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Libro ventesimoprimo

1.1Ma divenuti i Teucri alle bell'onde
1.2del vorticoso Xanto, ameno fiume
1.3generato da Giove, ivi il Pelìde
1.4intercise i fuggenti; e parte al muro
1.5per lo piano ne incalza ove testeso
1.6davan le spalle al furibondo Ettorre
1.7scompigliati gli Achei (per l'orme istesse
1.8or dispersi si versano i Troiani,
1.9e a tardarne il fuggir densa una nebbia
1.10Giuno intorno spandea), parte negli alti
1.11gorghi si getta dell'argenteo fiume
1.12con tumulto. La rotta onda rimbomba,
1.13ne gemono le ripe, e quei mettendo
1.14cupi ululati, nuotano dispersi
1.15come il rapido vortice li gira.
2.1Qual cacciate dall'impeto del fuoco
2.2alzan repente le locuste il volo
2.3sul margo del ruscello: arde veloce
2.4l'inopinata fiamma, e quelle in fretta
2.5spaventate si gettano nel rio:
2.6tal dinanzi al Pelìde la sonante
2.7corsìa del Xanto riempìasi tutta
2.8di guerrieri e cavalli alla rinfusa.
2.9Su la sponda del fiume allor poggiata
2.10alle mirìci la pelìaca antenna,
2.11strinse l'eroe la spada, e dentro il flutto
2.12come demòn lanciossi, rivolgendo
2.13opre orrende nel cor. Menava a cerchio
2.14il terribile acciar; s'udìa lugùbre
2.15dei trafitti il lamento, e tinta in rosso
2.16l'onda correa. Qual fugge innanzi al vasto
2.17delfin la torma del minuto pesce,
2.18che di tranquillo porto si ripara
2.19nei recessi atterrito, ed ei n'ingoia
2.20quanti ne giunge: paurosi i Teucri
2.21così ne' greti s'ascondean del fiume.
3.1Poiché stanca d'ucciderli il Pelìde
3.2sentì la destra, dodici ne prese
3.3vivi e di scelta gioventù, che il fio
3.4dovean pagargli dell'estinto amico.
3.5Stupidi per terror come cervetti
3.6fuor degli antri ei li tira, e co' politi
3.7cuoi di che strette avean le gonne, a tutti
3.8dietro annoda le mani, e a' suoi compagni
3.9onde trarli alle navi li commette.
4.1Vago ei poscia di stragi in mezzo all'acque
4.2diessi di nuovo impetuoso, e il figlio
4.3del dardànide Prìamo Licaone
4.4gli occorse in quella che fuggìa dal fiume.
4.5Ne' paterni poderi un'altra volta,
4.6venutovi notturno, egli l'avea
4.7sorpreso e seco a viva forza addutto
4.8mentre inaccorto con tagliente accetta
4.9i nuovi rami recidendo stava
4.10di selvatico fico, onde foggiarne
4.11di bel carro il contorno: all'improvvista
4.12gli fu sopra in quell'opra il divo Achille,
4.13che trattolo alle navi in Lenno il cesse
4.14per prezzo al figlio di Giasone Eunèo.
4.15Ospite poi d'Eunèo con molti doni
4.16ne fe' riscatto l'imbrio Eezïone,
4.17che in Arisba il mandò. Di là fuggito
4.18nascostamente, alle paterne case
4.19avea fatto ritorno, e già la luce
4.20undecima splendea, che con gli amici
4.21si ricreava di servaggio uscito;
4.22quando di nuovo il dodicesmo giorno
4.23un Dio nemico tra le mani il pose
4.24del terribile Achille, onde inviarlo
4.25suo malgrado alle porte atre di Pluto.
4.26Riguardollo il Pelìde; e siccom'era
4.27nudo la fronte (ché celata e scudo
4.28e lancia e tutto avea gittato oppresso
4.29dalla fatica nel fuggir dal fiume,
4.30e vacillava di stanchezza il piede),
4.31lo riconobbe, e irato in suo cor disse:
5.1Quale agli occhi mi vien strano portento?
5.2Che sì che i Teucri dal mio ferro ancisi
5.3tornan dall'ombre di Cocito al giorno!
5.4Come vivo costui? come, venduto
5.5già tempo in Lenno, del frapposto mare
5.6poté l'onda passar che a tutti è freno?
5.7Or ben, dell'asta mia gusti la punta.
5.8Vedrem s'ei torna di là pure, ovvero
5.9se l'alma terra che ritien costretti
5.10anche i più forti, riterrà costui.
6.1Queste cose ei discorre in suo segreto
6.2senza far passo. Sbigottito intanto
6.3Licaon s'avvicina desïoso
6.4d'abbracciargli i ginocchi, e al nero artiglio
6.5della Parca involarsi. Alza il Pelìde
6.6la lunga lancia per ferir; ma quello
6.7gli si fa sotto a tutto corso, e chino
6.8atterrasi al suo piè. Divincolando
6.9l'asta sul capo gli trapassa, e in terra
6.10sitibonda di sangue si conficca.
