about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books

UNA SERVA

Poesie

PoeTree.it

1.1Verso il monte ascendean dalla pianura
1.2che lungo il tuo bel fiume, Arno, dechina.
1.3L'ombra involvea le falde, in sull'altura
1.4l'aure godean la luce mattutina.
1.5Or appariano ed or tra la verzura
1.6si nascondean, la salmodia divina
1.7cantando a due a due la turba pia;
1.8e il vescovo Zanobi li seguìa.
2.1Benedicean la terra, e buona annata
2.2chiedeva il pio colono al buon Signore.
2.3La primavera sorridea beata,
2.4e tutta la campagna era un amore;
2.5e, di pioggie recenti consolata,
2.6si rinverdiva nell'amato umore
2.7ogni ùmil fronda, ogni foglia novella,
2.8e dire un inno a Dio pareva anch'ella.
3.1Nel pensar che i figli vostri
3.2fìeno, o Padre, liberati,
3.3si sentîro i pensier' nostri
3.4consolati.
4.1Sulla lingua i lieti accenti
4.2abbondâr dal cuore espressi.
4.3Fu il Signor, diran le genti,
4.4grande in essi.
5.1Il Signor fu grande in noi:
5.2la letizia nostra è piena.
5.3Togli, o Padre, i cari tuoi
5.4di catena.
6.1Il torrente innondatore
6.2l'ire omai del flutto ha quete.
6.3L'uom che semina in dolore,
6.4gioia miete.
7.1Mesti andavan seminando
7.2lor sementa: ed or verranno,
7.3e, i manipoli portando,
7.4gioiranno.
8.1Seguitavan chiamando in lor preghiera,
8.2Angeli, il vostro nome, e il tuo, Maria;
8.3e il Battista, pensosa anima austera,
8.4e tutti che sperâr certo il Messia;
8.5e gl'Innocenti, pargoletta schiera;
8.6e i Dodici da Pier fino a Mattia;
8.7e i Romiti, e i Dottor' di sacre cose,
8.8e i Martiri, e le Donne affettuose.
9.1Alto levai
9.2gli occhi, e pregai,
9.3a te che in ciel
9.4dimore,
10.1come famiglio
10.2tien fiso il ciglio
10.3al suo fedel
10.4signore.
11.1Come servente
11.2guarda umilmente
11.3la donna sua
11.4ch'ell'ama;
12.1il nostro amore
12.2guarda, o Signore,
12.3la faccia tua
12.4con brama.
13.1Pietà, buon Dio,
13.2l'onta c'empìo
13.3d'un duolo acerbo
13.4a morte.
14.1D'onta e di pena
14.2nostr'alma è piena,
14.3scherno al superbo
14.4e al forte.
15.1Giungeano a passo lento in cima al colle
15.2ove mostra sue croci e biancheggiante
15.3la cattedral di Fiesole s'estolle
15.4tra 'l verde lieto delle folte piante.
15.5Inginocchion sulle sudate zolle
15.6stavan di molte donne al tempio innante:
15.7e ve n'avea di condizion servile,
15.8mancipii del palazzo vescovile.
16.1Una, che, nuda il piè, pallida il viso,
16.2rossa i labbri, e del corpo estenuata,
16.3gli occhi di mesta pace, e d'un sorriso
16.4di paziente amor le labbra ornata,
16.5con le man giunte, al ciel guardando fiso,
16.6pregava basso con voce accorata,
16.7e, tra nero e sanguigno, avea suggello,
16.8sovra le ciglia, di servil flagello,
17.1al vescovo Zanobi diè negli occhi,
17.2mentre la man tendea benedicente:
17.3poi dentro in chiesa videla in ginocchi,
17.4romita in sé, pregar ferventemente.
17.5Non può, vedendo, che pietà nol tocchi:
17.6così, se in acqua od in vetro lucente
17.7raggio penètra, il suo baglior divide,
17.8e in modesti color' vario sorride.
18.1Compiuto delle preci il ministero,
18.2il vescovo Zanobi per lei manda.
18.3Nuovi dolor' nel trepido pensiero
18.4volge l'afflitta, e a Dio si raccomanda.
