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Libro ventesimoquarto

1.1Finiti i ludi, s'avvïâr le sciolte
1.2turbe alle navi per diverse vie,
1.3e preso il cibo, a placido riposo
1.4s'abbandonâr. Ma memore il Pelìde
1.5dell'amato compagno, in nuovo pianto
1.6scioglieasi, né serrar poteagli il sonno,
1.7di tutte cure domator, le ciglia.
1.8Di qua, di là si rivolgea membrando
1.9il valor di Patròclo, e la grand'alma,
1.10e le comuni imprese, e i tollerati
1.11guerrieri affanni insieme, e i perigliosi
1.12trascorsi flutti. E in queste ricordanze
1.13dirottamente lagrimava, ed ora
1.14giacea su i fianchi, or prono, ora supino;
1.15poi di repente in piè balzato errava
1.16mesto sul lido. E quando i campi e l'onde
1.17illumina l'Aurora, egli di nuovo,
1.18aggiogati i corsier, di retro al cocchio
1.19Ettore avvince, e trattolo tre volte
1.20di Pàtroclo dintorno al monumento,
1.21a riposar si torna entro la tenda,
1.22boccon lasciando nella polve steso
1.23l'esangue corpo. Ma del morto eroe
1.24impietosito Apollo ogni bruttura
1.25ne tien rimossa, e tutto coll'aurata
1.26egida il copre, perché nulla offesa
1.27lo strascinato corpo ne riceva.
2.1Visto del divo Ettòr lo strazio indegno,
2.2pietà ne venne ai fortunati Eterni,
2.3e il vegliante Argicida ad involarlo
2.4incitando venìan. Questo di tutti
2.5era il vivo desìo, ma non di Giuno,
2.6né di Nettunno, né dell'aspra vergine
2.7dall'azzurre pupille. Alto riposta
2.8nella mente sedea di queste Dive
2.9di Paride l'ingiuria, e la sprezzata
2.10lor beltade quel dì che a lui venute
2.11nel suo tugurio, ei preferì lor quella
2.12che di funesto amor contento il fece.
2.13Quindi l'odio immortal delle superbe
2.14contro le sacre iliache mura, e Prìamo
2.15e tutta insieme la dardania gente.
2.16Ma il duodecimo Sole apparso al mondo,
2.17Febo agli Eterni così prese a dire:
3.1Numi crudeli, che vi fece Ettorre?
3.2Forse che su gli altari a voi non arse
3.3e di mugghianti e di lanosi armenti
3.4vittime elette ei sempre? Ed or che fiera
3.5morte lo spense, che furor s'è questo
3.6di non renderne il corpo alla consorte,
3.7alla madre, al figliuolo, al genitore,
3.8al popol tutto, acciò che tosto ei s'abbia
3.9l'onor del rogo e della tomba? E tante
3.10onte a qual fine? Per servir d'Achille
3.11alle furie; d'Achille a cui nel seno
3.12né amor del giusto né pietà s'alberga,
3.13ma cuor selvaggio di lïon che spinto
3.14dall'ardir, dalla forza e dalla fame
3.15il gregge assalta a procacciarsi il cibo.
3.16Tale il Pelìde gittò via dal petto
3.17ogni senso pietoso, e quel pudore
3.18che l'uom castiga co' rimorsi e il giova
3.19Perde taluno ancor più cari oggetti,
3.20il fratello od il figlio. E nondimeno,
3.21finito il pianto, al suo dolor dà tregua;
3.22ché nell'uom pose il Fato alma soffrente.
3.23Ma non sazio costui della già spenta
3.24vita d'Ettorre, al carro il lega, e morto
3.25pur dintorno alla tomba lo strascina
3.26dell'amico. Non è questo per lui
3.27né utile né bello: e badi il crudo
3.28che, quantunque sì prode, egli le nostre
3.29ire non desti infurïando e tanta
3.30onta facendo a un'insensibil terra.
4.1Tacque: e irata Giunon così rispose:
4.2Se d'Ettore e d'Achille a una bilancia
4.3l'onor dee porsi, e così piace ai numi,
4.4s'adempia, o re dell'arco, il tuo discorso.
4.5Ma di padre mortale Ettore è figlio,
4.6e mortal poppa l'allattò. Divino
4.7germe è il Pelìde, ed io nudrìa la Diva
4.8sua madre, io stessa l'educava, e sposa
4.9la concessi a Pelèo diletto ai numi.
4.10Voi tutti a quelle nozze, o Dei, scendeste,
4.11e tu medesmo, o disleal compagno
4.12de' malvagi, toccasti allor la cetra,
4.13e misto agli altri banchettasti allegro.
5.1Contro gli Dei non adirarti, o Giuno,
5.2l'interruppe il Tonante. Eguale onore
5.3dar non vuolsi, no certo, ai due guerrieri;
5.4ma carissimo ai numi era pur anco
5.5tra i Teucri tutti Ettorre, e a Giove in prima.
5.6Ostie elette mai sempre egli m'offerse,
5.7né l'are mie per esso ebber difetto
5.8mai di convivii, né di pingui odori,
5.9né di tazze libate, onor che solo
5.10ai Celesti è sortito. Ma si ponga
5.11ogni pensiero d'involar l'offeso
5.12cadavere; e sottrarlo ora di furto
5.13al fiero Achille non si può, ché Teti
5.14notte e dì gli è dintorno e tutto osserva.
5.15Pur se alcuno di voi Teti a me chiami,
5.16io tale un motto le farò discreto,
5.17che tutti accetterà di Prìamo i doni,
5.18placato Achille, e renderagli il figlio.
6.1Disse, ed Iri col piè che le tempeste
6.2nel corso adegua, si spiccò. Fra Samo
6.3e l'aspra Imbro calò sovra le brune
6.4onde del mare, e il mar sotto le piante
6.5della Diva muggìa. Quindi s'immerse
6.6come ghianda di piombo che a bovino
6.7corno fidata a disertar giù scende
6.8i crudivori pesci; e in cavo speco
6.9Teti trovò che dalle sue sorelle
6.10circondata piagnea la già vicina
6.11morte del figlio che ne' frigii campi
6.12perir lungi dovea dal patrio lido.
6.13Le parve innanzi all'improvviso, e disse:
6.14Sorgi, o Teti: il gran padre a sé ti chiama.
7.1E che vuole da me l'Onnipotente?
7.2Teti rispose. Afflitta, come sono,
7.3di mischiarmi arrossisco agl'Immortali.
7.4Pur vadasi e s'adempia il suo volere.
8.1Ciò detto, si coprì l'augusta Diva
8.2d'un atro vel di che null'altro il nero
8.3color lugùbre eguaglia, e in via si mise.