6.11Supplichevole allor coll'una mano
6.12le ginocchia gli stringe il meschinello,
6.13coll'altra gli rattien l'asta confitta,
6.14né l'abbandona, e tuttavia pregando,
6.15Deh ferma, ei grida: umilemente io tocco
6.16le tue ginocchia, Achille: ah mi rispetta;
6.17miserere di me: pensa che sacro
6.18tuo supplice son io, pensa, o divino
6.19germe di Giove, che nudrito fui
6.20del tuo pane quel dì che nel paterno
6.21poder tua preda mi facesti, e tratto
6.22lungi dal padre e dagli amici in Lenno,
6.23di cento buoi ti valsi il prezzo, ed ora
6.24tre volte tanti io ti varrò redento.
6.25È questa a me la dodicesma aurora
6.26che dopo molti affanni in Ilio giunsi,
6.27ed ecco che crudel fato mi mette
6.28in tuo poter: ciò chiaro assai mi mostra
6.29che in odio a Giove io sono. Ahi! che a ben corta
6.30vita la madre a partorir mi venne,
6.31la madre Laotòe d'Alte figliuola,
6.32di quell'Alte che vecchio ai bellicosi
6.33Lèlegi impera, e tien suo seggio al fiume
6.34Satnioente nell'eccelsa Pèdaso.
6.35Di questo ebbe la figlia il re troiano
6.36fra le molte sue spose, e due nascemmo
6.37di lei, serbati a insanguinarti il ferro.
6.38E l'un tra i fanti della prima fronte
6.39già domasti coll'asta, il generoso
6.40mio fratel Polidoro, ed or me pure
6.41ria sorte attende; ché non io già spero,
6.42poiché nemico mi vi spinse un Dio,
6.43le tue mani sfuggir. E nondimeno
6.44nuovo un prego ti porgo, e tu del core
6.45la via gli schiudi. Non volermi, Achille,
6.46trucidar: d'uno stesso alvo io non nacqui
6.47con Ettor che t'ha morto il caro amico.
7.1Così pregava umìl di Prìamo il figlio;
7.2ma dispietata la risposta intese.
8.1Non parlar, stolto, di riscatto, e taci.
8.2Pria che Patròclo il dì fatal compiesse,
8.3erami dolce il perdonar de' Teucri
8.4alla vita, e di vivi assai ne presi,
8.5ed assai ne vendetti: ora di quanti
8.6fia che ne mandi alle mie mani Iddio,
8.7nessun da morte scamperà, nessuno
8.8de' Teucri, e meno del tuo padre i figli.
8.9Muori dunque tu pur. Perché sì piangi?
8.10Morì Patròclo che miglior ben era.
8.11E me bello qual vedi e valoroso
8.12e di gran padre nato e di una Diva,
8.13me pur la morte ad ogni istante aspetta,
8.14e di lancia o di strale un qualcheduno
8.15anche ad Achille rapirà la vita.
9.1Sentì mancarsi le ginocchia e il core
9.2a quel dir l'infelice, e abbandonata
9.3l'asta, accosciossi coll'aperte braccia.
9.4Strinse Achille la spada, e alla giuntura
9.5lo percosse del collo. Addentro tutto
9.6gli si nascose l'affilato acciaro,
9.7e boccon egli cadde in sul terreno
9.8steso in lago di sangue. Allor d'un piede
9.9presolo Achille, lo gittò nell'onda,
9.10e con acerbo insulto, Or qui ti giaci,
9.11disse, tra' pesci che di tua ferita
9.12il negro sangue lambiran securi.
9.13Né te la madre sul funereo letto
9.14piangerà, ma del mar nell'ampio seno
9.15ti trarrà lo Scamandro impetuoso,
9.16e là qualcuno del guizzante armento
9.17ti salterà dintorno, e sotto l'atre
9.18crespe dell'onda l'adipose polpe
9.19di Licaon si roderà. Possiate
9.20così tutti perir finché del sacro
9.21Ilio sia nostra la città, voi sempre
9.22fuggendo, e io sempre colle stragi al tergo.
9.23Né gioveranvi i vortici di questo
9.24argenteo fiume a cui di molti tori
9.25fate sovente sacrificio, e vivi
9.26gettar solete i corridor nell'onda.
9.27Né per questo sarà che non vi tocchi
9.28di rio fato perir, finché la morte
9.29di Pàtroclo sia sconta e in un la strage
9.30che, me lontano, degli Achei faceste.
10.1Dagl'imi gorghi udì Xanto d'Achille
10.2le superbe parole, e d'alto sdegno
10.3fremendo, divisava in suo pensiero
10.4come alla furia dell'eroe por modo,
10.5e de' Teucri impedir l'ultimo danno.
10.6Intanto il figlio di Pelèo brandita
10.7a nuove stragi la gran lancia, assalse
10.8Asteropèo, figliuol di Pelegone,
10.9di Pelegon cui l'Assio ampio–corrente
10.10generò Dio commisto a Peribèa,
10.11d'Acessamèno la maggior fanciulla.
