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Libro ventesimosecondo

1.1Così, quai cervi paurosi, i Teucri
1.2nella città fuggìan confusamente,
1.3e davano appoggiati agli alti merli
1.4al sudor refrigerio ed alla sete,
1.5mentre gli Achei con inclinati scudi
1.6si fan sotto alle mura. Ma la Parca
1.7dinanzi ad Ilio su le porte Scee
1.8rattenne immoto, come astretto in ceppi,
1.9lo sventurato Ettòr. Fece ad Achille
1.10l'arciero Apollo allor queste parole:
2.1Perché mortale un Immortal persegui,
2.2o figlio di Pelèo? Non anco avvisi,
2.3cieco furente, che un Celeste io sono?
2.4Dei fugati Troiani e nel riparo
2.5d'Ilio già chiusi ogni pensier ponesti,
2.6e qua sviasti il tuo furor. Che speri?
2.7Uccidermi? Son nume. — E nume infesto,
2.8e di tutti il peggior (rispose acceso
2.9di grand'ira il Pelìde). A questa parte
2.10m'hai deviato dalle mura, e tolto
2.11che molti, prima d'arrivar là dentro,
2.12mordessero la polve. Ah mi rapisti
2.13un gran vanto, e quei vili in salvo hai messo
2.14perché non temi la vendetta mia;
2.15ma la farei ben io, se la potessi.
3.1Tacque, e drizzossi alla città volgendo
3.2terribili pensieri, e il piè movea
3.3rapido come vincitor de' ludi
3.4animoso destrier che per l'arena
3.5fa le ruote volar. Primo lo vide
3.6precipitoso correre pel campo
3.7Prìamo, e da lungi folgorar, siccome
3.8l'astro che cane d'Orion s'appella,
3.9e precorre l'Autunno: scintillanti
3.10fra numerose stelle in densa notte
3.11manda i suoi raggi; splendidissim'astro
3.12ma luttuoso e di cocenti morbi
3.13ai miseri mortali apportatore.
3.14Tal del volante eroe sul vasto petto
3.15splendean l'armi. Ululava, e colle mani
3.16alto levate si battea la fronte
3.17il buon vecchio, e chiamava a tutta voce
3.18l'amato figlio supplicando: e questi
3.19fermo innanzi alle porte altro non ode
3.20che il desìo di pugnar col suo nemico.
3.21Allor le palme il misero gli stese,
3.22e questi profferì pietosi accenti:
4.1Mio diletto figliuolo, Ettore mio,
4.2deh lontano da' tuoi da solo a solo
4.3non affrontar costui che di fortezza
4.4d'assai t'è sopra. Oh fosse in odio il crudo
4.5agli Dei quanto a me! Pasto di belve
4.6ei giacerìa qui steso (e del mio petto
4.7avrìa fine l'angoscia), ei che di tanti
4.8orbo mi fece valorosi figli,
4.9quale ucciso, qual tratto alle remote
4.10rive e venduto. Ed or fra i qui rinchiusi
4.11Teucri i due figli, ahi lasso! ancor non veggo,
4.12che l'esimia consorte Laotòe
4.13a me produsse, Polidoro io dico
4.14e Licaon. Se prigionieri ei sono,
4.15con auro e bronzo ne farem riscatto,
4.16ch'io n'ho molte conserve, e molto avere
4.17diè l'egregio vegliardo Alte alla figlia.
4.18Se poi ne' regni già passâr di Pluto,
4.19alto sarà su la lor morte il pianto
4.20della madre ed il mio, ma brevi i lutti
4.21del popolo, ove spento tu non cada
4.22dal Pelìde, tu pur. Rïentra adunque,
4.23mio dolce figlio, nelle mura, e i Teucri
4.24conservane e le spose. Al diro Achille
4.25non lasciar sì gran lode: abbi pensiero
4.26della cara tua vita, abbi pietade
4.27di me meschino a cui non tolse ancora
4.28la sventura il sentir, di me che misi
4.29già nelle soglie di vecchiezza il piede,
4.30dall'alta condannato ira di Giove
4.31di ria morte a perir, vista di mali
4.32prima ogni faccia, trucidati i figli,
4.33rapite le fanciulle, i casti letti
4.34contaminati, crudelmente infranti
4.35contro terra i bambini, e strascinate
4.36dall'empio braccio degli Achei le nuore.