8.4Iva innanzi la presta Iri, e sonora
8.5intorno a lor s'aprìa l'onda marina.
8.6Sul lido emerse al ciel volaro: e Giove
8.7trovâr seduto tra gli accolti Eterni.
8.8Qui Teti accanto al sommo Iddio s'assise
8.9(cesso a lei da Minerva il proprio seggio):
8.10un aureo nappo in man Giuno le pose
8.11con dolci accenti di conforto; ed ella
8.12votollo, e il rese graziosa. Allora
8.13il gran padre dicea queste parole:
9.1Teti, malgrado il tuo dolor (ch'io tutto
9.2ben conosco e so quanto il cor t'aggrava),
9.3tu salisti all'Olimpo, ed io dirotti
9.4la cagion del chiamarti. È questo il nono
9.5giorno che in cielo si destò tra i numi
9.6pel morto Ettòr gran lite e per Achille.
9.7Voleano i più che l'Argicida il corpo
9.8n'involasse di furto. Io non v'assento
9.9e per l'onor d'Achille, e pel rispetto
9.10e per l'amor ch'io t'aggio e aver ti voglio
9.11eternamente. Frettolosa adunque
9.12scendi, o Diva, sul campo, e al figlio porta
9.13i miei precetti. Digli che adirati
9.14son con esso gli Dei, ch'io stesso il sono
9.15sovra tutti, da che sì furibondo
9.16agli strazii ei rattien l'ettòrea salma,
9.17e per riscatto non la rende ancora.
9.18Ma renderalla, se il mio cenno ei teme.
9.19A Prìamo intanto io spedirò di Giuno
9.20la messaggiera, ond'egli immantinente
9.21ito alle navi degli Achei, co' doni
9.22plachi il Pelìde, e il figlio suo redima.
10.1Obbedïente a quel parlar la Diva
10.2mosse i candidi piedi, e dall'Olimpo
10.3scese d'un salto al padiglion d'Achille.
10.4Il trovò sospiroso; affaccendati
10.5a lui dintorno i suoi diletti amici
10.6apprestavan la mensa, ucciso un grande
10.7e lanoso arïète. Entrò, s'assise
10.8dolce al suo fianco la divina madre,
10.9accarezzollo colla destra, e disse:
11.1E fino a quando, o figlio, in pianti e lutti
11.2ti struggerai, immemore del cibo,
11.3e deserto nel letto? Eppur di cara
11.4donna l'amplesso il cor consola: il tempo,
11.5ch'a me vivrai, gli è breve, e violenta
11.6già t'incalza la Parca. Or via, m'ascolta,
11.7ch'io di Giove a te vengo ambasciatrice.
11.8I numi, ed esso primamente, sono
11.9teco irati, perché nel tuo furore
11.10ostinato ritieni appo le navi
11.11d'Ettore il corpo, e al genitor nol rendi.
11.12Rendilo, e il prezzo del riscatto accetta.
12.1E ben, rispose sospirando Achille,
12.2venga chi lo redima e via sel porti,
12.3se tal di Giove è l'assoluto impero.
13.1Mentre in questo parlar stassi col figlio
13.2la genitrice Dea dentro la tenda,
13.3Giove alla sacra Troia Iri spedìa.
13.4Su, t'affretta, veloce Iri, e dal cielo
13.5vola in Ilio, ed a Prïamo comanda
13.6che alle navi si tragga e seco apporti
13.7a riscatto del figlio eletti doni,
13.8onde si plachi del Pelìde il core.
13.9Ma solo ei vada, né verun lo scorti
13.10de' Teucri, eccetto un attempato araldo
13.11che d'un plaustro mular segga al governo,
13.12su cui la salma dal Pelìde uccisa
13.13alla cittade trasportar. Né tema
13.14di morte il cor gli turbi o d'altro danno.
13.15Gli darem l'Argicida a condottiero,
13.16che fin d'Achille al padiglion lo guidi.
13.17L'eroe vedrallo al suo cospetto, e lungi
13.18dal porlo a morte, terrà gli altri a freno,
13.19ch'ei non è stolto né villan né iniquo,
13.20e benigno farassi a chi lo prega.
14.1Ratta, come del turbine le penne,
14.2partì la Diva messaggiera, e a Prìamo
14.3giunta, il trovò tra pianti e grida. I figli
14.4dintorno al padre doloroso accolti
14.5inondavan di lagrime le vesti.
14.6Stavasi in mezzo il venerando veglio
14.7tutto chiuso nel manto, ed insozzato
14.8il capo e il collo dell'immonda polve
14.9di che bruttato di sua mano ei s'era
14.10sul terren voltolandosi. La turba
14.11delle misere figlie e delle nuore
14.12empiea la reggia d'ululati, e quale
14.13ricordava il fratel, quale il marito,
14.14ché valorosi e molti eran caduti
14.15sotto le lance degli Achei. Comparve
14.16improvvisa davanti al re canuto
14.17la ministra di Giove, e a lui che tutto
14.18al vederla tremò, dicea sommesso:
15.1Prìamo, fa core, né timor ti prenda.
15.2Nunzia di mali non vengh'io, ma tutta
15.3del tuo meglio bramosa. A te mi manda
15.4l'Olimpio Giove che lontano ancora
15.5su te veglia pietoso. Ei ti comanda
15.6di redimere il figlio, e recar molti
15.7doni ad Achille per placarlo. A lui
15.8vanne adunque, ma solo, e che nessuno
15.9t'accompagni de' Troi, salvo un araldo
15.10d'età provetta, reggitor del plaustro
15.11che il corpo trasportar del figlio ucciso
15.12ti dee qua dentro: né temer di morte
15.13o d'altra offesa. Condottiero avrai
15.14l'Argicida che te fino al cospetto
15.15d'Achille scorterà. Lungi l'eroe
15.16dal trucidarti, terrà gli altri a freno.
15.17Ei non è stolto né villan né iniquo,
15.18e benigno farassi a chi lo prega.
16.1Disse, e sparve. Riscosso il re dolente,
16.2senza punto indugiarsi, ai figli impone
16.3d'apprestargli il mular plaustro veloce,
16.4e di legar su quello una grand'arca.
16.5Indi salito ad un'eccelsa stanza
16.6odorosa di cedro, ov'egli in serbo
16.7tenea di molti prezïosi arredi,
16.8chiamò dentro la moglie Ecuba, e disse:
17.1Infelice, m'ascolta: la celeste
17.2messaggiera recommi or or di Giove
17.3un comando. Egli vuol che degli Achei
17.4m'incammini alle navi, ed al Pelìde
17.5il prezzo io porti del diletto figlio.
17.6Che ne senti? A quel campo, a quelle tende
17.7certo mi spinge fortemente il core.