10.12A costui si fe' sopra il grande Achille,
10.13e quei del fiume uscendo ad incontrarlo
10.14con due lance ne venne. Animo e forza
10.15gli avea messo nel cor lo Xanto irato
10.16pe' tanti in mezzo alle sue limpid'onde
10.17giovani prodi dal Pelìde uccisi
10.18spietatamente. Avvicinati entrambi,
10.19disse Achille primiero: Chi se' tu
10.20ch'osi farmiti incontro, e di che gente?
10.21Chi m'attenta è figliuol d'un infelice.
11.1E a lui di Pelegon l'inclita prole:
11.2Magnanimo Pelìde, a che mi chiedi
11.3del mio lignaggio? Dai remoti campi
11.4della Peonia qua ne venni (è questo
11.5già l'undecimo sole), e alla battaglia
11.6guido i Peonii dalle lunghe picche.
11.7Del nostro sangue è autor l'Assio di larga
11.8bellissima corrente, e genitore
11.9del bellicoso Pelegon. Di questo
11.10io nacqui, e basta. Or mano all'armi, o prode.
12.1All'altere minacce alto solleva
12.2il divo Achille la pelìaca trave.
12.3Fassi avanti del par con due gran teli
12.4l'ambidestro campione Asteropèo.
12.5Coglie col primo l'inimico scudo,
12.6ma nol giunge a forar, ché l'aurea squama
12.7lo vieta, opra d'un Dio: sfiora coll'altro
12.8il destro braccio dell'eroe, di nero
12.9sangue lo sprizza, e dopo lui si figge
12.10di maggior piaga desioso in terra.
12.11Fe' secondo volar contro il nemico
12.12la sua lancia il Pelìde, intento tutto
12.13a trapassargli il cor, ma colse in fallo:
12.14colse la ripa, e mezzo infitto in quella
12.15il gran fusto restò. Dal fianco allora
12.16trasse Achille la spada, e furibondo
12.17assalse Asteropèo che invan dall'alta
12.18sponda si studia di sferrar d'Achille
12.19il frassino: tre volte egli lo scosse
12.20colla robusta mano, e lui tre volte
12.21la forza abbandonò. Mentre s'accinge
12.22ad incurvarlo colla quarta prova
12.23e spezzarlo, d'Achille il folgorante
12.24brando il prevenne arrecator di morte.
12.25Lo percosse nell'epa all'ombelico;
12.26n'andâr per terra gl'intestini; in negra
12.27caligine ravvolti ei chiuse i lumi,
12.28e spirò. L'uccisor gli calca il petto,
12.29lo dispoglia dell'armi, e sì l'insulta:
13.1Statti così, meschino, e benché nato
13.2d'un fiume, impara che il cozzar co' figli
13.3del saturnio signor t'è dura impresa.
13.4Tu dell'Assio che larghe ha le correnti
13.5ti lodavi rampollo, ed io di Giove
13.6sangue mi vanto, e generommi il prode
13.7Eàcide Pelèo che i numerosi
13.8Mirmidóni corregge, e discendea
13.9Eaco da Giove. Or quanto è questo Dio
13.10maggior de' fiumi che nel vasto grembo
13.11devolvonsi del mar, tanto sua stirpe
13.12la stirpe avanza che da lor procede.
13.13Eccoti innanzi un alto fiume, il Xanto;
13.14di' che ti porga, se lo puote, aita.
13.15Ma che puot'egli contra Giove a cui
13.16né il regale Achelòo né la gran possa
13.17del profondo Oceàno si pareggia?
13.18E l'Oceàn che a tutti e fiumi e mari
13.19e fonti e laghi è genitor, pur egli
13.20della folgore trema, e dell'orrendo
13.21fragor che mette del gran Giove il tuono.
14.1Sì dicendo, divelse dalla ripa
14.2la ferrea lancia, e su la sabbia steso
14.3l'esanime lasciò. Bruna il bagnava
14.4la corrente, e famelici dintorno
14.5affollavansi i pesci a divorarlo.
15.1Visto il forte lor duce Asteropèo
15.2cader domato dal Pelìde, in fuga
15.3spaventati si volsero i Peonii
15.4lungo il rapido fiume, flagellando
15.5prontamente i corsier. Gl'insegue Achille
15.6e Tersìloco uccide e Trasio e Mneso,
15.7Enio, Midone, Astìpilo, Ofeleste,
15.8e più n'avrìa trafitti il valoroso,
15.9se irato il fiume dai profondi gorghi
15.10non levava in mortal forma la fronte
15.11con questo grido: Achille, tu di forza
15.12ogni altro vinci, è ver, ma il vinci insieme
15.13di fatti indegni, e troppo insuperbisci
15.14del favor degli Dei che sempre hai teco.
15.15Se ti concesse di Saturno il figlio
15.16di tutti i Troi la morte, dal mio letto
15.17cacciali, e in campo almen fa tue prodezze.
15.18Di cadaveri e d'armi ingombra è tutta
15.19la mia bella corrente, ed impedita
15.20da tante salme aprirsi al mar la via
15.21più non puote; e tu segui a farle intoppo
15.22di nuova strage. Orsù, desisti, o fiero
15.23prence, e ti basti il mio stupor. — Scamandro
15.24figlio di Giove, gli rispose Achille,
15.25sia che vuoi; ma non io degli spergiuri
15.26Teucri l'eccidio cesserò, se pria
15.27dentr'Ilio non li chiudo, e corpo a corpo
15.28non mi cimento con Ettòr. Qui deve
15.29restar privo di vita od esso od io.
