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1.1Il fronte, il viso, anzi Dïana e 'l sole,
1.2fûr l'arco e le saette
1.3che, disarmato il petto, il cor passâro.
1.4Le sue vermiglie guance, anzi vïole,
1.5e le sue trezze fûr catene elette
1.6che sì süavemente il cor legâro.
1.7Io non ebbi riparo
1.8da' suoi dolci atti e gli amorosi stocchi
1.9che spezzariano ogni più salda tempra.
1.10Ella m'invola, ella m'infiamma e stempra
1.11come a lei piace, e non mi val schermire,
1.12ché leggiadro desire
1.13par sempre in l'alma rinovelli e fiocchi.
1.14Io guardo il lampeggiar de' lucenti occhi,
1.15il suo puro mirare, un vago sdegno;
1.16poi, quando un tanto segno
1.17penso mortal, mi si sentilla un gelo
1.18e dico: "È donna? Anzi beata in cielo!".
1.19Questa mia palumbella ella è fenice,
1.20di cui non sol la terra
1.21si gloria possedere, e sì bel frutto.
1.22Ben puoi, Firenze, omai te dir felice:
1.23il sangue suo è 'l luogo ove si serra
1.24il prezïoso don che i cieli han dutto;
1.25questa è vena e condutto
1.26dunde le lagrimette escon del core
1.27ed entra ad ora ad or mille fiammelle;
1.28questa è ninfa fra l'acque, e fra le stelle
1.29Espero, Feba, e fra le muse Clio:
1.30vedi l'atto giulìo,
1.31onesto, pellegrino, e 'l suo splendore!
1.32Qua non è conosciuto il suo valore:
1.33come tardi virtù senza avversaro!
1.34Così senza il contraro
1.35mal si conoscerà che sia la luce;
1.36ché spesso un picciol mal gran bene adduce.
1.37Se tu conosci lei, cechissima urbe,
1.38guardaci bene affiso:
1.39ché ti lassi spogliar d'un tanto bene?
1.40Lassaretela andare, ingrata turbe?
1.41Voi ve ne batterete ancora il viso,
1.42benché saranno mie le stratte pene.
1.43Omè, è questa la spene?
1.44Certo no, né il disio, né 'l mio conforto,
1.45né quella gloria in me che tutte avanza.
1.46Omè, lassarete ir la mia baldanza
1.47e lo specchio seren della mia vita?
1.48O amara partita,
1.49ben mi lassi tapino in fragil porto!
1.50Io pur mi sfogarò fin ch'io sia morto
1.51di maladir chi più ci ha colpa o parte:
1.52così possi disfarte
1.53tu, se' prima cagione, a poco a poco,
1.54come neve per caldo e stoppa in foco.
1.55La terra ch'Antenòr costrusse e pose
1.56si può pregiare omai
1.57d'un lustro tal che suoi paduli scopre;
1.58e le nostre bellezze or fieno ascose.
1.59Ella s'accogliarà quei santi rai
1.60che l'emisperio nostro adorna e opre;
1.61poi quelle sacrate opre
1.62della mia donna, il suo sermone e stile,
1.63che mille volte demmi onesta pace.
1.64Omè, questo è il martir che mi disface,
1.65ch'io so ben che t'incresce, anima degna,
1.66donde natura insegna
1.67l'amato amar più sempre in cor gentile.
1.68Per Dio, or sia costante al servo umìle,
1.69ch'io t'ho scolpita a punte di diamanti!
1.70Ahi, raffreniamo i pianti,
1.71ché tardi fieno in noi gli umani ingegni
1.72contra il poter degli amorosi regni!
1.73Canzon, tu ne girai dalla mia donna,
1.74con qualche lagrimetta,
1.75mostrando quanto il suo partir m'è noia;
1.76e di' che fermi una gentil colonna
1.77in mezzo della mente, e fia perfetta
1.78la gloria, la speranza, amore e gioia;
1.79di' che innanzi ch'io moia
1.80riveder spero quel che dentro alberga,
1.81né cosa fia che m'erga
1.82d'altra donna giamai, non sol merzede:
1.83ch'è bello amar dov'è costanza e fede.
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