18.1Ululò la consorte, e gli rispose:
18.2Misera! ahi dove ti fuggì quel senno
18.3che alle tue genti e alle straniere un giorno
18.4glorïoso ti fea? Solo alle navi
18.5inimiche avvïarti? esporti solo
18.6alla presenza di colui che tanti
18.7figli t'uccise? oh cuor di ferro! e quale,
18.8s'ei ti scopre, se cadi in suo potere,
18.9qual mai pietade o riverenza speri
18.10da quell'alma crudele e senza fede?
18.11Deh piangiamlo qui soli. Era destino
18.12dalle Parche filato all'infelice,
18.13quand'io meschina il partorii, che lungi
18.14dai genitori satollar dovesse
18.15d'un barbaro i mastini. Oh potess'io
18.16stretto tenerne fra le mani il core,
18.17e straziarlo, divorarlo! Allora
18.18del mio figlio sarìa sconta l'offesa,
18.19ch'ei da codardo non morì, ma in campo
18.20per la patria pugnando, e fermo il piede,
18.21senza smarrirsi o declinar la fronte.
19.1Cessa, il vecchio riprese: il mio partire
19.2è risoluto; non mi far ritegno,
19.3non volermi tu stessa esser funesta
19.4auguratrice: il distornarmi è vano.
19.5Se mi desse un mortal questo comando,
19.6o aruspice o indovino o sacerdote,
19.7lo terremmo menzogna, e spregeremmo:
19.8ma vidi io stesso, io stesso udii la Diva.
19.9Dunque si vada, ed obbediam. Se il Fato
19.10vuol che fra' Greci io pêra, io pure il voglio.
19.11Morrò trafitto, ma stringendo il figlio,
19.12e tutto il dolce esaurirò del pianto.
20.1Aprì, ciò detto, i bei forzieri, e fuora
20.2dodici ne cavò splendidi pepli,
20.3ed altrettante clamidi e tappeti
20.4e tuniche ed ammanti, e dieci insieme
20.5aurei talenti, due forbiti tripodi,
20.6quattro lebèti, e finalmente un nappo
20.7bellissimo, dai Traci avuto in dono
20.8quando andovvi orator; raro presente:
20.9e nondimen di questo pure il veglio
20.10si fe' privo: cotanto al cor gli preme
20.11il riscatto del figlio. Uscito ei quindi,
20.12tutto discaccia de' Troiani il vulgo
20.13ai portici raccolto, e acerbo grida:
20.14Via, perversi, di qua: forse vi manca
20.15domestico dolor, ché qui venite
20.16ad aggravarmi il mio? forse n'è poco
20.17l'alto affanno in che Giove mi sommerse
20.18il più forte togliendomi de' figli?
20.19Ma voi medesmi vel saprete in breve,
20.20voi che senza difesa, or ch'egli è morto,
20.21sotto le spade degli Achei cadrete.
20.22Ma deh! pria che veder Troia distrutta,
20.23deh ch'io discenda alla magion di Pluto.
21.1Così grida il tapino, e con lo scettro
21.2fuor ne mette la turba che sommessa
21.3si dileguava. Irrequïeto poscia
21.4i suoi figli bravando li rampogna,
21.5Eleno e Pari e Antìfono e Pammone
21.6e l'illustre Agatone e il prode in guerra
21.7buon Polìte e Dëìfobo ed Agàvo,
21.8di divina sembianza giovinetto,
21.9ed Ippotòo. Si volge a questi nove
21.10con acerbi rabbuffi il doloroso,
21.11e, Studiatevi, grida: a che vi state,
21.12nequitosi infingardi? oh foste tutti
21.13spenti in vece d'Ettorre! Oh me infelice!
21.14Re dell'eccelsa Troia io generai
21.15fortissimi figliuoli, e nullo in vita
21.16ne rimase. Caduto è il dëiforme
21.17mio Mèstore; caduto è il bellicoso
21.18Tròilo di cocchi agitatore; ed ora
21.19Ettore cadde, quell'Ettòr che un Dio
21.20fra' mortali parea; no, d'un mortale
21.21figlio ei non parve, ma d'un Dio. La guerra
21.22mi tolse i buoni, e mi lasciò cotesti
21.23vituperii; sì voi, prodi soltanto
21.24alle danze, agl'inganni, alle rapine.
21.25Su, che si tarda? Apparecchiate il carro,
21.26ponetevi que' doni, e vi spedite,
21.27onde senza più starmi io m'incammini.
22.1Rispettosi al garrir del genitore
22.2corser quelli e dier fuora incontanente
22.3l'agile plaustro tutto nuovo e bello,
22.4e una grand'arca vi legâr di sopra.
22.5Indi un giogo mulin di bosso, ornato
22.6d'un umbilico con anel ben messo,
22.7dal piuolo spiccâr: poscia di nove
22.8cubiti tratta la giogal gombìna,
22.9al capo accomodâr del liscio temo
22.10acconciamente il giogo, e sovrapposto
22.11alla caviglia del timon l'anello,
22.12con triplicato giro all'umbilico
22.13l'avvinghiâr quinci e quindi, e fatto un nodo,
22.14della gombìna ripiegâr la punta
22.15nella parte di sotto. Ciò finito,
22.16giù recâr dalla stanza i destinati
22.17doni al riscatto dell'ettòrea testa,
22.18immensi doni; e sul pulito plaustro
22.19gl'imposero, e del plaustro al giogo addussero
22.20senza ritardo due gagliarde mule,
22.21de' Misii illustre dono al re troiano.
22.22Quindi allestiti presentaro al padre
22.23del regale suo cocchio i corridori,
22.24cui Prìamo stesso governar solea
22.25ne' nitidi presepi: ed or gli accoppia
22.26ei medesmo alla biga il mesto veglio
22.27sotto i portici eccelsi, esso e il suo fido
22.28araldo, entrambi pensierosi e muti.
23.1Fêssi allor la dolente Ecuba incontro
23.2al re marito, nella man tenendo
23.3di soave licore un aureo nappo,
23.4onde ai numi libasse anzi il partire.
23.5Stette avanti ai corsieri, e, Tien, gli disse,
23.6liba a Giove, e lo prega che ti voglia
23.7dai nemici tornar salvo al tuo tetto,
23.8poiché, malgrado il mio dissenso, hai ferma
23.9la tua partenza. Or tu la supplicante
23.10voce innalza all'idèo Giove nemboso,
23.11che d'alto guarda la cittade, e chiedi
23.12che messaggier ti mandi alla diritta
23.13quel fortissimo suo veloce augello
23.14sovra tutti a lui caro, onde tal vista
23.15il tuo vïaggio affidi al campo acheo.
23.16Se il Dio ricusa d'inviarti questo
23.17suo propizio messaggio, io ti scongiuro
23.18di non rischiar tuoi passi a quelle navi,
23.19e di dar bando al fier desìo che porti.