18.5Egli con volto tra mite ed austero
18.6la guarda appena, e, — chi se' tu? — domanda.
18.7Dice la giovanetta: — i' son lucchese,
18.8senza padre né madre; e ho nome Agnese. —
19.1— Forse di servo nata? — Oh no, signore:
19.2ingenua, grazie a Dio, la stirpe mia.
19.3E mio padre era un povero aratore
19.4di campicel non suo, lungo la via
19.5che mette alla città. Quando il Signore
19.6ci percosse dell'aspra carestia;
19.7e' patì tanto, e sì le forze afflitte
19.8per campar noi logrò, che ne moritte. —
20.1Tutta nel suo pensier si stette alquanto;
20.2egli pietoso in lei lo sguardo fisse:
20.3— segui, infelice. — Ed ella: — Orfano, accanto... —
20.4e arrossiva e piangeva: e più non disse.
20.5— Orfano, tu dicevi? Accheta il pianto;
20.6dimmi il nuovo dolor che ti trafisse.
20.7Parli a chi ti compiange: apri il tuo cuore:
20.8non il signor, t'ascolta il tuo Pastore. —
21.1— Orfano, accanto al nostro poderetto,
21.2un giovanetto povero vivea. —
21.3Qui si tacque: e 'l Pastor, pio nell'aspetto,
21.4— segui, figliuola. — Agnese rispondea:
21.5— la madre e il padre mio, quel giovanetto
21.6chiamavan sempre all'opre: io ne godea.
21.7Come figliuolo suo l'amavan quelli,
21.8e no' due ci amavam come fratelli.
22.1Quando vide portarsi in chiesa il padre,
22.2non fu men alto il suo del nostro strido.
22.3Poscia de' suoi sudor' me con mia madre
22.4mantenea, di dì 'n dì sempre più fido.
22.5Ma la fame crescea. Quando le squadre
22.6sotto l'insegna dell'Augusto Guido,
22.7di marchigiana gente e di francese
22.8e di toscana nostra, armarsi intese;
23.1pensò che meglio con l'opra guerriera
23.2(misere noi!) ci avria fornito un pane;
23.3e ci lasciò solette a primavera,
23.4per far la guerra in contrade lontane.
23.5E combatté nella battaglia fiera
23.6dove tedesche genti e friulane
23.7fuggiro, è fama, come al vento nebbia,
23.8là presso un fiume che si chiama Trebbia.
24.1Quando si seppe noi della vittoria,
24.2ah che gioioso dì, signor, fu quello!
24.3— Egli riviene a noi, né senza gloria:
24.4lo rivedrem — dicevo — il mio fratello. —
24.5I' vidi ritornar (fiera memoria!)
24.6ricchi di preda que' del suo drappello,
24.7empiendo i campi e il ciel di lieti gridi
24.8che mi ferìan il cor: ma lui non vidi.
25.1Seppi che, nel fervor della battaglia,
25.2toccata il prode non avea ferita:
25.3ma tra' fuggenti, misero! si scaglia,
25.4e, stretto in mezzo a lor, perdé la vita.
25.5A noi due poverette, orbe in gramaglia,
25.6la gente, a' mali nostri impietosita,
25.7povera anch'essa, alcun soccorso dava;
25.8ma la fame crudel continuava.
26.1E mia madre... Or non più. Che importa a voi
26.2di me meschina e della mia sventura?
26.3— Segui, diss'egli, e narra i dolor' tuoi.
26.4Anche in me le sue piaghe apri natura. —
26.5Tacque ella un poco, lagrimando; e poi:
26.6— dal tapinar della sua creatura,
26.7più che dal suo, mia madre consumata,
26.8dopo molto languir cadde malata.
27.1Per procacciarle un po' di pane asciutto,
27.2sola nel letto lasciarla i' dovea.
27.3Ella metteasi inginocchioni, e tutto
27.4quel tempo lo pregava e lo piangea.
27.5Queste parole: benedetto il frutto
27.6delle viscere tue, sempre dicea:
27.7ora, o Madre di Dio, per noi meschine
27.8adesso e all'ora della nostra fine.
