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1.1O specchio di Narciso, o Ganimede,
1.2o Ipolito mio, o Polidoro,
1.3soccorrete, ch'io moro
1.4presa d'Amor nella mia pura fede!
1.5Io son fanciulla, come ogni om sì vede,
1.6nobile e vaga, benché innamorata,
1.7e sono abandonata
1.8dal più bel volto che mai fusse in terra.
1.9Voi udirete la mia aspra guerra
1.10di questo traditor omicidiale,
1.11benché vista immortale
1.12mostra negli atti suoi, più che virile.
1.13Di sangue e di costumi egli è gentile,
1.14giovinetto leggiadro e pellegrino,
1.15con l'aürëo crino
1.16e i capei biondi e 'l fronte di Dïana.
1.17Gli occhi ciascun par stella tramontana
1.18e le polite guance escon del sole,
1.19la bocca e le parole
1.20passan ogni ermonia, ogni moscato!
1.21Denti di perle e 'l naso profilato
1.22e la candida gola isnella e schietta:
1.23e tanto ben s'assetta
1.24fra le possenti spalle il fiero petto;
1.25nella centura sua isvelto e stretto,
1.26le respondenti braccia a quella mano,
1.27che non par corpo umano
1.28a chi ben mira tutta sua persona.
1.29Gli atti e' sembianti da portar corona,
1.30e la franchezza del suo grande ardire,
1.31oimè, ch'io nol so dire,
1.32son le catene ond'io fui pres'a Amore.
1.33Io non so qual si sia sì duro core
1.34di tigre, d'orso, donna o di donzella,
1.35che la sua faccia bella
1.36non adorasse in terra per suo dio.
1.37Lassa, tapina me, che son sola io
1.38a sostener questo amoroso foco,
1.39nel quale a poco a poco,
1.40pure sperando, mi consumo e ardo!
1.41Brado non fu giamai un lëopardo,
1.42né fera in boschi indomita e silvestra,
1.43gentile aquila alpestra,
1.44com'è costui a vagheggiar se stesso!
1.45E così furïoso spesso spesso
1.46veggio adestrarlo e cavalcar sì fero,
1.47che nessun tanto austero
1.48fu mai nel cavalcar, presto e sicuro.
1.49E così il giovenetto ancora duro,
1.50degli affanni d'amore a cui non cale,
1.51quell'amoroso strale
1.52che mi consuma, e lui se ne gavazza!
1.53O trista me, già diventata pazza,
1.54girò demente furïosa errando,
1.55piangendo e disprezzando
1.56queste misere carni ov'io so' involta!
1.57Così, soletta, abandonata e sciolta,
1.58senz'altro laccio e senz'altro sperare,
1.59in fra gli scogli e 'l mare
1.60girò chiamando i pesci e la fortuna.
1.61Vedrò gli sterpi, e se pur fera alcuna
1.62verrà crudel con le feroce Erine,
1.63fuggirò fra le spine,
1.64fra folti rovi in grotta o in caverna.
1.65Così convien che la mia vita sperna
1.66senza disio e senza umanitade:
1.67forse qualche pietade
1.68moverà gli animal che mi vedranno!
1.69Da poi, piangendo, andar mi lassaranno
1.70pascendo l'erbe e ritrovar le fonti;
1.71poi fra i più alti monti
1.72arpicarò sopra il più duro sasso.
1.73E poi che 'l corpo bene stanco e lasso
1.74sarà sì dagli affanni e dal martìre,
1.75io cercarò di gire
1.76dov'io vedrò più arpigliosi marmi.
1.77Questi saran le piume a riposarmi,
1.78e fieno i bagni miei le gelide acque:
1.79così come Amor piacque
1.80mi fien le notti angoscia e i giorni in pianto!
1.81E se possibil riposarmi alquanto
1.82mi fusse in boschi, in prati, in selva o in riva,
1.83qualche anima diva,
1.84mossa a pietà, verrebbe a pianger meco.
1.85Forse l'antico e glorïoso greco,
1.86padre di Damne, laureato fiume,
1.87mi sarà specchio e lume
1.88del mio misero stato afflitto e vano.
1.89Vedrò per caso Faüno e Silvano,
1.90e Pan e Bacco, Leneo e Proteo,
1.91Titiro e Melibeo,
1.92gli dei de' boschi, prati, e i lor pastori.
1.93E poi che i rivi a' miei gravi dolori
1.94saran commossi e alla mia vita strana,
1.95verrà la ninfa equana
1.96con l'altre sue sorelle a condolersi.
