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I

Andrea Bellacci (????–????)
Poesie

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1.1Ora che Febo men suo razzi spande,
1.2che Proserpina parte da Plutone
1.3per fare il corso suo veloce e grande,
2.1ed era proprio il tempo e la stagione
2.2ch'io davo al mortal corpo il sonno usato,
2.3udrai ciò che m'aparve in visïone.
3.1E' mi pare mutarmi d'alcun lato
3.2col mio car Giovanni, e cavalcare
3.3in loco ch'altre volte ognun v'è stato.
4.1E come nel cammin suole incontrare
4.2ch'alle volte si conta qualche storia,
4.3a lui mi pare propio recitare,
5.1secondo mi porgeva la memoria,
5.2quando, fatto l'acquisto il gran Teseo
5.3dell'amazone genti, con tal gloria
6.1a Attena ritornando, e come Egeo
6.2il carro trïonfal gli aparechiòne
6.3e come incontro a lui ciascun si féo
7.1e trïonfante per la città andòne,
7.2tanto che giunse al tempio dove stava
7.3l'achiva gente, ch'a lui si mostròne;
8.1e come Evannes, visto lui, plorava,
8.2in atto vedovile scapigliata,
8.3e verso il gran Teseo così parlava:
9.1«Non amirar, signor, la sconsolata
9.2turba che ti si mostra sì dogliosa,
9.3perch'ogni tua vittoria a noi è grata;
10.1ma duolci di Creon la rigogliosa
10.2ira, che ci ha vietato dare il fuoco
10.3a' nostri regi, ch'ognun morto posa»
11.1Fermandom'io a questo dire un poco,
11.2quasi che sotto voce udi' cantare
11.3tal ch'i' sofersi posarmi a quel loco,
12.1e non potendo mai immaginare
12.2onde fussi la voce, se non ch'io
12.3senti' al canto po' risposta dare.
13.1Allora, avendo di veder disio,
13.2essendo d'un gran monte sceso al basso,
13.3tanto che 'l cantar lor me' si sentìo,
14.1legati i cava' nostri a piè d'un masso,
14.2per gire al loco ove sonò la voce,
14.3pedon pedon passando alcun nel passo,
15.1giunti a un fiumicel, ch'assa' veloce
15.2era nel corso suo, ben che l'uscita
15.3contenesse in sé piccola foce,
16.1allora udimo voce pi- spedita,
16.2perché, passat' il fiume con prestezza,
16.3venimo al certo onde s'era uscita.
17.1Volendo adunche aver buona chiarezza
17.2del loco ov'eran quelle voci belle,
17.3è necessario aver più sottigliezza,
18.1ch'avendo agli occhi uman presente quelle
18.2sare' contra fortuna designare
18.3non che dormendo, vagillando in elle;
19.1ma pur intendo a te chiaro mostrare
19.2qual vidi, poi di là fui passato,
19.3chi v'era e dove e chi già vegg' andare.
20.1E' pareami esser giunto in un bel prato
20.2coperto di be' fiori e vagh'erbette
20.3e di vari albuscegli circundato;
21.1è dallato una fonte, che riflette
21.2l'acqua del fiumicel che lo cercunda;
21.3quivi vid'un con arco e con saette.
22.1Allor, con faccia morta e tremebonda,
22.2dissi al compagno mio quasi con grido:
22.3«Chi è quel che di tante frezze abonda?»
23.1E que' rispuose a me: «Egli è Cupido».
23.2Ed io, riconosciuta la faretra,
23.3dissi: «E' debb'esser qui suo proprio nido».
24.1Posati adunche in parte alquanto tetra
24.2per non passare apresso a quello alato,
24.3ché mai a' piè di lui grazia s'impetra,
25.1guardando vidi poi a mezzo il prato
25.2un ballo ornato di tante donzelle
25.3e simile da viri circundato;
26.1è nel mezzo una donna, che di stelle
26.2coperta avie l'amanto in sedia d'oro,
26.3ch'era stupenda cosa a mirar quelle.
27.1E 'mmaginando chi fussin costoro
27.2e qual fusse costei così ornata
27.3e onde procedesse tal lavoro
28.1en mezzo a due, ch'ognun fiso la guata,
28.2stupefatto io adunche di tal cosa,
28.3mi volsi quasi con voce turbata;
29.1dissi: «Compagno mio, tu ch'ogni cosa
29.2intendi: chi è costei, che, fuor del genere,
29.3ha tanta la sua faccia luminosa?»