28.1Una mattina i' esco, in sulla via
28.2mi metto, e tutto il santo giorno attendo
28.3chi un poco di pan per lei mi dia;
28.4torno la sera a lei, per man la prendo:
28.5e, — piuttosto, — le dico, — o madre mia,
28.6che vedervi languir, vado e mi vendo.
28.7Avremo almen così due soldi d'oro,
28.8che, se mi campan voi, sono un tesoro. —
29.1La derelitta le tremanti braccia
29.2mi cinge al collo singhiozzando, e stretta
29.3con quanta forza avea, stretta m'abbraccia:
29.4— il buon Gesù, — dicendo, — o benedetta,
29.5premio a tua carità trovar ti faccia.
29.6I' sono in fine. Oh non lasciarmi! aspetta
29.7tanto che la mia ultima parola
29.8spiri nel bacio della mia figliuola. —
30.1Ma volle almen Gesù farle più lieve
30.2l'ultimo passo con alcun conforto.
30.3Venne il pievan della vicina pieve
30.4a confortarla (il nostro era già morto);
30.5e, dalla sua bontà scaltrito, in breve
30.6si fu della miseria nostra accorto.
30.7Dar le potetti un po' di cibo, ed anche
30.8con vino inumidir le labbra bianche.
31.1Dicendo, — Iddio rimanga teco, Agnese, —
31.2entrò soavemente in agonia:
31.3e come un sonno languido la prese,
31.4e spirò mormorando Ave Maria.
31.5Ma la benedizion dal ciel non scese
31.6su me con il tuo prego, o madre mia! —
31.7E il vescovo: — Figliuola, allor più pio
31.8è quand'appar vie più sdegnato, Iddio.
32.1Crebbe la fame (non è vero?), ed hai
32.2piegata al giogo la libera fronte. —
32.3— Mia madre e mie sorelle erano omai
32.4nudità, fame, sete, insidie ed onte.
32.5Senza pianto il terren caro lasciai,
32.6e venni alla ventura a questo monte:
32.7e servir chiesi, e nelle forme usate
32.8toglier lasciâmi la mia libertate.
33.1La moneta, mio prezzo, se n'è ita
33.2in suffragio dell'anima di lei.
33.3Nuova degli usi, fuor di me, sfinita,
33.4mal compir le servili opre potei.
33.5Quando vide il signor che di mia vita
33.6troppo misera usura gli darei,
33.7mi mandò sul mercato; e compratore
33.8nuovo il castaldo vostro ebbi, signore. —
34.1Io gli ho pur, — disse il vescovo, — interdetto
34.2verso i miei servi usar punto angheria:
34.3e qualcuno comprar gliene permetto
34.4perch'abbian qui più mite signoria.
34.5Di lividi segnato alcun soggetto
34.6di Zanobi Pastor non vo' che sia. —
34.7Agnese allor: degna di pena, o buono
34.8signor, ben più che non crediate, io sono.
35.1Una stanca tristezza obbliviosa
35.2mi prende; e in mezzo del lavor mi seggio,
35.3e guardo il cielo e piango, e in dolorosa
35.4calma, fremente di pensier', vaneggio.
35.5Al castaldo, che un dì non so che cosa
35.6mi rimbrottava fra sdegno e dileggio,
35.7io, del servil tacere ancor non dotta,
35.8risposi male, e n'ebbi questa botta. —
36.1— Soffri 'l gastigo e il nuovo stato in pace,
36.2disse Zanobi, e con Dio ti consola.
36.3Se non puoi la fatica, o s'altri audace
36.4onta ti fa, ricorri a me, figliuola. —
36.5Ella, lo sguardo fiso a terra, tace;
36.6poi, quasi vergognando, a lui s'invola.
36.7Segue con gli occhi il vescovo pietoso
36.8la già lontana, e si riman pensoso.
37.1Da quel dì, lei venir delle più pronte
37.2alla chiesa, e in un canto orar vedea,
37.3e dal seren della percossa fronte
37.4sparir la tetra margine godea.
37.5Se s'incontrava in lei scendendo il monte,
37.6brevi parole umane le dicea:
37.7ma con tutti del par buono e cortese
37.8servi e serve parea, che con Agnese.
38.1La s'ammalò sul cominciar d'agosto,
38.2men dal lavor che da' gran caldi stanca.
