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D'UN QUASI CIECO E PRESSO A ESSER VEDOVO

Poesie

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1.1Sole di Dio, la vivida
1.2luce che crea l'aprile e fa l'aurora,
1.3nella pupilla languida
1.4versa di sé pur qualche stilla ancora.
2.1Qual chi da buia carcere
2.2esce all'aperto, e la catena ha seco;
2.3qual chi, l'opaca tunica
2.4toltagli, esclama: or non son io più cieco?;
3.1Tal, come di miracolo
3.2quotidian, ti rende il pensier mio
3.3grazie, e con gioia trepida
3.4dice: I' ti veggo ancor, sole di Dio.
4.1Dal buio che l'attornia,
4.2discerne ancor sulla parete il bianco
4.3raggio posare, e il coglie,
4.4quasi candido fior, quest'occhio stanco.
5.1Ma non distingue il tremulo
5.2scintillar delle stelle, e i bei colori
5.3dell'iride, e il sorridere
5.4de' visi amati, e in mezzo al verde i fiori.
6.1Ah sia continue tenebre
6.2la mia giornata estrema tutta quanta,
6.3purché tu sole all'anima
6.4quaggiù mi resti, oh mansueta, oh santa.
7.1Nel paziente e vigile
7.2senno romita, ed umilmente altera,
7.3tu nel mio verno un florido
7.4ispirasti alitar di primavera.
8.1La man tua fida il povero
8.2cieco sorregga, e di tua mente pura
8.3l'occhio la via gl'illumini,
8.4salvo mi scorga alla mia sepoltura.
9.1Senza di te, cadavere
9.2pien di vivi dolor', che farei io?
9.3Della sua pace il raggio
9.4non mi s'asconda. Orate, Angeli, a Dio.
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