30.1E que' presto rispuose: «Quella è Venere
30.2e quello è Bacco, ch'è dal destro lato,
30.3Ceres de l'altro, c'ha suo voglie tenere».
31.1E 'l ballo avendo gran pezzo cantato,
31.2con bello inchino alla magna reina
31.3si tirâr tutti, e fêrsi dall'un lato,
32.1e, stando alquanto, una gentil fantina,
32.2acompagnata da un giovinetto,
32.3mosse a cantar con voce alta e divina.
33.1Né prima finîr questi, ch'a diletto
33.2un'altra vidi un lïuto sonare:
33.3non domandar se 'l suon era perfetto.
34.1E cominciâro ambiduo a ballare
34.2sul vago prato, dove, rimirando,
34.3senti' di quelli alcuno nominare.
35.1Per non venire i lor nomi ocultando,
35.2vidi e senti' che' primi ch'eron mossi
35.3a ballare era Ero e 'l suo Leandro.
36.1E i secondi ch'al suon si fùr riscossi,
36.2non facendo al ballare alcun dimoro,
36.3perch'è del loco lor presto rimossi,
37.1questi fùr que' ch'alla fonte del moro
37.2si detton morte cruda e lì finîro
37.3la vita loro in ultimo martoro.
38.1Mossi costor, senti' un gran sospiro,
38.2quando dal destro lato un ballatore,
38.3amando, volse po' gli occhi suo 'n giro.
39.1Costui è quel teban, ch'ancor d'amore
39.2ardeva tutto d'Emilia suo bella,
39.3che sai che fu suo fin di tal dolore.
40.1Po' vidi muovere un con una stella,
40.2ciascun co' crini sparti e rilucenti;
40.3non mi saziavo di rimirar quella.
41.1Costor fùr que' che li crude' tormenti
41.2feron sentir con dolorosi afanni
41.3e disfar Troia infino a' fondamenti.
42.1Vidivi Dido ancor, che' gravi inganni
42.2rimproverava al dispiatato Enea,
42.3ricordando il piacere e li suoi danni.
43.1E simil presso a questa era Medea,
43.2acompagnata dal suo bel Giansonne,
43.3e caldamente con lui si dolea.
44.1Molti e molt'altre più giovani donne
44.2muover vid'io, ch'è numero infinito,
44.3a ballar ivi con alzate gonne.
45.1Vidivi ancora deluso e schernito
45.2Priapo ignudo, quale e' fu trovato;
45.3amando Veste, quella ebbe asalito;
46.1e Troiòlo da Griselda ingannato
46.2e Filis simil dal suo Demofonte,
46.3che mai si ricordò tornalli a lato.
47.1Vidivi un altro con ardita fronte,
47.2che fu morto nel tempio a tradimento,
47.3amando Pulisena a suo mal onte.
48.1Eravi Nesso, ch'a suo piacimento
48.2credette aver la bella Dïanira:
48.3di mirar quella sempre stava attento.
49.1E come alcuna volta l'uom si gira,
49.2veggendo altri far mossa in un momento
49.3per novissima cosa che lo tira,
50.1stando io sopra a me alquanto attento,
50.2per mirar chi di nüovo venisse,
50.3e ritto mi levai, non come lento;
51.1tenendo alquanto mie pupille fisse,
51.2vidi venire un vago giovinetto,
51.3ch'io fra me stesso dissi: «E' fia Narcisse».
52.1Po', rimirando meglio il suo aspetto,
52.2vidi che morte ancor non l'avea tolto
52.3di terra, ond'io più n'ebbi diletto;
53.1e di tanta adornezza era nel volto
53.2che, come Vener l'ebbe rimirato,
53.3subito a' piè di lei si fu racolto.
54.1E li altri, che ballavano sul prato,
54.2cominciaron la festa a radoppiare,
54.3ognuna essendo col suo amante a lato.
55.1E posto alquanto fine al lor ballare,
55.2Vener fé tutte le genti sedere,
55.3facendo cenno di voler parlare,
56.1per farli tutti presto provedere
56.2quel che comanda, dico la reina,
56.3e satisfar di poi al suo volere.
57.1Ed ella presto a sé una fantina
57.2chiamò, dicendo: «Fa' che di be' fiori
57.3faccia una grilandetta peregrina».
58.1Po' parlò forte, e disse: «Ognuno onori
58.2questo vago angioletto di mie gesta,
58.3che vol gustar di mie cib'i sapori».