1.97Vedrò gli spirti inamorati e persi,
1.98che per minor angoscia e minor doglia
1.99han lassata la spoglia,
1.100e disperate e morte, al proprio nido.
1.101Io non dirò di Mirra, Tisbe e Dido,
1.102di Fedra, d'Adriana e di Medea,
1.103né della morte rea
1.104che fece Fillis poi per Demofonte,
1.105quante son l'altre tapinelle gionte
1.106a quel fine mortal che mi ci chiama.
1.107Io avrò maggior fama
1.108di crudeltà che mai portasse alcuna;
1.109però che sotto il ciel qui della luna
1.110Amor non punse mai cor di donzella,
1.111quanto me tapinella
1.112(e men curasse della pena mia!).
1.113El mi convien tenere un'altra via
1.114che pianger meco invano e condolermi:
1.115io non posso tenermi,
1.116ch'el mi convien trovare il fine e 'l loco.
1.117S'io mi gittasse in un ardente foco?
1.118Ognun saria minore a quel ch'io sento,
1.119sì che nessun tormento
1.120né fama portaria l'alma tapina.
1.121Io men girò fra Reggio e fra Messina
1.122e passarò la furia di Cariddi,
1.123qual altra volta viddi
1.124esser nessuno ardito a navigarla;
1.125e io, voluntarosa di passarla,
1.126sola in una barchetta con un remo
1.127passarò, ch'io non temo
1.128di Giove, Marte, d'Eölo o Nettuno!
1.129E se per caso m'apparisse alcuno
1.130che ritrar mi volesse da l'impresa,
1.131io farò tal difesa
1.132ch'io vincerò con l'acqua e la tempesta!
1.133Da poi ch'Amor che mi ci guida, e infesta,
1.134m'avrà sicura posta in su quel lito,
1.135io pigliarò partito,
1.136ne l'isola, del mio vivere insano.
1.137Quivi è un monte, e 'l suo fabro è Vulcano,
1.138che batte senza ancudine o martello:
1.139in questo Mongibello
1.140affina e tempra a Giove ogni saetta.
1.141Lassù me ne girò tutta soletta
1.142e salirò sopra del ciner caldo:
1.143io so che starà saldo
1.144per fin ch'io giunga a la rabiosa face!
1.145Quivi mi gittarò, come a Amor piace,
1.146qui fia il sepolcro alle mie carne e l'ossa;
1.147da poi non avrà possa
1.148il mio signor crudele a darmi noia.
1.149Ma pria ch'io salga il monte e ch'ïo moia,
1.150io mi gittarò in terra in ginocchione,
1.151farò questa orazione,
1.152con gli occhi e le man giunte al ciel levate:
1.153"O spirti eletti, o anime beate,
1.154o superne bellezze, o sacri dei,
1.155vedete i dolor mei
1.156e la terribil morte e l'empio mostro!
1.157Ma state forti, sì che 'l lume vostro
1.158non si turbi piangendo in tanto strazio,
1.159però ch'Amor fia sazio,
1.160il mio tiranno, alla seconda pena.
1.161E questo traditor che mi ci mena
1.162fusse presente al mio fine crudele:
1.163oimè, serva fedele,
1.164o pietate, o mercé, ove se' gita?
1.165O dolce signor mio, albergo e vita
1.166d'ogni mio bene infino a l'ultima ora,
1.167tu vuoi pur ch'ïo mora
1.168in questa forma, e io ne so' contenta;
1.169ma quel disio ancor che mi tormenta
1.170ti prega che tu sia più grazïoso
1.171in altri e sia pietoso,
1.172come ogni gentil cor è per usanza!
1.173E perché il tuo bel viso ogni altro avanza
1.174d'ogni splendor, costumi e di vaghezza,
1.175e la tua gentilezza,
1.176benché mi sia crudel, passa ogni segno,
1.177fa che tu sia più grato e più benegno,
1.178ché Amor già tende i lacci a' tuoi dolci anni,
1.179e di simili affanni,
1.180ben ch'io nol creda, ancora il provarai!
1.181Oimè, ch'io moro, lassa, e tu nol sai,
1.182ma ben vorrei che tu fussi presente
1.183veder la fiamma ardente
1.184dov'io mi gitto, qui nel monte o presso!
1.185Oimè, oimè, che Cerbaro è già presso,
1.186le Furie e gli altri spirti tapinelli
1.187presa m'han pei capelli:
1.188oimè, ch'io ardo e vommene in inferno!
1.189Qui fia il mio pianto e 'l mio dolore eterno,
1.190dove né Dio né 'l ciel mi può aitare,
1.191ma solo tu me ne potrai cavare!".
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