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XIX. AD UN AMICO CHE PRENDEVA MOGLIE.

Le poesie liriche

PoeTree.it

1.1— Mancano precipizi e rupi alpestri?
1.2Manca un ferro, un veleno, onde tu pêra?
1.3Mancano travi, mancano capestri,
1.4S'hai desío d'una morte infame e nera,
1.5Senza che debba sconsigliato e stolto
1.6Cercar per manigoldo una mogliera? —
1.7Così all'amico Postumo rivolto
1.8L'ingiurioso Giovenal dicea,
1.9Sul sesso imbelle rabbuffando il volto:
1.10E nel fiele di rabbia licambea,
1.11Detestando il talento femminile,
1.12Lo stil pungente e i detti aspri tingea.
1.13Saggio garzon, che al fianco una gentile
1.14Donzelletta ti vedi, in cui non falle
1.15L'amabile sembianza e signorile;
1.16Degg'io l'acre menarti su le spalle
1.17Del poeta d'Aquin verga severa,
1.18Perchè ten vieni d'Imeneo sul calle?
1.19Sarà forse ogni donna una pantera,
1.20Una tigre di selve erimantèe,
1.21O qualch'altra più truce ingorda fiera?
1.22Saranno tutte Erifili e Medèe,
1.23O di quelle peggior che nel crivello
1.24Son dannate a portar l'onde letèe?
1.25Saran tutte degli uomini il flagello,
1.26E di colei più crude e discortesi
1.27Che vuotò un giorno Orlando di cervello?
1.28Greche o latine, tartare o francesi,
1.29Io credo che la stampa non sia rotta
1.30Delle donne adorabili e cortesi.
1.31Le ingentilisce Amor quando le scotta,
1.32Onde tutte ad Amor spinte ne vanno
1.33Per forte attrazion non interrotta;
1.34Tal negli effetti, che, s'io non m'inganno,
1.35Nè su la terra nè tra gli astri erranti
1.36Più possente trovolla il gran Britanno.
1.37Amor vince ogni cosa; e i cuori amanti
1.38Spoglia d'ogni più indocile austerezza,
1.39Sian cannibali o traci o garamanti.
1.40Egli per tutto si ravvolge; e sprezza
1.41Ogni riparo; e variando toglie
1.42Alle cose create la rozzezza.
1.43Egli i corpi congiunge e li raccoglie,
1.44E moto e aspetto alla materia inspira,
1.45E le forme seguaci agita e scioglie.
1.46D'ogni belva crudel la rabbia e l'ira
1.47Si cangia in mansueta tolleranza,
1.48Se i fianchi Amor le stimola e martìra.
1.49Per lui preser gli dèi nuova sembianza,
1.50E spesso in varia faccia a noi sen venne
1.51Giove calando dall'eterea stanza.
1.52Or serpe or foco or satiro divenne,
1.53Or si piovve dal ciel cangiato in auro,
1.54Ed or vestì di bianco augel le penne.
1.55E sotto falsa immagine di tauro
1.56Portò per l'onde Europa sbigottita
1.57Sul dorso altero del sì bel tesauro.
1.58Così per mar fu tratta la marrita
1.59Angelica in deserta atra caverna
1.60Per incanto infernal dell'eremita.
1.61Amor didiè norma ai cieli; Amor governa
1.62Il non mutabil corso e la secreta
1.63Dei lucid'astri consonanza eterna.
1.64Le ritrose comete ei frena, e vieta
1.65Che nel passar dell'infocate chiome
1.66La terra avvampi ed il lunar pianeta,
1.67Dall'alto ei piove la sua forza; e come
1.68Più aggrada al suo talento, in su le stelle
1.69Incide e segna degli amanti il nome.
1.70Ed anche il vostro di sua mano in quelle
1.71Avea già scritto, e il nodo aureo formato
1.72Che insiem dovea legarvi, anime belle.
1.73Oh soave d'amor nodo beato!
1.74Oh sorte! oh dolce talamo alle sole
1.75Opre tranquillo del piacer serbato!
1.76Datemi a piena man rose e viole,
1.77Ond'io ne sparga la romita sponda
1.78Pria che tramonti in occidente il sole.
