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1.1Io non so che si sia, ombra o disgrazia,
1.2che mi s'avvolge intorno de la mente,
1.3tal che tutta è disforme a quel ch'ell'era;
1.4io non so dov'io sia, non certamente,
1.5né questa anima trista ancora è sazia
1.6del mal che per sua requie aspetta e spera.
1.7A me par esser trasformato in fera,
1.8non d'animo gentil, ma pigra e stanca,
1.9che per sua negligenza odia la vita;
1.10così, insensato, a poco a poco manca
1.11ogni natural corso, onde è fuggita
1.12la ragione e schernita
1.13la memoria, l'ingegno e l'intelletto:
1.14venuta m'è in dispetto
1.15quella cognizïon ch'amar dovria,
1.16e so' sì poco accetto,
1.17ch'io non so qual si sia l'insania mia.
1.18Veggio le fere pellegrine e snelle
1.19nell'abito e negli atti esser conforme
1.20come natura le ministra e sprona;
1.21e gli ucelletti le lor dolci norme
1.22cantano e l'altre crëature belle,
1.23ognuna al corso suo distinta e prona;
1.24gli arbori e l'erbe mai non abandona
1.25l'ordine naturale, e 'l caldo e 'l gelo
1.26e la temperie e 'l frutto e 'l generare;
1.27veggio i liquori esser suttratti al cielo
1.28fino a sua regïone e congelare,
1.29poi li vediàn versare
1.30in acqua, in neve, in grandine o pruina:
1.31a tutto il ciel s'inclina,
1.32perfino a quel che la natura sprezza,
1.33e quest'alma tapina
1.34fugge derisa nella sua vecchiezza.
1.35Così mi duol la vita inferma e priva
1.36del maggior dono e 'l più nobil subietto
1.37che 'l ciel dotasse mai nostra natura;
1.38ch'ogni altra passïon che l'intelletto
1.39è di men peso e men vergogna schiva
1.40che quella che giamai ben non si cura.
1.41Senza pensier, senza ordine e misura,
1.42passato ho il mezzo e già corro all'occaso,
1.43carco d'oblio e fatto essemplo altrui;
1.44ché quanto al mondo un mostro sia, rimaso
1.45nell'error dov'io sono e sempre fui,
1.46io non so bene a cui
1.47ne caglia, s'io medesmo il cerco e veggio:
1.48così la morte cheggio
1.49senza sperar giamai di sullevarmi,
1.50ch'esser non posso io peggio,
1.51che nel fango ov'io so' vivere e starmi.
1.52Viver non poss'io dir, ma stare in essa
1.53piena di passïon, d'ozio e d'accidia,
1.54ch'a nulla discrezion par che si mova;
1.55questa è colei ch'a ciascun'altra ha invidia
1.56e da vil servitù sempre è sommessa,
1.57come ogni dì cominciar vita nova.
1.58Ahi, misero mio ingegno, or che ti giova,
1.59mostrando dir d'altrui, ch'io son quel desso,
1.60manifesto da pochi e dalla plebe?
1.61Ma se d'altra virtù fusse concesso,
1.62donde che 'l lume tuo dormita e ebe,
1.63troppo miglior sarebbe
1.64che pietà lo svegliasse e no 'l martire;
1.65che se speri al morire,
1.66non curando di vivere altrimenti,
1.67tu non sai dove gire,
1.68e di là forse n'è de' malcontenti.
1.69Solo un pensiero in aspettando il fine
1.70compunge quel che le pietose braccia
1.71non denegò giamai a cor contrito;
1.72da che incurabil passïon mi caccia
1.73verso l'estremo e l'ore son vicine,
1.74pianger la colpa mia e 'l tempo gito;
1.75ché quanto me medesmo abbia schernito
1.76del ben che 'nfino a qui Dio m'ha prestato,
1.77né la grazia né Lui conobbi mai:
1.78sempre la voluttà, sempre il peccato
1.79conculcato ha il dover, sempre mancai!
1.80Ahi, Signor mio, e tu 'l sai,
1.81ché vedi tutto, e io non mi t'ascondo:
1.82provede, e non secondo
1.83l'opere mie, misericorde e pio;
1.84ora del cieco mondo
1.85ode l'orazïone e 'l prego mio.
1.86Delfica Maiestade in cui si crede,
1.87eccelsa in tre persone unica Essenza,
1.88stabile, eterno Dio, primo Motore,
1.89sola, ineffabil, somma Providenza,
1.90a cui nulla s'asconde e che provede
1.91quel che non sa volere il nostro errore:
1.92tu Signor mio, tu Padre e Redentore,
1.93che fatto carne nel virgineo chiostro
1.94poi col tuo proprio sangue il ciel n'apristi!
1.95Dell'infelice e misero esser nostro
1.96fa, Signor mio, sì come tu dixisti:
1.97"Padre, perdona a quisti
1.98dell'ignoranza lor!", pendendo in croce;
1.99ché lo spirto è veloce,
1.100la carne inferma e piena di nequizia:
1.101intende l'umil voce,
1.102Padre, misericordia, e non iustizia!
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