4.37Ed ultimo me pur su le regali
4.38porte trafitto e spoglia abbandonata
4.39voraci i cani sbraneran, que' cani
4.40che custodi io nudrìa del regio tetto
4.41alla mia mensa io stesso; e allor da ingorda
4.42rabbia sospinti disputar vedransi
4.43il mio sangue; e di questo alfin satolli
4.44ne' portici sdraiarsi. Ah, bello è in campo
4.45del giovine il morir! Coperto il petto
4.46d'onorate ferite, onta non avvi,
4.47non offesa che morto il disonesti.
4.48Ma che ludibrio sia degli affamati
4.49mastini il capo venerando e il bianco
4.50mento d'un veglio indegnamente ucciso,
4.51che sia bruttato il nudo e verecondo
4.52suo cadavere, ah! questo, è questo il colmo
4.53dell'umane sventure. E sì dicendo,
4.54strappasi il veglio dall'augusto capo
4.55i canuti capei; ma non si piega
4.56l'alma d'Ettorre. Desolata accorse
4.57d'altra parte la madre, e lagrimando
4.58e nudandosi il seno, la materna
4.59poppa scoperse, e, A questa abbi rispetto,
4.60singhiozzante sclamava, a questa, o figlio,
4.61che calmò, lo ricorda, i tuoi vagiti.
4.62Rïentra, Ettore mio, fuggi cotesto
4.63sterminatore, non istargli a petto,
4.64sciaurato! Non io, s'egli t'uccide,
4.65non io darti potrò, caro germoglio
4.66delle viscere mie, su la funèbre
4.67bara il mio pianto, né il potrà l'illustre
4.68tua consorte: e tu lungi appo le navi
4.69giacerai degli Achivi, esca alle belve.
5.1Questi preghi di lagrime interrotti
5.2porgono al figlio i dolorosi, e nulla
5.3persuadon l'eroe che fermo attende
5.4lo smisurato già vicino Achille.
5.5Quale in tana di tristi erbe pasciuto
5.6fero colùbro il viandante aspetta,
5.7e gonfio di grand'ira, orribilmente
5.8guatando intorno, nelle sue latèbre
5.9lubrico si convolve; e tale il duce
5.10troian, di sdegni generosi acceso,
5.11appoggiato lo scudo a una sporgente
5.12torre, sta saldo; e nel gran cor rivolge
5.13questi pensieri: Che farò? Se metto
5.14là dentro il piè, Polidamante il primo
5.15rampognerammi acerbo, ei che la scorsa
5.16notte esortommi alla città ritrarre,
5.17comparso Achille, i Teucri; ed io nol feci:
5.18e sì quest'era il meglio. Or che la mia
5.19pertinacia fatal tutti li trasse
5.20nella ruina, sostener l'aspetto
5.21più non oso de' Troi né dell'altere
5.22Troiane, e parmi già i peggiori udire:
5.23Ecco là quell'Ettòr che di sue forze
5.24troppo fidando il popolo distrusse.
5.25Così diranno, e meglio allor mi fia
5.26combattere, e redir, prostrato Achille,
5.27nella cittade, o per la patria mia
5.28aver qui morte glorïosa io stesso.
5.29Pur se deposto e scudo e lancia ed elmo,
5.30io medesmo mi féssi incontro a questo
5.31magnanimo rivale, e la spartana
5.32donna cagion di tanta guerra, e tutte
5.33gli promettessi le con lei portate
5.34da Paride ricchezze, ed altre ancora
5.35da partirsi agli Achei, quante ne chiude
5.36questa città; se con tremendo giuro
5.37quindi i Troiani a rivelar stringessi
5.38i riposti tesori, ed in due parti
5.39dividendoli tutti… Oh che vaneggia
5.40mai la mia mente! Io supplice, io dimesso
5.41presentarmi? Il crudel, nulla m'avendo
5.42né pietà né rispetto (ov'io dell'armi
5.43nudo a lui vada), disarmato ancora,
5.44qual donna imbelle, metterammi a morte,
5.45ch'ei non è tale da poter con esso
5.46novellar dal querceto o dalla rupe
5.47come amanti garzoni e donzellette.
5.48A donzellette adunque ed a garzoni
5.49le dolci fole, a me la pugna; e tosto
5.50vedrassi cui darà Giove la palma.
6.1Così seco ragiona, e fermo aspetta.
6.2Ed ecco Achille avvicinarsi, al truce
6.3dell'elmo agitator Marte simìle.