16.1Sì dicendo, coll'impeto d'un nume
16.2avventossi ai Troiani. Allor si volse
16.3Xanto ad Apollo: Saettante iddio,
16.4Giove fatto t'avea l'alto comando
16.5di dar soccorso ai Teucri insin che giunga
16.6la sera, e il volto della terra adombri.
16.7E tu del padre non adempi il cenno?
17.1Mentr'egli sì dicea, l'audace Achille
17.2si scagliò dalla ripa in mezzo al fiume.
17.3Il fiume allor si rabbuffò, gonfiossi,
17.4intorbidossi, e furiando sciolse
17.5a tutte l'onde il freno: urtò la stipa
17.6de' cadaveri opposti, e li respinse,
17.7mugghiando come tauro, alla pianura,
17.8servati i vivi ed occultati in seno
17.9a' suoi vasti recessi. Orrenda intorno
17.10al Pelìde ruggìa la torbid'onda,
17.11e gli urtava lo scudo impetuosa,
17.12sì ch'ei fermarsi non potea su i piedi.
17.13A un eccelso e grand'olmo alfin s'apprese
17.14colle robuste mani, ma divelta
17.15dalle radici ruinò la pianta,
17.16seco trasse la ripa, e coi prostrati
17.17folti rami la fiera onda rattenne,
17.18e le sponde congiunse come ponte.
18.1Fuor balza allor l'eroe dalla vorago,
18.2e, messe l'ali al piè, nel campo vola
18.3sbigottito. Né il Dio perciò si resta,
18.4ma colmo e negro rinforzando il flutto
18.5vie più gonfio l'insegue, onde di Marte
18.6rintuzzargli le furie, e de' Troiani
18.7l'eccidio allontanar. Diè un salto Achille
18.8quanto è il tratto d'un'asta, ed il suo corso
18.9somigliava il volar di cacciatrice
18.10aquila fosca che i volanti tutti
18.11di forza vince e di prestezza. Il bronzo
18.12dell'usbergo gli squilla orribilmente
18.13sul vasto petto; con obliqua fuga
18.14scappar dal fiume ei tenta, e il fiume a tergo
18.15con più spesse e sonanti onde l'incalza.
18.16Come quando per l'orto e pe' filari
18.17di liete piante il fontanier deduce
18.18da limpida sorgente un ruscelletto,
18.19e, la marra alla man, sgombra gl'intoppi
18.20alla rapida linfa che correndo
18.21i lapilli rimescola, e si volve
18.22giù per la china gorgogliando, e avanza
18.23pur chi la guida: così sempre insegue
18.24l'alto flutto il Pelìde, e lo raggiunge
18.25benché presto di piè: ché non resiste
18.26mortal virtude all'immortal. Quantunque
18.27volte la fronte gli converse il forte,
18.28mirando se giurati a porlo in fuga
18.29tutti fosser gli Dei, tante il sovrano
18.30fiotto del fiume gli avvolgea le spalle.
18.31Conturbato nell'alma egli non cessa
18.32d'espedirsi e saltar verso la riva,
18.33ma con rapide ruote il fiero fiume
18.34sottentrato gli snerva le ginocchia,
18.35e di costa aggirandolo, gli ruba
18.36di sotto ai piedi la fuggente arena.
19.1Levò lo sguardo al cielo il generoso,
19.2ed urlò: Giove padre, adunque nullo
19.3de' numi aita l'infelice Achille
19.4contro quest'onda! Ah ch'io la fugga, e poi
19.5contento patirò qualsia sventura.
19.6Ma nullo ha colpa de' Celesti meco
19.7quanto la madre mia che di menzogne
19.8mi lattò, profetando che di Troia
19.9sotto le mura perirei trafitto
19.10dagli strali d'Apollo! Oh foss'io morto
19.11sotto i colpi d'Ettorre, il più gagliardo
19.12che qui si crebbe! Avrìa rapito un forte
19.13d'un altro forte almen l'armi e la vita.
19.14Or vuole il Fato che sommerso io pèra
19.15d'oscura morte, ohimè! come fanciullo
19.16di mandre guardian cui ne' piovosi
19.17tempi il torrente, nel guadarlo, affoga.
20.1Accorsero veloci al suo lamento,
20.2e appressârsi all'eroe Palla e Nettunno
20.3in sembianza mortal: lo confortaro,
20.4il presero per mano, e della terra
20.5sì disse il grande scotitor: Pelìde,
20.6non trepidar: qui siamo in tua difesa
20.7due gran Divi, Minerva ed io Nettunno,
20.8né Giove il vieta, né dal Fato è fisso
20.9che ti conquida un fiume; e tu di questo
20.10vedrai tra poco abbonacciarsi il flutto.
20.11Un saggio avviso porgeremti intanto,
20.12se obbedirne vorrai. Dalla battaglia
20.13non ti ristar se pria dentro le mura
20.14dell'alta Troia non rinserri i Teucri
20.15quanti potranno dalla man fuggirti,
20.16né alle navi tornar che spento Ettorre:
20.17noi ti daremo di sua morte il vanto.
