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LA CONTESSA MATILDE

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1.1Il pianto delle squille vespertine
1.2per li romani colli si spandea.
1.3Scesa dal suo destrier, fra le ruine
1.4belle, d'un tempio sacro a Citerea,
1.5Matilde, in ferro chiusa il petto e il crine,
1.6presso Gregorio tacita sedea.
1.7E 'l Papa incominciò: — Dimmi, Contessa,
1.8la storia de' tuoi primi anni, promessa. —
2.1— Sì tosto come giunse la novella,
2.2di Lorena venir Fredo il mio sposo,
2.3molti signor' di terre e di castella
2.4dal Po superbo all'Appennin selvoso,
2.5a me ligi, raccolgo, acciò che bella
2.6facesser l'accoglienza e il dì festoso:
2.7e incontro gli muoviam: d'oro i destrieri,
2.8d'oro l'arme lucean de' cavalieri.
3.1Piene le gote avea, la voce esile,
3.2mal sicuro l'andar, grave l'aspetto:
3.3dalle incomposte membra una gentile
3.4aura spirava di velato affetto,
3.5che ad ora ad ora si facea simile
3.6a cupo orgoglio ed a senil sospetto.
3.7Qual tra persone vive incerta idea,
3.8tal fra gli Itali miei Fredo parea.
4.1E miste di latino e di tedesco
4.2strane blandizie andava mormorando.
4.3Ma poi che alfin dall'imbandito desco
4.4gli ebri baroni si venian levando,
4.5dall'ampie sale vergognando i' esco,
4.6e alla Vergine in cor mi raccomando,
4.7madre del bello amor, che le sien grate
4.8le primizie di mia verginitate.
5.1E per mio cenno inginocchioni anch'esso
5.2pregò, da me dettata, una preghiera,
5.3che in buono augurio Iddio, con altre appresso,
5.4passar ci faccia quella prima sera.
5.5Indi, ogni cinto dislacciato, emesso
5.6giuso ogni velo, a lui mi lascio intera.
5.7E d'una cosa sol mi vergognai,
5.8confesso a te: non gli piacere assai. —
6.1La interruppe gemendo a questo passo
6.2Papa Gregorio, e con affetto austero,
6.3— Matilde, — mormorò, — parla più basso,
6.4e chiudi a tai memorie il tuo pensiero.
6.5Il peso della carne è grave sasso
6.6che tira al fondo l'intelletto altero:
6.7e una parola all'anima tranquilla
6.8è d'incendi lunghissimi scintilla. —
7.1Qui, rimettendo della voce alquanto,
7.2rispondea con rossor la pia Contessa: —
7.3di quella notte, e poi dell'altre, o santo
7.4Padre, a te voglio in tutto esser confessa.
7.5Tu mi dirai quant'io rea fossi, e quanto
7.6misera; e in te conoscerò me stessa.
7.7Che del par nuovo parmi al piacer vero
7.8e alla virtù verace il mio pensiero. —
8.1— Sulle dolcezze invan desiderate,
8.2— diss'ei, — la mente tua corta leggiera,
8.3come leggiere pon le sue pedate
8.4per lubrico terren cacciata fiera. —
8.5E di madre e di sposa a sé vietate
8.6narrò le gioie allor la donna altera;
8.7come scoperse il ver, come all'amore
8.8la fantasia s'aprì, si chiuse il cuore.
9.1— Ira ed orgoglio a un tratto in me consunse
9.2l'acre desìo, de' sensi miei tiranno.
9.3Dissi: la tua follia, Duca, presunse
9.4alle grandezze nostre fare inganno.
9.5I corpi che natura non congiunse,
9.6sotto ad un tetto ad abitar non hanno.
9.7Sia perdonanza alle codarde offese,
9.8ma tu ritorna ratto al tuo paese. —
10.1Egli, pien di vergogna e di paura,
10.2se ne tornò di cheto alle sue case.
10.3Sola, né moglie né vergine pura,
10.4co' suoi desir Matelda si rimase.
10.5Né le memorie della sua sventura
10.6giammai le fûr dall'anima sì rase
10.7che, in pensar del passato, ella ancor possa
10.8far che non senta un brivido per l'ossa.
11.1— Ma con l'ardenza del desir pugnava
11.2di delusa l'orgoglio e di contessa;
11.3e il tempo e la preghiera avvalorava
11.4l'alma dai giovanili impeti oppressa.
11.5Poi nelle cure del regnar gettava
11.6me, quasi in mischia ardente, e, in quella pressa
11.7d'acri speranze e di non miei timori,
11.8poco il blandir sentii de' molli amori.
12.1Garzon' leggiadri e nobili guerrieri,
12.2desiderosi della mia bellezza,
12.3con gran diletto entrâr ne' miei pensieri,
12.4e di talun di loro ebbi vaghezza:
12.5ma quai dimessi, e quai soverchio alteri,
12.6in chi acerba la vita, ed in chi mézza:
12.7tal altro avea valor, senno, possanza,
12.8ma del Tedesco mio rendea sembianza.
13.1Le rimembranze mie fatte terrori
13.2mi facean pure a giogo d'uom nemica.
13.3Sempre fra me dicea: duchi e signori,
13.4di chiaro nome e di progenie antica,
13.5ho miei vassalli; e papi e imperatori
13.6posso, avversa, attristar, far lieti amica.
13.7Che potrìa darmi un uom? può far mia sorte
13.8ontosa, s'egli è vil, serva, se forte.
14.1Anima in me romita, esercitai
14.2le faticose gioie dell'impero:
14.3o or indicer battaglia, or chiesa amai,
14.4or castello fondare, or monastero.
14.5Sui toschi monti e sui roman' fermai
14.6pien di guerra e di pace il mio pensiero:
14.7tenni d'Ancona i campi e di Guastalla,
14.8e dove l'Arno e dove il Po s'avvalla.
15.1Né mai dal chiuso petto si partìo
15.2il sospiro dell'anima solinga;
15.3e per la notte lamentava a Dio,
15.4quale su' tetti passera raminga.
15.5Ma (... come stral che di gran foga uscìo,
15.6ch'assai lontan forz'è che il volo spinga)
15.7non si fermava nelle cose vili,
15.8pieno lo sguardo mio d'alte e gentili. —
16.1— Figlia, — Gregorio domandava, — e ora
16.2i tuoi desiri ti dann'eglin pace? —
16.3A cui Matilde: — Ancora, o padre, ancora
16.4l'acuto grido del mio cor non tace. —
16.5Ed ei: — Soffri, infelice, e ti rincora;
16.6ché quel che scalda te, molti disface.
16.7Ogni calice, donna, ha il suo veleno;
16.8e ciascun porta una battaglia in seno.
17.1Scuoter convien da noi gli affetti imbelli,
17.2sì come l'arbor dalle vive frondi
17.3scuote la pioggia, che farà più belli
17.4di nuovo verde i rami e più fecondi.
17.5Nascemmo, o donna, di Gesù fratelli,
17.6a più sublimi affetti e più profondi.
17.7Divelto fiore in un dì si muor tutto:
17.8io vo' rimanga, e vo' ch'alleghi in frutto. —
18.1Tacean cogli occhi a terra: ed ecco un tetro
18.2lume di faci uscir loro alle spalle,
18.3e sonar mesti canti, ed un ferètro
18.4scendere lento vêr la bruna valle.
18.5S'alzò Gregorio, e non fe' motto, e dietro
18.6a quello andò per il solingo calle.
18.7Sul palafren salì Matilde armata,
18.8e scintille mettea l'ugna ferrata.
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