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1.1Così dintorno a te, marzio Pelìde,
1.2gli Achei metteansi in punto appo le navi,
1.3e i Troi del campo sul rïalto. A Temi
1.4Giove allor comandò che dalle molte
1.5eminenze d'Olimpo a parlamento
1.6convocasse gli Dei. Volò la Diva
1.7d'ogni parte, e chiamolli alla stellata
1.8magion di Giove. Accorser tutti, e, tranne
1.9il canuto Oceàn, nullo de' Fiumi
1.10né delle Ninfe vi mancò, de' boschi
1.11e de' prati e de' fonti abitatrici.
1.12Giunti del grande adunator de' nembi
1.13alle stanze, si assisero su tersi
1.14troni che a Giove con solerte cura
1.15Vulcano fabbricò. Prese ciascuno
1.16cheto il suo posto; ma dal mar venuto
1.17obbedïente ei pure il re Nettunno,
1.18tra i maggiori sedendosi, la mente
1.19di Giove interrogò con questi accenti:
2.1Perché di nuovo, fulminante Iddio,
2.2chiami i numi a consiglio? Alfin decisa
2.3de' Troiani vuoi forse e degli Achei
2.4pronti a zuffa mortal l'ultima sorte?
3.1Ben vedesti, o Nettunno, il mio pensiero,
3.2Giove rispose; del chiamarvi è questa
3.3la cagion: benché presso al fato estremo
3.4e gli uni e gli altri in cor mi stanno. Assiso
3.5su le cime d'Olimpo io qui mi resto
3.6l'ire mortali a contemplar tranquillo.
3.7Voi sul campo scendete, e a cui v'aggrada
3.8de' Teucri e degli Achei recate aita.
3.9Se pugna Achille ei sol, nol sosterranno
3.10né pur tampoco i Teucri, essi che ieri
3.11solo al vederlo ne tremaro. Ed oggi,
3.12che d'ira egli arde per l'amico, io temo
3.13non anzi il dì fatal Troia rovini.
4.1Disse, e di guerra un fier desire accese
4.2de' Celesti nel cor, che in due divisi
4.3nel campo si calâr: verso le navi
4.4Giuno e Palla Minerva e coll'accorto
4.5util Mercurio s'avvïò Nettunno.
4.6Li seguìa zoppicando, e truci intorno
4.7gli occhi volgendo di sua forza altero
4.8Vulcano, ed il sottil stinco di sotto
4.9gli barcollava. Alla troiana parte
4.10n'andâr dell'elmo il crollator Gradivo,
4.11l'intonso Febo colla madre e l'alma
4.12cacciatrice sorella e Xanto e Venere
4.13Dea del riso. Finché dalle mortali
4.14turbe i numi fur lungi, orgoglio e festa
4.15menavano gli Achei, perché comparso
4.16dopo lungo riposo era il Pelìde,
4.17e corse ai Teucri un freddo orror per l'ossa
4.18visto nell'armi lampeggiar, sembiante
4.19al Dio tremendo delle stragi, Achille.
4.20Ma quando le celesti alle terrene
4.21armi fur miste, una ineffabil surse
4.22di genti agitatrice aspra contesa.
4.23Terribile Minerva, or sull'estremo
4.24fosso volando ed or sul rauco lido,
4.25da questa parte orribilmente grida:
4.26grida Marte dall'altra a tenebroso
4.27turbin simìle, ed or dall'ardue cime
4.28delle dardanie torri, ed or sul poggio
4.29di Colone lunghesso il Simoenta
4.30correndo, infiamma a tutta voce i Teucri.
5.1Così l'un campo e l'altro inanimando
5.2gli Dei beati gli azzuffâr, commisti
5.3in conflitto crudel. Dall'alto allora
5.4de' mortali e de' numi orrendamente
5.5il gran padre tuonò: scosse di sotto
5.6l'ampia terra e de' monti le superbe
5.7cime Nettunno. Traballâr dell'Ida
5.8le falde tutte e i gioghi e le troiane
5.9rocche, e le navi degli Achei. Tremonne
5.10Pluto il re de' sepolti, e spaventato
5.11diè un alto grido e si gittò dal trono,
5.12temendo non gli squarci la terrena
5.13volta sul capo il crollator Nettunno,
5.14ed intromessa colaggiù la luce
5.15agli Dei non discopra ed ai mortali
5.16le sue squallide bolge, al guardo orrende
5.17anco del ciel; cotanto era il fragore
5.18che dal conflitto de' Celesti uscìa.