21.1Disparvero, ciò detto, e ai congiurati
21.2numi tornâr. Riconfortato Achille
21.3dal celeste comando, in mezzo al campo
21.4precipitossi. Il campo era già tutto
21.5una vasta palude in cui disperse
21.6de' trafitti nuotavano le belle
21.7armature e le salme. Alto al Pelìde
21.8saltavano i ginocchi, ed ei diretto
21.9la fiumana rompea, che a rattenerlo
21.10più non bastava: perocché Minerva
21.11gli avea nel petto una gran forza infuso.
21.12Né rallentò per questo lo Scamandro
21.13gl'impeti suoi, ma più che pria sdegnoso
21.14contro il Pelìde sollevossi in alto
21.15arricciando le spume, e al Simoenta,
21.16destandolo, gridò queste parole:
22.1Caro germano, ad affrenar vien meco
22.2la costui furia, o le dardanie torri
22.3vedrai tosto atterrate, e tolta ai Teucri
22.4di resister la speme. Or tu deh corri
22.5veloce in mio soccorso, apri le fonti,
22.6tutti gonfia i tuoi rivi, e con superbe
22.7onde t'innalza e tronchi aduna e sassi,
22.8e con fracasso ruotali nel petto
22.9di questo immane guastator che tenta
22.10uguagliarsi agli Dei. Ben io t'affermo
22.11che né bellezza gli varrà, né forza,
22.12né quel divin suo scudo che di limo
22.13giacerà ricoperto in qualche gorgo
22.14voraginoso. Ed io di negra sabbia
22.15involverò lui stesso, e tale un monte
22.16di ghiaia immenso e di pattume intorno
22.17gli verserò, gli ammasserò, che l'ossa
22.18gli Achei raccorne non potran: cotanta
22.19la belletta sarà che lo nasconda.
22.20Fia questo il suo sepolcro, onde non v'abbia
22.21mestier di fossa nell'esequie sue.
23.1Disse, ed alto insorgendo e d'atre spume
23.2ribollendo e di sangue e corpi estinti,
23.3con tempesta piombò sopra il Pelìde.
23.4E già la sollevata onda vermiglia
23.5occupava l'eroe, quando temendo
23.6che vorticoso nol rapisca il fiume,
23.7diè Giuno un alto grido, ed a Vulcano,
23.8Sorgi, disse, mio figlio; a te si spetta
23.9pugnar col Xanto: non tardar, risveglia
23.10le tremende tue fiamme. Io di Ponente
23.11e di Noto a destar dalla marina
23.12vo le gravi procelle, onde l'incendio
23.13per lor cresciuto i corpi involva e l'arme
23.14de' Troiani, e le bruci. E tu del Xanto
23.15lungo il margo le piante incenerisci,
23.16fa che avvampi egli stesso; e non lasciarti
23.17né per minacce né per dolci preghi
23.18svolger dall'opra, né allentar la forza
23.19s'io non ten porga con un grido il segno.
23.20Frena allora gl'incendii e ti ritira.
24.1Ciò detto appena, un vasto foco accese
24.2Vulcano, e lo scagliò. Si sparse quello
24.3prima pel campo, e i tanti, di che pieno
24.4il Pelìde l'avea, morti combusse.
24.5Si dileguâr le limpid'acque, e tutto
24.6seccossi il pian, qual suole in un istante
24.7d'autunnale aquilon sciugarsi al soffio
24.8l'orto irrigato di recente, e in core
24.9ne gode il suo cultor. Seccato il campo,
24.10e combusti i cadaveri, si volse
24.11contro il fiume la vampa. Ardean stridendo
24.12i salci e gli olmi e i tamarigi, ardea
24.13il loto e l'alga ed il cipero in molta
24.14copia cresciuti su la verde ripa.
24.15Del caldo spirto di Vulcano afflitti,
24.16e qua e là per le belle onde dispersi
24.17guizzano i pesci. Il cupo fiume istesso
24.18s'infoca, e in voce dolorosa esclama:
24.19Vulcano, al tuo poter nullo resiste
24.20de' numi: io cedo alle tue fiamme. Ah cessa
24.21dalla contesa: immantinente Achille
24.22scacci pur tutti di cittade i Teucri;
24.23di soccorsi e di risse a me che cale?
24.24Così riarso dalle fiamme ei parla.
25.1Come ferve a gran fuoco ampio lebète
25.2in cui di verro saginato il pingue
25.3lombo si frolla; alla sonora vampa
25.4crescon forza di sotto i crepitanti
25.5virgulti, e l'onda d'ogni parte esulta:
25.6sì la bella del Xanto acqua infocata
25.7bolle, né puote più fluir consunta
25.8ed impedita dalla forza infesta
25.9dell'ignifero Dio. Quindi a Giunone
25.10quell'offeso pregò con questi accenti:
26.1Perché prese il tuo figlio, augusta Giuno,
26.2su l'altre a tormentar la mia corrente?
