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CXLVI. SULLA MITOLOGIA. AD ANTONIETTA COSTA DI GENOVA, NELLE NOZZE DEL MARCHESE BARTOLOMEO COSTA SUO FIGLIO.

Le poesie liriche

PoeTree.it

1.1Audace scuola boreal, dannando
1.2Tutti a morte gli dèi che di leggiadre
1.3Fantasie già fiorîr le carte argive
1.4E le latine, di spaventi ha pieno
1.5Delle Muse il bel regno. Arco e faretra
1.6Toglie ad Amore, ad Imeneo la face,
1.7Il cinto a Citeréa. Le Grazie anch'esse
1.8Senza il cui riso nulla cosa è bella,
1.9Anco le Grazie al tribunal citate
1.10De' novelli maestri alto seduti
1.11Cesser proscritte e fuggitive il campo
1.12Ai lemuri e alle streghe. In tenebrose
1.13Nebbie soffiate dal gelato Arturo,
1.14Si cangia, orrendo a dirsi!, il bel zaffiro
1.15Dell'italico cielo; in procellosi
1.16Venti e bufere le sue molli aurette;
1.17I lieti allori dell'aonie rive
1.18In funebri cipressi; in pianto il riso;
1.19E il tetro solo, il solo tetro è bello.
1.20E tu fra tanta, ohimè!, strage di numi
1.21E tanta morte d'ogni allegra idea,
1.22Tu del ligure olimpo astro diletto,
1.23Antonietta, a cantar nozze m'inviti?
1.24E vuoi che al figlio tuo, fior de' garzoni,
1.25Di rose colte in Elicona io sparga
1.26Il talamo beato? Oh me meschino!
1.27Spenti gli dèi che del piacere ai dolci
1.28Fonti i mortali conducean, velando
1.29Di lusinghieri adombramenti il vero;
1.30Spento lo stesso re de' carmi Apollo;
1.31Chi voce mi darà lena e pensieri
1.32Al subbietto gentil convenienti?
1.33Forse l'austero genio inspiratore
1.34Delle nordiche nenie? Ohimè! chè nato
1.35Sotto povero sole e fra i ruggiti
1.36De' turbini nudrito, ei sol di fosche
1.37Idee si pasce e le ridenti abborre,
1.38E abitar gode ne' sepolcri e tutte
1.39In lugubri color pinger le cose.
1.40Chiedi a costui di lieti fiori un serto,
1.41Onde alla sposa delle Grazie alunna
1.42Fregiarne il crin: che ti dirà? Secondo
1.43Sua qualitade natural, null'altro
1.44Che fior tra i dumi del dolor cresciuti.
1.45Tempo già fu che, dilettando, i prischi
1.46Dell'apollineo culto archimandriti
1.47Di quanti la natura in cielo e in terra
1.48E nell'aria e nel mar produce effetti
1.49Tanti numi crearo; onde per tutta
1.50La celeste materia e la terrestre
1.51Uno spirto una mente una divina
1.52Fiamma scorrea, che l'alma era del mondo
1.53Tutto avea vita allor, tutto animava
1.54La bell'arte de' vati. Ora il bel regno
1.55Ideal cadde al fondo. Entro la buccia
1.56Di quella pianta palpitava il petto
1.57D'una saltante Driade; e quel duro
1.58Artico genio destruttor l'uccise.
1.59Quella limpida fonte uscìa dell'urna
1.60D'un'innocente Naiade; ed, infranta
1.61L'urna, il crudele a questa ancor diè morte.
1.62Garzon superbo e di se stesso amante
1.63Era quel fior; quell'altro al sol converso,
1.64Una ninfa a cui nocque esser gelosa.
1.65Il canto che alla queta ombra notturna
1.66Ti vien sì dolce da quel bosco al core
1.67Era il lamento di regal donzella
1.68Da re tiranno indegnamente offesa.
1.69Quel lauro onor de' forti e de' poeti,
1.70Quella canna che fischia, e quella scorza
1.71Che ne' boschi sabèi lagrime suda,
1.72Nella sacra di Pindo alta favella
1.73Ebbero un giorno e sentimento e vita:
1.74Or d'aspro gelo aquilonar percossa
1.75Dafne morì; ne' calami palustri
1.76Più non geme Siringa; ed in quel tronco
1.77Cessò di Mirra l'odoroso pianto.
1.78Ov'è l'aureo tuo carro, o maestoso
1.79Portator della luce, occhio del mondo?
1.80Ove l'Ore danzanti? ove i destrieri
1.81Fiamme spiranti dalle nari? Ahi misero!
1.82In un immenso inanimato immobile
1.83Globo di foco ti cangiâr le nuove
1.84Poetiche dottrine, alto gridando
1.85— Fine ai sogni e alle fole, e regni il vero. —
1.86Magnifico parlar! degno del senno
1.87Che della Stoa dettò l'irte dottrine;
1.88Ma non del senno che cantò d'Achille
1.89L'ira, e fu prima fantasia del mondo.
1.90Senza portento senza meraviglia
1.91Nulla è l'arte de' carmi; e mal s'accorda
1.92La meraviglia ed il portento al nudo
1.93Arido vero che de' vati è tomba.
1.94Il mar, che regno in prima era d'un dio
1.95Scotitor della terra e dell'irate
1.96Procelle correttore; il mar, soggiorno
1.97Di tanti divi al navigante amici
1.98E rallegranti al suon di tube e conche
1.99Il gran padre Oceáno ed Amfitriate;
1.100Che divenne per voi? un pauroso
1.101Di sozzi mostri abisso. Orche deformi
1.102Cacciar di nido di Neréo le figlie,
1.103Ed enormi balene al vostro sguardo
1.104Fur più belle che Dori e Galatea.
