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XX. ALL'INCOMPARABILE CLIMENE TEUTONICA AUTONIDE SATURNIANO (V. MONTI).

Le poesie liriche

PoeTree.it

1.1Autonide pastor dentro le mute
1.2Di rinchiuso orride tane
1.3All'eccelsa Climene invía salute.
1.4Bramo saper se ben filate e sane,
1.5Donna gentil, da che partii, la Parca
1.6Al subbio tuo vital torce le lane;
1.7Se più di lento umor tumida e carca
1.8Va la tua gamba, o se Esculapio o il caso
1.9Alfin gir fálla d'ogni morbo scarca:
1.10Poscia intender desío se tolto e raso
1.11T'hai dalla mente il più fedel poeta
1.12Che per te lauri al crin cinga in Parnaso.
1.13Guardi il ciel che sì in odio all'indiscreta
1.14Fortuna io vegna, che de' mali miei
1.15Tanto ella possa andar superba e lieta.
1.16Sebben, credilo a me, quando costei
1.17Comincia i figli a perseguir d'Apollo
1.18E la mano lor caccia entro i capei,
1.19Mai così presto non si placa: io sollo;
1.20Chè, dal dì che di Pindo in su l'aprica
1.21Balza presi a portar la cetra al collo,
1.22Sempre avversa mi fu sempre nemica,
1.23E l'eliconio colle da per tutto
1.24Mi cosparse di triboli e d'ortica;
1.25Onde non altro poi ne colsi il frutto,
1.26Che molto pentimento e molti affanni,
1.27Poco di laude e molto di costrutto.
1.28Venne per giunta a crescerne i malanni
1.29Quel tristo di Cupido, e col suo foco
1.30Più d'una volta mi fe caldi i panni.
1.31Ben fu propizio al cominciar: ma poco
1.32Conforto ebbe la fiamma in sen concetta;
1.33Chè un satiro, tu il sai, turbommi il gioco.
1.34Qual sarà il ferro la mazza accétta,
1.35Iniquo satiraccio, che t'accoppi,
1.36E unisca alla comun la mia vendetta?
1.37Ma buon per me ch'ora in amor son zoppi
1.38Li desir nostri, e che per le mie labbia
1.39Non è questo il più amaro dei siloppi.
1.40L'esser dannato alla deserta sabbia
1.41D'una spiaggia, di cui già non cred'io
1.42Ch'altra più scelerata al mondo v'abbia;
1.43Oh questo sì è un supplicio, che, per dio,
1.44Arrabbiar fammi e bestemmiar di core
1.45E il destin maledire acerbo e rio.
1.46Fra Sarmati e Getùli o fra l'orrore
1.47Chiuso io non son di pontiche paludi,
1.48Come Nason maestro esul d'amore;
1.49Ma fra genti però sì sconcie e rudi,
1.50Sì ferine d'aspetto e di costumi,
1.51Sì sgarbi e di talenti così crudi,
1.52Che se ben sopra d'esse aguzzi i lumi,
1.53Tu figlie le dirai d'orsi e leoni
1.54O di ghianda pasciute o d'irti dumi.
1.55Se a parte ognuno a contemplar ti poni,
1.56Di volto liberal puoi due contarne;
1.57Che il resto è un brutto stuol di Lestrigoni.
1.58Le donne poi, chè fede io posso farne,
1.59Han le sembianze sì bizzarre e brutte
1.60E così rancia e ruvida la carne,
1.61Che non v'è rischio che giammai corrutte
1.62Sien le caste mie voglie e ch'io le tocchi,
1.63Se fossi peggio ancor di Ferrautte.
1.64Onde adesso men vo di lingua e d'occhi
1.65Sempre modesto, nè timor mi piglio
1.66Che in me Cupido le sue punte scocchi.
1.67Passo i giorni illibati; e come giglio
1.68La coscienza ho bianca; e se volessi,
1.69Non saprei come porla in iscompiglio.
1.70Lunghe le orazion, devoti e spessi
1.71I digiuni: e così fo che s'emende
1.72Ogni grave peccato ch'io commessi.
1.73Sto sempre in casa; e intando, o che s'imprende
1.74A dir dei salmi o che della Madonna
1.75La coroncina dalle man mi pende.
1.76In somma in battagliar mai non s'assonna
1.77Colla carne col mondo e col demonio,
1.78Che dello spirto uman tanto s'indonna.
1.79E ch'altro deggio io far? Forse l'aonio
1.80Plettro in mano recarmi, e dalle corde
1.81Trarne quindi un gentil carme bistonio?
1.82Le Muse al mio pregar avverse e sorde
1.83Van lungi, chè malarsi hanno paura