59.1Allora, cominciata una gran festa
59.2tra costoro onorando quel garzone,
59.3come avea comandato lor maestra
60.1e volendo seguir la condizione,
60.2disiderando aver sua cognizione
60.3e chi era costui, mi fé più inanzi;
61.1e rimirando di nuovo i sembianti
61.2e l'aspetto di questo spiritello,
61.3ch'aveva gli occhi sua pien d'amor tinti,
62.1conobbi ch'eri tu, signor mio bello;
62.2ond'io per tenerezza lacrimai,
62.3temendo morte t'avessi a su' ostello,
63.1e 'ntanto che' mie occhi ristagnai,
63.2el mio compagno disse: «Vedi Corso!»
63.3Non domandar s'allor mi ralegrai.
64.1Sendomi co' pensieri alquanto morso,
64.2vidi quell'angiolella che tornava
64.3colla grilanda in man con lesto corso
65.1e ginocchione a Vener si posava,
65.2dicendo: «Sacra iddea, ecco 'l precetto»
65.3Onde Vener con festa la pigliava,
66.1e fatto in piè levar te, giovanetto,
66.2con amorosi canti enghirlandato,
66.3ti fé levar di tuo luogo in diretto
67.1e 'n cotal forma poi ebbe parlato,
67.2dicendo a ciaschedun: «Costui è quello
67.3che più ch'altri ha mio signor venerato»,
68.1e poi chiamò Cupido, quale snello
68.2si fece avanti, dicendo: «Abbia cura
68.3come saetti a questi tuo quadrello».
69.1E po', per onorar più tua figura,
69.2a ciascun poi si fa comandamento
69.3ch'acompagnasse te per la pianura.
70.1Onde un gran carro di bell'ornamento
70.2fu preparato a tua contemprazione
70.3per onorarti in un picciol momento.
71.1E s'io di ciò ho buona sposizione,
71.2non tornò in Roma alcun mai trïonfante,
71.3che fusse a questo di cumperazione,
72.1atornïato derieto e davante
72.2d'uomini venerandi e valorosi
72.3i quali eron ver te ognun festante;
73.1e quattro palafren ben poderosi
73.2tiravan con dolcenza trïonfale
73.3e suoni e canti erano amorosi.
74.1Io non saprei a chi facessi equale
74.2la bella compagnia che 'l seguitava,
74.3ché 'l numer sare' troppo inumerale.
75.1A questo modo la brigata andava
75.2insino all'orlo di quel praticello,
75.3dove, giugnendo, il carro si fermava.
76.1Un parlò poi, e disse: «Il fiumicello
76.2passar noi non possiam, però che morte
76.3ci ha tolto a valicare il passo d'ello.
77.1E acciò ti stie a mente nostre porte
77.2e che di me il nome ti ricordi
77.3che, come 'l tuo, nel mondo fu già forte,
78.1io sono Ansalon bel, ch'assai più cordi
78.2feci troncare ad altri, e fu' legato
78.3co' lacci di Cupido stretti e sordi.
79.1E costui che m'è qui dal destro lato
79.2col savio Salamone mai difendere
79.3non si poté da quel mal cieco alato.
80.1L'altro è Sanson, che 'l fece tanto accendere
80.2che costretto da lui, fidando in egli,
80.3a suo dispetto bisognossi arrendere;
81.1ed era calvo ancor sanza capelli,
81.2i qual Dalila gli aveva tosati
81.3co' le man femminili e tolti quelli.
82.1Essendo alquanto i viri posati,
82.2la turba ognora venìa crescendo
82.3di giovani e di donne inamorati.
83.1Io dissi al mio Giovanni sorridendo:
83.2«Vedi tu Corso quanto è onorato?
83.3Dunche acostarmi a lui omai intendo».
84.1E mossimi già del primo lato
84.2per passar fra le genti a visitarti,
84.3tanto gaudio presi di tuo stato.
85.1E mossi già i piè per ovviarti
85.2avanti che passassi il fiumicello,
85.3per voler di tal cosa domandarti.
86.1E Filomena sur ogni albuscello
86.2già cominciava a dare il dolce canto
86.3e Febo rifletteva alcun razzello;
87.1Proserpina tornava a Pluto intanto,
87.2abandonando suo corso veloce,
87.3e le stelle nascose erano intanto,
88.1quando senti' gridare ad alta voce
88.2il mio caro compagno, e disse: «Surge!»
88.3E desto vidi già chiaro ogni luce.
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