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IV

Giovanni Ciai (????–????)
Poesie

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1.1Correndo gli anni già di Gieso Cristo,
1.2nel mille quatrocensettantadue
1.3Firenze di Volterra fé racquisto,
2.1che mirabile impresa al mondo fue.
2.2Tanto risiede ben sopr'alto monte
2.3cinto di valle e scogli in su e 'n giùe,
3.1tal che la lupa invan v'alza la fronte,
3.2da poi ch'ella vi vide entrar quel veltro
3.3che vi mosse veloce el nobil Conte
4.1d'Urbin, signor gentil da Monte Feltro
4.2di cui fa Dante assai chiara menzione,
4.3venuto a non cibar terra né peltro,
5.1ma sapïenza, giustizia e ragione,
5.2amore e gran virtute
5.3e prender suo bastone
6.1a rifiorir sua fama in campo Eliso
6.2con genti illustre, floride e serene
6.3e di quel ch'apre e serra il paradiso.
7.1Le quali insieme, tutte accolte bene,
7.2li più che ventimila per Marzocco,
7.3di subita vittoria aveano spene;
8.1ché con pregiati arcier da porre in brocco
8.2Baiardo, conduttor d'ogni pedone,
8.3e il Marchese, a monte il fiero stocco,
9.1preson subitamente un bastïone
9.2fatto da' Volterran, che v'eran tratti
9.3poco avanti alla porta; onde cagione
10.1fu agli uomini drento el chieder patti,
10.2di che se ne cessor le gravi offese;
10.3e quei ne mandôr due a ciò più atti,
11.1da' quali in lunga pratica s'intese
11.2che si levassi intorno a lor la guerra,
11.3volendone ei pagar fin lì le spese,
12.1e che raccomandata ancor Volterra
12.2restassi, come prima era, a Firenze,
12.3a compagnia ch'un sol voler diserra.
13.1Che non v'acconsentîr le 'ntelligenze,
13.2che questo praticoron perché tema
13.3avien che non chiamasse altre potenze,
14.1ma consiglior che dentro ella si prema
14.2con gran fortezza a trarne ogni periglio,
14.3ché la schiuma nettar pignatta scema.
15.1Così preson que' savi esto consiglio;
15.2dissono agli orator: «Tornate e dite
15.3che Marzocco le vuol ficcar l'ardiglio;
16.1e, per tesser le tele in campo, or dite
16.2due nostri commessari fiorentini
16.3con bellici strumenti e con pulite
17.1cerne di molti nostri contadini,
17.2agli essercizi lor parati e pronti,
17.3che ben parean possenti paladini».
18.1Dissono: «Omai convien che su si monti
18.2colle bombarde grosse e bombardelle,
18.3palle e polvere assai che le raffronti,
19.1e molti saettumi e spingardelle,
19.2con briccole e trabocchi e gravi pondi,
19.3che gli ributtin ben l'ampie scarselle
20.1sì dentro alla città, che vi si sfondi
20.2tutte le torre e case e' suoi palazzi,
20.3finché tutta Volterra si profondi,
21.1o che 'l popol si levi e che n'ammazzi
21.2color che vi si fêr simile a Gano,
21.3e li soldati lor fino a' ragazzi.
22.1E voi le date fuor battaglia a mano,
22.2o nobil gente d'arme addorna e bella,
22.3ben confortata qui dal capitano,
23.1che par Cesare armato in sulla sella,
23.2pien di buono ardimento e di valore
23.3contra questa città, ch'era ribella,
24.1ma ora è rïavuta in un furore,
24.2nel qual saria tutta ita a saccomanno,
24.3sennonché 'l capitan ne diè terrore.
25.1Non ch'ella non n'avessi alquanto danno,
25.2di che son fatti esenti i Volterrani,
25.3chi 'n terzo grado e chi per alcun c'hanno,
26.1e ponsi alle lor doglie ambo le mani
26.2con benigni riguardi e dolci effetti,
26.3come medico sperto a fargli sani.
27.1E come madre a' suoi figli diletti,
27.2quando gli vede o sente tribulati,
27.3che si rende piatosa a' loro aspetti,
28.1così la mia Fiorenza ha richiamati
28.2color che da Volterra eran fuggiti,
28.3per non esser de' primi i mal trovati;
29.1e hagli alla lor patria riüniti
29.2e cancellata loro ogni discordia
29.3e di novello amor gli ha rivestiti,
30.1e a tutta la terra di concordia
30.2rendut'ha al modo usato la salina,
30.3e tutto giorno n'ha misericordia
31.1quest'alma grazïosa fiorentina,
31.2che diè il bastone al conte Federico,
31.3confortandosi in suo virtù divina.
32.1Ond'io, Giovanni Ciai, ancor mi brigo
32.2spiegare al mondo l'alta sua vittoria
32.3ben dritta, come qui miei versi rigo
33.1a perpetüa laulde e gran memoria
33.2del suo buon nome etterno e di coloro
33.3che con filicità e somma gloria
34.1porton le palle e' gigli a scudo d'oro.
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