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1.1Quel generoso mio guerriero interno
1.2ch' armato a guardia del mio core alberga
1.3pur come Duce di custodi eletti,
1.4a lei che 'n cima siede ove il governo
1.5ha di nostra natura e tien la verga
1.6ch' al ben rivolge i vaghi e fieri affetti,
1.7accusa quel ch' in prima a' suoi diletti
1.8l' anima invoglia accorto e lusinghiero:
1.9“Donna, del giusto impero
1.10c' hai tu dal ciel, che ti creò sembiante
1.11a la virtù che regge
1.12gli eterni errori suoi con certa legge,
1.13nemico unqua non fui né ribellante,
1.14né mai trascorrer parmi
1.15sì ch' io non possa a tuo voler frenarmi.
1.16Ma ben prendo per te l' arme sovente
1.17contra il desio, qualor da te si scioglie
1.18et a' richiami tuoi l' orecchie ha sorde.
1.19E qual di varie teste empio serpente
1.20sé medesmo divide in molte voglie,
1.21rapide tutte e cupide et ingorde,
1.22e sovra l' alma ei rugge e sì la morde
1.23perché mesta e dolente ella ne gema
1.24e di perirne or tema,
1.25e queste son da me calcate e dome;
1.26e molte io ne recido,
1.27molte ne fiacco, né 'l crudele ancido,
1.28ch' ei le rinova quasi crini o chiome,
1.29o come suole augello
1.30le piume, o i tronchi rami arbor novello.
1.31Ben il sai tu che sovra il nostro senso
1.32risplendi sì che, s' ei rimira e vede
1.33nulla di vero, è sol perché l' accendi;
1.34e sai come il desio piacere intenso
1.35in quelle sparge onde la punge e fiede
1.36profonde piaghe, ove al suo scampo intendi;
1.37e quando lei non armi e non difendi
1.38come si cangi al variar d' un viso
1.39quando ivi lieto un riso
1.40o quando la pietate in lui si mostra,
1.41o pur quando talora
1.42qual viola il timor l' orna e colora
1.43o la bella vergogna ancor l' inostra;
1.44e sai com' ella suole
1.45poi raddolcirsi al suon de le parole.
1.46E sai come colei ch' altera e vaga
1.47si mostra in varie guise, e 'n varie forme
1.48quasi Mostro gentil da noi s' ammira,
1.49per opra di natura e d' arte maga
1.50sé medesma e le voglie ancor trasforme
1.51de l' alma nostra che per lei sospira.
1.52Lasso, qual neve al sole o dove spira
1.53tepido vento si discioglie il ghiaccio,
1.54tal sovente io mi sfaccio
1.55a sì begli occhi et a sì dolce voce;
1.56e mentre si dilegua
1.57il mio vigor, concedo o pace o tregua
1.58al mio nemico, e quanto è men feroce
1.59tanto più forte il sento
1.60e volontario a' danni miei consento.
1.61Consento che la speme, onde ristoro
1.62per mia natura io prendo e mi rinfranco
1.63e nel dubbio m' avanzo e nel periglio,
1.64torca da l' alto obietto ad un crin d' oro,
1.65o la raggiri al petto molle e bianco
1.66o pur al volto candido e vermiglio,
1.67o la rivolga a quello instabil ciglio,
1.68pur come sia d' amor fedele Ancella
1.69e fatta a me rubella.
1.70E non avien però ch' egli s' acqueti,
1.71anzi, del cor le porte
1.72apre e dentro ricetta estranie scorte,
1.73e fora messi invia scaltri e secreti;
1.74e s' io del ver m' aveggio,
1.75me domar tenta e te cacciar di seggio”.
1.76Così dice egli al soglio alto converso
1.77de la donna de l' alma, e sorge incontra
1.78l' accorto lusinghier e le risponde:
1.79“Non fu de' miei consorti alcuno averso
1.80a te per fame d' or, e spesso incontra
1.81ch' ivi men s' empia ov' ella più n' abbonde,
1.82né per brama d' onor, ch' i tuoi confonde
1.83ordini giusti; io sì, ma per vaghezza
1.84di gioia e di bellezza.
