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XXXII. SOPRA I DOLORI DI MARIA VERGINE.

Le poesie liriche

PoeTree.it

1.1Non è questo il Calvario? e non son queste
1.2Le ferali di morte ombre angosciose?
1.3Io sento l'aure taciturne e meste
1.4Gemer tra i cedri e tra le querce annose,
1.5E fin dai fondamenti ultimi e cupi
1.6Commosse introno traballar le rupi.
1.7Oh flebil monte! oh flebili tenèbre!
1.8Qual gelido spavento il cor m'agghiaccia?
1.9Veggo di nube pallida e funèbre
1.10Il sol coprirsi per terror la faccia,
1.11Di mirar ricusando il tuo delitto,
1.12Empia Sionne, e il suo Fattor trafitto.
1.13Egli alfine spirò. Lagrime, uscite
1.14In larga vena ad innondarmi i rai:
1.15E voi balze petrose, ah, non mi dite
1.16Come spirò; ch'io già l'intesi assai:
1.17E tu per poco, o ciel, lascia ch'io veggia
1.18Fra quali oggetti il mesto sguardo ondeggia.
1.19Chi è colei che al duro tronco appresso,
1.20Atteggiata di doglie e smorta in viso,
1.21Immobil stassi al par del tronco istesso,
1.22Con gli occhi volti all'innocente ucciso?
1.23L'ambascia acerba che sul cor trabocca
1.24Ogni accento le tronca in su la bocca.
1.25Al sembiante divin, su cui repente
1.26Si distese un cor pallido e fosco,
1.27Se il giorno incerto al guardo mio non mente,
1.28Misera genitrice, io ti conosco.
1.29Ah, qual ti trovo? Tu non sei più quella
1.30Ch'eri poc'anzi, sì leggiadra e bella.
1.31Dov'è la faccia rilucente e schietta
1.32Qual roseo volto di nascente aurora?
1.33Bianca come la luna, e al pari eletta
1.34Del sol che i colli e le campagne indora?
1.35Sparì, qual raggio nell'orror di notte
1.36Che guizza fra le cieche ombre interrotte.
1.37Così dunque tu sei la fortunata,
1.38La benedetta fra l'ebree donzelle?
1.39Così ten vai di glorie incoronata
1.40Del ciel regina a passeggiar le stelle?
1.41Già dileguossi la tua gioia: e solo
1.42Sei fatta albergo d'amarezza e duolo.
1.43— Verrà la punta d'un acuto acciaro,
1.44Simeon disse, a trapassarti il core:
1.45E tu sarai di lungo pianto amaro
1.46Dotata un giorno e di crudel dolore. —
1.47Ahi, che il presagio per tuo rio tormento
1.48Fu pieno d'un funesto adempimento!
1.49Lidi arenosi dell'estrema Egitto,
1.50Voi la vedeste oppressa di paura
1.51Fuggir col figlio e collo spirto afflitto
1.52In fra il silenzio della notte oscura:
1.53D'ogni fronda il tremar, d'ogni aura il fischio
1.54Moltiplicava alla sua tema il rischio.
1.55Si rallegrò la paretonia riva,
1.56Esultarono i colli, e fuor del fiume
1.57Dall'ignote spelonche il Nilo usciva
1.58Per riverenza all'appressar del nume:
1.59Tacquer d'Iside i sistri e la cortina
1.60Su la novella deità vicina.
1.61Tu intanto, richiamando al tuo pensiero
1.62L'ira d'un re spietato e i tradimenti
1.63Onde sparser di sangue ampio sentiero
1.64Di Betelemme i pargoli innocenti,
1.65Scossa dal tristo immaginato oggetto
1.66Stringervi il figlio inorridita al petto.
1.67Ma che giovò d'un truce empio tiranno
1.68Scampar l'ingordo insidioso artiglio,
1.69E col prezzo crudel di tanto affanno
1.70Fuggitiva salvarti il caro figlio;
1.71S'egli vittima al fin cadèr dovea
1.72Della rabbiosa crudeltà giudea?
1.73Miralo tutto sanguinoso e pesto,
1.74Scarnato i fianchi, illividito e nero.
1.75Ahi, che il grande spettacolo funesto
1.76Fa ribrezzo e paura anche al pensiero!
1.77Questo, o madre, è il tuo figlio? è questo il viso
1.78Già delizia ed amor del paradiso?
1.79Qual avido leon che un agnelletto
1.80Ancide, e lorda le grand'ugne e i denti,
1.81Così l'ebreo perverso e maledetto
1.82Su queste incrudelì membra innocenti.
1.83Povero redentor, povero core,
1.84Quanto ti costa un infinito amore!
1.85Mesta in mirarti la Pietà superna
1.86La mano agli occhi per l'orror si mette:
1.87Sola resiste la Giustizia eterna
1.88Che rovescia su te le sue vendette:
1.89Ma questa è l'ostia che l'ingrata e rea
1.90Umanitade al suo fallir chiedea.
1.91Ecco il serpe di vita; ecco quel sasso
1.92Che Dio spiccò dalla pendice aprica
1.93De' monti eterni, e rotolando abbasso
1.94L'idolo infranse della colpa antica.
1.95Colpa felice e bella, che d'un tanto
1.96Riparatore meritasti il vanto!
1.97Ei vuotò sino al fondo il vaso orrendo
1.98Nel fiele babilonico temprato:
1.99Ed in quel nero calice tremendo
1.100V'era il tossico ancor del mio peccato:
1.101Questo, più che l'altrui, fu il rio veleno
1.102Che l'alma tutta gli sconvolse in seno.
1.103Quell'urto intelligenza alta d'amore
1.104Dal sen del figlio propagò, e sospinse
1.105Spietatamente della madre al core,
1.106Che d'orrore agghiacciossi e si restrinse.
1.107Così alla madre ed al figliuol trafitto
1.108Fu crudele egualmente il mio delitto.
1.109Ed io resisto ancora? e la superba
1.110Fronte ancor alzo a sì lugùbre oggetto?
1.111A me, Vergine, a me la spada acerba
1.112Che a te stridendo si piantò nel petto!
1.113Guarda questo mio cor quanto è orgoglioso,
1.114Quanto ai sospiri e al lagrimar ritroso!
1.115Qui svenarlo io risolvo; e a poco a poco,
1.116Finchè le brame del dolor sien paghe,
1.117Arder lo vuò di caritade al foco,
1.118E poi chiuderlo dentro alle tue piaghe:
1.119Ivi in mezzo alle pene e all'amarezza
1.120Perderà il fasto e la natìa durezza.
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