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1.1Se le tempie d'Apollo omai s'ancilla
1.2prestar favore al tremulante plettro,
1.3io cantarò di scettro
1.4degno che per memoria eterno fia;
1.5e, s'io osasse, io ardirei sentilla
1.6levar, con voce e divulgato sòno,
1.7d'un prezïoso dono
1.8ch'oggi nel mondo i ciel tutti s'accorse.
1.9Io penso pur come natura porse
1.10tanta eccellenza qui fra noi mortali
1.11e sapïenza in teneri anni e scire.
1.12Ben conosco io che sotto a le sue ali
1.13volse eleggere un sol, che tutto dire
1.14saria grave a Virgilio o quale Omero;
1.15ma raccogliendo il vero,
1.16qui Eürania surga e 'l mio dir oda,
1.17quanto fia il nostro canto or degno in loda!
1.18Io guardo, io penso, io veggio e 'l senso ammira
1.19e la magnificenza e 'l cuor gentile,
1.20e quanto sia virile;
1.21non meno è di scïenza un ricco vaso,
1.22sublime ingegno e eloquente lira,
1.23ch'è forse d'Anfïon degna o d'Orfeo;
1.24e Cesare e Pompeo
1.25ben posson glorïarsi aver tal figlio,
1.26clemente, ardito in arme e in consiglio,
1.27fior di costumi, onesto, illustre, ornato,
1.28dove prova fia poca uman pennello,
1.29benigno, universale e tutto grato.
1.30Né può Traian men sullevarsi in ello,
1.31iusto amator di Dio e di scïenza;
1.32e questa è sapïenza
1.33che ti farà regnar, s'io ben discerno,
1.34il nome, vivo, e l'alma al regno eterno.
1.35O clarità, costanza, olimpo aspetto,
1.36inclita maëstà de' ciel, sì invesco,
1.37che quanto più m'adesco
1.38di tua virtù, più infiammo e 'l spirto orresce.
1.39O sol tranquillo, o celico concetto,
1.40in che possé natura in te peccare?
1.41Certo in null'altro, pare,
1.42che <'n> far mortal sì glorïose membra!
1.43E se quel sacro fonte in te rassembra,
1.44da l'urbe data al vil guadagno ottuso,
1.45spera le verde fronde anco in ristoro
1.46rassumer, le dolce onde e 'l ben rinchiuso;
1.47e come il foco purga e proba l'oro,
1.48signor mio Malatesta, il petto probo
1.49tuo parmi che sol globo
1.50d'ogni virtù probata in te riluca:
1.51corona impetra e non sol prenze o duca!
1.52Canzon, tu ne girai da gran signori,
1.53ché sappin ben che sia reggere stato,
1.54e, quando è ben dotato,
1.55chi s'empie di virtù non può fallire;
1.56ché ben vediàn perire
1.57i ben della fortuna e i suoi vapori:
1.58ahi, con quanti dolori
1.59si sente l'ignorante nel cadere!
1.60Però cerchi sapere,
1.61quanto maggior signor, s'armi in virtute,
1.62e ciò fia sua perpetüal salute!
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