6.4Nella destra scotea la spaventosa
6.5pelìaca trave; come viva fiamma,
6.6o come disco di nascente Sole
6.7balenava il suo scudo. Il riconobbe
6.8Ettore, e freddo corsegli per l'ossa
6.9un tremor, né aspettarlo ei più sostenne,
6.10ma lasciate le porte, a fuggir diessi
6.11atterrito. Spiccossi ad inseguirlo
6.12fidato Achille ne' veloci piedi;
6.13qual ne' monti sparvier che, de' volanti
6.14il più ratto, si scaglia impetuoso
6.15su pavida colomba: ella sen fugge
6.16obbliquamente, e quei doppiando il volo
6.17vie più l'incalza con acuti stridi,
6.18di ghermirla bramoso: a questa guisa
6.19l'ardente Achille difilato vola
6.20dietro il trepido Ettòr che in tutta fuga
6.21mena il rapido piè rasente il muro.
6.22Trascorsero veloci la collina
6.23delle vedette, oltrepassâr, lunghesso
6.24la callaia, il selvaggio aereo fico
6.25sempre sotto alle mura; e già venuti
6.26son dell'alto Scamandro alle due fonti.
6.27Calida è l'una, e qual di fuoco acceso
6.28spandesi intorno di sue linfe il fumo:
6.29fredda come gragnuola o ghiaccio o neve
6.30scorre l'altra di state: ambe son cinte
6.31d'ampii lavacri di polita pietra,
6.32a cui, pria che l'Acheo venisse i giorni
6.33della pace a turbar, solean de' Teucri
6.34liete le spose e le avvenenti figlie
6.35i bei veli lavar. Da questa parte
6.36volano i due campion, l'uno fuggendo,
6.37l'altro inseguendo. Il fuggitivo è forte,
6.38ma più forte e più ratto è chi l'insegue,
6.39e d'un tauro non già, né della pelle
6.40si gareggia d'un bue, premio a veloce
6.41di corsa vincitor, ma della vita
6.42del grande Ettorre. E quale a vincer usi
6.43giran le mete corridori ardenti,
6.44a cui proposto è di gentil donzella
6.45o d'un tripode il premio, ad onoranza
6.46d'alcun defunto eroe; così tre volte
6.47dell'iliaca città fêr questi il giro
6.48velocemente. A riguardarli intento
6.49stava il consesso de' Celesti, e Giove
6.50a dir si fece: Ahi sorte indegna! io veggo
6.51d'Ilio intorno alle mura esagitato
6.52un diletto mortal; duolmi d'Ettorre
6.53che su l'idèe pendici e sull'eccelsa
6.54pergàmea rocca a me solea di scelte
6.55vittime offrire i pingui lombi, ed ora
6.56del minaccioso Achille il presto piede
6.57l'incalza intorno alla città. Pensate,
6.58vedete, o numi, se per noi si debba
6.59dalla morte camparlo, o pur, quantunque
6.60così prode, il domar sotto il Pelìde.
7.1Procelloso Tonante, oh che dicesti,
7.2gli rispose Minerva, e che t'avvisi?
7.3Alla morte involar uom sacro a morte?
7.4E tu l'invola. Ma non tutti al certo
7.5noi Celesti tal fatto assentiremo.
7.6T'accheta, o figlia, replicò de' nembi
7.7l'adunator, ch'io nulla ho fermo ancora,
7.8e nulla io voglio a te negar. Fa tutto,
7.9senza punto ristarti, il tuo desire.
8.1Spronò quel detto la già pronta Diva
8.2che dall'olimpie cime impetuosa
8.3spiccossi, e scese. Alla dirotta intanto
8.4incalza Achille il fuggitivo Ettorre.
8.5Come veltro cerviero alla montagna
8.6giù per convalli e per boscaglie insegue
8.7dalla tana destato un capriuolo:
8.8sotto un arbusto il meschinel s'appiatta
8.9tutto tremante, e l'altro ne ritesse
8.10l'orme, e corre e ricorre irrequieto
8.11finché lo trova: così tutte Achille
8.12del sottrarsi ad Ettòr tronca le vie.