38.3Ei dell'assenza sua s'avvide tosto:
38.4e, — qualchedun di voi, — disse, — qui manca. —
38.5Poiché del mal di lei gli fu risposto,
38.6con voce incerta, che parea pur franca,
38.7— se infermo, — comandò, — servo od ancella
38.8cade de' miei, ne vo' saper novella. —
39.1Ed al castaldo poi: — forse l'avranno
39.2l'opre ingiunte da te stanca e accaldata. —
40.1— Lavorò come l'altre. — E non ve n'hanno
40.2altre con febbre? — Ell'è sola malata. —
40.3— Fu, più ch'a tutte, a lei crudel quest'anno:
40.4con carità vogl'io che sia trattata.
40.5Non che tra l'altre e lei ponghiate guari
40.6divario: a tutti la pietà sia pari. —
41.1Di lei gli cale, e al mal di lei ripensa
41.2con più molle pietà che non vorrebbe.
41.3E di saper sue nuove ha voglia intensa;
41.4e, di lei chiesto un dì, poi gli rincrebbe.
41.5E tra' libri, ne' campi, in chiesa, a mensa,
41.6sente un tumulto in cuor che mai non ebbe.
41.7A passeggiar leggendo esce una sera
41.8verso la casa ove sapea ch'ell'era.
42.1Quasi impensato, un prepotente affetto
42.2condusse a quella stanza i passi suoi.
42.3Com'ella il vide: — oh siate benedetto
42.4che pur vi tocca un po' cura di noi! —
42.5Indi lo prega le si accosti al letto,
42.6e, — vorrei, — dice, — confessarmi a voi. —
42.7Usciron tutti: ed ei l' uscio socchiuso
42.8aperse, e accanto a lei siede confuso;
43.1che le confessa, basso lagrimando
43.2suoi pochi falli e suoi molti dolori:
43.3e della madre gli vien raccontando,
43.4e de' sepolti ed innocenti amori.
43.5Il vescovo dicea: — ti raccomando
43.6non isviar la mente in grati errori.
43.7Figlia, più gravi, quanto men sentite,
43.8del memore desio son le ferite. —
44.1— Come schiantar la rimembranza infitta
44.2dal dolor nuovo e dall'antico affetto?
44.3Vedova pria che moglie, derelitta,
44.4o di servile amor misero oggetto. —
44.5— Chiedi nuovi pensier': chiedili, afflitta;
44.6e Dio te li farà nascere in petto. —
44.7— La bontà vostra sola il pensier mio
44.8ristora. — Or ben, grazie ne rendi a Dio.
45.1Per me prega: e se cosa ti bisogni,
45.2chiedi, e averai di me più che padrone. —
45.3L'assolve, ed esce; e par che si vergogni
45.4delle parole che le disse buone.
45.5Spesso al dolor di lei pensa, e ne' sogni
45.6la vede e nella calda orazione:
45.7sana la prega; ed è ne' desir' sui
45.8ch'ella richiegga confessarsi a lui.
46.1Ciò più volte ella chiese. E più la udiva,
46.2e men se ne partìa di sé contento.
46.3La smania in lei del pianto era più viva,
46.4in lui più fondo e amato il turbamento.
46.5E in rimirarla un lungo ardor sentiva,
46.6una pietà che gli facea spavento.
46.7Un dì, mentre ch'egli esce, ella di grata
46.8tenerezza innocente inebriata,
47.1tese le man' vêr lui fuori del letto,
47.2e fuor con mezza la persona s'erse,
47.3e le giovani braccia e il giovin petto,
47.4mezzo velato da' capei, scoverse.
47.5Quasi a suon di battaglia, a quell'aspetto
47.6raccoglie il pio le sue virtù disperse,
47.7e fugge: ella rimase a tese braccia;
47.8poi con le aperte man coprì la faccia.
48.1E, più che di peccato, vergognosa
48.2è di quell'atto, e dentro si tormenta;
48.3e richiamare il vescovo non osa
48.4che la confessi, e il guardo suo paventa.
48.5E, mezzo inferma ancor, desiderosa
48.6d'uscir si mostra; ed esce, ed è contenta
48.7di rivederlo; ed egli la saluta,
48.8e le domanda se sia riavuta.
