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1.1Fra 'l suon dell'ôra agli arboscelli scussa
1.2la correra del sol cui tanto piacque,
1.3ragionando con l'acque,
1.4volsi lo spirto e ingegno ad altro sòno,
1.5e volto al ricco dono
1.6vidi qual dea una d'amor percussa,
1.7con sette e sette degne alme corone,
1.8che lira d'Anfïone
1.9non penetrò qual lei ogni mia fibra.
1.10Odi se gentilesca a me si vibra,
1.11se pellegrina, onesta e grazïosa,
1.12quanto sia glorïosa
1.13oggi nel mondo, antica poviretta:
1.14conoscola concetta
1.15di voler già ch'io scriva e ella dica;
1.16ma la penna mendica
1.17come farà? Convienti or lei invocare:
1.18io chiamo te che sola il puoi ben fare.
1.19Né <è> sì tosto prostrato a' piedi sacri,
1.20che cominciò parole altro ch'umane,
1.21che, fusser mille equane,
1.22né si dolce saria lor melodia.
1.23Disse:"Noto ti fia
1.24certi che 'l ciel m'ha tolti illustri e acri
1.25e ben degni figliuoi del corpo mio";
1.26e per vietare oblio
1.27disse: "Guarda!" e mostrommi il petto armato.
1.28Io vidi di pennel lì figurato
1.29molti, e infinite probità di loro;
1.30guardando il bel lavoro
1.31cinque fra gli altri glorïosi esvelsi,
1.32di cui gran fatti eccelsi
1.33il nome d'oro in lettere avisommi;
1.34lei più dolce mostrommi
1.35che, vaghi fiori in Arïete ornati,
1.36pullulâr tutti in mezzo a verdi prati.
1.37"Questo è Simon nipote a Guido Guerra
1.38con Guido suo figliuol che 'l titol tolle
1.39primo di Battifolle:
1.40francò la parte guelfa in Campaldino
1.41e 'l popul fiorentino
1.42libera allor fermògli ogni sua terra,
1.43com'e' triunfò a questa città santa.
1.44L'altro, Carlo, si vanta
1.45di Guido nato, e fece assai per l'urbe:
1.46andò in Apulia e infinita turbe
1.47menò con sé di qua di quei Reali;
1.48sotto delle sue ali
1.49sperò Montecatino esser sicuro.
1.50Ma volto il tempo a scuro,
1.51dove per vinti lui col brando in mano
1.52moritte altro Troiano,
1.53e' fu tra due Reai, se 'l ver s'assembra,
1.54trovate allor sue glorïose membra.
1.55L'altro è Simon, german del detto Carlo,
1.56in cui già l'urbe e l'Atenense Duce,
1.57essendo in arme truce,
1.58commisson lor sentenza e loro stato.
1.59Lui, come senno è grato,
1.60ardì il Duca Atenense accontentarlo:
1.61liberò l'urbe e lietò il vulgo acceso;
1.62ebbe di sé disceso
1.63Ruberto, già lor capitano eletto
1.64essendo ben San Minïato stretto
1.65e la lor turbe tutta spersa e rotta.
1.66Lui con sua gente dotta
1.67la terra acquistò tutta e quel castello
1.68e diè lor tal fragello,
1.69che ancor s'accatta lì dell'ossa avverse".
1.70Poi presta ricoperse
1.71allor la donna il petto e disse: "Cela,
1.72ché d'altro omai convienti ordir tua tela!".
1.73Mostrommi nelle braccia un car suo figlio
1.74e disse a me: "Costui m'è sol rimaso,
1.75ché di sua stirpe o caso
1.76nullo è che sì m'onori altro costui;
1.77e sappi ben che lui
1.78mi viresce con arme e con consiglio:
1.79Ruberto, conte lustro, e ciò ben crede,
1.80ché, se mi porta fede,
1.81io il so, benché non sia di me contarlo;
1.82ma pure io voglio omai raccomandarlo
1.83qui a' miei successor, membra leggiadre,
1.84ché, come lui per madre,
1.85così voi per figliuol lui sempre abbiate,
1.86che le donne eternate,
1.87amor, fé, gratitudo glorïosa.
1.88Ahi, quanto è degna cosa
1.89accoglier dritti i doni in atto pio,
1.90che nulla cosa è tanto accetta a Dio!".
1.91Canzon, tu ne girai da l'urbe floria,
1.92madre benigna e celica madonna,
1.93lucissima colonna,
1.94a' buon muneratrice, specchio e gloria;
1.95e per viva memoria,
1.96flessi i tuoi geni, supplica di core
1.97che nel lor vivo amore
1.98accoglin lor figliuol, qual degno in fé
1.99(ecco che chiama te,
1.100come nel mondo sola unica spene):
1.101che degna cosa è sempre il ben per bene.
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