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XXXIX. L'INVITO A NICE, PER LE FESTE NOTTURNE DEL PRINCIPE BORGHESE.

Le poesie liriche

PoeTree.it

1.1Dunque sempre stancar l'avide ciglia
1.2Vorrai di Giulia su le carte, o Nice?
1.3E tanta al cor pietade ti consiglia
1.4Questa bella dell'Alpi abitatrice?
1.5Non biasmo io già la brama che ti piglia
1.6Di saper quanto avvenne a l'infelice:
1.7Duolmi solo, o crudel, che i pensier tui
1.8Non cangi ancor coll'esempio altrui.
1.9Lascia l'amara istoria, e cerca alquanto
1.10Fra men lugubri idee calma e diletto.
1.11Potrai dimani seguitar col pianto
1.12La sventurata al nuzial banchetto,
1.13E mirar come in lei pugni frattanto
1.14Di consorte e d'amante il doppio affetto;
1.15Mentre di qualche lagrimosa stilla
1.16Tu bagnerai, leggendo, la pupilla.
1.17Or ad altro io ti chiamo; or che il cortese
1.18Espero amico e le stelle cadenti,
1.19Lasciando le diurne opre sospese,
1.20Persuadon la veglia ed i contenti,
1.21Laddove il liberal Genio Borghese
1.22Operator di splendidi portenti
1.23Offre al guardo di Roma in bel giardino
1.24Spettacolo giocondo e pellegrino.
1.25Taccia chi gli orti e il lucido castello
1.26D'Armida esalta e d'Alcina fallace;
1.27Chè d'essi alcun non era così bello,
1.28Lodovico e Torquato, in vostra pace:
1.29Nessun li vide, e sol l'ascrèo pennello
1.30Li pinge altrui per quello che gli piace.
1.31Qui d'ognun l'occhio è giudice sincero,
1.32Nè può la lode recar onta al vero.
1.33Vieni: del fiume le propinque rive
1.34Ardon di faci che fugata han l'ombra.
1.35Vieni; e dal core omai le intempestive
1.36D'onor mal noto gelosie disgombra.
1.37Le maggiori del Tebro inclite dive
1.38V'accorron tutte: e tu d'orgoglio ingombra
1.39Di queste in compagnia ti lagnerai,
1.40Se alle ninfe minori immista andrai?
1.41Felice età dell'oro, in cui non anco
1.42Di precedenza il nome si sapea!
1.43Sul cespo istesso allor posare il fianco
1.44Questa ninfa si vide e quella dea,
1.45E su l'erba con piè libero e franco
1.46L'una con l'altra carolar godea.
1.47Perì sì bel costume, e nelle cose
1.48Il fasto poi la differenza pose.
1.49La prima volta il nome udissi allora
1.50Suonar di cavalier di cittadino:
1.51Surse il mutuo disprezzo, e spinse fuora
1.52Chi minor fu di sangue e di destino:
1.53Passò di ceto in ceto, e giunse ancora
1.54La bassezza a tentar del contadino.
1.55Così disparve l'uguaglianza bella,
1.56E di lei non si seppe più novella.
1.57Ma dell'uman costume il vario errore
1.58Tu conosci, o mia Nice, a parte a parte.
1.59Della tua Giulia il caro precettore
1.60Suol di queste vicende ammaestrarte,
1.61Quand'egli di Valais fra il meto orrore
1.62D'alta filosofia sparge le carte.
1.63Quindi che tutto è pregiudizio intendi,
1.64E ad esser dotta e non superba apprendi.
1.65Pur se temi che qui la femminile
1.66Vana alterezza ne ritragga offesa;
1.67Chè del secolo è d'uopo alla servile
1.68Legge piegarsi e conservarla illesa;
1.69Depon la gonna, e in abito gentile
1.70D'imberbe giovanetto t'appalesa;
1.71Togli all'orecchio quelle gemme, e annoda
1.72Le bionde trecce in ondeggiante coda.
1.73Batavo lin sul petto in due si fenda,
1.74Sul petto che in ogni cor pone in periglio;
1.75Coprati il capo un cappellin che stenda
1.76Una dell'ale sul confin del ciglio:
1.77E scuoti indica canna da cui penda
1.78Fiocco alla moda del color del miglio:
1.79Fingi poscia l'andar, che dal Tamigi
1.80Sembri stranier venuto o da Parigi.
1.81Ma vano è il mentir veste e portamento,
1.82Chè il tuo bel volto non terrassi ascoso.
1.83Su te dal capo al piede e cento e cento
1.84Vedrai fissar lo sguardo curioso;
1.85Ed il vetro accostare all'occhio attento
1.86Per ravvisarti l'abatin vezzoso,
1.87Che me scorgendo poi tuo condottiero
1.88Dirà — guarda d'Euterpe il cavaliero. —
1.89D'insolito piacer tutto agitarse
1.90E della giunta tua beltà far fede
1.91Vedrai frattanto il loco, e rinfiammarse
1.92L'aria dovunque tu rivolgi il piede;
1.93E dall'onda con trecce umide sparse
1.94Anch'essa uscir la Naiade che siede
1.95Custode al fonte che nell'ampia vasca
1.96In larga pioggia zampillando casca.
