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1.1Il tempo fugge e l'ore son sì brevi,
1.2ch'io temo che 'l pentersi omai fia vano:
1.3miser, quanto lontano
1.4se' fatto dal piacer che ti sullevi!
1.5Ché quando il modo e' dolci giorni avevi
1.6prendere il fior della novella etade,
1.7tu con tue vanitade
1.8te stesso hai fatto della mente cieco.
1.9Ora ten piangi e io non men con teco,
1.10dicendo: "Omè, così avess'io fatto!",
1.11ché presso a scacco matto
1.12ti se' lassato giunger con l'alfino.
1.13Ahi, quanto poco fia lungo il cammino
1.14di quel che s'aggecchisce infino a terza,
1.15né molto cura isferza
1.16destrier che non si teme agli speroni.
1.17O pighero, che fai? Tu t'abandoni
1.18dove infin mo se' corso senza il freno,
1.19che non volge baleno
1.20sì presto quanto il capo ti vacilla.
1.21Questo è quel che t'inganna e che t'ancilla,
1.22gittandoti in segnizie al tristo foco:
1.23tu ti gitti da poco,
1.24pensa che gli altri poi t'han da nïente!
1.25Questo è lo stato al mondo e a Dio spiacente:
1.26in un vile ozio e biastimar fortuna,
1.27colpi la falsa e bruna
1.28invidia iniqua e biasmi il suo calere.
1.29Alcuna volta dici che in potere
1.30non hai tua volontate e colpi i fati:
1.31omè, tristi isciagruati,
1.32quanto così perdianci ogni altra spene!
1.33Credi tu senza affanno aver mai bene,
1.34dico del temporal, più di salute?
1.35Non s'acquista virtute
1.36senza grande labor d'animo e d'opra.
1.37Or che bisogna omai più ch'io ti scopra
1.38che, conoscendo il tuo passato oscuro,
1.39non curi del futuro,
1.40avendo mille essempli innanzi agli occhi?
1.41Vanne pur via e séguita gli sciocchi!
1.42Ché stando male or presso a giovinezza,
1.43pensa nella vecchiezza
1.44come starai a simile ragione!
1.45E perché gli è passata la stagione
1.46un poco adoloscente al cominciare,
1.47vergogniti imparare
1.48e così fuggi ciascun virtüoso.
1.49Ma poi fra' ciechi tu se' glorïoso,
1.50e fra 'l vulgo bestial che non t'intende
1.51con certe tue leggende
1.52a te medesmo parti esser salmista;
1.53da poi che l'ignoranza tua è vista,
1.54da gente che s'intenda è conosciuta,
1.55tu, come cosa muta,
1.56t'abborri e fuggi il luogo per vergogna.
1.57Se tu pur parli, è quale un uom c'ha gogna,
1.58senza conclusïone e con rubore:
1.59tale allega aütore
1.60che mai nol vide se non per udita.
1.61Questa simplicitate oggi ci addita,
1.62ché tale è reputato un Tulio o Dante,
1.63che non sa se le piante
1.64si sien più dalla cima che da' piedi.
1.65Alcuna volta il gran vulgaccio vedi
1.66volgere gli occhi e l'orecchie levate,
1.67come capre di state
1.68da caldo stupefatte a qualche greppi.
1.69S'alcun si move o che per caso treppi,
1.70egli è ripreso, e se nïente parla,
1.71mentre ch'aringa e ciarla
1.72misser frate Barbuglia che s'imberta.
1.73Così sta il vulgo con la bocca aperta,
1.74che par che gli escan passarin di bocca,
1.75e poi l'un l'altro tocca
1.76spesso pian pian dicendo: "Odi marviglia!".
1.77Da poi che frate Schiù china le ciglia
1.78e ha finito il suo nuovo oratorio,
1.79odi poi parlatorio
1.80strano del vulgo e varïe novelle.
1.81Tu odi ragionar di cieli e stelle,
1.82di fato, di fortuna o di gran mostro,
1.83a tal che in paternostro
1.84dirà: "Santo Ficè, donna Bisoria".
