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1.1Fra la fronzuta e nova primavera,
1.2in loco spesso d'erbette e di fiori,
1.3da folti rami chiuso, posto m'era
2.1ad ascoltare i lieti e vaghi amori,
2.2nascosamente, delle ninfe belle,
2.3que' recitanti, e de' loro amadori.
3.1Li quali udendo e rimirando quelle
3.2negli occhi belli e nelle facce chiare,
3.3lucenti più che matutine stelle,
4.1sentendo appresso il lor dolce cantare
4.2in voce tal ch'angelica parea,
4.3più tosto che mondana, ad ascoltare,
5.1sì dolcemente nell'anima mea
5.2Amor si risvegliò, dove dormia,
5.3e dove appena fosse mi credea,
6.1che per quella entro soave il sentia
6.2per ogni parte andar con la biltate,
6.3col ragionare e con la melodia
7.1di quelle donne, che in veritate
7.2io sanza me grand'ora dimorai
7.3in non provata mai felicitate.
8.1Ma poscia ch'io in me quindi tornai
8.2per la novella fiamma che raccese
8.3l'antica, tosto com'io la provai,
9.1subitamente il cor ferito intese
9.2il ben di quelle, sì come provato,
9.3arguendo di lì le sue offese;
10.1e quel ben, che io prima avea gustato
10.2puro, da quinci innanzi con disiri
10.3di nuovo accesi venne mescolato;
11.1e così gioia insieme con martiri
11.2aveva: gioia, quelle rimirando
11.3e ascoltando i lor caldi sospiri;
12.1martiri aveva, troppe disiando
12.2ciò ch'esser non potea, avegna dio
12.3che il bene era più, ben compensando.
13.1Così ne' miei pensieri e nel disio
13.2conoscea que' d'Ameto, il qual si stava
13.3a mirar quelle sì fiso che io
14.1di lui sovente in me stesso dubbiava
14.2non fosse grave a quelle il suo mirare,
14.3e di ciò forte fra me il ripigliava.
15.1E di lui invidioso, palesare,
15.2tal volta fu mi volli; poi mi tenni,
15.3temendo condizion non peggiorare,
16.1e con quel cuor che io pote' sostenni
16.2vederlo a tanta corte presidente
16.3parlar con motti e con riso e con cenni;
17.1ma tutto questo m'usciva di mente
17.2qualor nel viso ne mirava alcuna
17.3o udiva cantar sì dolcemente.
18.1Ma poi che l'aere a divenir bruna
18.2incominciò, e il sole a colcarsi,
18.3e fuor di Gange si mostrò la luna,
19.1e che le ninfe tututte levârsi
19.2dopo l'ultimo canto insieme fatto,
19.3e verso i lor ricetti raviârsi,
20.1io mi levai del luogo ov'era quatto
20.2stato ad udire e a vedere, il giorno,
20.3tanto di ben quanto fu patefatto.
21.1E già veggendo delle stelle adorno
21.2il cielo, in me dell'annottar doglioso,
21.3quindi partimmi sanza far soggiorno.
22.1Ma pensi chi ben vede, se penoso
22.2esser dovei e con amaro core,
22.3quel loco abandonando grazioso.
23.1Quivi biltà, gentilezza e valore,
23.2leggiadri motti, exemplo di virtute,
23.3somma piacevolezza è con amore;
24.1quivi disio movente omo a salute,
24.2quivi tanto di bene e d'allegrezza
24.3quant'om ci pote aver, quivi compiute
25.1le delizie mondane, e lor dolcezza
25.2si vedeva e sentiva; e ov'io vado
25.3malinconia e etterna gramezza.
26.1Lì non si ride mai, se non di rado:
26.2la casa oscura e muta e molto trista
26.3me ritiene e riceve, mal mio grado;
27.1dove la cruda e orribile vista
27.2d'un vecchio freddo, ruvido e avaro
27.3ognora con affanno più m'atrista,
28.1sì che l'aver veduto il giorno caro
28.2e ritornare a così fatto ostello
28.3rivolge ben quel dolce in tristo amaro.
29.1Oh quanto si può dir felice quello
29.2che sé in libertà tutto possiede!
29.3Oh lieto vivere e più ch'altro bello!
30.1Oh quanto Ameto, se questo ben vede,
30.2dêe nella mente sentir di diletto,
30.3s'elli il conosce, sì come om si crede,
31.1veggendo sé tornato, di suggetto,
31.2alto signor di donne tante e tali,
31.3quai questo dì li furon nel cospetto!
32.1Io mi tornai, dolendo de' miei mali,
32.2al luogo usato; e attendendo peggio
32.3per la sua fine, ho già pennute l'ali
33.1al volare alla morte, la qual cheggio
33.2la notte e 'l dì per men doglia sentire,
33.3però che bene altro fin non veggio
34.1esser serbato al mio lungo martire.
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