1.85Tu sai ch' a gli occhi desiosi apparse
1.86nel tuo fiorito Aprile
1.87donna così gentile
1.88che 'l giovenetto cor s' accese e n' arse;
1.89per questa al piacer mossi
1.90rapidamente e del tuo fren mi scossi.
1.91Io feci le ferite, essa l' accrebbe;
1.92ma se le piaghe fur profonde e gravi
1.93l' anima il sa, cui di languir sì piace,
1.94e per sì bella donna anzi torrebbe
1.95dolersi e medicine aver soavi
1.96che gioir d' altra, e non l' asconde o tace.
1.97Ma questo altero mio nemico audace,
1.98che per leve ragion quando più scherza
1.99sé stesso infiamma e sferza,
1.100in quella fronte lucida e serena
1.101a pena vide un segno
1.102d' irato orgoglio e d' orgoglioso sdegno
1.103e d' averso desire una ombra a pena
1.104che schernito si tenne,
1.105e nel disprezzo sprezzator divenne.
1.106Quanto superbì poscia e 'n quante guise
1.107fu crudel sovra me, ch' era già lasso
1.108nel corso e da ripulse omai smarrito,
1.109dicalo chi mi vinse e non m' ancise,
1.110se 'n glorii pur, ch' io gloriar ne 'l lasso.
1.111Questo dirò, che 'l mio aversario ardito
1.112incontra quel voler, che teco unito
1.113segue così l' interne e vere luci
1.114com' io gli occhi per Duci,
1.115non men ch' incontra me l' arme distrinse;
1.116perché sì vago parve
1.117de la beltà ch' è senza inganni e larve
1.118com' io de l' altra fossi, e no 'l distinse;
1.119né par ch' omai s' aveda
1.120che tali siam quali i Gemei di Leda.
1.121Non siam però Gemelli: ei di celeste
1.122et io già nacqui di terrena madre,
1.123ma fu 'l padre l' istesso, o così stimo;
1.124e ben par ch' egualmente ambo ci deste
1.125un raggio di beltà ch' in sì leggiadre
1.126forme adorna e colora il nostro limo.
1.127Egli s' erge sovente inverso il primo
1.128fonte d' eterna luce e solo arriva
1.129là donde ella deriva;
1.130io caggio e 'n questa umanità m' immergo:
1.131pur a voci canore
1.132talvolta, et a soave almo splendore
1.133d' occhi sereni mi raffino e tergo.
1.134Dare a questi de l' alma
1.135vorrei le chiavi ed ogni chiara salma.
1.136E co 'l seguace tuo, ch' altero lume
1.137segue per altra via, raccolgo e mando
1.138sguardi e sospiri, miei dolci messaggi.
1.139Con questi egli talor con vaghe piume
1.140n' esce e tanto s' inalza al ciel volando
1.141che lascia a dietro i tuoi pensier più saggi;
1.142altre forme più belle ed altri raggi
1.143di più bel sol vagheggia; et io felice
1.144sarei com' egli dice,
1.145se tutto unito a lui seco m' alzassi;
1.146ma la grave e mortale
1.147mia natura mi stanca in guisa l' ale
1.148ch' oltre i begli occhi non avien ch' io passi;
1.149con lor tratto gli inganni
1.150de' quali il tuo fedel non biasmi o danni.
1.151E s' a te pur, ch' errante e peregrina
1.152ora alberghi fra noi, donde partiste
1.153non spiace ch' egli torni e varchi il cielo,
1.154scorto non già, ma da beltà divina
1.155rapto di forme luminose immiste,
1.156a me che nacqui in questo fragil velo,
1.157vago d' uman diletto, e non te 'l celo,
1.158perdona ove talor troppo mi stringa
1.159con lui che mi lusinga.
1.160Forse ancora averrà ch' a poco a poco
1.161di men bramarlo impari,
1.162e co' l voler mi giunga e mi rischiari
1.163a' rai del tuo celeste e puro foco,
1.164come nel ciel riluce
1.165Castore unito a l' immortal Polluce”.
1.166Canzon, così l' un nostro affetto e l' altro
1.167anzi colei contende
1.168ch' ambo gli regge, e la sentenza attende.
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