24.1Facciasi, o donna, il tuo voler, rispose
24.2il nobile vegliardo: ai numi è buono
24.3alzar le palme ed implorar mercede.
25.1Disse; e all'ancella dispensiera impose
25.2di versargli una pura onda alle mani;
25.3e l'ancella appressossi, e colla manca
25.4sostenendo il bacin, versò coll'altra
25.5da tersa idria l'umor. Lavato ei prese
25.6l'offerta coppa, e ritto in piè nel mezzo
25.7dell'atrio, in atto supplicante alzati
25.8gli occhi al cielo, libò con questi accenti:
26.1Giove massimo Iddio, che glorïoso
26.2dall'Ida imperi, fa che grato io giunga
26.3ad Achille, e pietà di me gl'ispira.
26.4Mandami a dritta il tuo veloce e caro
26.5re de' volanti, e ch'io lo vegga: e certo
26.6per lui del tuo favore, alle nemiche
26.7tende i miei passi volgerò sicuro.
27.1Esaudì Giove il prego, e il più perfetto
27.2degli augurii mandò, l'aquila fosca,
27.3cacciatrice, che detta è ancor la Bruna.
27.4Larghe quanto la porta di sublime
27.5stanza regal spiegava il negro augello
27.6le sue vaste ali, dirigendo a destra
27.7sulla cittade il volo. Esilarossi
27.8a tutti il core nel vederla. Il veglio
27.9montò il bel cocchio frettoloso, e fuora
27.10dei risonanti portici lo spinse.
27.11Traenti il plaustro precedean le mule
27.12dal saggio Idèo guidate, e lo seguièno
27.13della biga i corsier che il re canuto
27.14per l'ampie strade colla sferza affretta.
27.15L'accompagnan piangendo i suoi più cari,
27.16come se a morte ei gisse. Alfin venuti
27.17alle porte, lasciârsi. Il re discese
27.18verso il campo nemico, e lagrimosi
27.19nella cittade ritornârsi i figli.
28.1Vide Giove dall'alto i due soletti
28.2pellegrini inoltrarsi alla pianura.
28.3Pietà gli venne dell'antico sire,
28.4e a Mercurio parlò: Diletto figlio,
28.5tu che guida ai mortali esser ti piaci,
28.6e pietoso gli ascolti, va veloce,
28.7ed alle navi achee Prìamo conduci
28.8occulto in guisa che nessuno il vegga
28.9de' vigilanti Argivi e se n'accorga,
28.10pria che d'Achille alla presenza ei sia.
29.1Mercurio ad obbedir tosto s'accinge
29.2i precetti del padre. E prima ai piedi
29.3i bei talari adatta. Ali son queste
29.4d'incorruttibil auro, ond'ei volando
29.5l'immensa terra e il mar ratto trascorre
29.6collo spiro de' venti. Indi la verga,
29.7che dona e toglie a suo talento il sonno,
29.8nella destra si reca, e scioglie il volo.
29.9In un batter di ciglio all'Ellesponto
29.10giunge e al campo troian. Qui prende il volto
29.11di regal giovinetto a cui fiorìa
29.12del primo pelo la venusta guancia,
29.13e, così fatto, il nume s'incammina.
30.1Già Prìamo con Idèo d'Ilo la tomba
30.2avea trascorsa, e qui sostato alquanto,
30.3alla chiara corrente abbeverava
30.4e le mule e i destrier. L'ombra notturna
30.5sulla terra scendea, quando l'araldo
30.6del nume s'avvisò che alla lor volta
30.7già s'appressava, e sbigottito disse:
31.1Bada, o re; qui si vuol tutta prudenza.
31.2Veggo un nemico, e siam perduti. O ratto
31.3diamci in fuga, o abbracciam le sue ginocchia
31.4implorando pietà. — Smarrissi il veglio,
31.5il terror gli arricciò su le canute
31.6tempie le chiome, il brivido gli corse
31.7per le tremule membra; e stupidito
31.8s'arrestò. Ma si fece innanzi il nume,
31.9e presolo per mano interrogollo:
32.1Dove, o padre, dirigi esti corsieri
32.2così pel buio della dolce notte
32.3mentre gli altri han riposo? E non paventi
32.4i furibondi Achei, che ti son presso,
32.5fieri nemici? Se qualcun di loro
32.6per l'ombra oscura portator ti coglie
32.7di quei tesori, che farai? Garzone
32.8tu non sei, né cotesto che ti segue,
32.9onde far petto a chi t'assalti infesto.
32.10Ma di me non temer, ch'io qui mi sono
32.11in tuo danno non già, ma in tua difesa,
32.12perocché come padre a me sei caro.
33.1E Prìamo a lui: La va, come tu dici,
33.2mio dolce figlio. Ma propizio ancora
33.3tien su me la sua mano un qualche iddio,
33.4che tal mi manda della via compagno
33.5ben augurato, come te, di corpo
33.6bello e di volto, e di mirando senno,
33.7e di beati genitor germoglio.
34.1Gli è ver, ti guarda un Dio, siccome avvisi
34.2(ripiglia il nume): ma rispondi, e schietto
34.3parlami il vero. In region straniera
34.4porti tu forse, per salvarli, questi
34.5preziosi tesori? O forse tutti
34.6di spavento compresi abbandonate
34.7la città, da che spento è il tuo gran figlio
34.8che a nullo Achivo di valor cedea?
35.1Oh chi se' tu? riprese intenerito
35.2l'esimio rege, chi se' tu che parli
35.3del mio morto figliuol così cortese?
35.4E chi son dunque i tuoi parenti, o caro?
36.1Allor Mercurio: Tu mi tenti, o veglio,
36.2col tuo dimando. Or ben: nella battaglia
36.3onoratrice de' guerrieri io vidi
36.4con quest'occhi più volte il divo Ettorre,
36.5massimamente il dì che degli Achei
36.6strage egli fece col fulmineo ferro
36.7cacciandoli alle navi. Ad ammirarlo
36.8noi fermi ci stavam; ché irato Achille
36.9col sommo Atride a noi non consentìa
36.10l'entrar dentro alla mischia. Io suo soldato
36.11qua ne venni con esso in una stessa
36.12nave: di schiatta Mirmidóne io sono;
36.13Polìtore m'è padre: a lui son molte
36.14ricchezze e molta età pari alla tua,
36.15e settimo de' figli io fui sortito
36.16a questa guerra. Esplorator del campo
36.17or qui ne venni: perocché dimani
36.18di buon tempo gli Achivi alla cittade
36.19daran l'assalto. Di riposo ei sono
36.20tutti sdegnosi, e contenerne il fiero
36.21desìo di pugna più non ponno i duci.