8.13Quante volte sfilar diritto ei tenta
8.14alle dardanie porte, o delle torri
8.15sotto gli spaldi, onde co' dardi aita
8.16gli dian di sopra i suoi, tante il Pelìde
8.17lo previene e il ricaccia alla pianura,
8.18vicino alla città. Come nel sogno
8.19talor ne sembra con lena affannata
8.20uom che fugge inseguir, né questi ha forza
8.21d'involarsi, né noi di conseguirlo;
8.22così né Achille aggiugner puote Ettorre,
8.23né questi a quello dileguarsi. E intanto
8.24come schivar potuto avrìa la Parca
8.25di Prìamo il figlio, se l'estrema volta
8.26nuovo al petto vigor non gli porgea
8.27propizio Apollo, e nuova lena al piede?
8.28Accennava col capo il divo Achille
8.29alle sue genti di non far co' dardi
8.30al fuggitivo offesa, onde veruno,
8.31ferendolo, l'onor non gli precida
8.32del primo colpo. Ma venuti entrambi
8.33la quarta volta alle scamandrie fonti,
8.34l'auree bilance sollevò nel cielo
8.35il gran Padre, e due sorti entro vi pose
8.36di mortal sonno eterno, una d'Achille,
8.37l'altra d'Ettorre: le librò nel mezzo,
8.38e del duce troiano il fatal giorno
8.39cadde, e vêr l'Orco dechinò. Dolente
8.40Febo allora lasciollo in abbandono;
8.41ed al Pelìde fattasi vicina,
8.42sì Minerva parlò: Diletto a Giove
8.43inclito Achille, or sì che giunto io spero
8.44il momento in che noi su queste rive,
8.45spento alla fine il bellicoso Ettorre,
8.46d'alta gloria andrem lieti. Ei più non puote
8.47scapparne ei no, quand'anche il Saettante,
8.48ai piè prostrato dell'Egìoco Padre,
8.49di liberarlo s'argomenti. Or tu
8.50qui sòstati e respira. Andronne io stessa
8.51al tuo nemico, e metterogli in core
8.52di venir teco a singolar conflitto.
9.1Obbedì, s'appoggiò lieto al ferrato
9.2suo frassino il Pelìde, e dipartita
9.3da lui la Diva, al volto, alla favella
9.4Dëìfobo si fece, e all'anelante
9.5Ettor venuta, O mio german, dicea,
9.6troppo costui dintorno a queste mura
9.7con piè ratto t'incalza e ti travaglia.
9.8Or via restiamci, e difendiamci a fermo.
10.1Rispose Ettòr: Dëìfobo, di quanti
10.2mi diè fratelli Priamo ed Ecùba,
10.3sempre il più caro tu mi fosti, ed ora
10.4lo mi sei più che prima, e più mi traggi
10.5ad onorarti, perocché tu solo
10.6da quelle mura osasti a mia difesa,
10.7tu solo uscir, veduto il mio periglio.
11.1Fratello amato, replicò la Diva,
11.2i venerandi genitori, e tutti
11.3stringendosi gli amici a' miei ginocchi
11.4di non uscire mi pregâr, cotanto
11.5terror gl'ingombra: ma l'interno vinse,
11.6che per te mi struggea, fiero dolore.
11.7Combattiam dunque arditamente, e nullo
11.8sia più d'aste risparmio, onde si vegga
11.9s'egli, noi spenti, tornerà di nostre
11.10spoglie onusto alle navi, o se piuttosto
11.11qui cadrà per la tua lancia trafitto.
12.1Sì dicendo, la Diva ingannatrice
12.2precorse, e quelli l'un dell'altro a fronte
12.3divenuti, primier l'armi crollando
12.4fe' questi detti l'animoso Ettorre:
13.1Più non fuggo, o Pelìde. Intorno all'alte
13.2iliache mura mi aggirai tre volte,
13.3né aspettarti sostenni. Ora son io
13.4che intrepido t'affronto, e darò morte,
13.5o l'avrò. Ma gli Dei, fidi custodi
13.6de' giuramenti, testimon ne sièno,
13.7che se Giove l'onor di tua caduta
13.8mi concede, non io sarò spietato
13.9col cadavere tuo, ma renderollo,
13.10toltene solo le bell'armi, intatto
13.11a' tuoi. Tu giura in mio favor lo stesso.
14.1Non parlarmi d'accordi, abbominato
14.2nemico, ripigliò torvo il Pelìde:
14.3nessun patto fra l'uomo ed il lïone,
14.4nessuna pace tra l'eterna guerra
14.5dell'agnello e del lupo, e tra noi due
14.6né giuramento né amistà nessuna,
14.7finché l'uno di noi steso col sangue
14.8l'invitto Marte non satolli. Or bada,
14.9ché n'hai mestiero, a richiamar la tutta
14.10tua prodezza, e a lanciar dritta la punta.