5.19Contra Nettunno il re dell'arco Apollo,
5.20contra Marte Minerva, e contra Giuno
5.21sta delle cacce e degli strali amante
5.22la sorella di Febo alma Dïana:
5.23contra il dator de' lucri e servatore
5.24di ricchezze Mercurio era Latona,
5.25contra Vulcano il vorticoso fiume
5.26dai mortali Scamandro e dagli Dei
5.27Xanto nomato. E questo era di numi
5.28contro numi il certame e l'ordinanza.
6.1Ma di scagliarsi fra le turbe in cerca
6.2del Prïamide Ettorre arde il Pelìde,
6.3ché innanzi a tutto gli comanda il core
6.4di far la rabbia marzïal satolla
6.5di quel sangue abborrito. Allor destando
6.6le guerriere faville Apollo spinse
6.7contro il tessalo eroe d'Anchise il figlio,
6.8e presa la favella e la sembianza
6.9del Prïameio Licaon gl'infuse
6.10ardimento e valor con questi accenti:
7.1Illustre duce Enea, dove n'andaro
7.2le fatte fra le tazze alte promesse
7.3al re de' Teucri, che pur solo avresti
7.4contro il Pelìde Achille combattuto?
8.1Prïamìde, e perché, contro mia voglia,
8.2Enea rispose, ad affrontar mi sproni
8.3quell'invitto guerrier? Gli stetti a fronte
8.4pur altra volta, ed altra volta in fuga
8.5la sua lancia dall'Ida mi sospinse,
8.6quando, assaliti i nostri armenti, ei Pèdaso
8.7e Lirnesso atterrò. Giove protesse
8.8il mio ratto fuggir: senza il suo nume
8.9m'avrìa domo il Pelìde, esso e Minerva
8.10che il precorrendo lo spargea di luce,
8.11e de' Teucri e de' Lèlegi alla strage
8.12la sua lancia animava. Alcun non sia
8.13dunque che pugni col Pelìde. Un Dio
8.14sempre va seco che il difende, e dritto
8.15vola sempre il suo telo, e non s'arresta
8.16finché non passi del nemico il petto.
8.17Se della guerra si librasse eguale
8.18dai Sempiterni la bilancia, ei certo,
8.19fosse tutto qual vantasi di ferro,
8.20non avrìa meco agevolmente il meglio.
9.1E tu pur prega i numi, o valoroso,
9.2rispose Apollo, ché tu pure, è fama,
9.3di Venere nascesti, ed ei di Diva
9.4inferior, ché quella a Giove, e questa
9.5al marin vecchio è figlia. Orsù dirizza
9.6in lui l'invitto acciaro, e non lasciarti
9.7per minacce fugar dure e superbe.
10.1Fatto animoso a questi detti il duce,
10.2processe di lucenti armi vestito
10.3tra i guerrieri di fronte. E lui veduto
10.4per le file avanzarsi arditamente
10.5contro il Pelìde, ai collegati numi
10.6si volse Giuno e disse: Il cor volgete,
10.7tu Nettunno e tu Pallade, al periglio
10.8che ne sovrasta. Enea tutto nell'armi
10.9folgorante s'avvìa contro il Pelìde,
10.10e Febo Apollo ve lo spinge. Or noi
10.11o forziamlo a dar volta, o pur d'Achille
10.12vada in aiuto alcun di noi, che forza
10.13all'uopo gli ministri, onde s'avvegga
10.14ch'egli ai Celesti più possenti è caro,
10.15e che di Troia i difensor fann'opra
10.16infruttuosa. Vi rammenti, o numi,
10.17che noi tutti scendemmo a questa pugna
10.18perché nullo da' Teucri egli riceva
10.19questo dì nocumento. Abbiasi dopo
10.20quella sorte che a lui filò la Parca
10.21quando la madre il partorìo. Se istrutto
10.22di ciò nol renda degli Dei la voce,
10.23temerà nel veder venirsi incontro
10.24fra l'armi un nume: perocché tremendi
10.25son gli Eterni veduti alla scoperta.
