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1.1Amor, da poi ch'i' son drento al tuo regno
1.2e sotto tuo potente signoria,
1.3dirò di te e del tuo gran valore;
1.4e tu, c'ha' 'l mie potere in tuo balìa
1.5e che sai gli afetti del mie core,
1.6deh, fa' che 'l mie parlar sie di te degno,
1.7e non m'avere a sdegno
1.8ch'i' riprenda color c'han di te detto,
1.9tirati da sensibile bellezza!
1.10Lasciando quel che piace all'intelletto,
1.11credendo forse etterne lode darti,
1.12han posto al volgo vil tuo degna altezza,
1.13com'apar per l'antiche e nuove carte.
1.14Or i' sento nomarte
1.15Cupido ignudo, arcieri orbo e alato,
1.16con opositi stral, di Vener nato.
2.1Forse che lor, secondo antic'usanza,
2.2veggendo qui seguir l'innormi efetti
2.3in color che son tutti al senso dati,
2.4stimando certo quelli esser costretti
2.5da superna cagion, furon forzati
2.6d'impor tal nome a tuo degna possanza;
2.7ma certo molto avanza
2.8la tuo virtù i lor folli concetti,
2.9ch'elli fêr dir di te sì stoltamente,
2.10ponendo in te li nostri uman difetti,
2.11dandoti colpa del nostro fallire,
2.12che è, se l'alma, istolta e che consente
2.13al senso, vuole il van piacer seguire;
2.14per che si debbe dire
2.15che tu sia tu, con ciò sia che la fai,
2.16pur ch'ella voglia amar ben sempre mai.
3.1Certo, se que' che 'n te son per amore
3.2avesson rettamente diffinito,
3.3arebbon detto: «Egli è sanza ragione
3.4o certa cupidigia o apitito,
3.5che vien da nostra umana condizione,
3.6se l'alma lascia il suo primo valore
3.7e scende nel furore
3.8bestiale, ove la tira il fragil senso,
3.9quando s'afigge in bellezza aparente,
3.10onde non è, benché gli apaia, immenso.
3.11Quel poter che la tira n'è cagione
3.12diva, distinta e per sé esistente,
3.13che forza l'alma a tale incrinazione;
3.14ma lei per elezione
3.15segue chi tira, e, per soperchio effetto,
3.16nuovo esser prende da fallace oggetto»
4.1Ben fu alcuno che questa elezïone
4.2distinse molto ben, d'amor parlando,
4.3della suo libertà e premio e pena,
4.4per merito e per colpa argumentando,
4.5colpa mostrando l'amor, ch'al mal mena,
4.6merito quel che guida a perfezione;
4.7e, 'n suo distinzione,
4.8contraria qualità pose in amore
4.9chiamandol buono certo; e solo in questo
4.10seguì l'usanza dell'antico errore,
4.11perch'amore è amar dal fin che s'ama.
4.12Distinto esser ben sempre è manifesto,
4.13ché, se quel fin creò, più non si chiama
4.14amor, ma certa brama
4.15sanza ragion, che dà nome a coloro
4.16in cui egli è com'all'avaro l'oro.
5.1Ma e' fu ben che ciascheduno effetto
5.2della radice della suo grandezza
5.3volendo dimostrar, cominciò a dire:
5.4«Amore è 'ncrinazione alla bellezza,
5.5e bellezza è che 'l senso fa 'nvaghire,
5.6e un'altr'è che piace all'intelletto;
5.7quella, ch'è propia oggetto
5.8del senso, è la bellezza corporale;
5.9incorporea è l'altra, e ciascheduna
5.10provoca l'apetito naturale
5.11che è nell'alma, in cui nasce l'amore,
5.12qualora ella si piega all'altra o l'una;
5.13e tal piecare è sempre sanz'errore,
5.14s'ancilla del signore,
5.15del servo non si fa, sanza pensare
5.16all'Esser, sommo ben, per quel ch'apare.
6.1Perché bellezza è grazia che procede
6.2dal Sommo Ben, che l'apetito alletta.
6.3il qual, se 'n lei si ferma o ver lei piega,
6.4per vederla o fermarla dalla retta
6.5via, di natura già non si dislega;
6.6ma, se per mal usarla torce il piede,
6.7nel dritto ordine eccede,
6.8e questo è quel che fa ir l'alma al fondo;
6.9la qual, se mossa con detto apitito,
6.10la bellezza sensibile del mondo
6.11si volta a contemprar, argumentando
6.12la 'ntelligibil poi e l'infinito
6.13amore onde procede; su volando
6.14ascende, tal che, quando
6.15l'esempio scorger può d'ogni bellezza,
6.16quivi s'afigge e nïente altro prezza».
7.1E io ricorro a te, o santo Amore,
7.2che da potenza etterna e da bellezza
7.3procedi e se' cagion che fa venire
7.4l'animo nostro alla divina altezza,
7.5ond'è fatto lontan pel suo fallire,
7.6circundato di tenebre e d'errore.
7.7Voluttà e dolore
7.8sono i rivi del fonte ov'el s'imerge,
7.9ma liquor del tuo lucido sprendore,
7.10che sopr'esso continüo s'asperge,
7.11surger lo fa; ond'apre gli occhi e vede
7.12esser le forme sotto il tuo valore,
7.13l'ordine e l'armonia che ne procede,
7.14ond'a se stesso riede,
7.15e da te si conosce e 'n te si posa,
7.16perché se' ben che trapassa ogni cosa.
7.17— Canzona mia, perché sie mal vestita
7.18e rusticana, non ti ritenere
7.19d'andare a palesarti a tutti amanti,
7.20perché 'l pubrico mal richiede avere
7.21pubrica medicina; e tutti quanti
7.22li saluta dicendo: «I' sono uscita
7.23dell'ermo e son remita,
7.24e vengo a voi per dimostrarvi amore,
7.25a ciò che 'l vostro amar sie sanza errore»
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