26.3Reo ti son forse più che gli altri tutti
26.4protettori de' Troi? Pur se il comandi,
26.5mi rimarrò, ma si rimanga anch'esso
26.6questo nemico, e non sarà, lo giuro,
26.7mai de' Teucri per me conteso il fato,
26.8no, s'anco tutta per la man dovesse
26.9de' forti Achivi andar Troia in faville.
27.1La Dea l'intese, ed a Vulcan rivolta,
27.2Férmati, disse, glorïoso figlio:
27.3dar cotanto martìr non si conviene
27.4per cagion de' mortali a un Immortale.
27.5Spense Vulcano della madre al cenno
27.6quell'incendio divino, e ne' bei rivi
27.7retrograda tornò l'onda lucente.
28.1Domo il Xanto, quetârsi i due rivali,
28.2ché così Giuno comandò, quantunque
28.3calda di sdegno: ma tra gli altri numi
28.4più tremenda risurse la contesa.
28.5Scissi in due parti s'avanzâr sdegnosi
28.6l'un contro l'altro con fracasso orrendo:
28.7ne muggì l'ampia terra, e le celesti
28.8tube squillâr: sull'alte vette assiso
28.9dell'Olimpo n'udì Giove il clangore,
28.10e il cor di gioia gli ridea mirando
28.11la divina tenzone: e già sparisce
28.12tra gli eterni guerrieri ogn'intervallo.
28.13Truce di scudi forator diè Marte
28.14le mosse, e primo colla lancia assalse
28.15Minerva, e ontoso favellò: Proterva
28.16audacissima Dea, perché de' numi
28.17l'ire attizzi così? Non ti ricorda
28.18quando a ferirmi concitasti il figlio
28.19di Tidèo Dïomede, e dirigendo
28.20della sua lancia tu medesma il colpo,
28.21lacerasti il mio corpo? Il tempo è giunto
28.22che tu mi paghi dell'oltraggio il fio.
29.1Sì dicendo, avventò l'insanguinato
29.2Marte il gran telo, e ne ferì l'orrenda
29.3egida che di Giove anco resiste
29.4alle saette. Si ritrasse indietro
29.5la Diva, e ratta colla man robusta
29.6un macigno afferrò, che negro e grande
29.7giacea nel campo dalle prische genti
29.8posto a confine di poder. Con questo
29.9colpì l'impetuoso iddio nel collo,
29.10e gli sciolse le membra. Ei cadde, e steso
29.11ingombrò sette jugeri; le chiome
29.12insozzârsi di polve, e orrendamente
29.13l'armi sul corpo gli tonâr. Sorrise
29.14Pallade, e altera l'insultò: Demente!
29.15che meco ardisci gareggiar, non vedi
29.16quant'io t'avanzo di valor? Va, sconta
29.17di tua madre le furie, e dal suo sdegno
29.18maggior castigo, dell'aver tradito
29.19pe' Teucri infidi i giusti Achei, t'aspetta.
30.1Così detto, le lucide pupille
30.2volse altrove. Frattanto al Dio prostrato
30.3Venere accorse, per la mano il prese,
30.4e lui che grave sospira, e a fatica
30.5riaver può gli spirti, altrove adduce.
30.6L'alma Giuno li vide, ed a Minerva,
30.7Guarda, disse, di Giove invitta figlia,
30.8guarda quella impudente: ella di nuovo
30.9fuor dell'aspro conflitto via ne mena
30.10quell'omicida. Ah vola, e su lor piomba.
31.1Volò Minerva, e gl'inseguì. Di gioia
31.2il cor balzava, e fattasi lor sopra,
31.3colla terribil mano a Citerèa
31.4tal diè un tocco nel petto che la stese:
31.5giaceano entrambi riversati, e altera
31.6su lor Minerva gloriossi, e disse:
32.1Fosser tutti così questi di Troia
32.2proteggitori a disfidar venuti
32.3i loricati Achei! Fossero tutti
32.4di fermezza e d'ardir pari a Ciprigna
32.5di Marte aiutatrice e mia rivale!
32.6E noi, distrutte d'Ilïon le torri,
32.7già poste l'armi da gran tempo avremmo.
33.1Udì la Diva dalle bianche braccia
33.2il motteggio, e sorrise. A Febo allora
33.3disse il sire del mar: Febo, già sono
33.4gli altri alle prese; e noi ci stiamo in posa?
33.5Ciò del tutto sconviensi; onta sarìa
33.6tornar di Giove ai rilucenti alberghi
33.7senza far d'armi paragon. Comincia
33.8tu minore d'età; ché non è bello
33.9a me, più saggio e antico, esser primiero.
33.10Oh povero di senno e d'intelletto!
33.11Non ricordi più dunque i tanti affanni
33.12che noi da Giove ad esular costretti
33.13intorno ad Ilio sopportammo insieme,
33.14noi soli e numi, allor che all'orgoglioso
33.15Laomedonte intero un anno a prezzo
33.16pattuimmo il servir? Duri comandi
33.17il tiranno ne dava. Ed io di Troia
33.18l'alta cittade edificai, di belle
33.19ampie mura la cinsi, e di securi
33.20baluardi; e tu, Febo, alle selvose
33.21idèe pendici pascolavi intanto
33.22le cornigere mandre. Ma condotta
33.23dalle grate Ore del servir la fine,
33.24ne frodò la mercede il re crudele,
33.25e minaccioso ne scacciò, giurando
33.26che te di lacci avvinto e mani e piedi
33.27in isola remota avrìa venduto,
33.28e mozze inoltre ad ambeduo l'orecchie.
