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1.1L'ascosa fiamma ch'al cor dà più vampo,
1.2credendo in parte anche 'l caldo sfogare,
1.3contra ad Amor mi costrinse a parlare,
1.4dicendo: «Ad acquistar donna mi desti
1.5ch'i' dubbio infin non ottenere il campo,
1.6per ch'impotente a voler più pigliare
1.7di lei ch'i' m'abbia, potrei quel lasciare;
1.8con dolcezza chino dunque si resti,
1.9e se mi fien le tue arte molesti,
1.10son disposto a soffrir fin vita dura.
1.11Potrebbe intanto avvenir per ventura
1.12che' mie dolor, sendole manifesti,
1.13n'are' piatà». Così avend'io detto,
1.14venne Amore, e parlò nel mio cospetto:
2.1«Perché ti duoli a torto or di costei?
2.2non t'ho la nobiltà umilïata?
2.3è 'l saper la virtù di ch'è ornata?
2.4hatti sprezzato mai? o sua bellezza?
2.5ché per minor sceson già 'n terra idei.
2.6Pensal che prima, quando fu creata,
2.7di rose e brine tutta fu formata,
2.8e più fin cosa ch'òr le fé la trezza,
2.9due stelle diede alla fronte vaghezza,
2.10e perle ove 'l parlar frange e raffrena,
2.11e fé lei tutta di leggiadria piena.
2.12Deh, dimmi: or pare a la tuo vil bassezza
2.13degnar ched e' ti sieno umiliate
2.14bellezza, sapïenza e nobiltate?
3.1Non negherai ancor che ti sie tolto
3.2toccar onesto e vederla e parlare;
3.3scelesto! che ne puoi più disïare?
3.4Etti così la mia madre molesta
3.5che ti commuova in appetir sì stolto?
3.6Se di' che sì, la tua viltà si pare,
3.7perché vinto hai tre guerre, e triünfare
3.8debbin or due che 'n ultimo ci resta.
3.9Non aver dunque a lamentar sì presta
3.10la voce; tu ti dai, se hai, tormento! -
3.11«Non più — diss'io — Amor, i' tel consento!
3.12Merzé, perdona e aiuto mi presta,
3.13e se non sai ferir lei perch'è bella,
3.14dà lo stral d'oro a questa, e farallo ella!»
3.15— Canzon, e' t'è mestier più animosa
3.16esser che me o che 'l mio sire Amore
3.17a disarmar di questa donna il core.
3.18Va', prendi l'arme ti darà Cupido,
3.19poi ch'esso teme di sì bella cosa
3.20e 'nfiamma così lei com'el fé Dido,
3.21acciò che, quando io le vorrò por campo,
3.22non truovi modo alcuno a fare scampo.
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