37.1Udito questo, replicò de' Teucri
37.2l'augusto sire: Se davver soldato
37.3del Pelìde tu sei, tutto deh fammi
37.4palese il vero. Il mio figliuol giac'egli
37.5per anco intero nelle tende, o fatto,
37.6misero! in brani, lo gittò pastura
37.7de' suoi mastini l'uccisor? — No, pronto
37.8l'Argicida rispose. Ei giace intatto
37.9tuttavia dalle belve appo la nave
37.10capitana d'Achille entro la tenda
37.11senza segno d'onor. La dodicesma
37.12luce rifulse sul giacente, e ancora
37.13il suo corpo è incorrotto, ed il vorace
37.14morso de' vermi che gli estinti in guerra
37.15tutti consuma, il figlio tuo rispetta.
37.16Vero gli è ben che dell'amico intorno
37.17alla tomba, col sorgere dell'alba,
37.18spietatamente Achille lo strascina;
37.19né per ciò giunge a deturparlo, e quando
37.20tu medesmo il vedessi, maraviglia
37.21ti prenderebbe nel trovarlo tutto
37.22mondo dal tabo e fresco e rugiadoso,
37.23in ogni parte intègro, e le ferite,
37.24che molte ei n'ebbe, tutte chiuse. Tanto
37.25gl'iddii beati, a cui diletto egli era,
37.26dell'estinto tuo figlio ebber pensiero.
38.1Gioinne il vecchio, e replicò: Per certo
38.2torna in gran bene agl'Immortali offrire
38.3ogni debito onor, né il mio figliuolo,
38.4finché si visse, degli Dei gli altari
38.5dimenticò. Quind'essi alla sua morte
38.6ricordârsi di lui. Ma tu ricevi,
38.7deh ricevi da me questo bel nappo;
38.8custodiscilo, e fausti i sommi Dei,
38.9del Pelìde alla tenda m'accompagna.
39.1Buon vecchio, replicò con un sorriso
39.2l'Argicida, tu tenti l'inesperta
39.3mia giovinezza, ma la tenti in vano.
39.4Inscio Achille, non fia che doni io prenda.
39.5Temo il mio duce, e più il rubar; né voglio
39.6che guaio me n'incolga. Io scorterotti
39.7così pur senza doni e di buon grado,
39.8e per terra e per mar, come ti piace,
39.9anche d'Argo alle rive, né veruno
39.10su te le mani metterà, me duce.
40.1Così detto, balzò sopra la biga,
40.2e alle man date col flagel le briglie
40.3ne' cavalli trasfuse e nelle mule
40.4una gagliarda lena. Eran già presso
40.5delle navi alle torri ed alla fossa,
40.6e davano le scolte opra alle cene.
40.7Tutte Mercurio addormentolle, e tosto,
40.8levatene le sbarre, aprì le porte,
40.9e di Prìamo la biga, e de' bei doni
40.10l'onusto carro v'introdusse. Il passo
40.11drizzâr quindi d'Achille al padiglione,
40.12che splendido e sublime i Mirmidóni
40.13gli avean costrutto di robusto abete.
40.14Irsuto e spesso di campestri giunchi
40.15il culmine s'estolle: ampio di pali
40.16folto steccato lo circonda, e sola
40.17una trave la porta n'assicura,
40.18trave immensa, abetina, che a levarsi
40.19e a riporsi di tre chiedea la forza,
40.20ed il Pelìde vi bastava ei solo.
40.21L'aperse il nume, ed intromesso il vecchio
40.22co' recati ad Achille incliti doni,
40.23scese d'un salto a terra, e così disse:
41.1O Prìamo, io sono il sempiterno iddio
41.2Mercurio; il padre mi spedì tua guida,
41.3e qui ti lascio, ché il menarti io stesso
41.4del Pelìde al cospetto, e tanto innanzi
41.5favorire un mortale, a un Immortale
41.6disconviensi. Tu entra, ed abbracciando
41.7le sue ginocchia per la madre il prega
41.8e pel padre e pel figlio, onde si plachi.
42.1Sparve, ciò detto, ed all'olimpie cime
42.2risalì. Prìamo scese, ed alla cura
42.3de' cavalli lasciato e delle mule
42.4l'araldo, s'avvïò dritto d'Achille
42.5alle stanze riposte. Avea di Giove
42.6l'eroe diletto in quel medesmo punto
42.7dato fine alla cena. I suoi sergenti
42.8in disparte sedean. Soli al guerriero
42.9ministravano in piedi Automedonte
42.10ed Alcimo, di Marte almo rampollo.
42.11Tolta non era ancor la mensa, e ancora
42.12sedeavi Achille. Il venerando veglio
42.13entrò non visto da veruno, e tosto
42.14fattosi innanzi, tra le man si prese
42.15le ginocchia d'Achille, e singhiozzando
42.16la tremenda baciò destra omicida
42.17che di tanti suoi figli orbo lo fece.
43.1Come avviene talor se un infelice
43.2reo del sangue d'alcun del patrio suolo
43.3fugge in altro paese, e ad un possente
43.4s'appresentando, i riguardanti ingombra
43.5d'improvviso stupor; tale il Pelìde
43.6del dëiforme Prìamo alla vista
43.7stupì. Stupiro e si guardaro in viso
43.8gli altri con muta maraviglia, e allora
43.9il supplice così sciolse la voce:
44.1Divino Achille, ti rammenta il padre,
44.2il padre tuo da ria vecchiezza oppresso
44.3qual io mi sono. In questo punto ei forse
44.4da' potenti vicini assediato
44.5non ha chi lo soccorra, e all'imminente
44.6periglio il tolga. Nondimeno, udendo
44.7che tu sei vivo, si conforta, e spera
44.8ad ogn'istante riveder tornato
44.9da Troia il figlio suo diletto. Ed io,
44.10miserrimo! io che a tanti e valorosi
44.11figli fui padre, ahi! più nol sono, e parmi
44.12già di tutti esser privo. Di cinquanta
44.13lieto io vivea de' Greci alla venuta.
44.14Dieci e nove di questi eran d'un solo
44.15alvo prodotti; mi venìano gli altri
44.16da diverse consorti, e i più ne spense
44.17l'orrido Marte. Mi restava Ettorre,
44.18l'unico Ettorre, che de' suoi fratelli
44.19e di Troia e di tutti era il sostegno;
44.20e questo pure per le patrie mura
44.21combattendo cadeo dianzi al tuo piede.
44.22Per lui supplice io vegno, ed infiniti
44.23doni ti reco a riscattarlo. Achille!
44.24abbi ai numi rispetto, abbi pietade
44.25di me: ricorda il padre tuo: deh! pensa
44.26ch'io mi sono più misero, io che soffro
44.27disventura che mai altro mortale
44.28non soffrì, supplicante alla mia bocca
44.29la man premendo che i miei figli uccise.