1.97Mille repente incontro ti verranno
1.98Silfi leggiadri e silfidi, che snelle
1.99Nel bel recinto svolazzando vanno
1.100Con dolce gara in guardia delle belle.
1.101Molti all'ingresso ad aspettarti stanno,
1.102Che li prevenne il tuo fedele Arielle;
1.103Famoso silfo, che per tua ventura
1.104D'amor nel regno la tua sorte ha in cura.
1.105Nobile è il suo natale, e sesso e volto
1.106Egli ebbe pria di donna di capriccio:
1.107Servì Belinda sul Tamigi, e molto
1.108Pianse con essa sul rapito riccio:
1.109Passò quindi alla Senna; ed ivi avvolto
1.110Stette gran tempo in qualche affan massiccio,
1.111Poichè fur tosto al suo pensier fidate
1.112Le tolette più illustri ed onorate.
1.113Ma sazio poi della follía francese,
1.114Degl'incostanti ed affettati amoti,
1.115Venne errando in Italia; e più d'un mese
1.116Passovvi inoperoso e senza onori.
1.117Qui alfin, mia Nice, a custodir te prese,
1.118Le tue fettucce i nèi le spille i fiori;
1.119E a' suoi fratelli ei diede ora avvertenza
1.120Di star pronti di Nice all'accoglienza.
1.121Son dugento e non più li destinati
1.122Dal sollecito Arielle a starti appresso.
1.123Gli altri volano in altro affaccendati,
1.124Chè tutti non han poi l'uffizio istesso.
1.125Parte nei grandi lampadar gemmati
1.126Veglia in difesa d'ogni rio successo,
1.127Cauti osservando che incivile assalto
1.128D'aura le cere non ammorzi in alto.
1.129Parte la luce in tondi vetri e tersi
1.130Di colorate linfe orna e recinge;
1.131Essa passando per gli umor diversi
1.132Ne rapisce i colori e in lor si tinge,
1.133E or verdi o rossi ed or turchini o persi
1.134Soavemente all'occhio li sospinge.
1.135Parte su vaghe seriche pitture
1.136Scherza intorno a ridevoli figure.
1.137Altri d'aspetto placidi e modesti
1.138Seguon donna gentil dolce di volto,
1.139Dolce d'occhi e d'accenti e in negre vesti
1.140Per la cognata che gli Dei le han tolto.
1.141Tali gli Amori un dì confusi e mesti
1.142Per le vie d'Amatunta in drappel folto
1.143Seguìan vestita a bruno Citeréa,
1.144Che sull'estinto Adon egra piangea.
1.145Altri, e sono i più destri, intorno stanno
1.146Assistenti a danzar con gelosìa:
1.147Bòccoli e piume assicurando vanno
1.148Con lunghe spille ovunque d'uopo ei sia,
1.149Onde le ninfe nel saltar che fanno
1.150Non le sforzino a uscir di simmetria:
1.151Quale ha in cura i pendenti, e qual sul petto
1.152Si riposa di fior sopra un mazzetto.
1.153Ma che pro, se non ponno il lusinghiero
1.154Sguardo impedir d'un periglioso amante?
1.155Se una parola un riso menzognero
1.156È spesso i cuori a scompigliar bastante?
1.157Se il sangue si conturba ed il pensiero
1.158Ad un infido a una rival davante?
1.159Se uno strigner di man talvolta impegna
1.160In nuovi lacci e a scior gli antichi insegna?
1.161Tu non per questo ricusar la danza,
1.162Chè il ricusarla può dolerti assai.
1.163Forse qui mesti e privi di baldanza
1.164I traditi amatori incontrerai:
1.165Non degnarli d'un guardo, e fa' sembianza
1.166Di non averli conosciuti mai:
1.167Pietà non merta chi fedel pretende
1.168Una beltà d'amor nelle vicende.
1.169Io lo so, chè sul fiume Eridanino
1.170Tai cose m'insegnò prima Amarille:
1.171Accolto poscia sotto il ciel latino,
1.172Un'altra volta le imparai da Fille.
1.173E se palese or leggo il mio destino
1.174Nel raggio ingannator di due pupille,
1.175Apprenderò tra poco anche da Nice
1.176Che bella e insiem costante esser non lice.
1.177Ma non sperar ch'io poi pianga, o crudele,
1.178Il danno di trovarti alfin spergiura:
1.179Il danno sarà tuo, che un cor fedele
1.180Perdi, e solo di me fia la ventura.
1.181Rompere non m'udrai colle querele
1.182Gli alti silenzi della notte oscura;
1.183Ch'io tranquillo e col piè senza catene
1.184Farò ritorno in Pindo alle Camene.