33.29Frementi di rancor per la negata
33.30pattuita mercede, immantinente
33.31noi ne partimmo. È questo forse il merto
33.32ch'or le sue genti a favorir ti move,
33.33anzi che nosco procurar di questi
33.34fedifraghi Troiani e de' lor figli
33.35e delle mogli la total ruina?
34.1Possente Enosigèo, rispose Apollo,
34.2stolto davvero ti parrei se teco
34.3a cagion de' mortali io combattessi,
34.4che miseri e quai foglie or freschi sono,
34.5or languidi e appassiti. Usciamo adunque
34.6del campo, e sia tra lor tutta la briga.
35.1Ciò detto, altrove s'avvïò, né volle
35.2alle mani venir, per lo rispetto
35.3di quel Nume a lui zio. Ma la sorella
35.4di belve agitatrice aspra Dïana
35.5con acri motti il rampognò: Tu fuggi,
35.6tu che lunge saetti? e tutta cedi
35.7senza contrasto al re Nettun la palma?
35.8Vile! a che dunque nelle man quell'arco?
35.9Ch'io non t'oda più mai nella paterna
35.10reggia tra' numi, come pria, vantarti
35.11di combattere solo il re Nettunno.
36.1Non le rispose Apollo; ma sdegnosa
36.2si rivolse alla Dea di strali amante
36.3la veneranda Giuno, e sì la punse
36.4con acerbo ripiglio: E come ardisci
36.5starmi a fronte, o proterva? Di possanza
36.6mal tu puoi meco gareggiar, quantunque
36.7d'arco armata. Gli è ver che fra le donne
36.8ti fe' Giove un lïone, e qual ti piaccia
36.9ti concesse ferir. Ma per le selve
36.10meglio ti fia dar morte a capri e cervi,
36.11che pugnar co' più forti. E se provarti
36.12vuoi pur, ti prova, e al paragone impara
36.13quanto io sono da più. — Ciò detto, al polso
36.14colla manca le afferra ambe le mani,
36.15colla dritta dagli omeri le strappa
36.16gli aurei strali, e ridendo su l'orecchia
36.17li sbatte alla rival che d'ogni parte
36.18si divincola; e sparse al suol ne vanno
36.19le aligere saette. Alfin di sotto
36.20le si tolse, e fuggì come colomba
36.21che da grifagno augel per venturoso
36.22fato scampata ad appiattarsi vola
36.23nel cavo d'una rupe. Ella piangendo
36.24così fuggìa, lasciate ivi le frecce.
37.1Parlò quindi a Latona il messaggiero
37.2Argicida: Latona, io non vo' teco
37.3cimentarmi; il pugnar colle consorti
37.4del nimbifero Giove è dura impresa.
37.5Va dunque, e franca fra gli eterni Dei
37.6d'avermi vinto per valor ti vanta.
38.1Così dicea Mercurio, e quella intanto
38.2gli sparsi per la polve archi e quadrelli
38.3raccogliea della figlia, e la seguìa,
38.4ché all'Olimpo salita entro l'eterne
38.5stanze di Giove avea già messo il piede.
38.6Su i paterni ginocchi lagrimando
38.7la vergine s'assise, e le tremava
38.8l'ambrosio manto sul bel corpo. Il padre
38.9la si raccolse al petto, e con un dolce
38.10sorriso dimandò: Chi de' Celesti
38.11temerario t'offese, o mia diletta,
38.12come colta in error? — La tua consorte,
38.13Cinzia rispose, mi percosse, o padre,
38.14Giunon che sparge fra gli Dei le risse.
39.1Mentre in cielo seguìan queste parole,
39.2Febo entrava nel sacro Ilio a difesa
39.3dell'alto muro, perocché temea
39.4nol prendesse in quel dì pria del destino
39.5degli Achivi il valor. Ma gli altri Eterni
39.6all'Olimpo tornaro, irati i vinti,
39.7festosi i vincitori, e ognun dintorno
39.8al procelloso genitor s'assise.
40.1Il Pelìde struggea pel campo intanto
40.2i Troiani, e stendea confusamente
40.3cavalli e cavalier. Come fra densi
40.4globi di fumo che si volve al cielo
40.5un gran fuoco, in cui soffia ira divina,
40.6una cittade incende, e a tutti arreca
40.7travaglio e a molti esizio; a questa immago
40.8dava Achille ai Troiani angoscia e morte.
