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1.1Addio chi sta, ch'io me ne vo cantando,
1.2forse qual fece con Plutone Orfeo
1.3per non voler da morte eterno bando;
1.4ma non arabo, tartaro o caldeo
1.5fia che m'intenda, perché il mio linguaggio
1.6non è di quel lignaggio
1.7che contra il gran Superbo Dio produsse.
1.8Ma se alcun mio consorte adrieto fusse,
1.9chiuda la porta per costume antico!
1.10I' so' ben quel ch'io dico
1.11(Sulpicia, Tisbe, or già più non sonno
1.12ché dormono il suo sonno)
1.13e cibo il ventre senza degni lai:
1.14onor con vere lodi non amai!
1.15Speranza di pietate e di iustizia,
1.16sincera fede e manifeste prove
1.17fin qui m'hanno tenuto con mestizia;
1.18ma vedo ben che se dal ciel non piove
1.19la grazia che l'om brama, indarno spera;
1.20perché Fortuna altera
1.21percuote il giusto e sempre volge e gira.
1.22Questa Ercule somerse e Deianira,
1.23non dico i tramutati regni e seggi;
1.24ché, se ben guardi e leggi,
1.25innumerabel volte il mondo ha sfatto.
1.26Poi vidi alcun disfatto
1.27nel proprio nido e rilevato altrove,
1.28unde il mio bon camin di qui si move.
1.29Fugir voglio l'invidia che percosse
1.30il prudente Anacarsi, o le salute
1.31di Crasso ricco e sue mortal angosse;
1.32cupidità di pace e di virtute
1.33son le catene che mi stringe il fianco,
1.34sì che non fra mai stanco
1.35di cercar vita, poi ch'io sarò terra.
1.36E se l'ira di Dio non si disserra
1.37sopra di me, ben vederà l'effetto
1.38tal che m'ha tolto a petto
1.39ingratamente e contra ogni ragione
1.40(o crudo guidardone!):
1.41riveder possa il prego di Tobia,
1.42temprando Roboàm, Saul e Golia!
1.43Ma poi che così piace al mio distino,
1.44chinar voglio le spalle e la mia spene
1.45riponer tutta nel grembo divino.
1.46Io so che Lui già ruppe le catene
1.47di Quinto Cincinato e di Camillo,
1.48e redrizzò il vessillo
1.49di Gaio Mario e poi di Massenissa.
1.50A Cristo Redentor la mente ho fissa,
1.51a Lui me ricomando e a la sua Sposa,
1.52che nella glorïosa
1.53turbe, morendo, l'anima conserve;
1.54e' pesci o le proterve
1.55fere selvagge sepellisca il velo,
1.56lassando a l'ossa per coperchio il cielo.
1.57A voi, donne liggiadre, lasso il frutto
1.58di ciò che ho guadagnato voi servendo,
1.59e anche il proprio, s'el vi piace, in tutto.
1.60Il cor che già fu vostro non vi rendo,
1.61ma lassovi per quello un voler cieco
1.62e varia gloria sieco,
1.63nulla fermezza, orgoglio e ipocresie,
1.64le false viste e le pizocarie,
1.65il pronto lacrimar, la poca fede.
1.66Vi lasso per erede
1.67di guerra eterna chi v'ama e onora;
1.68in avarizia ancora
1.69vi lasso soffocate e nel mal dire,
1.70sprezando ogni virtù fino al morire.
1.71Le pompe e le iniustizie e le rapine,
1.72le invidie, le superbie e tiranie
1.73lasso a chi mai non pensa di suo fine;
1.74robar le croce, usar le simonie
1.75lasso a' seguaci de l'antico Mago,
1.76che nel profundo lago
1.77hanno sommerse lor vaghe diademe;
1.78 i sacrilegi e per un boto il seme
1.79del padre Abràm uccider senza colpa.
1.80Voglio con osse e polpa
1.81esser di cui nel mondo so sì infida!
1.82Né qui orecchie di Mida
1.83besogna al parlar mio, ch'ognun intende
1.84u' viva l'arco sotto sacre bende!
1.85A mercadante dico, e non a ebrei,
1.86i stocchi tuoi usura i mal contratti,
1.87sempre leggendo il Miserere mei.
1.88Ai poveri amatori e menticatti
1.89balli con canti, i piacer vani e brevi
1.90e tutti i mie' relevi
1.91lasso liberamente, anzi confermo!
1.92O cieco seme, fragellato e infermo,
1.93arai tu mai sì chiara e bella luce
1.94che cangi stato e duce,
1.95vivendo fuor di guerra e senza inganni?
1.96Io vi riservo i panni,
1.97se mai di tanto pelago uscirete,
1.98contento più qual Marte de la rete!
1.99Di tutti i altri vizii e pensier frali
1.100Passifè scellerata e fornicace
1.101con il suo tauro faccio eredi eguali;
1.102Claudia, Semiramìs, Mira e Canace,
1.103Ario, Sardanapalo, Erode e Iuda,
1.104Diomede con sua cruda
1.105e cieca voglia, Olinferne, Epicuro,
1.106difendan tutti l'usitato furo
1.107e siano essecutori al voler mio,
1.108lassando a l'alto Dio
1.109ogni iusta vendetta del mio male.
1.110Ora mi pongo in ale,
1.111fuggendo Amore, fraude e gelosia,
1.112poi che di libertà son posto in via!
1.113Vommene adunque, e meco porto quello
1.114che già molt'anni in podestà non ebi,
1.115mentre durai nell'aspro Mongibello;
1.116ma tal ne ride e rise ch'io nol crebi,
1.117che non men doglia arai del suo cantare
1.118qual io del lacrimare;
1.119né varrà ch'el si penta e perdon chieda.
1.120Così mi piace che t'appalpi e veda
1.121passarne il tuo gran fallo e il tuo appetito,
1.122poscia che a tal partito
1.123ogni valor hai perso, ogni tua fede.
1.124Ahi, tristo mai chi crede,
1.125Amor, nel tuo coraggio esser fermezza,
1.126ché sempre volgi in pianto ogni allegrezza!
1.127Or, conchiudendo, in una a tutti dico:
1.128chi dubita, a suo il provi chiaro,
1.129ma simil fiamma accenda il mio nimico!
1.130Prego ciascun che del mio stato amaro
1.131abbi pietà, pregando il summo Iove
1.132che mai non mi rimove
1.133l'antiche brame, e salvi il mio camino.
1.134Come sbandito, e non qual pellegrino,
1.135usanza fuggo, e se morendo fia
1.136qualche persona pia
1.137che mi sotterri, assai ne lo ringrazio;
1.138ma per più crudel strazio
1.139vorrei da' babüini esser scoperto,
1.140perché nel ciel del tutto aspetto merto!
1.141Se, discorrendo Europa, canzonetta,
1.142uom che 'l mio torto ha non lì vedrai
1.143(perché, come tu sai,
1.144alcun che pianga il morto non si trova),
1.145siegui il vïaggio e cova,
1.146mentre ch'ognun t'intende, e poi l'invita:
1.147ché mai sicura non fia la tua vita.
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