1.185Io voglio di coturno allor calzarmi
1.186E d'altro serto cingermi la fronte,
1.187Chè sazio io son di pastorali carmi
1.188E dei mirti di Flacco e Anacreonte.
1.189Di me maggiore io già divento; e parmi
1.190Che d'Ippocrène si dilati il fonte,
1.191Parmi che cresca la montagna e metta
1.192Vicino al sole la superba vetta.
1.193Corbi di Pindo, che d'invidia macri,
1.194Disonor del santissimo Elicona,
1.195Mordete i cigni con rostri empi ed acri,
1.196Come il villan desío vi punge e sprona;
1.197Tentate indarno di strapparmi i sacri
1.198Lauri che al crin mi fanno ombra e corona.
1.199So che inerme mi dite, e sol dell'arco
1.200Sol della lira altrui sonante e carco.
1.201Ma se inferma è l'etade ed il consiglio,
1.202Il tergo è armato di robuste penne;
1.203Nè fia ch'indi le svella il vostro artiglio,
1.204Che temerario a minacciar mi venne.
1.205Con queste il petto mio l'urto e il periglio
1.206Spesso affrontò dei venti, e lo sostenne;
1.207E con queste varcar più in alto io spero
1.208Al crescere degli anni e del pensiero.
1.209Benchè or vana è la speme, or che assiso
1.210Stommi con Nice d'un bel mirto al rezzo,
1.211Dannato d'un sospiro o d'un sorriso
1.212A bilanciar minutamente il prezzo.
1.213Nè fra' mendaci incanti d'un bel viso,
1.214A tante fole a tanti nulla in mezzo,
1.215Sciorre m'è dato sull'ascrèe pendici
1.216Un canto degno de' Borghesi auspìci.
1.217Magnanimo signor, di versi eletti
1.218Io largo dono, se nol sai, ti deggio.
1.219Tu le fresc'ombre de' Pincian boschetti
1.220Schiudi al mio dolce vespertin passeggio
1.221Io spesso fra i grati ermi ricetti
1.222Cultor romito delle Muse io seggio,
1.223L'estro invocando che col suon dell'onda
1.224S'ode cheto venir tra fronda e fronda.
1.225Io canto: e allor si fermano a sentire
1.226Gli augei su i rami, e le dee boscherecce;
1.227Da questo e da quel lato per udire
1.228Traggono il viso fuor delle cortecce;
1.229E senza paventar gli assalti e l'ire
1.230Dei Fauni arditi lisciansi le trecce,
1.231Dando grazia al signor prima del loco,
1.232Poscia al poeta che le desta un poco.
1.233Ma torneran confuse a rinserrarsi
1.234Dell'albero natío dentro la tana,
1.235Quando vedran dalla città versarsi
1.236Cocchi e destrier per tutta la pinciana,
1.237E trascorrere fremere affollarsi
1.238La popolosa gioventù romana
1.239Laddove in teatral circo il piacere
1.240S'offre in vaghe moltiplici maniere.
1.241Questo nel largo nobile girone,
1.242Che saldo nel terreno il perno innesta,
1.243Va d'un destrier di legno a cavalcione
1.244Sospinto a cerchio da man forte e presta:
1.245Le frecce al fianco ha nel turcasso; e pone
1.246Attentamente la sua lancia in resta,
1.247Ed or infilza i discendenti anelli,
1.248Or vibra il dardo in sferici cartelli.
1.249Chi monta sopra una capace barca
1.250Che da due tronchi ciondolando pende,
1.251E d'allegra brigata ingombra e carca
1.252Da poppa a prora or sale in alto or scende:
1.253Chi sopra il raggio d'una rota varca
1.254Rapido all'aria e penzolon la fende,
1.255O la persona d'equilibrio tolta
1.256Va roteando in vaga giravolta.
1.257Tal forse, ma serbata ad altro uffizio,
1.258È nell'inferno d'Ission la rota,
1.259Che laggiù per altissimo giudizio
1.260Non fia che resti un sol momento immota:
1.261Folle! che tenta violar l'ospizio
1.262Di Giove, e non sa come egli percota:
1.263Vittima ei giacque degli eterni strali:
1.264Imparate pietà quinci, o mortali.
1.265Ma mentre io parlo, tu i virili arnesi
1.266Già vesti, o Nice, e un damerin già sei.
1.267Andiam: nei nuovi vestimenti presi
1.268Quanto splendi più bella agli occhi miei!
1.269Andiam: tu sempre coi pensieri intesi
1.270A tramar frodi a guadagnar trofei,
1.271Cercherai negl'inganni e nell'amore
1.272Al deluso tuo vate un successore.
1.273Ed io, se grazia un bel desire impetra,
1.274Farò di più sublimi idee tesoro,
1.275Onde questo emendar su miglior cetra
1.276Mal affrettato aganippèo lavoro,
1.277Ed il gran Genio di Borghese all'etra
1.278Alzar sull'ali d'un bell'inno d'oro;
1.279Genio che ogni altro avanza e signoreggia,
1.280E qual di Cassio e d'Adrian pareggia.
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