41.1Stava sull'alto d'una torre il veglio
41.2Prìamo, e visti fuggir senza ritegno,
41.3senza far più difesa, i Troi davanti
41.4al gigante guerrier, mise uno strido,
41.5e calò dalla torre, onde ai custodi
41.6degl'ingressi lasciar lungo le mura
41.7questi avvisi: Alle man tenete, o prodi,
41.8spalancate le porte insin che tutti
41.9nella città sien salvi i fuggitivi
41.10dal diro Achille sbaragliati. Ahi giunto
41.11forse è l'ultimo danno! Come dentro
41.12siensi messe le schiere, e ognun respiri,
41.13riserrate le porte, e saldamente
41.14sbarratele; ch'io temo non irrompa
41.15fin qua dentro il furor di questo fiero.
42.1Al comando regal schiusero quelli
42.2tosto le porte, e ne levâr le sbarre,
42.3onde una via s'aperse di salute.
43.1Fuor delle soglie allor lanciossi Apollo
43.2in soccorso de' Troi che dritto al muro
43.3fuggìan da tutto il campo arsi di sete,
43.4sozzi di polve. E impetuoso Achille,
43.5come il porta furor, rabbia, ira e brama
43.6di sterminarli, gl'inseguìa coll'asta;
43.7ed era questo il punto in che gli Achei
43.8dell'alta Troia avrìan fatto il conquisto,
43.9se Febo Apollo l'antenòreo figlio
43.10Agènore, guerrier d'alta prestanza,
43.11non eccitava alla battaglia. Il Dio
43.12gli fe' coraggio, gli si mise al fianco,
43.13onde lungi tenergli della Parca
43.14i gravi artigli, ed appoggiato a un faggio,
43.15di caligine tutto si ricinse.
44.1Come Agènore il truce ebbe veduto
44.2guastator di città, fermossi, e molti
44.3pensier volgendo, gli ondeggiava il core,
44.4e dicea doloroso in suo segreto:
44.5Misero me! se dietro agli altri io fuggo
44.6per timor di quel crudo, egli malgrado
44.7la mia rattezza prenderammi, e morte
44.8non decorosa mi darà. Se mentre
44.9ei va questi inseguendo, io d'altra parte
44.10m'involo, e d'Ilio traversando il piano,
44.11dell'Ida ai gioghi mi riparo, e quivi
44.12nei roveti m'appiatto, indi la sera
44.13lavato al fiume, e rinfrescato a Troia
44.14mi ritorno… Oh che penso? Egli non puote
44.15non veder la mia fuga, e arriverammi
44.16precipitoso con più presti piedi.
44.17E allor dall'ugna di costui, che tutti
44.18vince di forza, chi mi scampa? Or dunque,
44.19poiché certa è mia morte, ad incontrarlo
44.20vadasi in faccia alla cittade. Ei pure
44.21ha corpo che si fora, e un'alma sola;
44.22e benché Giove glorïoso il renda,
44.23mortal cosa lo dice il comun grido.
45.1Verso Achille, in ciò dir, volta la fronte,
45.2e desioso di pugnar l'aspetta.
45.3Come da folto bosco una pantera
45.4sbucando affronta il cacciator, né teme
45.5i latrati, né fugge, e s'anco avvegna
45.6ch'ei l'impiaghi primier, la generosa
45.7il furor non rallenta, innanzi ch'ella
45.8o gli si stringa addosso, o resti uccisa:
45.9così ricusa di fuggir l'ardito
45.10d'Antènore figliuol, se col Pelìde
45.11pria non fa prova di valor. Protese
45.12dunque al petto lo scudo, e nel nemico
45.13tolta la mira, alto gridò: Per certo
45.14de' magnanimi Teucri, illustre Achille,
45.15atterrar ti speravi oggi le mura.
45.16Stolto! n'avrai penoso affare ancora,
45.17ché là dentro siam molti e valorosi
45.18che ai cari padri, alle consorti, ai figli
45.19difendiam la cittade, e tu, quantunque
45.20guerrier tremendo, giacerai qui steso.
46.1Sì dicendo, lanciò con vigoroso
46.2polso la picca, e nello stinco il colse
46.3sotto il ginocchio. Risonò lo stagno
46.4dell'intatto stinier, ma il ferro acuto
46.5senza forarlo rimbalzò respinto
46.6dalle tempre divine. Impetuoso
46.7scagliossi Achille al feritor, ma ratto
46.8gl'invidiando quella lode Apollo,
46.9involò l'avversario alla sua vista
46.10l'avvolgendo di nebbia, e queto queto
46.11dal certame lo trasse, e via lo spinse.
46.12Indi tolta d'Agènore la forma,
46.13diessi in fuga, e svïò con quest'inganno
46.14dalla turba il Pelìde che veloce
46.15dietro gli move e incalzalo, e piegarne
46.16vêr lo Scamandro studiasi la fuga.
46.17Nol precorre il fuggente a tutto corso,
46.18ma di poco intervallo, e colla speme
46.19sempre l'alletta d'una pronta presa,
46.20e sempre lo delude. Intanto a torme
46.21spaventati si versano i Troiani
46.22dentro le porte. In un momento tutta
46.23di lor fu piena la città, ché nullo
46.24rimanersene fuori non sostenne,
46.25né il compagno aspettar, né dei campati
46.26dimandar, né de' morti. Ognun che snelle
46.27a salvarsi ha le piante, alla rinfusa
46.28dentro si getta, e dal terror respira.
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