49.1I miti soli e la serena brezza
49.2del primo autunno già la riavea,
49.3e dagli occhi la calda giovanezza
49.4e dalle gote languido ridea.
49.5Tal, dopo quete pioggie, in sua verdezza
49.6il crescente arboscello si ricrea,
49.7e dalle foglie trepide rifrange
49.8la luce, e quasi di letizia piange.
50.1Un dì che al bosco, incontro al sol cadente
50.2inginocchiata, e, gli occhi al ciel, pregava,
50.3e passe foglie l'arbore pendente
50.4e luce ed ombra sovra lei versava;
50.5ei di lontan la vide, e mestamente
50.6or il cielo, or la selva, or lei guardava.
50.7Agnese, udito uno stormir, si scosse;
50.8lo vide, e sorse in piedi e vêr lui mosse;
51.1che parlar le volea: ma nel sentire
51.2fruscìo di piedi tra le passe fronde,
51.3nell'alta selva, senza nulla dire,
51.4com'uom ch'è colto in fallo, si nasconde.
51.5Non intese il perché di quel fuggire
51.6l'afflitta, e ne' pensier' suoi si confonde:
51.7e, chiesto di parlargli il dì seguente,
51.8con voce piena del pianto nascente,
52.1gli dice: — O mio signor, che v'ho fatt'io
52.2che voi m'odiate? Se meschina i' sono,
52.3deh non siavi in dispetto il grado mio;
52.4e se in cosa peccai, chieggo perdono. —
52.5Ed egli: — Altro pensier ier mi rapio,
52.6né a te badai. — Gli è ver, voi siete buono,
52.7signor, — diss'ella: — ma chi è che osserva
52.8la presenza e i dolor' d'una vil serva? —
53.1Così se n'esce tra turbata e altera,
53.2come s'ella signora, ei servo fosse.
53.3Né mai commessa grave colpa vera
53.4contra Dio, tanto in lui dolor commosse,
53.5come adesso l'aver con faccia austera
53.6viste sue luci umiliate e rosse.
53.7E s'adira e si cruccia, e sì s'affrange
53.8nella tempesta de' pensier', che piange.
54.1Qual chi stende la mano, e di petecchia
54.2contagiosa il reo gavòcciol senta,
54.3dubbio del certo male, e si rispecchia
54.4entro la spera, e con la man ritenta,
54.5e, spaurito, a scappar s'apparecchia
54.6dall'uncin della morte che lo addenta;
54.7tal Zanobi. E diceva: — ahi sciagurato,
54.8non ti nasconder più: tu se' malato. —
55.1A un'immagin levò di Nostra Donna,
55.2ch'alta sul letto avea, gli occhi languenti.
55.3Ma sostener non può viso di donna,
55.4com'occhio infermo i rai del sol ferventi.
55.5E qual chi teme di morir se assonna,
55.6e pur non puote che non s'addormenti;
55.7tal egli il suo rischio ama, e il suo mal sogna;
55.8né del vincente amor più si vergogna.
56.1Talvolta il buon pensier vien poderoso,
56.2poi, qual suon che digradi, s'allontana.
56.3A que' dì papa Sergio, a cui Formoso
56.4rapir volea l'autorità sovrana,
56.5scelto avea, come in luogo di riposo,
56.6soggiorno nella Marca di Toscana.
56.7Fu lì lì per mostrar più volte a lui
56.8il vescovo gl'infermi pensier' sui;
57.1ma teme nol riprenda, e al cor piagato
57.2troppo crudel rimedio non comande.
57.3Un giorno che, più fosco dell'usato,
57.4male intender parea le altrui domande,
57.5gli disse il papa: — tu mi par' gravato
57.6d'un segreto dolor. — Dolore, e grande
57.7(il vescovo rispose): ed io vorrei,
57.8Padre, leggeste in fondo a' pensier' miei. —
58.1Sergio a lui: — La sua doglia a ciascun preme:
58.2me pur ange, o figliuol, sospetto e sdegno
58.3de' miei nemici e nostri, e cura insieme
58.4dell'alta sede a me commessa indegno. —
58.5Tale risposta al vescovo ripreme
58.6l'affanno dentro, ond'egli il cuore ha pregno.