11.1Fuor di ragione non irarti, o Giuno
11.2ché ciò sconvienti, rispondea Nettunno.
11.3Non sia che primi commettiam la pugna
11.4noi che siamo i più forti. Alla vedetta
11.5di qualche poggio dalla via remoto
11.6assidiamci piuttosto, ed ai mortali
11.7resti la cura del pugnar. Se poscia
11.8cominceran la zuffa o Marte o Febo,
11.9e rattenendo Achille impediranno
11.10ch'egli entri nella mischia, e noi pur tosto
11.11susciteremo allor l'aspro conflitto,
11.12e presto, io spero, dal valor del nostro
11.13braccio domati, per le vie d'Olimpo
11.14ritorneranno all'immortal consesso.
12.1Li precorse, ciò detto, il nume azzurro
12.2verso l'alta bastìa che pel divino
12.3Ercole un giorno con Minerva i Teucri
12.4innalzâr, perché a quella egli potesse
12.5riparato schivar della vorace
12.6Orca l'assalto allor che furibonda
12.7l'inseguisse dal lido alla pianura.
12.8Qui co' numi alleati il Dio s'assise
12.9d'impenetrabil nube circonfuso.
12.10Sul ciglio anch'essi s'adagiâr dell'erto
12.11Callicolon gli opposti numi intorno
12.12a te, divino saettante Apollo,
12.13e a Marte di cittadi atterratore.
12.14Così di qua, di là deliberando
12.15siedono i Divi, e niuna parte ardisce,
12.16benché Giove gli sproni, aprir la pugna.
13.1E già tutto d'armati il campo è pieno,
13.2e di lampi che manda il riforbito
13.3bronzo de' cocchi e de' guerrieri, e suona
13.4sotto il fervido piè de' concorrenti
13.5eserciti la terra. Ed ecco in mezzo
13.6affrontarsi di pugna desiosi
13.7due fortissimi eroi, d'Anchise il figlio
13.8ed Achille. Avanzossi Enea primiero
13.9minacciando e crollando il poderoso
13.10elmo, e proteso il forte scudo al petto,
13.11la grand'asta vibrava. Ad incontrarlo
13.12mosse il Pelìde impetuoso, e parve
13.13truculento lïone alla cui vita
13.14denso stuol di garzoni, anzi l'intero
13.15borgo si scaglia: incede egli da prima
13.16sprezzatamente; ma se alcun de' forti
13.17assalitor coll'asta il tocca, ei fiero
13.18spalancando le fauci si rivolve
13.19colla schiuma alle sanne; la gagliarda
13.20alma in cor gli sospira, i fianchi e i lombi
13.21flagella colla coda, e sé medesmo
13.22alla battaglia irrita: indi repente
13.23con torvi sguardi avventasi ruggendo,
13.24di dar morte già fermo o di morire:
13.25tal la forza e il coraggio incontro al franco
13.26Enea sospinser l'orgoglioso Achille,
13.27e giunti a fronte, favellò primiero
13.28il gran Pelìde: Enea, perché tant'oltre
13.29fuor della turba ti spingesti? Forse
13.30meco agogni pugnar perché su i Teucri
13.31di Prìamo speri un dì stender lo scettro?
13.32Ma s'egli avvegna ancor che tu m'uccida,
13.33ei non porrallo alle tue mani, ei padre
13.34di più figli, e d'età sano e di mente.
13.35O forse i Teucri, se mi metti a morte,
13.36un eletto poder bello di viti
13.37ti statuiro e di fecondi solchi?
13.38Ma dura impresa t'assumesti, io spero;
13.39ch'altra volta, mi par, ti pose in fuga
13.40questa mia lancia. Non rammenti il giorno
13.41che soletto ti colsi, e con veloce
13.42corso dall'Ida ti cacciai lontano
13.43dalle tue mandre? Tu volavi, e, mai
13.44non volgendo la fronte, entro Lirnesso
13.45ti riparasti. Col favore io poi
13.46di Giove e Palla la città distrussi,
13.47e ne predai le donne, e tolta loro
13.48la cara libertà, meco le trassi.