45.1A queste voci intenerito Achille,
45.2membrando il genitor, proruppe in pianto,
45.3e preso il vecchio per la man, scostollo
45.4dolcemente. Piangea questi il perduto
45.5Ettore ai piè dell'uccisore, e quegli
45.6or il padre, or l'amico, e risonava
45.7di gemiti la stanza. Alfin satollo
45.8di lagrime il Pelìde, e ritornati
45.9tranquilli i sensi, si rizzò dal seggio,
45.10e colla destra sollevò il cadente
45.11veglio, il bianco suo crin commiserando
45.12ed il mento canuto. Indi rispose:
46.1Infelice! per vero alte sventure
46.2il tuo cor tollerò. Come potesti
46.3venir solo alle navi ed al cospetto
46.4dell'uccisore de' tuoi forti figli?
46.5Hai tu di ferro il core? Or via, ti siedi,
46.6e diam tregua a un dolor che più non giova.
46.7Liberi i numi d'ogni cura al pianto
46.8condannano il mortal. Stansi di Giove
46.9sul limitar due dogli, uno del bene,
46.10l'altro del male. A cui d'entrambi ei porga,
46.11quegli mista col bene ha la sventura.
46.12A cui sol porga del funesto vaso,
46.13quei va carco d'oltraggi, e lui la dura
46.14calamitade su la terra incalza,
46.15e ramingo lo manda e disprezzato
46.16dagli uomini e da' numi. Ebbe Pelèo
46.17al nascimento suo molti da Giove
46.18illustri doni. Ei ricco, egli felice
46.19sovra tutti i viventi, il regno ottenne
46.20de' Mirmidóni, e una consorte Diva
46.21benché mortale. Ma lui pure il nume
46.22d'un disastro gravò. Nell'alta reggia
46.23prole negògli del suo scettro erede,
46.24né gli concesse che di corta vita
46.25un unico figliuolo, ed io son quello;
46.26io che di lui già vecchio esser non posso
46.27dolce sostegno, e negl'iliaci campi
46.28seggo lontano dalla patria, infesto
46.29a' tuoi figli e a te stesso. E te pur anco
46.30udimmo un tempo, o vecchio, esser beato
46.31posseditor di quanta hanno ricchezza
46.32Lesbo sede di Màcare, e la Frigia
46.33ed il lungo Ellesponto. All'opulenza
46.34di queste terre numerosi figli
46.35la fama t'aggiungea. Ma poiché i numi
46.36in questa guerra ti cacciâr, meschino!
46.37ch'altro vedesti intorno alle tue mura
46.38che perpetue battaglie e sangue e morti?
46.39Pur datti pace, né voler ch'eterno
46.40ti consumi il dolor. Nullo è il profitto
46.41del piangere il tuo figlio, e pria che in vita
46.42richiamarlo, ti resta altro soffrire.
47.1Deh non far ch'io mi segga, almo guerriero,
47.2l'antico sire ripigliò: là dentro
47.3senza onor di sepolcro il mio diletto
47.4Ettore giace: rendilo al mio sguardo;
47.5rendilo prontamente, e i molti doni
47.6che ti rechiamo, accetta, e ne fruisci,
47.7e dìati il ciel di salvo ritornarti
47.8al tuo loco natìo, poiché pietoso
47.9e la vita mi lasci e i rai del Sole.
48.1Non m'irritar co' tuoi rifiuti, o veglio,
48.2bieco Achille riprese. Io stesso avea
48.3statuito nel cor, che alfin renduto
48.4ti fosse il figlio, perocché la diva
48.5Nereide mia madre a me di Giove
48.6già fe' chiaro il voler. Né si nasconde
48.7al mio vedere, al mio sentir, che un nume
48.8ti fu scorta alle navi a cui veruno
48.9mortal non fôra d'inoltrarsi ardito,
48.10né le guardie ingannar, né delle porte
48.11avrìa le sbarre disserrar potuto
48.12neppur di tutto il suo vigor nel fiore.
48.13Con querimonie adunque il mio corruccio
48.14non rinfrescarmi, se non vuoi ti metta,
48.15benché supplice mio, fuor della tenda,
48.16e del Tonante trasgredisca il cenno.
49.1Tremonne il vecchio, ed obbedì. Balzossi
49.2fuor della tenda allor come lïone
49.3il Pelìde con esso i due scudieri
49.4Automedonte ed Alcimo, cui, dopo
49.5il morto amico, tra' compagni egli ebbe
49.6in più pregio ed amor. Sciolsero questi
49.7i corsieri e le mule, ed intromesso
49.8l'antico araldo l'adagiaro in seggio.
49.9Poscia dal plaustro i preziosi doni
49.10del riscatto levâr, ma due pomposi
49.11manti lasciârvi, ed una ben tessuta
49.12tunica all'uopo di mandar coperto
49.13il cadavere in Ilio. Indi chiamate
49.14le ancelle, comandò che tutto fosse
49.15e lavato e di balsami perfuso
49.16in disparte dal padre, onde il meschino,
49.17veduto il figlio, in impeti non rompa
49.18subitamente di dolore e d'ira,
49.19sì che la sua destando anche il Pelìde
49.20contro il cenno di Giove nol trafigga.
50.1Lavato adunque dall'ancelle ed unto
50.2di balsami odorati, e di leggiadra
50.3tunica avvolto, e poi di risplendente
50.4pallio coperto, il gran Pelìde istesso
50.5alzandolo di peso, in sul ferètro
50.6collocollo; e composto i suoi compagni
50.7sul liscio plaustro lo portâr. Dal petto
50.8trasse allora l'eroe cupo un sospiro,
50.9e il diletto chiamando estinto amico
50.10sclamò: Patròclo, non volerti meco
50.11adirar, se nell'Orco udrai ch'io rendo
50.12Ettore al padre. In suo riscatto ei diemmi
50.13convenevoli doni, e la migliore
50.14parte a te sarà sacra, anima cara.
51.1Rientrò quindi nella tenda, e sopra
51.2il suo seggio col tergo alla parete
51.3sedutosi di fronte a Prìamo, disse:
52.1Buon vecchio, il tuo figliuol, siccome hai chiesto,
52.2è in tuo potere, e nel ferètro ei giace.