14.11Ogni scampo è preciso, e già Minerva
14.12per l'asta mia ti doma. Ecco il momento
14.13che dei morti da te miei cari amici
14.14tutte ad un tempo sconterai le pene.
15.1Disse, e forte avventò la bilanciata
15.2lunga lancia. Antivide Ettorre il tiro,
15.3e piegato il ginocchio e la persona,
15.4lo schivò. Sorvolando il ferreo telo
15.5si confisse nel suol, ma ne lo svelse
15.6invisibile ad Ettore Minerva,
15.7e tornollo al Pelìde. — Errasti il colpo,
15.8gridò l'eroe troian, né Giove ancora,
15.9come dianzi cianciasti, il mio destino
15.10ti fe' palese. Dëiforme sei,
15.11ma cinguettiero, che con vani accenti
15.12atterrirmi ti speri, e nella mente
15.13addormentarmi la virtude antica.
15.14Ma nel dorso tu, no, non pianterai
15.15l'asta ad Ettorre che diritto viene
15.16ad assalirti, e ti presenta il petto;
15.17piantala in questo se t'assiste un Dio.
15.18Schiva intanto tu pur la ferrea punta
15.19di mia lancia. Oh si possa entro il tuo corpo
15.20seppellir tutta quanta, e della guerra
15.21ai Teucri il peso allevïar, te spento,
15.22te lor funesta principal rovina.
16.1Disse, e l'asta di lunga ombra squassando,
16.2la scagliò di gran forza, e del Pelìde
16.3colpì senza fallir lo smisurato
16.4scudo nel mezzo. Ma il divino arnese
16.5la respinse lontan. Crucciossi Ettorre,
16.6visto uscir vano il colpo, e non gli essendo
16.7pronta altra lancia, chinò mesto il volto,
16.8e a gran voce Dëìfobo chiamando,
16.9una picca chiedea: ma lungi egli era.
16.10Allor s'accorse dell'inganno, e disse:
16.11Misero! a morte m'appellâr gli Dei.
16.12Credeami aver Dëìfobo presente;
16.13egli è dentro le mura, e mi deluse
16.14Minerva. Al fianco ho già la morte, e nullo
16.15v'è più scampo per me. Fu cara un tempo
16.16a Giove la mia vita, e al saettante
16.17suo figlio, ed essi mi campâr cortesi
16.18ne' guerrieri perigli. Or mi raggiunse
16.19la negra Parca. Ma non fia per questo
16.20che da codardo io cada: periremo,
16.21ma glorïosi, e alle future genti
16.22qualche bel fatto porterà il mio nome.
17.1Ciò detto, scintillar dalla vagina
17.2fe' la spada che acuta e grande e forte
17.3dal fianco gli pendea. Con questa in pugno
17.4drizza il viso al nemico, e si disserra
17.5com'aquila che d'alto per le fosche
17.6nubi a piombo sul campo si precipita
17.7a ghermir una lepre o un'agnelletta:
17.8tale, agitando l'affilato acciaro,
17.9si scaglia Ettorre. Scagliasi del pari
17.10gonfio il cor di feroce ira il Pelìde
17.11impetuoso. Gli ricopre il petto
17.12l'ammirando brocchier: sovra il guernito
17.13di quattro coni fulgid'elmo ondeggia
17.14l'aureo pennacchio che Vulcan v'avea
17.15sulla cima diffuso. E qual sfavilla
17.16nei notturni sereni in fra le stelle
17.17Espero il più leggiadro astro del cielo;
17.18tale l'acuta cuspide lampeggia
17.19nella destra d'Achille che l'estremo
17.20danno in cor volge dell'illustre Ettorre,
17.21e tutto con attenti occhi spiando
17.22il bel corpo, pon mente ove al ferire
17.23più spedita è la via. Chiuso il nemico
17.24era tutto nell'armi luminose
17.25che all'ucciso Patròclo avea rapite.
17.26Sol, dove il collo all'omero s'innesta,
17.27nuda una parte della gola appare,
17.28mortalissima parte. A questa Achille
17.29l'asta diresse con furor: la punta
17.30il collo trapassò, ma non offese
17.31della voce le vie, sì che precluso
17.32fosse del tutto alle parole il varco.
17.33Cadde il ferito nella sabbia, e altero
17.34sclamò sovr'esso il feritor divino:
18.1Ettore, il giorno che spogliasti il morto
18.2Pàtroclo, in salvo ti credesti, e nullo
18.3terror ti prese del lontano Achille.