58.7Però propose non narrar che a Dio
58.8del pudor le battaglie e del desio.
59.1Ma, come a' colpi d'implacato acciaro
59.2grave armatura cede a poco a poco,
59.3e sempre men possente oppon riparo,
59.4e già si smaglia e arrossa in più d'un loco;
59.5così cede al pensier crudele e caro
59.6Zanobi, e anela al duol siccome a gioco:
59.7senza più terror, senza consiglio,
59.8attrae con gli occhi immoti a sé 'l periglio.
60.1Con papa Sergio visitò 'l marchese
60.2Adalberto, e sedette alla sua mensa.
60.3Mentre quant'ha delizie il bel paese,
60.4quanti ricchezza umana agi dispensa,
60.5mira, ode, assaggia, al tuo, povera Agnese,
60.6dolce-arridente lagrimar ripensa;
60.7e quante vede giovani, con pronta
60.8cura, e quasi materna, a te raffronta.
61.1Più pensa, e più delle mortali cose
61.2gl'ingombra il cor la sonnolenta ebbrezza;
61.3e le disperse memorie amorose
61.4raccoglie dell'ardente giovanezza,
61.5e le rintreccia, e di recenti rose
61.6quasi un serto ne fa, che punge e olezza.
61.7Or lambe il reo padule, ed or leggiero
61.8spande l'ali nell'alto, il suo pensiero.
62.1Ma non mai dell'aiuto di Maria
62.2dispera in cor, né la final disfatta
62.3previen colla scorata fantasia;
62.4sempr'erra, e sempre i grati error' ritratta.
62.5Qual chi su lieve tavola si stia
62.6in mar sospeso, e l'onda insana il batta,
62.7sempre il lubrico legno riafferra,
62.8e guarda ansante alla contesa terra.
63.1Ma poi che il papa alfin si fu partito,
63.2torna alla greggia sua l'egro Pastore,
63.3che risolse dell'animo ferito
63.4disvelar la vergogna a un confessore.
63.5Sceglie un prete, nell'armi incanutito,
63.6che gli ultim'anni avea sacri al Signore:
63.7e — a Dio, — comincia, — agli angeli, a Maria,
63.8confesso, e ai Santi, e a te, la colpa mia.
64.1La colpa mia, la colpa mia confesso. —
64.2E narrò la pietà, l'ignudo seno
64.3della fanciulla, il guardo mal represso,
64.4e de' tenui pensier l'acre veleno.
64.5— Figliuol mio, — dice il prete al genuflesso, —
64.6i' pregherò, perché non venga meno
64.7a noi l'esempio tuo. Péntiti; ed io
64.8t'assolvo: in ciel così t'assolva Iddio. —
65.1Più di lunghi consigli o di rampogna
65.2gli andò diritta al cor quella parola.
65.3Tra 'l timore e il rimorso e la vergogna,
65.4del non esser più reo pur si consola.
65.5Tale colui che fiero danno sogna,
65.6che col sonno il terror parte s'invola.
65.7E tal, dopo il fervor della tempesta,
65.8il mareggiar del lungo fiotto resta
66.1(pieno ancor del periglio, il navigante
66.2guarda ora al mare, or alla frale barca):
66.3tal egli col pensier per tutte quante
66.4del non percorso error le vie rivarca.
66.5Di pastor, fatto lupo; osceno amante.
66.6di padre pio; la torba anima cârca
66.7di gelosie, terror', corrucci e scorni;
66.8le notti in pianto, in ignominia i giorni.
67.1Rabbrividìa pensando. In questa, intese
67.2che del palagio un servo giovanetto,
67.3del far gentile e del dolor d'Agnese
67.4preso era, e la chiedea con molto affetto.
67.5Di pena un misto e di piacer comprese,
67.6a quell'annunzio, di Zanobi il petto:
67.7fe' venir la fanciulla; e, più turbato,
67.8ma con più dolce accento dell'usato,
68.1— Agnese, — incominciò, — l'ultima volta
68.2che al mio cospetto a lamentar venisti,
68.3confesso, Agnese, i' t'ho non bene accolta;
68.4di che trafitta, dolorando uscisti.
