perché nulla spero,
16.3ché ciò che il secul dà, lo stimo un presto.
17.1Ogni supplicio mi parria legiero,
17.2pur che a quella crudel me approximassi,
17.3che ad arte mi prolonga il colpo fero.
18.1Morte, non vòi che ad altra vita io passi,
18.2perché, morendo in su questo vigore,
18.3a pianger moveria gli alberi e i sassi,
19.1e como invida sempre a ogni mio onore,
19.2de l'arco levi la crudel saetta
19.3e a corso de anni mi prolonghi l'ore!
20.1Ma io farò ben, che venirai constretta
20.2s'el non mi mancarà ferro o veneno,
20.3e io serò pianta e tu alor maledetta,
21.1perché, in questa mia età venendo a meno,
21.2chi canterà, chi scriverà il mio fine,
21.3e il secul di pietà si vedrà pieno;
22.1ma s'io giongessi al natural confine,
22.2ognun diria debitamente: — È morta
22.3che già cadute eran su i fior le brine. —
23.1Però non serai, iniqua, tanto accorta:
23.2prolonga, se tu sciai, questa mia vita,
23.3che a voglia mia non me la faccia corta.
24.1Ma in fin che un'opra ancor non ho finita
24.2a onta di Fortuna e a tuo dispecto,
24.3l'alma dal corpo non farà partita:
25.1alor ch'io avrò nel solingo ritretto
25.2depincti i casi mei, verrò contenta,
25.3ch'el si vedrà qual fu, viva, il mio affecto.
26.1Silvia sola vorò, puoi ch'io sia spenta,
26.2che abiti quello mentre serà viva,
26.3ché d'ogni mio voler lei si contenta;
27.1puoi gionta dove ogni mortale ariva,
27.2questa sentenzia ponga in quattro versi
27.3e di sua man, dove li par la scriva:
28.1— Tirinzia qui non vòl che alcun conversi,
28.2che dil suo conversar non se ne penti,
28.3se di Fortuna e Amor non vòl dolersi.
29.1Miseri, intrati: usciti vui, contenti.—
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