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1.1O folle, o lieve iuventute ignota,
1.2di miserrime cose filocatti,
1.3o pensier vani e matti,
1.4in che ponete tutto il vostro ingegno!
1.5O cecati alla sozza e lorda mota,
1.6senza freno, ragione over ritegno,
1.7non conoscete sdegno,
1.8o che onor si sia giamai o fama;
1.9ma sempre più che vi disia e brama
1.10vostra avvampata e insensibil mente.
1.11Fuor di notizia vera a Dio e al mondo,
1.12non conoscete il pondo,
1.13e che di giorno in giorno più si sente,
1.14dell'imparcabil dardo che ci aspetta.
1.15Non val dir: "Giovinetta - anima mia!":
1.16ché pur convien che sia - l'ultimo morso,
1.17sì ch'è beato chi provede al corso.
1.18O voi chiamati amanti, deh, per Dio,
1.19che cosa è quest'amor che sì vi tene?
1.20E di che vera spene,
1.21e di che ben di ciò si può far summa?
1.22Ahi, nol chiamate amor, ma fol disio,
1.23over cupidità che carne assumma,
1.24o celebro che fumma
1.25o che ci gala su per vento ad onda!
1.26Gloriasi felice quando affonda,
1.27pur che sol veggia il disïato viso,
1.28ponendo ogni essercizio al falso nido
1.29col bel chiamar Cupido:
1.30e questo è tutto il vostro paradiso!
1.31Ahi, quanto mal s'acquista onore e loda,
1.32chi pur di ciò s'annoda - e non si slaccia:
1.33or pensa omai la traccia - de' passati
1.34e come a ciò seguir fûr ben mertati!
1.35O cieca Mirra, o abomino antico,
1.36Biblìs, Semiramìs, Leandro e Silla,
1.37qual più dolente ancilla,
1.38Fillìs, Clëopatràs, quale Adrïana,
1.39e Polifem che d'Acis fu nimico,
1.40Ecco, Passife e Tisbe alla fontana,
1.41qual fu più dolce equana,
1.42che fe' d'amar? Narcìs, Fedra o Achille,
1.43qual Dido men con l'amorose squille?
1.44Non già men Tenedò però sommerso?
1.45E l'altre cose tante, e gran follia,
1.46che ineffabil saria
1.47ridire a corpo umano, e 'l ben ch'è perso?
1.48Voltate adunque alquanto il duro senso,
1.49voi che vedete accenso - il vostro errore,
1.50e discoprite il core - a che si vede
1.51che pochi èn quelli in cui si trovi fede!
1.52Conoscetevi omai, o vana turbe,
1.53e disponete il core Amore amare,
1.54cupidità lassare,
1.55e queste vanità che 'l mondo presta!
1.56Ahi, dinebbiate lo 'ntelletto turbe,
1.57pensando in Quello più che sempre infesta;
1.58e così l'alma mesta
1.59piglierà nuova luce e buon camino.
1.60E perché nullo al viver ci è destino,
1.61meritati saren secondo l'opre:
1.62però ciascun ben s'armi a sue difese,
1.63ch'egli è chiaro e palese
1.64tutto a Colui che l'universo scopre.
1.65E se, così seguendo, il ben faremo,
1.66racquistaremo - grazïa e disio,
1.67amando Iddio - il prossimo e virtute,
1.68e ciò fra nostra glorïa e salute.
1.69Canzon, tu hai a fare un gran vïaggio,
1.70ché in tutto par che cotal vizio regna,
1.71ma a quel che ti disdegna
1.72di' ch'è nimico a Dio, virtute e grazia;
1.73poi di' che poco dura il poco saggio;
1.74che ben ch'un tempo al mal far forte spazia,
1.75di' ch'allor ben si sazia,
1.76e non s'accorge poi, fin che diserra,
1.77che d'improviso cede doppia guerra.
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