68.5Non creder già che molto affetto e molta
68.6de' casi tuoi pietà non mi contristi.
68.7Questo dirti volea, figlia e sorella:
68.8poi debbo anche annunziarti una novella.
69.1Un tuo compagno, il giovane Leone,
69.2par che ti voglia bene, e sua ti chiede.
69.3Pensa, figliuola: e se il cor ti dispone
69.4ver lui (buono e' mi par), dàgli tua fede.
69.5Del dubbiar tuo ben veggo la cagione:
69.6prole crear del tuo servaggio erede
69.7non ti dà 'l core. Or t'assicura: Iddio
69.8a ciò porrà rimedio, e il tempo, e io. —
70.1Agnese a lui: — Non so s'io dica o taccia:
70.2ma forse che Leon conosca alcuna
70.3delle bontà che voi m'usate, e faccia
70.4vista d'amarmi per mutar fortuna. —
70.5D'affettuosa, a questo dir, la faccia
70.6del vescovo si fa severa e bruna.
70.7E — credi tu che la pietà, — riprese, —
70.8ch'io del tuo duol mostrai, gli sia palese? —
71.1— Non so: gli è un mio pensier. — Candidamente
71.2disse (e giungea le man') la giovanetta.
71.3— M'accerterò ben io della sua mente, —
71.4dice Zanobi; e la rimanda in fretta.
71.5Men di vergogna che d'orgoglio ei sente
71.6al cuore insopportabile una stretta.
71.7Passeggiava a gran passi: — E che? sarei
71.8favola già, — diceva, — a' servi miei? —
72.1Ma fu breve il bollore: e un più gentile
72.2pensier nella sedata anima scese.
72.3Ritto e fermo dicea con fronte umìle:
72.4— Lo sa Dio, non foss'altri, e sàllo Agnese;
72.5che di me forse ride, e a lei par vile
72.6e stolto affetto quel che a me cortese.
72.7Semplice pare agli atti: ma chi mai
72.8donna conosce? e tu di lor che sai?
73.1Non cercar, sventurato, a quarant'anni
73.2miseria ignota e irrisa e infame e rea.
73.3Pensa a quel tempo che non d'altri affanni
73.4che degli altrui pietà ti possedea.
73.5Salvami, o Madre, da crudeli inganni,
73.6Tu, del sicuro amor serena idea:
73.7sgombra co' rai dell'immortal tuo giorno
73.8la sozza nebbia che mi fuma intorno. —
74.1E, quasi molla che, pigiata, scatti,
74.2da quel breve pregar s'alza mutato;
74.3e in alti affetti e varii e in virili atti
74.4versa ed afforza l'animo turbato.
74.5A Leon parla, e con acuti e ratti
74.6accenti tenta del suo cor lo stato;
74.7e sente (come quei che i veri apprese
74.8segni, in breve, d'amor) ch'egli ama Agnese.
75.1Degl'indugi temente, a sé richiama,
75.2di rivederlo lieta, la fanciulla:
75.3— Vidi Leone, e ti so dir ch'e' t'ama:
75.4il cuor per esso che ti dice? — Nulla. —
75.5— Giovane è pur. — Fin troppo: e in folle brama
75.6di clamorose gioie e' si trastulla. —
75.7— Altri fors'ami. — No. — Migliore sposo
75.8speri? — Pensare all'avvenir non oso. —
76.1— Ma se dal mio dominio ir ti lasciassi
76.2libera sì del capo e sì del cuore? —
76.3Agnese verso lui si fe' due passi,
76.4lieta, con atto che parea d'amore.
76.5Poscia, richiusa in sé, cogli occhi bassi:
76.6— Che farei sola e povera, o signore?
76.7E chi guardare, e chi nutrir vorria
76.8l'orfana inferma giovanezza mia?
77.1Umil, né in tutto a voi spregiata, ancella
77.2starò, finch'altro di me voglia Iddio. —
77.3Ed ei: — così non può durare. — Ed ella:
77.4— Perché durar non puote, o signor mio? —
77.5Quei la sogguarda fiso, e non favella;
77.6ella il rimira in atto incerto e pio;
77.7s'intenerisce, e teme, e non intende,
77.8lui che, fra il dubbio ed il timor, s'accende.