1.84Su queste sponde pestilenti e lorde:
1.85Fugge da me l'antico estro, e la pura
1.86Sua luce esporre all'aria ei non s'attenta
1.87Per lo timore che diventi oscura:
1.88La bella in somma poesia paventa
1.89Passar per queste bande, ove l'eterno
1.90Gracidar delle rane il ciel tormenta.
1.91Pensa mo adesso in questo nuovo inferno
1.92Qual dall'inerzia sonnacchiosa or fasse
1.93De' miei spirti febèi crudo governo!
1.94Le fibre in capo si allentaro, e casse
1.95D'estro e di forze immaginose e pronte
1.96Divenner più che mai languenti e lasse.
1.97Il lauro mi si è secco in su la fronte,
1.98E par che amara al labbro mio zampilli
1.99L'onda che versa d'Aganippe il fonte.
1.100La cetra, in pria sì dolce, ora di strilli
1.101Un certo suon mi rende, che all'orecchio
1.102Sembra il fregar di chiodi e di lapilli.
1.103Talchè se in questo stato io più m'invecchio,
1.104Indarno a celebrar gli alti imenei
1.105Del marchese Camillo io m'apparecchio.
1.106Apollo, se al tuo soldo i giorni miei
1.107Giammai con laude io spesi, e se fui degno
1.108Di ber tra colti vati ai fonti ascrèi;
1.109Deh, tu conforta il mio depresso ingegno:
1.110Qual lode acquisterai se in tal periglio
1.111Or mi lasci così senza sostegno?
1.112Già tutta de' poeti è in iscompiglio
1.113La santa schiera, e sul canoro monte
1.114Alla cetra qua e là danno di piglio.
1.115Altri corre del molle Anacreonte
1.116La soave a temprar lira amorosa,
1.117Tutto vezzi dal piè sino alla fronte:
1.118Sul letto nuzial l'idalia rosa
1.119Spargon le Grazie intanto, e Amor con loro
1.120La zona virginal scioglie alla sposa.
1.121Altri versa pindarico tesoro
1.122Di carmi che vestiti alla tebana
1.123Scendon veloci su le corde d'oro:
1.124Ed or dipinge in maestà sovrana
1.125Il Po fuor d'acqua infino ai lombi alzato
1.126Che plaude al gran connubio e l'onde appiana:
1.127Ed or sui vanni rapidi portato
1.128Di molt'aura dircea di là dal sole
1.129Franco si spinge a ragionar col Fato:
1.130Nè arresta il suo cammin, finchè non vole
1.131In grembo all'avvenir e a suo talento
1.132Fuor ne tragga l'eletta inclita prole.
1.133O di poetico estro alto portento!
1.134Ecco all'ascrèo profeta i sacri arcani
1.135Del futuro svelarsi in un momento:
1.136Ecco uscir da quell'ombre i ciamberlani,
1.137I gravi senatori, i marescialli,
1.138Gl'invitti colonnelli, i capitani,
1.139Che al fulminar di sciable e di metalli
1.140Di turco sangue un giorno inonderanno
1.141Le fatali alla Tracia ungare valli.
1.142Quindi nobile mostra di sè fanno
1.143Monsignori e arciveschi e quei che Roma
1.144Vestirà un giorno di purpureo panno,
1.145Onde onor cresca al soglio che si noma
1.146Da lui che a Malco con acciar tagliente
1.147L'orecchia allontanar fe da la chioma.
1.148Fuor d'ogni gorgo poi balzan repente
1.149Le glauche ninfe, e con gentil fragore
1.150Laura e Camillo replicar si sente;
1.151E lui de' cavalier dicono il fiore,
1.152E lei per sangue e dolci atti leggiadri
1.153Primo splendor dell'eridanie nuore:
1.154E a te, Climene, che de' tuoi gran padri
1.155Vinci la fama e la virtù, dan vanto
1.156Della più grande fra l'ausonie madri.
1.157Deh che tardi del ciel la reggia intanto
1.158A noi te invidi, eccelsa anima rara,
1.159Nè sì veloce affretti il nostro pianto.
1.160Lungo tempo qui resta; e di Ferrara
1.161E di me tuo poeta in Elicona
1.162Ai caldi voti ad avvezzarti impara.
1.163Sol per te questa cetra in man mi suona:
1.164E finchè questa penderammi al collo,
1.165Tu avrai di carmi lucida corona,
1.166Se al giusto prego non è sordo Apollo.
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