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1.1Come per dritta linea l'occhio al sole
1.2non può soffrir l'intrinseca sua spera,
1.3e riman vinto assai da quel che sòle;
1.4così l'ingegno mio, da quel ch'egli era,
1.5rimaso è vinto dalla santa luce
1.6che, come il sole, ogni altro corpo impera.
1.7Franca Colonna, or poi che tu se' duce
1.8di comandarmi, e io voglio ubbidire;
1.9ma degna Musa fia che mi conduce!
1.10Per lei ardisco, e poi per te servire,
1.11parlar del sacro fiorentin poeta
1.12che nostra lingua ha fatta in ciel salire.
1.13Qual divina influenza il bel pianeta
1.14Mercurio giunse a Virgo in ascendente,
1.15e Venùs vide grazïosa e leta?
1.16Furon le ninfe allor tutte presente,
1.17e vide Apollo il suo ricco Parnaso,
1.18Damnès più che giamai bella e fervente.
1.19Vide Minerva il benedetto vaso
1.20pien di rugiada parturire un fiore,
1.21che 'n grembo a Bëatrice è poi rimaso.
1.22Felice ventre in cui tutto il valore
1.23dell'idïoma nostro in fra' latini
1.24acquistò gloria, e tu porti l'onore!
1.25O lume d'eloquenza in fra' divini
1.26poeti, che per fama ha venerato
1.27la patria sua e tutti i suoi vicini!
1.28Ben ti puoi millantar, popolo ingrato,
1.29del ben che 'n vita tu non conoscesti,
1.30e anco il cener suo ha' disprezzato!
1.31Non fûr gli antichi tuoi tanto molesti
1.32che discacciasse le virtù l'invidia,
1.33sol per ben far, come che tu facesti.
1.34O maladetta fame, o trista insidia
1.35degli stati caduchi, anzi veneno
1.36che v'ha cecati nella sua perfidia!
1.37Brevi e leggieri assai più che baleno,
1.38divisi con affanni e con paure,
1.39dunde veniamo a poco a poco meno.
1.40Non bastan pur le tombe o sepulture
1.41a l'osse isvelte dalle crude morti,
1.42ché ne son pieni i poggi e le pianure!
1.43Rapine, incendii, uccisïoni e torti,
1.44puttaneggiar le vergini e gli altari:
1.45o iustizia di Dio, come 'l comporti?
1.46Questi boccon desiderosi e cari
1.47acerbaràn la strozza ancora a' figli,
1.48e forse a' nostri dì parranno amari.
1.49Trovossi Dante fra cotali artigli,
1.50che per seguir gli stati e 'l ben civile
1.51corse in essilio e a maggior perigli.
1.52Tutto fu lume al suo spirto gentile,
1.53che, sviluppato di sì van disio,
1.54tolse dappoi così leggiadro stile;
1.55e posti gli error publici in oblio,
1.56dopo gli studii italici, a Parici
1.57volse abbracciar filosofia e Dio.
1.58Non molto stette poi riveder quici
1.59la Scala, i Malespini e 'l Casentino,
1.60che fûr di lui veder troppo felici.
1.61Da poco poi rivolse il suo camino
1.62al buon Guido Novel, quel da Polente,
1.63sì gentil sangue fatto oggi Caino.
1.64Costui fu studïoso e fu scïente,
1.65col senno, con la spada, e liberale,
1.66e sempre accolse ogni uom probo e valente.
1.67La festa, l'accoglienza, quanto e quale
1.68fusse l'onor ch'a lui si convenia,
1.69Ravenna, tu sai ben, che dir non cale.
1.70Qui cominciò di legger Dante in pria
1.71retorica vulgare, e molti aperti
1.72fece di sua poetica ermonia.
1.73E se tu ben, lettor, cerchi e avverti,
1.74le rime non fûr mai prima di lui
1.75se non d'amore, e d'uomini inesperti.
1.76Così il vulgar nobilitò costui
1.77come il latin Vergilio e 'l greco Omero,
1.78e onorò più il suo che 'l suo altrui.
1.79Dunde, per essaltare il magistero,
1.80con tanta alta materia dir vulgare
1.81volse, e per esser solo in suo mestero.
1.82Or taccia ben chi mai volse parlare
1.83di tutto il viver nostro e del costume:
1.84lingua mortal giamai non ebbe pare.
