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1.1Poi che Fortuna il doloroso petto
1.2vuol che tanta mestizia indarno voma,
1.3disvolgerò mia chioma
1.4per isfogar sua rüinosa face.
1.5Chiamo la morte e per maggior dispetto
1.6da me si fugge e pur m'allonga il tempo,
1.7dove non truovo mai un'ora pace.
1.8Così si strugge e sface
1.9il core, il senso, ogni mio spirto afflitto
1.10omai già vitto - in quel, che sempre a tempo
1.11e ognor più per tempo
1.12veggio il mio male e forse il da fuggire,
1.13ma non m'oso partire
1.14da questi lacci, ond'ène 'l mondo avvolto,
1.15d'ogni salute denudato e sciolto.
1.16Vibromi spesso lacrimoso e penso
1.17come aver mai potesse un giorno lena,
1.18e veggio che mia pena
1.19fatta è perpetüale in questo stato.
1.20Poi mi rivolgo intorno e veggio accenso
1.21il fuoco, la tempesta e la ruina,
1.22d'ogni soccorso vero abandonato.
1.23Così munto e beffato
1.24ora i fianchi mi batto, or gli occhi e 'l viso,
1.25conquiso - sì ne la crudel sentina.
1.26Quale altra disciplina
1.27portò giamai beato in pace e amore,
1.28com'io per gran dolore,
1.29che più non posso e quasi il giuoco forza
1.30che di posare ha fatto un callo e scorza?
1.31Dubito in forma, lasso, ad ora ad ora,
1.32quasi smarrito, e dico in fra me stesso:
1.33"Fortuna volge spesso,
1.34ch'è mobile creata e fia eterna";
1.35ma l'incredibil dardo che m'accora
1.36stabile è sempre, fermo a la sua orma
1.37che qual non so sia questa pena inferna,
1.38se per fato discerna
1.39falsa credenza in quanto a nostra fede,
1.40benché si vede - forse in altra forma;
1.41e così senza norma
1.42colpa Fortuna l'animo confuso,
1.43bench'è comunale uso
1.44(tal come cieco e tal non sa d'inganno)
1.45che molti han voce di color che sanno.
1.46Perch'io non oso, e forse io ben conosco
1.47donde l'immenso mio martìr attinga,
1.48non so quale io mi finga
1.49che l'usitato nome di Fortuna.
1.50E così il petto tenebroso e fosco,
1.51pien di tormento e di dolor, mi solo;
1.52 in parte i' svampo la mia mente bruna,
1.53benché vorria digiuna
1.54esser fin mo di sua pristina vita,
1.55morte infinita - onde vivendo è dolo.
1.56Ahi, 'nabissato polo,
1.57sotto del qual mia ombra si nutrica,
1.58che libro over rubrica
1.59né lingua porria dir le mie gran pene,
1.60ch'io non sentii giamai un dì di bene!
1.61Già dispogliate, omè, le stanche membra,
1.62che nulla si discerne infino a l'ossa,
1.63non so com'io mi possa
1.64vipera qui venire, o cangiar penna;
1.65e più mi duole or quando el mi rimembra
1.66dove e in che punto adormentato e' giaccio,
1.67bench'un pensier mi punga e pur m'accenna:
1.68"Ma la dolente antenna,
1.69vecchia d'usanza, può piegar suo corso?".
1.70L'ultimo morso - e mai null'altro laccio,
1.71ond'io di speme agghiaccio.
1.72Ma sai che fia, dolente anima e carca?
1.73Disarmarò mia barca:
1.74fra rocche e scogli, fra tormenti e lai,
1.75seguirò il vento e chi mi guida omai!
1.76Canzon, tu ne girai fra gli sciagruati,
1.77se tu trovassi mai un sì infortuno;
1.78ma credo che nessuno
1.79nacque giamai in simile pianeta.
1.80E se pur dimandata, non sia queta:
1.81di' che nel corpo l'alito è rimaso,
1.82e di' che son più raso
1.83che fusse mai di seta al mondo velo,
1.84che non mi trovarresti adosso un pelo!
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