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1.1Per dar ristauro a le dïurne cure
1.2solea bramar la quieta nocte e il lecto;
1.3or li odio, ché altro in lor più non m'aspecto
1.4che sogni orribili, incubi e paüre.
2.1Più dolce sonno han ne le sepulture
2.2i morti, ch'io non ho sotto il mio tecto:
2.3loro il suo corso han facto, io a quel m'assetto,
2.4e per vie forsi non sì ben sicure.
3.1Và, dunque, nocte fastidiosa e longa,
3.2e torna presto, e il dì presto sen vada,
3.3che al lecto eterno anch'io presto mi ponga.
4.1Radoppi Febo a suo' destrier la biada,
4.2e se non baston quei quattro, altri agionga,
4.3ché infamia è il frequentar tanto una strada.
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