18.4Stolto! restava sulle navi al mio
18.5trafitto amico un vindice, di molto
18.6più gagliardo di lui: io vi restava,
18.7io che qui ti distesi. Or cani e corvi
18.8te strazieranno turpemente, e quegli
18.9avrà pomposa dagli Achei la tomba.
19.1E a lui così l'eroe languente: Achille,
19.2per la tua vita, per le tue ginocchia,
19.3per li tuoi genitori io ti scongiuro,
19.4deh non far che di belve io sia pastura
19.5alla presenza degli Achei: ti piaccia
19.6l'oro e il bronzo accettar che il padre mio
19.7e la mia veneranda genitrice
19.8ti daranno in gran copia, e tu lor rendi
19.9questo mio corpo, onde l'onor del rogo
19.10dai Teucri io m'abbia e dalle teucre donne.
20.1Con atroce cipiglio gli rispose
20.2il fiero Achille: Non pregarmi, iniquo,
20.3non supplicarmi né pe' miei ginocchi
20.4né pe' miei genitor. Potessi io preso
20.5dal mio furore minuzzar le tue
20.6carni, ed io stesso, per l'immensa offesa
20.7che mi facesti, divorarle crude.
20.8No, nessun la tua testa al fero morso
20.9de' cani involerà: né s'anco dieci
20.10e venti volte mi s'addoppii il prezzo
20.11del tuo riscatto, né se d'altri doni
20.12mi si faccia promessa, né se Prìamo
20.13a peso d'oro il corpo tuo redima,
20.14no, mai non fia che sul funereo letto
20.15la tua madre ti pianga. Io vo' che tutto
20.16ti squarcino le belve a brano a brano.
21.1Ben lo previdi che pregato indarno
21.2t'avrei, riprese il moribondo Ettorre.
21.3Hai cor di ferro, e lo sapea. Ma bada
21.4che di qualche celeste ira cagione
21.5io non ti sia quel dì che Febo Apollo
21.6e Paride, malgrado il tuo valore,
21.7t'ancideranno su le porte Scee.
22.1Così detto, spirò. Sciolta dal corpo
22.2prese l'alma il suo vol verso l'abisso,
22.3lamentando il suo fato ed il perduto
22.4fior della forte gioventude. E a lui,
22.5già fredda spoglia, il vincitor soggiunse:
23.1Muori; ché poscia la mia morte io pure,
23.2quando a Giove sia grado e agli altri Eterni,
23.3contento accetterò. Così dicendo,
23.4svelse dal morto la ferrata lancia,
23.5in disparte la pose, e dalle spalle
23.6l'armi gli tolse insanguinate. Intanto
23.7d'ogn'intorno v'accorsero gli Achivi
23.8contemplando d'Ettòr maravigliosi
23.9l'ammirande sembianze e la statura;
23.10né vi fu chi di fargli una ferita
23.11non si godesse, al suo vicin dicendo:
23.12Per gli Dei, che a toccarsi egli s'è fatto
23.13più tenero che quando arse le navi.
23.14E in questo dir coll'asta il ripungea.
24.1Spoglio ch'ei l'ebbe, fra gli astanti Achei
24.2ritto Achille parlò queste parole:
24.3Amici e prenci e capitani, udite.
24.4Poiché diermi gli Dei che domo alfine
24.5costui ne fosse, che d'assai più nocque
24.6che gli altri tutti insieme, alla cittade
24.7volgiam l'armi, e vediam, se, spento Ettorre,
24.8fanno i Teucri pensier d'abbandonarla,
24.9o, benché privi di cotanto aiuto,
24.10coraggiosi resistere… Ma quale
24.11vano consiglio mi ragiona il core?
24.12Senza pianto sul lido e senza tomba
24.13giace il morto Patròclo. Insin che queste
24.14mie membra animerà soffio di vita,
24.15ei fia presente al mio pensiero; e s'anco
24.16laggiù nell'Orco obblivion scendesse
24.17della vita primiera, anco nell'Orco
24.18mi seguirà del mio diletto amico
24.19la rimembranza. Or via, dunque si rieda
24.20alle navi, e costui vi si strascini.
24.21E voi frattanto, giovinetti achivi,
24.22intonate il peana: alto è il trionfo
24.23che riportammo: il grande Ettòr, dai Teucri
24.24adorato qual nume, è qui disteso.