1.79Scinta la zona, e agli omeri la bionda
1.80Crespa chioma lasciata, ed in sembianza
1.81Or tinta di pallore or rubiconda,
1.82Deh qua scenda dal ciel a far sua stanza
1.83L'alma Feconditade, ed abbia a lato
1.84Di leggiadri figliuoli bella ordinanza!
1.85Ma chi fia che a' tuoi sguardi offra schierato
1.86Lo stuol dell'alme elette a mano a mano,
1.87Che dal tuo fianco vorrà trarre il fato?
1.88Morto è Maron che spinse il pio Troiano
1.89Nell'Eliso a veder col padre amante
1.90Gli eroi che il ciel serbava al suol romano.
1.91Morto è il mio vate che molt'anni avante
1.92Disegnò nella grotta di Merlino
1.93I futuri nepoti a Bradamante.
1.94Deh chi guida me ancor dell'indovino
1.95Mago a saper nella marmorea buca
1.96I figli che a te pur serba il destino!
1.97Laggiù senza consiglio e senza duca
1.98Capriccioso discende il mio pensiero,
1.99E nell'atra caverna ecco s'imbuca.
1.100Ei brancolando per quell'antro nero
1.101Va colla man davanti, e passo passo
1.102Vien tentando il difficile sentiero.
1.103Col capo innoltra rannicchiato e basso,
1.104Che teme urtar la soprapposta volta
1.105Dell'incavato cavernoso sasso.
1.106E per quell'ombra spaventosa e folta
1.107Pien di paura sente delle bisce
1.108Lo striscio e il fischio ovunque si rivolta.
1.109Or l'arresta uno sterpo, or lo ferisce
1.110La permalosa urtica ed il pungente
1.111Spino ch'ivi rigermina e fiorisce.
1.112Misero! uscir vorrebbe; e già si pente
1.113D'aver presa la via: pur dalla fossa
1.114Senza danno si sbriga finalmente.
1.115E giunto ove di rai l'aria è percossa
1.116Dal chiaror della pietra, che raccoglie
1.117Nel grembo di Merlin l'anima e l'ossa;
1.118Tre volte adora le sacrate spoglie,
1.119Gira tre volte intorno alla grand'arca,
1.120E riverente il favellar discioglie.
1.121— Se il fatidico spirto ancor non varca,
1.122O gran profeta, a Stige, ove per l'onde
1.123Spinge Caron l'affumicata barca;
1.124Se la tua voce in quest'orror s'asconde,
1.125E le passate e le future cose
1.126A chi le dimandò sempre risponde;
1.127Appagami, per dio, le curiose
1.128Mie brame che quaggiù cercando vanno
1.129Di due amanti le sorti avventurose.
1.130Dimmi, nè ti sdegnar, quanti saranno
1.131E di che genio e di che volto i figli
1.132Che dagli sposi miei nascer dovranno.
1.133Aravvene nessun che rassomigli
1.134Il genitore o pur la genitrice,
1.135E che mogliera o pur marito pigli?
1.136Andrà nessuno a qualche erma pendice
1.137Vestito d'un cappuccio o d'una tonica
1.138Per mangiar qualche insipida radice?
1.139Saravvi tal cui piaccia una canonica,
1.140Piaccia grande la cappa, ampia la cherica,
1.141Breve il salmo e l'antifona laconica?
1.142Saravvi tal che navighi all'America,
1.143E sino a Truffia e Buffia si sospinga,
1.144Sol per vedere se la terra è sferica?
1.145Saravvi tal che scimitarra cinga,
1.146E fra tamburi timpani e trombette
1.147Di barbarico sangue la dipinga?
1.148Le bocche lor saranno larghe o strette?
1.149Ed essi porteranno il volto raso,
1.150O i labbri copriran con le basette?
1.151Ottuso avranno ovver acuto il naso?
1.152Avranno il guardo affabile o severo,
1.153Purchè senz'occhi non gli stampi il caso?
1.154Il ciglio sarà biondo o sarà nero?
1.155La fronte spaziosa o pur angusta?
1.156Il portamento grave o pur leggiero?
1.157La carne ben succosa o ben adusta?
1.158E gli ossi molto lunghi o molto corti?