52.3Potrai dell'alba all'apparir vederlo,
52.4e via portarlo. Si rivolga adesso
52.5alla mensa il pensier, ch'anco l'afflitta
52.6Nìobe del cibo ricordossi il giorno
52.7che dodici figliuoi morti le fûro,
52.8sei del leggiadro e sei del forte sesso,
52.9tutti nel fior di giovinezza. Ai primi
52.10recò morte Dïana, ed ai secondi
52.11il saettante Apollo, ambo sdegnati
52.12che Nìobe ardisse all'immortal Latona
52.13uguagliarsi d'onor, perché la Dea
52.14sol di due parti fu feconda, ed essa
52.15di ben molti di più. Ma i molti fûro
52.16dai due trafitti. Nove volte il Sole
52.17stesi li vide nella strage, e nullo
52.18fu che di poca terra li coprisse,
52.19perché converso in dure pietre avea
52.20Giove la gente. Alfin lor diero i numi
52.21nella decima luce sepoltura.
52.22Stanca la madre del suo molto pianto,
52.23non fu schiva di cibo. Or poi fra i sassi
52.24del Sipilo deserti, ove le stanze
52.25son delle Ninfe che sul verde margo
52.26danzano d'Achelèo, cangiata in rupe
52.27sensibilmente ancor piagne, e in ruscelli
52.28sfoga l'affanno che gli Dei le diero.
52.29E noi pure, o divin vecchio, pensiamo
52.30al nutrimento. Ritornato poscia
52.31col figlio a Troia, il piangerai di nuovo,
52.32ché molto è il pianto che ti resta ancora.
53.1Così detto, levossi frettoloso,
53.2e un'agnella sgozzò di bianco pelo.
53.3La scuoiaro i compagni, e acconciamente
53.4l'apprestâr minuzzandola con molta
53.5perizia; e infissa negli spiedi, e quindi
53.6ben rosolata la levâr dal foco.
53.7Da nitido canestro Automedonte
53.8pose il pan su la mensa, ed il Pelìde
53.9spartì le carni. La man porse ognuno
53.10alle vivande apparecchiate, e spento
53.11del cibarsi il desìo, Prìamo si pose
53.12maravigliando a contemplar d'Achille
53.13le divine sembianze, e quale e quanto
53.14il portamento. Stupefatto ei pure
53.15sul dardànide eroe tenea le luci
53.16fisse il Pelìde, e il venerando volto
53.17n'ammirava e il parlar pieno di senno.
54.1Come fur sazii del mirarsi, ruppe
54.2Prìamo il tacer: Preclaro ospite mio,
54.3mettimi or tosto a riposar, ch'io possa
54.4gustar di dolce sonno alcuna stilla.
54.5Dal dì che sotto la tua man possente
54.6il mio figlio spirò, mai non fur chiuse
54.7queste palpebre, mai; ch'altro non seppi
54.8da quel punto che piangere, ululare,
54.9voltolarmi per gli atrii nella polve,
54.10mille ambasce ingoiando. Dopo tanto
54.11fiero digiuno, or ecco che gustato
54.12ho qualche cibo alfine e qualche sorso.
55.1Questo udendo, ai compagni ed all'ancelle
55.2pronto il Pelìde comandò di porre
55.3nel padiglione esterïor due letti
55.4con distesi tappeti, e porporine
55.5belle coltrici, e vesti altre vellose
55.6da ricoprirsi. Obbedïenti al cenno
55.7uscîr le ancelle colle faci in mano,
55.8e tosto i letti apparecchiâr. Di lui
55.9sollecito il Pelìde, allor gli punse
55.10di tema il cor, dicendo: Ottimo padre,
55.11dormi qua fuor. Potrìa de' prenci achivi,
55.12che qui son per consulte a tutte l'ore,
55.13recarsi a me talun, siccome è l'uso,
55.14e vederti, e ridirlo al sommo duce
55.15Agamennóne, e farsi impedimento
55.16al riscatto d'Ettorre. Or mi dichiara
55.17veracemente. A' suoi funebri onori
55.18quanti vuoi giorni? Io terrò l'armi in posa
55.19per altrettanti, e frenerò le schiere.
56.1Se ne consenti (Prïamo rispose)
56.2placide esequie al figlio mio, per certo
56.3mi fai cosa ben grata, o generoso.
56.4Siam rinchiusi, lo sai, dentro le mura;
56.5sai che n'è lungi il monte, ove la selva
56.6tagliar pel rogo, e sai quanto de' Teucri
56.7è lo spavento. Nove giorni al pianto
56.8consacreremo nelle case: al decimo
56.9arderemo la pira, e imbandirassi
56.10per la cittade il funeral banchetto.
56.11Gli darem tomba nel seguente, e l'armi
56.12nell'altro piglierem, se stremo il chiede.
57.1Buon vecchio, sia così, soggiunse Achille:
57.2tanto l'armi staran quanto tu brami.
58.1Così dicendo, la sua destra pose
58.2nella destra di quello, onde sgombrargli
58.3ogni temenza. Prïamo e l'araldo
58.4nell'atrio coricârsi; entro i recessi
58.5della tenda il Pelìde; ed al suo fianco
58.6la bella figlia di Brisèo si giacque.
59.1Tutti dormìan sepolti in dolce sonno
59.2i guerrieri e gli Dei, ma non l'amico
59.3de' mortali Mercurio, che venìa
59.4pur divisando in suo pensier la guisa
59.5di trarre, dalle guardie inosservato,
59.6fuor del dorico vallo il re troiano.
59.7Stettegli adunque su la fronte, e disse:
60.1Re, così dormi fra' nemici? e nulla
60.2ti cal del rischio in che ti trovi, uscito
60.3dagli artigli d'Achille? A caro prezzo
60.4redimesti l'amato estinto figlio.
60.5Ma per te che sei vivo, Agamennóne
60.6se qui sapratti, e tutto il campo acheo,
60.7tre volte tanto chiederanno ai figli
60.8che rimasti ti sono. — E più non disse.
61.1Destasi il vecchio sbigottito, e sveglia
61.2l'araldo: aggioga l'Argicida istesso
61.3i cavalli e le mule, e presto presto
61.4spinti i carri, invisibile traversa
61.5gli accampamenti. Alla corrente giunti
61.6del genito da Giove ondoso Xanto
61.7nell'ora che sul mondo il suo vermiglio
61.8velo dispiega di Titon l'amica,
61.9volò Mercurio al cielo, e i due canuti
61.10con gemiti e lamenti alla cittade
61.11celeravan la via. Grave del caro
61.12cadavere davanti iva il carretto,
61.13né d'uomo orecchio, né di donna ancora
61.14il fragor ne sentìa. L'udì primiera
61.15la vergine Cassandra, e su la rocca
61.16di Pergamo salita, il suo diletto
61.17padre e l'araldo riconobbe eccelsi
61.18sovra i carri, e la spoglia inanimata
61.19che sul plaustro giacea. Mise a tal vista
61.20alti gridi e ululati, e per le vie,
61.21Troi, Troiane, gridava, eccone Ettorre;
61.22accorrete, vedetelo, gli è quello
61.23che ritornando dalla pugna empiea
61.24tutti, un tempo, di gioia i vostri petti.
