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CXXIV. PER LE QUATTRO TAVOLE RAPPRESENTANTI BEATRICE CON DANTE, LAURA CON PETRARCA, ALESSANDRA COLL'ARIOSTO, LEONORA COL TASSO; MIRABILMENTE DIPINTE DA FILIPPO AGRICOLA PER COMMISSIONE DI S. E. LA DUCHESSA DI SAGAN.

Le poesie liriche

PoeTree.it

1.1Nell'ora che più l'alma è pellegrina
1.2Dai sensi, e meno delle cure ancella
1.3Segue i sogni che i raggi odian del sole,
1.4Quattro gran dame di beltà divina
1.5Nel romito silenzio di mia cella
1.6Son venute a far meco alte parole.
1.7Tutte in adorne stole
1.8Splendean varie di foggia. E in varia veste
1.9Quattro al par le seguìan sovrane e gravi
1.10Ombre, in atti soavi
1.11Di tutto amore. Io che adorai già queste
1.12Spesso in marmi ed in tele, immantinente
1.13Le riconobbi: e mi tremò la mente.
1.14La mente mi tremò smarrita e vinta
1.15Di stupor di letizia e di rispetto;
1.16E sclamar volli: — Oh dell'ausonie Muse
1.17Gran padri e duci! — Ma sul cor respinta
1.18Morì la voce; chè il soverchio affetto
1.19L'oppresse e dell'uscir la via le chiuse:
1.20E con idee confuse
1.21La riverenza mi stringea sì forte
1.22Di quelle dive, che i miei spirti attenti
1.23Agli aspettati accenti
1.24Aprìan già tutte dell'udir le porte.
1.25Fatta innanzi la prima, ed in me fisse
1.26Le luci, in dolce maestà sì disse:
1.27— Beatrice son io. Questo d'oliva
1.28Ramo al mio crine sovra bianco velo,
1.29Se ben leggesti, il mostra e il verde manto
1.30E la veste in color di fiamma viva.
1.31Ma perchè la bellezza ond'io m'incielo
1.32Trascende la mortal vista, che il tanto
1.33Non ne potría nè il quanto;
1.34Sculta in tuo cor ne assunsi una terrena.
1.35Guardami ben. — E i' tutto in lei m'affissi:
1.36E intera allor chiarissi
1.37La sembianza che pria venne non piena.
1.38Ma qual si fosse, aperto io nol favello;
1.39Chè velato pensier spesso è più bello.
1.40Ben senza frode al ver dirò che quando
1.41All'attonita mente appresentossi
1.42La simiglianza dell'amato viso,
1.43Come padre deliro lagrimando
1.44Quella divina ad abbracciar mi mossi;
1.45Sì m'avea tenerezza il cor conquiso.
1.46Con un grave sorriso
1.47Ella represse il mio non sano ardire,
1.48E seguitò: — Dell'altre a te venute
1.49Donne d'alta virtute
1.50Ti giovi il nome glorioso udire.
1.51Questa al mio fianco è Laura di Valchiusa,
1.52Lungo sospir della più dolce musa.
1.53A dir quant'era il suo valor vien manco
1.54Ogni umano parlar. Nel suo mortale
1.55Di vero angiol sembianza ella tenea;
1.56Tal che in mirarla ognun guatava al bianco
1.57Omero, attento a riguardar se l'ale
1.58Mettean la punta. E ognor ch'ella movea
1.59Il bel fianco, parea
1.60Spiccar suo volo al regno onde discese.
1.61Colpa dunque non fu se come santa
1.62Cosa adorolla e in tanta
1.63Fiamma d'amore il suo fedel s'accese;
1.64Colpa era non amarla, ed in sì vago
1.65Volto sprezzar del suo Fattor l'imago.
1.66Minor di grido, ma del vanto altera
1.67(E ciò le basta) che suo saggio amante
1.68Fu 'l grande che cantò l'armi e gli amori,
1.69Vedi Alessandra nella terza; e vera
1.70In lei vedi onestate, alto sembiante,
1.71E cortesía che tutti invola i cuori.
1.72Negli adri suoi colori
1.73Vedi il duol di che l'ange un caro estinto.
1.74Vedi in lei tutta, contemplando fiso
1.75Il delicato viso,
1.76Tal di virtudi un misto un indistinto,
1.77Che dicon l'une all'intelletto: ammira;
1.78L'altre gridano al cor: guarda e sospira.
1.79Quel caro volto che guardingo preme
1.80Del cor l'arcano in portamento altero,
1.81Di Leonora il nome assai ti dice.
1.82Regal contegno e amor mal vanno insieme.
1.83Pur la bell'alma nel rival d'Omero
1.84Più che l'uom grande amò l'uomo infelice.
1.85Or che il chiuso le lice
1.86Arcano aprir, l'amor taciuto in terra
1.87Gli fa palese in cielo. Ed ei beato
1.88Nell'oggetto adorato