78.1Ed or fuggire con terror vorria,
78.2or accostarsi e prenderla per mano,
78.3aprirle il cor ferito, e l'agonia
78.4sfogar del lungo desiderio insano.
78.5Levò 'l guardo, e all'immagin di Maria
78.6l'affisse; e allor su un seggio più lontano
78.7s'assise brancolando, e, a terra gli occhi,
78.8e le convulse man strette a' ginocchi:
79.1— Agnese, a tal siam noi, che non possiamo
79.2vivere ormai sotto un medesmo tetto.
79.3Serva vederti non poss'io, che t'amo,
79.4t'amo di forte ed inconcesso affetto:
79.5né tenerti potrei, siccom'io bramo,
79.6senza tirar su noi giusto sospetto;
79.7né, che d'infame accusa il cârco resti
79.8sulla memoria mia, tu sosterresti.
80.1Questo non dovre'io farti palese;
80.2ma nol posso celar. — Tacque, e riscosso
80.3quasi d'alto pensier, poscia riprese,
80.4lente abbassando ambe le man: — non posso. —
80.5Duolo, pietà, pudor, facean d'Agnese
80.6il volto ad ora ad or pallido e rosso.
80.7Nuovo quel dire e strano a lei parea;
80.8pure il cor mormorava: i' lo sapea.
81.1Ei seguitò: — se l'ôr ch'ho per te dato,
81.2i' non ricatto, farei dir la gente.
81.3Meglio è facciam le viste che al mercato
81.4ti comperi a danaro un tuo parente.
81.5Quanto bisogni al tuo libero stato,
81.6io vedrò di fornir compiutamente.
81.7E tu, da me lontana, in qual vorrai
81.8solingo luogo, in pace i dì vivrai. —
82.1E la fanciulla allor: — di vostra mano
82.2la libertà, signor, certo m'è cara.
82.3Pur temo forte che, di qui lontano,
82.4la vita non mi sia tetra ed amara.
82.5Ma spero (e prego non sperare invano)
82.6ch'io non sarò del vostro stato ignara. —
82.7— Oh no! — sclama egli. — A Dio chieggo perdono
82.8di mia promessa. Uomo, e non Angel, sono. —
83.1Giunse in breve un de' suoi, che in dì di fiera
83.2la riscattò con l'ôr che gli fu dato.
83.3Agnese venne quella stessa sera
83.4(sì Zanobi volea) prender commiato.
83.5La non parlava, sì turbata ell'era:
83.6e' la guardava come trasognato.
83.7Una povera croce a un nastro appese,
83.8e gliela cinse al collo, e: — questo, Agnese,
84.1questo ti sia memoria, — le dicea, —
84.2del mio dolore. — Ed ella: — o padre mio! —
84.3E la man gli baciava, e soggiungea
84.4infra i singhiozzi, — vi consoli Iddio!
84.5Egli e voi mi perdoni: io son la rea
84.6che tolsi pace a un cuor sì buono e pio. —
84.7— Tu la rea? — esclamav'egli. E le tremanti
84.8labbra beean le lagrime stillanti.
85.1— Dimmi almen che per me Dio pregherai
85.2tutti i dì. — Tutti i dì, con tutto il cuore. —
85.3— Che ne' bisogni a me ricorrerai,
85.4come a fratello? — Oh mio benefattore! —
85.5— Che, se uno sposo Iddio ti manda... — Oh, mai.
85.6Non resta in questo cor luogo ad amore. —
85.7— L'Angel tuo ti protegga: Iddio ti dia
85.8ogni suo bene, Agnese,... Agnese mia. —
86.1Sola nel mondo, Agnese poco visse,
86.2e di febbre e di tedio si consunse.
86.3Venn'egli a lei già 'n fine, e benedisse,
86.4e del sant'olio i labbri e i piè freddi unse.
86.5Lungo al cammin di lui spazio prescrisse
86.6Iddio: m'alfin l'ora beata giunse.
86.7La notte innanzi ch'e' morisse, intese
86.8fioca una voce che parea d'Agnese.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)