62.1Né verun né veruna a questo annunzio
62.2nella cittade si restò, ma tutti
62.3d'intollerando duolo il cuor compresi
62.4si versâr dalle porte, e fêrsi incontro
62.5al lugubre convoglio. Ivi primiere
62.6lacerandosi i crini la diletta
62.7sposa e l'augusta genitrice al carro
62.8s'avventâr furïose, e sull'amata
62.9pallida fronte abbandonâr le bocche,
62.10tutta dintorno piangendo la turba.
62.11E le lagrime, i gemiti, le grida
62.12sul deplorato Ettorre avrìan l'intero
62.13giorno consunto su le meste porte,
62.14se Priamo dal cocchio all'inondante
62.15turba rivolto non dicea: Sgombrate
62.16al carro il varco: pascervi di pianto
62.17su quel corpo potrete entro la reggia.
63.1S'aprì la folta, passò il carro, e giunse
63.2negl'incliti palagi. Ivi deposto
63.3il cadavere in regio cataletto,
63.4il lugubre sovr'esso incominciaro
63.5inno i cantori de' lamenti, e al mesto
63.6canto pietose rispondean le donne:
63.7fra cui plorando Andròmaca, e strignendo
63.8d'Ettore il capo fra le bianche braccia,
63.9fe' primiera sonar queste querele:
64.1Eccoti spento, o mio consorte, e spento
64.2sul fior degli anni! e vedova me lasci
64.3nella tua reggia, ed orfanello il figlio
64.4di sventurato amor misero frutto,
64.5bambino ancora, e senza pur la speme
64.6che pubertade la sua guancia infiori.
64.7Perocché dalla cima Ilio sovverso
64.8ruinerà tra poco or che tu giaci,
64.9tu che n'eri il custode, e gli servavi
64.10i dolci pargoletti e le pudiche
64.11spose, che tosto ai legni achei n'andranno
64.12strascinate in catene, ed io con esse.
64.13E tu, povero figlio, o ne verrai
64.14meco in servaggio di crudel signore
64.15che ad opre indegne danneratti, o forse
64.16qualche barbaro Acheo dall'alta torre
64.17ti scaglierà sdegnoso, vendicando
64.18o il padre, o il figlio, od il fratel dall'asta
64.19d'Ettor prostrati; ché per certo molti
64.20di costoro per lui mordon la terra.
64.21Terribile ai nemici era il tuo padre
64.22nelle battaglie, e quindi è il duol che tragge
64.23da tutti gli occhi cittadini il pianto.
64.24Ineffabile angoscia, Ettore mio,
64.25tu partoristi ai genitor; ma nulla
64.26si pareggia al dolor dell'infelice
64.27tua consorte. Spirasti, e la mancante
64.28mano dal letto, ohimè! non mi porgesti,
64.29non mi lasciasti alcun tuo savio avviso,
64.30ch'or giorno e notte nel fedel pensiero
64.31dolce mi fôra richiamar piangendo.
65.1Accompagnâr co' gemiti le donne
65.2d'Andròmaca i lamenti, e li seguiva
65.3il compianto d'Ecùba in questa voce:
66.1O de' miei figli, Ettorre, il più diletto!
66.2Fosti caro agli Dei mentre vivevi,
66.3e il sei, qui morto, ancora. Il crudo Achille
66.4di Samo e d'Imbro e dell'infida Lenno
66.5su le remote tempestose rive
66.6quanti a man gli venìan, tutti vendeva
66.7gli altri miei figli; e tu dal suo spietato
66.8ferro trafitto, e tante volte intorno
66.9strascinato alla tomba dell'amico
66.10che gli prostrasti (né per questo in vita
66.11lo ritornò), tu fresco e rugiadoso
66.12or mi giaci davanti, e fior somigli
66.13dai dolci strali della luce ucciso.
67.1A questo pianto rinnovossi il lutto,
67.2ed Elena fe' terza il suo lamento:
68.1O a me il più caro de' cognati, Ettorre,
68.2poiché il Fato mi trasse a queste rive
68.3di Paride consorte! oh morta io fossi
68.4pria che venirvi! Venti volte il Sole
68.5il suo giro compì da che lasciato
68.6ho il patrio nido, e una maligna o dura
68.7sola parola sul tuo labbro io mai
68.8mai non intesi. E se talvolta o suora
68.9o fratello o cognata, o la medesma
68.10veneranda tua madre (ché benigno
68.11a me fu Prìamo ognor) mi rampognava,
68.12tu mansueto, con dolce ripiglio
68.13gli ammonendo, placavi ogni corruccio.
68.14Quind'io te piango e in un la mia sventura,
68.15ché in tutta Troia io non ho più chi m'ami
68.16o compatisca, a tutti abbominosa.
69.1Così sclamava lagrimando, e seco
69.2il popolo gemea. Si volse alfine
69.3Prìamo alla turba, e favellò: Troiani,
69.4si pensi al rogo. Andate, e dalla selva
69.5qua recate il bisogno, né vi prenda
69.6timor d'insidie. Mi promise Achille,
69.7nel congedarmi, di non farne offesa
69.8anzi che spunti il dodicesmo Sole.
70.1Disse; e muli e giovenchi in un momento
70.2sotto il giogo fur pronti, e dalle porte
70.3proruppero. Durò ben nove interi
70.4giorni il trasporto delle tronche selve.
70.5Come rifulse su la terra il raggio
70.6della decima aurora, lagrimando
70.7dal feretro levâr del valoroso
70.8Ettore il corpo, e postolo sul rogo,
70.9il foco vi destâr. Rïapparita
70.10la rosea figlia del mattin, s'accolse
70.11il popolo dintorno all'alta pira,
70.12e pria con onde di purpureo vino
70.13tutte estinser le brage. Indi per tutto
70.14queto il foco, i fratelli e i fidi amici
70.15pieni il volto di pianto e sospirosi
70.16raccolsero le bianche ossa, e composte
70.17in urna d'oro, le coprîr d'un molle
70.18cremisino. Ciò fatto, in cava buca
70.19le posero, e di spesse e grandi pietre
70.20un lastrico vi fêro, e prestamente
70.21il tumulo elevâr. Le scolte intanto
70.22vigilavan dintorno, onde un ostile
70.23non irrompesse repentino assalto
70.24pria che fosse al suo fin l'opra pietosa.
70.25Innalzato il sepolcro dipartîrsi
70.26tutti in grande frequenza, e nella vasta
70.27di Priamo adunati eccelsa reggia
70.28funebre celebrâr lauto convito.
71.1Questi fûro gli estremi onor renduti
71.2al domatore di cavalli Ettorre.
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