1.159E la persona debile o robusta?
1.160Saranno quadri o tondi? dritti o storti?
1.161Vivran molt'anni e molti, o presto a cena
1.162Gozzovigliar faranni i beccamorti? —
1.163Qui ferma i preghi e le parole a pena,
1.164Che dopo un sordo bulicar profondo
1.165Quel vivo spirto dentro si dimena:
1.166— E tu, grida, chi sei che in questo fondo
1.167Vieni adesso a turbar l'altrui riposo?
1.168All'inchieste de' pazzi io non rispondo. —
1.169A cotai detti il mio pensier stizzoso
1.170Drizzandosi deluso ad altra mèta
1.171Abbandona lo speco tenebroso.
1.172E s'ode per la cieca aria secreta
1.173Con ira e con bestemmie acerbe e crebre
1.174Maledir la spelonca ed il profeta.
1.175E pria d'uscir dall'orride latèbre
1.176Dà di piglio alla lampada dell'ara
1.177Per scacciarsi davanti le tenèbre.
1.178Poichè il lume la via fosca rischiara,
1.179Sopra una porta oval che nell'ingresso
1.180Non è di spazio e di passaggio avara,
1.181Entro un gran buco di quel muro fesso
1.182Dà degli occhi in un libro a lui vicino,
1.183Che forse non a caso ivi fu messo.
1.184— Questo, disse tra sè, s'io l'indovino,
1.185Sarà un libro d'incanti; e sarà quello
1.186Che un giorno usò l'incantator Merlino. —
1.187Onde già toco da desir novello
1.188Di far qualche incantesimo in disparte,
1.189Per levarlo la man stende bel bello.
1.190Ma sente un cupo brontolar di carte,
1.191Ch'esce dal mezzo del volume e cria
1.192Un impeto che l'apre in doppia parte;
1.193E grida: — Io non son libro di magia
1.194E non insegno l'arte del demonio,
1.195Ma sono un libro di teologia.
1.196Non son di San Gregorio o Sant'Antonio,
1.197Ma d'un ottimo frate cristiano,
1.198E, son, se vuoi, S
1.199Leggimi, e indietro non tirar la mano;
1.200Chè libro tal per la gentil famiglia
1.201Del santo Imene non fu scritto in vano. —
1.202Stupisce l'altro, e ben si maraviglia
1.203Che un libro parli in una grotta interna;
1.204E di leggere alfin si riconsiglia.
1.205Quindi a terra depone la lanterna,
1.206E in giù colla persona ripiegato
1.207Illumina le carte e la caverna.
1.208Legge e rilegge con muso aggrinzato
1.209Quanto contiene di bizzarro il testo
1.210Di quel volume lacero e tarlato.
1.211Ma lo scritto è sì infame e disonesto,
1.212Ch'ei spesso il volto per vergogna rosso
1.213Si copre con la man, tanto è modesto.
1.214Io vorrei dirlo e dirtelo non posso:
1.215Ma ben puoi fare il tuo desir satollo,
1.216Se a leggerlo anderai dentro quel fosso.
1.217Là nel suo nicchio il mio pensier lasciollo,
1.218Quando fu sazio alfin della lettura
1.219Che doler gli fe molto e gli occhi e il collo.
1.220E fuori uscì dalla spelonza oscura,
1.221Tuttor maledicendo il suo viaggio
1.222E più del mago la ripulsa dura.
1.223Or ti par egli un faticar da saggio,
1.224Cercar dell'avvenir gli alti decreti
1.225Ove del vero non balena il raggio;
1.226E in cambio della voce de' profeti,
1.227Trovar chi t'empia il capo di morale
1.228Che non fu fatta mai per i poeti?
1.229Ma se il futuro a lingua egra e mortale
1.230Vaticinar non lice, e il pensier mio
1.231Tanto sublimi non dispiega l'ale;
1.232Sai che dirò? che nella man di Dio
1.233Stan le vite, e se il pugno ei non rallenti,
1.234Trarle quaggiù non speri il tuo desío.
1.235Dirò che l'esser padre ha i suoi tormenti;
1.236E che dall'alto la bontà divina
1.237Schiera d'eletti figli ed innocenti
1.238A un giusto genitor larga destina.
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