25.1Disse, e contra l'estinto opra crudele
25.2meditando, de' piè gli fora i nervi
25.3dal calcagno al tallone, ed un guinzaglio
25.4insertovi bovino, al cocchio il lega,
25.5andar lasciando strascinato a terra
25.6il bel capo. Sul carro indi salito
25.7con l'elevate glorïose spoglie,
25.8stimolò col flagello a tutto corso
25.9i corridori che volâr bramosi.
25.10Lo strascinato cadavere un nembo
25.11sollevava di polve onde la sparta
25.12negra chioma agitata e il volto tutto
25.13bruttavasi, quel volto in pria sì bello,
25.14allor da Giove abbandonato all'ira
25.15degl'inimici nella patria terra.
26.1All'atroce spettacolo si svelse
26.2la genitrice i crini, e via gittando
26.3il regal velo, un ululato mise,
26.4che alle stelle n'andò. Plorava il padre
26.5miseramente, e gemiti e singulti
26.6per la città s'udìan, come se tutta
26.7dall'eccelse sue cime arsa cadesse.
26.8Rattenevano a stento i cittadini
26.9il re canuto, che di duol scoppiando
26.10dalle dardanie porte a tutto costo
26.11fuor voleva gittarsi. S'avvolgea
26.12il misero nel fango, e tutti a nome
26.13chiamandoli e pregando, Ah! vi scostate
26.14lasciatemi, gridava; è intempestivo
26.15ogni vostro timor; lasciate, amici,
26.16ch'io me n'esca, ch'io vada tutto solo
26.17alle navi nemiche. Io vo' cadere
26.18supplichevole ai piè di quell'iniquo
26.19violento uccisor. Chi sa che il crudo
26.20il mio crin bianco non rispetti e senta
26.21pietà di mia vecchiezza. Ei pure ha un padre
26.22d'anni carco, Pelèo che generollo
26.23e de' Teucri nudrillo alla ruina,
26.24soprattutto alla mia, tanti uccidendo
26.25giovinetti miei figli: né mi dolgo
26.26sì di lor tutti, ohimè! quanto d'un solo,
26.27quanto d'Ettòr, di cui trarrammi in breve
26.28l'empia doglia alla tomba. Oh fosse ei morto
26.29tra le mie braccia almen! Così la madre,
26.30che sventurata partorillo, e io stesso
26.31sfogo avremmo di pianti e di sospiri.
27.1Questo ei dicea piangendo, e co' lamenti
27.2facean eco al suo pianto i cittadini.
28.1Dalle Tröadi intanto circondata,
28.2in alti lai rompea la madre: Oh figlio!
28.3Tu se' morto, ed io vivo? io giunta al sommo
28.4delle sventure te perdendo, ahi lassa!
28.5Te che in ogni momento eri la mia
28.6gloria e il sostegno della patria tutta
28.7che t'accogliea qual nume. Ahi! ne saresti,
28.8vivo, il decoro; e ne sei, morto, il lutto.
29.1Seguìa questo parlar di pianto un fiume.
29.2Ma del fato d'Ettòr nulla per anco
29.3Andròmaca sapea, ché nullo a lei
29.4del marito rimasto anzi alle porte
29.5recato avea l'avviso. Nell'interne
29.6regie stanze tessendo ella si stava
29.7a doppie fila una lucente tela
29.8di diverso rabesco. E per suo cenno
29.9avean frattanto le leggiadre ancelle
29.10posto un tripode al fuoco, onde al consorte
29.11pronto fosse, al tornar dalla battaglia,
29.12caldo un lavacro. Non sapea, demente!
29.13che da' lavacri assai lungi domato
29.14l'avea Minerva per la man d'Achille.
30.1Ma come dalla torre un suon confuso
30.2d'ululi intese e di lamenti, tutte
30.3le tremaro le membra, al suol le cadde
30.4la spola, e volta alle donzelle, disse:
30.5Accorrete sollecite, seguitemi
30.6due di voi tosto: vo' veder che avvenne.
30.7Dell'onoranda suocera la voce
30.8mi percuote l'orecchio, e il cor mi balza
30.9con sussulto nel petto, e manca il piede.