1.89Dell'ingiusta fortuna obblìa la guerra:
1.90E tuttavolta dell'amata al piede
1.91Trema, avvampa, assai brama, e nulla chiede.
1.92Tali noi vide nella prima vita
1.93Stupito il mondo. La beltà che pêre
1.94E quella che del rogo esce più viva
1.95Sì de' nostri amator l'alma rapita
1.96Infiammar, che levandosi alle sfere
1.97Di ciascuna di noi fece una diva.
1.98Su la romulea riva
1.99Nuovo d'arte portento oggi c'indìa
1.100Pennelleggiando; e fa dubbiare a prova
1.101Se più potente mova
1.102De' colori o de' carmi la balìa,
1.103Tanta in mirarne i riguardanti piglia
1.104Reverenza diletto e meraviglia.
1.105Or tu, di Clio cultor, cui grande amore
1.106I volumi a cercar trasse di questi
1.107Delle italiche Muse archimandriti
1.108(Qui d'un sorriso mi fêr essi onore,
1.109Che allegrommi i pensieri, e di modesti
1.110Li fe a seguirne le grand'orme arditi),
1.111Tu di strali forbiti
1.112Alla lor cote arma la cetra; e segno
1.113Fanne il valor del giovinetto Apelle,
1.114Che di grazie novelle
1.115Crebbe nostra beltà. Mostra che degno
1.116Sei di laudarlo; e de' pennelli il vanto,
1.117Se puossi, adegua col poter del canto. —
1.118Bice sì disse. E a lei di generose
1.119Laudi datrice si fêr l'altre intorno
1.120Col favellar che i grati sensi esprime,
1.121E l'abbracciâr. Poi vòlte alle famose
1.122Ombre il cui labbro così larga un giorno
1.123Spandea la piena del parlar sublime,
1.124Ridir le dolci rime
1.125Godean che fatte a noi le avean sì conte.
1.126Indi presa d'amor con casto amplesso
1.127Ciascuna a un punto istesso
1.128Baciò beata al suo cantor la fronte:
1.129E di sùbiti rai lucente e bella
1.130Ogni fronte brillò come una stella;
1.131Anzi come un bel sole. E tal negli occhi
1.132Del repente splendor l'impeto venne,
1.133Che l'inferma pupilla nol sofferse:
1.134Tutti cadder gli spirti come tocchi
1.135Da fulmine: e stupor tanto mi tenne,
1.136Che in gran buio la mente si sommerse:
1.137Finchè l'erranti e spesse
1.138Forze de' sensi, alle lor vie tornando,
1.139Revocâr seco la virtù che intende.
1.140Sciolto dall'atre bende
1.141Girai lo sguardo; e, gli spiragli entrando
1.142Già dell'imposte il sol, conobbi tutta
1.143L'alta mia vision esser distrutta.
1.144Ma distrutta non è del sentimento
1.145La fervida potenza; e quelle dive
1.146Immagini davanti ancor mi stanno;
1.147Ancor nell'alma risuonar ne sento
1.148Le parole, e dar vita a forti e vive
1.149Fantasìe che volar basso non sanno.
1.150E nondimen non hanno
1.151Penne eguali al tuo vol, spirto gentile
1.152Che ravvivi dell'Angelo d'Urbino
1.153Il pennello divino.
1.154Troppo a onorarti la mia lingua è vile;
1.155Troppo incarco mi dier quelle, il cui velo
1.156Qui fai sì bello che men bello è in cielo.
1.157Ed elle di lassuso alle beate
1.158Donne d'amor ne fan mostra col dito;
1.159Sì che ognuna di te par s'innamori,
1.160E brami d'acquistar nuova beltade
1.161Nelle tue tele. E certo a te spedito
1.162Cred'io qualcuno dai celesti Cori
1.163A triarti i colori,
1.164A insegnar la grand'arte onde si crea
1.165Beltà perfetta, di natura il bello
1.166Armonizzando in quello
1.167Cui rapita nel ciel porge l'idea:
1.168Alta armonìa, sì tua, che già natura
1.169Da' tuoi pennelli ir vinta s'impaura.
1.170Alla gentil che della Neva infiora
1.171Le sponde al folgorar di sue pupille,
1.172Va' riverente, mia canzone, e dille:
1.173— Eccelsa donna che fai tua grandezza
1.174Il santo amor dell'arti,
1.175A riferirti grazie a salutarti
1.176M'invian di loco ove virtù s'onora,
1.177Bice Laura Alessandra e Leonora;
1.178E fra tanta bellezza
1.179Ti pregano esser quinta. — A lei di' questo.
1.180Se chiede perchè vai sì rozza e grama,
1.181Di' che in lutto nascesti, e ch'io di mesto
1.182Vel gli occhi avvolto sol di pianto ho brama.
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