1.85Tu, frate Zucca, in tanta vanagloria
1.86vivi per crescer da tal gente in loda:
1.87ahi, fuggi sì vil froda
1.88e l'atto con disnore e danno misto!
1.89Vergognati oramai, vergogna, tristo,
1.90poi che conosci il ben c'hai già perduto,
1.91e piglia il vivo aiuto,
1.92ferma gli omeri tuoi, férmati omai!
1.93Ben ti ricorda degli antichi assai
1.94e de' moderni, che poi il mezzo tempo
1.95han fatto sì per tempo,
1.96ch'egli hanno aggiunto il frutto di scïenza.
1.97Simon, se tu conosci Providenza,
1.98quanto ella sa, se seguirai sua via
1.99(ché poco ti varria,
1.100lei conoscendo, e tu non la seguissi),
1.101tu benedicerai quanto ch'io dissi
1.102nel ricordarti sue lucissime orme:
1.103ella non pigra o dorme,
1.104ma sempre con amor t'incita e sveglia.
1.105Così ti trovarrai fra sua fameglia,
1.106pochi e solenni, e non ti fia gran briga,
1.107ché, ben che sia fatiga,
1.108opera volontaria è con diletto.
1.109Ella t'accogliarà sì nel suo petto,
1.110che d'uom mortal tu sarai fatto eterno,
1.111e col suo buon governo
1.112raggiugnerai quel che già corre al varco.
1.113Ma sappi pria, se vuoi servare il carco,
1.114che pigli illustro e prezïoso speglio,
1.115però ch'el saria meglio
1.116non cominciar che poi lor mal finire.
1.117Or sappi ben, se lei vorrai seguire,
1.118ti convien sette cose principali,
1.119certo senza le quali
1.120poco sarebbe ad imbastir tua gonna.
1.121Constanza ti conviene aver per donna,
1.122Umiltà, Castitade e Astinenza,
1.123subietta Obedïenza,
1.124Sollecitudo e Amor d'esse cose.
1.125Or vanne e studia d'opre virtüose:
1.126vedi filosofia e 'l sacro alloro,
1.127e non ti curar d'oro,
1.128ch'egli è dalle tue sette alme scacciato.
1.129Ricorditi Fabrizio ed il buon Cato,
1.130Pavol celeste, il buon Lizio e 'l Petrarca,
1.131ché, se guardi loro arca,
1.132scritto non ci è tesor d'oro o d'argento.
1.133Se così fai, tu viverai contento
1.134viverai con ragione, onore e fama.
1.135Eccola che ti chiama,
1.136e dice: "Surge, alla vela, alla vela!".
1.137Su su da l'ozio, omai non caütela!
1.138Ecco i benigni venti e 'l mar tranquillo;
1.139vedi il fermo vessillo
1.140che t'apparecchia: or prendilo e conosce!
1.141Tu vedi il mondo pien di tante angosce,
1.142la cresciuta malizia e 'l mal che surge,
1.143ciascun s'industria e urge
1.144altri ingannare, e froda il proprio signo.
1.145Vedi il mondo disposto oggi in maligno,
1.146pien di sospetto e pien di vitupero;
1.147non si cura l'impero
1.148celestïal, ma fassen gabbi e scherni.
1.149Tu non t'accorgi ben, ché nol discerni,
1.150e già l'ira di Dio tocca il supplizio;
1.151egli è pian pian l'inizio:
1.152omè, il tardar farà pessimo fine!
1.153Io non ci so rimedio a tante spine
1.154altro che darsi tutto a virtù sola:
1.155io t'ho detto che vola
1.156e che t'insegnarà la via decora.
1.157Tu ve' lo spirto nostro or dentro or fora
1.158in un momento, e non sai del vïaggio;
1.159or fa che tu sia saggio
1.160con providenza al ben che puoi ancora:
1.161ché savio è quel che si provede ad ora.
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