30.10Certo, qualche gran danno, ohimè! sovrasta
30.11di Prìamo ai figli. Allontanate, o numi,
30.12questo presagio: ma ben forte io temo
30.13che il divo Achille all'animoso Ettorre
30.14non abbia del salvarsi entro le mura
30.15già tagliata la strada, ed or pel campo
30.16lo m'insegua da tutti abbandonato;
30.17e la bravura esizïal non domi
30.18che il possedea: restarsi egli non seppe
30.19mai nella folla, e sempre oltre si spinse,
30.20a nessun prode di valor secondo.
31.1Così dicendo, della reggia uscìo
31.2qual forsennata, e le tremava il core.
31.3La seguivan le ancelle; e fra le turbe
31.4giunta alla torre, s'arrestò, girando
31.5lo sguardo intorno dalle mura. Il vide,
31.6il riconobbe da corsier veloci
31.7strascinato davanti alla cittade
31.8verso le navi indegnamente. Oscura
31.9notte i rai le coperse, ed ella cadde
31.10all'indietro svenuta. Si scomposero
31.11i leggiadri del capo adornamenti
31.12e nastri e bende e l'intrecciata mitra
31.13e la rete ed il vel che dielle in dono
31.14l'aurea Venere il dì che dalle case
31.15d'Eezïone Ettòr la si condusse
31.16di molti doni nuzïali ornata.
31.17Affollârsi pietose a lei dintorno
31.18le cognate che smorta tra le braccia
31.19reggean l'afflitta di morir bramosa
31.20per immenso dolor. Come in sé stessa
31.21alfin rivenne, e l'alma al cor s'accolse,
31.22fe' degli occhi due fonti, e così disse:
32.1Oh me deserta! oh sposo mio! noi dunque
32.2nascemmo entrambi col medesmo fato,
32.3tu nella reggia del tuo padre, ed io
32.4nella tebana Ipòplaco selvosa
32.5seggio d'Eezïon che pargoletta
32.6allevommi, meschino una meschina!
32.7Oh non m'avesse generata! Ai regni
32.8tu di Pluto discendi entro il profondo
32.9sen della terra, e me qui lasci al lutto
32.10vedova in reggia desolata. Intanto
32.11del figlio, ohimè! che fia? Figlio infelice
32.12di miserandi genitor, bambino
32.13egli è del tutto ancor, né tu puoi morto
32.14più farti suo sostegno, Ettore mio,
32.15ned egli il padre vendicar: ché dove
32.16pur sia che degli Achei la lagrimosa
32.17guerra egli sfugga, nondimen dolenti
32.18trarrà sempre i suoi giorni, e a lui l'avaro
32.19vicin mutando i termini del campo
32.20spoglierallo di questo. Abbandonato
32.21da' suoi compagni è l'orfanello; ei porta
32.22ognor dimesso il volto, e lagrimosa
32.23la smunta guancia. Supplice indigente
32.24va del padre agli amici, e all'uno il saio,
32.25tocca all'altro la veste. Il più pietoso
32.26gli accosta alquanto il nappo, e il labbro bagna,
32.27non il palato. Ed altro tal che lieto
32.28va di padre e di madre, alteramente
32.29dalla mensa il ributta, e lo percote,
32.30e villano gli grida: Sciagurato,
32.31esci: il tuo padre qui non siede al desco.
32.32Torna allor lagrimando Astïanatte
32.33alla vedova madre, egli che dianzi
32.34d'eletti cibi si nudrìa, scherzando
32.35sul paterno ginocchio. E quando ei stanco
32.36d'innocenti trastulli al dolce sonno
32.37chiudea le luci alla nudrice in grembo,
32.38dentro il suo letticciuol su molli piume,
32.39sazio di gioia il cor, s'addormentava.
32.40E quanti or privo dell'amato padre,
32.41ahi quanti affanni soffrirà! né punto
32.42d'Astianatte gioveragli il nome
32.43che gli posero i Troi, perché le porte
32.44tu sol ne difendevi e l'ardue mura.
32.45Or te sul lido fra le navi, e lungi
32.46da chi vita ti diè, lubrici i vermi
32.47roderan, come sazio avrai de' veltri
32.48nudo le gole; ahi nudo! e nella reggia
32.49tante avevi leggiadre ed esquisite
32.50vesti, lavoro dell'esperte ancelle.
32.51Or poiché vane a te son fatte, e tolto
32.52n'è il coprirti di queste in sul ferètro,
32.53tutte alle fiamme gitterolle io stessa,
32.54onde al cospetto de' Troiani almeno
32.55questo segno d'onor ti sia renduto.
33.1Così dicea piangendo, ed al suo pianto
33.2co' sospiri facean eco le donne.
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