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1.1Chi non scia como io vivo
1.2in odio al celo e a la mia trista sorte
1.3e como io cheggio a morte
1.4spesso rimedio a i mie' gravi martiri,
1.5l'aspecto tristo miri,
1.6e potrà iudicar qual sia la vita;
1.7e se non che mi aita
1.8una celeste ninfa, un spirto divo,
1.9io seria in tutto privo
1.10de l'alma che a resister non è forte
1.11a i gran colpi d'amore e di fortuna:
1.12ma quella che è solo una
1.13mia speme, nel dolor par mi conforte:
1.14el cor pensando a lei piglia vigore
1.15e il mio dolore a lei né ad altra scrivo.
2.1Dico che il primo giorno
2.2che a lei pietà del mio martir gli prese,
2.3a me fiamma se accese
2.4al cor, che non la extingue acqua né vento.
2.5Fu ben dolce el tormento
2.6fin che i colpi non fur d'altro che strali;
2.7ma facti ora mortali,
2.8piango la doglia e questo oscuro forno
2.9e mi rivolgo intorno:
2.10veggio el celeste nido, e il bel paese
2.11che mi è spesso cagion d'un dolce amaro,
2.12né veggo alcun riparo
2.13se non vien da lei stessa che mi offese.
2.14Spero, ardo, tremo, agiaccio, piango e rido,
2.15e sol mi fido nel bel viso adorno.
3.1Non già che per lei sola
3.2io speri uscir di questi acerbi affanni,
3.3ché da mie' teneri anni
3.4ogni segno del cel par mi contrasti.
3.5Potrian ben gli occhi casti
3.6raserenare in parte mia procella;
3.7ma la inimica stella,
3.8ch'io vego ancor nel cel, mi disconsola,
3.9e il mio pensier, che vola
3.10a contemplare el volto, i veli e i panni,
3.11tanto si accende di novo disio
3.12che mi fa acerbo e rio
3.13parere el tempo, e rimembra i mie' danni.
3.14Cusì pascono el cor timore e speme
3.15e quella, insieme, ch'e mie' spirti invola.
4.1Qual dunque più nutrica
4.2l'alma, di quei duo cibi, ancor non sento,
4.3sì piccol nutrimento
4.4la mia lieve speranza al cor m'adduce.
4.5Como in vetro traluce
4.6raggio di sol senza spezzarlo in parte,
4.7tal da celeste parte
4.8penetra nel mio cor quella pudica;
4.9ma fortuna inimica
4.10non vòl che l'occhio sia di lei contento;
4.11l'altro, che teme, in più dubio s'involve,
4.12e da morte mi assolve
4.13sì che de l'esser nato alor mi pento.
4.14Fra questi dubii viver mi dispiace:
4.15se in l'uno ho pace, l'altro l'alma intrica.
5.1Sono peculïari
5.2a questo nostro amor tri effecti degni:
5.3umiltà senza sdegni,
5.4una giusta pietà, una larga mano,
5.5causata, e non invano,
5.6da una innata virtù, da un nobil sangue.
5.7Se 'l cor tristo non langue,
5.8ne son cagion questi tri singulari,
5.9che fian quei lumi chiari
5.10che potrian luminar gli stigi regni,
5.11con le parole sue degne e ligiadre
5.12o ver celesti squadre,
5.13como tal loco a lei par si convegni,
5.14che un cor può nutricar sol col suo nome
5.15e mostrar come la virtù s'impari.
6.1Ragion voria ben certo
6.2como suo, qual mi sia, mi fusse grata,
6.3ché l'anima, beata
6.4se stimaria, per lei el corpo lasciando;
6.5ma tra me ripensando
6.6como longi da gli occhi amor non dura,
6.7di me stesso ho paura,
6.8ché cognosco mia sorte rea ab experto.
6.9Vero è che ogni mio merto
6.10mi fa fede che mai non mi fia ingrata,
6.11e ancor m'ha dato un più verace segno,
6.12che oltra la fede e il pegno
6.13lei stessa a un nostro laccio si è legata.
6.14Vivo, e del viver mio lei n'ha l'onore,
6.15che per suo amore ancor non son diserto.
7.1Canzon, se mai tu giongi
7.2ove ti mando e il tuo desio ti mena,
7.3scio che serai benignamente accolta;
7.4dì: s'ella non mi ascolta,
7.5uscir non spero mai di tanta pena,
7.6e s'io m'affligo, misero, in pregione,
7.7per sua cagione sper gioir da longi.
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