1.105Quel Nettuno che rapido da Samo
1.106Move tre passi, e al quarto è giunto in Ega;
1.107Quel Giove che al chinar del sopracciglio
1.108Tremar fa il mondo, e allor ch'alza lo scettro
1.109Mugge il tuono al suo piede e la trisulca
1.110Folgor s'infiamma di partir bramosa;
1.111Quel Pluto che al fragor della battaglia
1.112Fra gl'immortali dal suo ferreo trono
1.113Balza atterrito, squarciata temendo
1.114Sul suo capo la terra e fra i sepolti
1.115Intromessa la luce; eran pensieri
1.116Che del sublime un dì tenean la cima.
1.117Or che giacquer Nettuno e Giove e Pluto
1.118Dal vostro senno fulminati, ei sono
1.119Nomi e concetti di superbo riso,
1.120Perchè il ver non v'impresse il suo sigillo,
1.121E passò la stagion delle pompose
1.122Menzogne achèe. Di fè quindi più degna
1.123Cosa vi torna il comparir d'orrendo
1.124Spettro sul dorso di corsier morello
1.125Venuto a via portar nel pianto eterno
1.126Disperata d'amor cieca donzella;
1.127Che, abbracciar si credendo il suo diletto,
1.128Stringe uno scheltro spaventoso armato
1.129D'un oriuolo a polve e d'una ronca;
1.130Mentre a raggio di luna oscene larve
1.131Danzano a tondo, e orribilmente urlando
1.132Gridano — pazienza, pazienza. —
1.133Ombra del grande Ettorre, ombra del caro
1.134D'Achille amico, fuggite, fuggite,
1.135E povere d'orror cedete il loco
1.136Ai romantici spettri. Ecco ecco il vero
1.137Mirabile dell'arte, ecco il sublime.
1.138Di gentil poesia fonte perenne
1.139A chi saggio v'attinge, veneranda
1.140Mitica dea, qual nuovo error sospinge
1.141Oggi le menti a impoverir del bello
1.142Dall'idea partorito e in te sì vivo
1.143La delfica favella? E qual bizzarro
1.144Consiglio di Maron chiude e d'Omero
1.145A te la scuola, e ti consente poi
1.146Libera entrar d'Apelle e di Lisippo
1.147Nell'officina? Non è forse ingiusto
1.148Proponimento, all'arte che sovrana
1.149Con eletto parlar sculpe e colora
1.150Negar lo dritto delle sue sorelle?
1.151Dunque di Psiche la beltade o quella
1.152Che mise Troia in pianto ed in faville,
1.153In muta tela o in freddo marmo espressa,
1.154Sarà degli occhi incanto e meraviglia;
1.155E, se loquela e affetti e moto e vita
1.156Avrà ne' carmi, volgerassi in mostro?
1.157Ah, riedi al primo ufficio, o bella diva;
1.158Riedi, e sicura in tua ragion col dolce
1.159Delle tue vaghe fantasie l'amaro
1.160Tempra dell'aspra verità. Nol vedi?
1.161Essa medesma, tua nemica in vista
1.162Ma in segreto congiunta, a sè t'invita:
1.163Chè, non osando timida ai profani
1.164Tutta nuda mostrarsi, il trasparente
1.165Mistico vel di due figure implora;
1.166Onde, mezzo nascosta e mezzo aperta,
1.167Come rosa che al raggio mattutino
1.168Vereconda si schiude, in più desío
1.169Pungere i cuori ed allettar le menti.
1.170Vien; chè tutta per te fatta più viva
1.171Ti chiama natura. I laghi i fiumi
1.172Le foreste le valli i prati i monti
1.173E le viti e le spiche e i fiori e l'erbe
1.174E le rugiade, e tutte alfin le cose,
1.175Da che fur morti i numi onde ciascuna
1.176Avea nel nostro immaginar vaghezza
1.177Ed anima e potenza, a te dolenti
1.178Alzan la voce e chieggono vendetta.
1.179E la chiede dal ciel la luna e il sole
1.180E le stelle, ma più rapite in giro
1.181Armonioso e per l'eterea volta
1.182Carolanti, non più mosse da dive
1.183Intelligenze, ma dannate al freno
1.184Della legge che tira al centro i pesi;
1.185Potente legge di Sofia, ma nulla
1.186Ne' liberi d'Apollo immensi regni,
1.187Ove il diletto è prima legge e mille
1.188Mondi il pensiero a suo voler si crea.
1.189Rendi dunque ad Amor l'arco e gli strali,
1.190Rendi a Venere il cinto: ed essa il ceda
1.191A te divina Antonietta, a cui
1.192Meglio che a Giuno nel meonio canto
1.193Altra volta l'avea già conceduto,
1.194Quando novella Venere di tua
1.195Folgorante beltà nel vago aprile
1.196D'amor l'alme rapisti, e mancò poco
1.197Che lungo il mar di Giano a te devoti
1.198Non fumassero altari e sacrifici.
1.199Tu, donna di virtù che all'alto core
1.200Fai pari andar la gentilezza e sei
1.201Dolce pensiero delle Muse, adopra
1.202Tu quel magico cinto a porre in fuga
1.203Le danzanti al lunar pallido raggio
1.204Maliarde del norte. Ed or che brilla
1.205Nel tuo larario d'Imeneo la face,
1.206Di Citeréa le veci adempi; e desta
1.207Ne' talami del figlio, allo splendore
1.208Di quelle tede, gl'innocenti balli
1.209Delle Grazie mai sempre a te compagne.
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