1.85L'acque e le frondi del peneido fiume
1.86bagnâro e cinser l'onorate tempie
1.87ch'a molti han fatto glorïoso lume.
1.88Nel cui principio pöetando adempie
1.89le pene a' peccator quanto s'aspetta,
1.90come le colpe fûr più e meno empie.
1.91Nuovi tormenti, orribile vendetta,
1.92mostra per raffrenare i molti vizî
1.93dove la gente vede tanto infetta.
1.94Perché da' nostri superiori inizî
1.95nasciamo atti a ragione e libertate,
1.96iustizia ordisce a' rei degni supplizî.
1.97Inferno pone all'anime dannate
1.98che fûro essecutor di passïoni
1.99e del celeste dono al tutto ingrate.
1.100Nel secondo entra in nuove regïoni:
1.101verso un prato di giunchi, una montagna
1.102murata in mezzo, e sagliesi a scaglioni.
1.103Ed è in quello emisper tant'alta e magna
1.104che tocca il colmo suo l'etere puro,
1.105dove gran gente con disio si lagna.
1.106Qui punisce il poeta infino al muro
1.107color che furon negligenti in vita:
1.108però son più di lungi al ciel futuro.
1.109Da indi in su, come che fu contrita,
1.110così di grado in grado ivi si purga,
1.111infin che giunge all'ultima salita.
1.112Qui moralmente vuol che ciascun urga
1.113gli appetiti mondani in quanto pote,
1.114e che per contrizione a Dio resurga.
1.115Nel terzo scande all'amorose note,
1.116di cielo in ciel, perfino a' santi cori,
1.117là dove truova l'anime devote.
1.118Beatus vir, che Dio temi e adori,
1.119beati quorum tecta sunt peccata,
1.120beati immaculati e puri cori!
1.121O donna fecondissima e beata,
1.122beati gli occhi e benedetta l'ora
1.123che t'ha in sì degno ostel fama acquistata!
1.124Non così caldamente or s'innamora,
1.125che l'uom s'ingegni alle virtù per forma
1.126che la sua donna in terra e 'n ciel s'onora.
1.127Dietro l'amante alla santissima orma
1.128di Bëatrice segue il suo poema,
1.129dove c'insegna la beata norma.
1.130Come il maestro, poi c'ha dato 'l tema
1.131al fantolin, che inanzi a lui attento,
1.132non sapendol comporre, il mira e trema,
1.133molte fïate, d'una volta in cento,
1.134gli mostra il nome e 'l verbo e 'l participio,
1.135tanto che del latino il fa contento;
1.136e come a Roma tremefatta Scipio
1.137soccorse e con parole e con effetto,
1.138che fu di Libia allor grato principio:
1.139così nel nostro debile intelletto
1.140a parte a parte mostra e ci soccorre
1.141e poi ci acquista un regno altro, perfetto.
1.142Per questa terza via si saglie e corre
1.143al sommo ben felice e a quel fine
1.144che né resia né morte il può disporre.
1.145Lì non si tien le rètine o le crine
1.146della rota del mondo, e non si punge
1.147la man per côr la rosa in fra le spine.
1.148O felice colui che si compunge
1.149ad ora e col ben far sempre s'adopra,
1.150e non aspetta infin che 'l prete l'unge!
1.151Qui mostra degno premio a ciascun'opra,
1.152qui finisce il Comedo, e qui t'accenna:
1.153or cerca ingegno altrui che te lo scopra!
1.154Poco poi scrisse la famosa penna,
1.155finito il Libro suo, ché Bëatrice
1.156l'anima chielse e l'ossa ebbe Ravenna.
1.157O vita sua perpetüa e felice,
1.158vaso d'elezïone, essemplo nostro,
1.159che, così morto, vivo ancor si dice!
1.160Non fûro i panni suoi purpura d'ostro,
1.161non fûro i cibi delle varie prede,
1.162ma fu scïenza, il calamo e l'inchiostro.
1.163Nacque vacante la romana sede,
1.164corrente il tempo a' prosperi annüali,
1.165che M due CC LX et V procede.
1.166Cinquanzei soli stette in fra' mortali
1.167e fece altre opre grazïose e belle:
1.168poi verso il ciel fuggendo aperse l'ali,
1.169con Bëatrice ad abitar le stelle.
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