13.49Gli Dei quel giorno ti scampâr; non oggi
13.50lo faranno, cred'io, come t'avvisi.
13.51Va, ritìrati adunque, io te n'assenno,
13.52rientra in turba, né mi star di fronte,
13.53se il tuo peggio non vuoi, ché dopo il fatto
13.54anche lo stolto dell'error si pente.
14.1Me co' detti atterrir come fanciullo
14.2indarno tenti, Enea rispose; anch'io
14.3so dir minacce ed onte, e l'un dell'altro
14.4i natali sappiamo, e per udita
14.5i genitori; ché né tu conosci
14.6per vista i miei, ned io li tuoi. Te prole
14.7dell'egregio Pelèo dice la fama,
14.8e della bella equòrea Teti. Io nato
14.9di Venere mi vanto, e generommi
14.10il magnanimo Anchise. Oggi per certo
14.11o gli uni o gli altri piangeranno il figlio.
14.12Ché veruno di noi di puerili
14.13ciance contento non vorrà, cred'io,
14.14separarsi ed uscir di questo arringo.
14.15Ma se più brami di mia stirpe udire
14.16al mondo chiara, primamente Giove
14.17Dàrdano generò, che fondamento
14.18pose qui poscia alle dardanie mura.
14.19Perocché non ancora allor nel piano
14.20sorgean le sacre iliache torri, e il molto
14.21suo popolo le idèe falde copriva.
14.22Di Dàrdano fu nato il re d'ogni altro
14.23più opulente Erittònio. A lui tre mila
14.24di teneri puledri allegre madri
14.25le convalli pascean. Innamorossi
14.26Borea di loro, e di destrier morello
14.27presa la forma alquante ne compresse,
14.28che sei puledre e sei gli partoriro.
14.29Queste talor ruzzando alla campagna
14.30correan sul campo delle bionde ariste
14.31senza pur sgretolarle; e se co' salti
14.32prendean sul dorso a lascivir del mare,
14.33su le spume volavano de' flutti
14.34senza toccarli. D'Erittònio nacque
14.35Troe re de' Troiani, e poi di Troe
14.36generosi tre figli Ilo ed Assàraco,
14.37e il dëiforme Ganimede, al tutto
14.38de' mortali il più bello, e dagli Dei
14.39rapito in cielo, perché fosse a Giove
14.40di coppa mescitor per sua beltade,
14.41ed abitasse con gli Eterni. Ad Ilo
14.42nacque l'alto figliuol Laomedonte;
14.43Titone a questo e Prìamo e Lampo e Clìzio
14.44e l'alunno di Marte Icetaone:
14.45Assàraco ebbe Capi, e Capi Anchise,
14.46mio genitore, e Prìamo il divo Ettorre.
14.47Ecco il sangue ch'io vanto. Il resto scende
14.48tutto da Giove che ne' petti umani
14.49il valor cresce o scema a suo talento,
14.50potentissimo iddio. Ma tregua omai
14.51fra l'armi a borie fanciullesche. Entrambi
14.52possiam d'ingiurie aver dovizia e tanta
14.53che nave non potrìa di cento remi
14.54levarne il pondo. De' mortai volubile
14.55è la lingua, e ne piovono parole
14.56d'ogni maniera in largo campo, e quale
14.57dirai motto, cotal ti fia rimesso.
14.58Ma perché d'onte tenzonar siccome
14.59stizzose femminette che nel mezzo
14.60della via si rabbuffano, col vero,
14.61spinte dall'ira, affastellando il falso?
14.62Me qui pronto a pugnar non distorrai
14.63colle minacce dal cimento. Or via
14.64alle prove dell'asta. — E così detto,
14.65la ferrea lancia fulminò nel vasto
14.66terribile brocchier che dell'acuta
14.67cuspide al picchio rimugghiò. Turbossi
14.68il Pelìde, e dal petto colla forte
14.69mano lo scudo allontanò, temendo
14.70nol trafori la lunga ombrosa lancia
14.71del magnanimo Enea. Di mente uscito
14.72eragli, stolto! che mortal possanza
14.73difficilmente doma armi divine.
14.74Non ruppe la gagliarda asta troiana
14.75il pavese achillèo, ché la rattenne
14.76dell'aurea piastra l'immortal fattura,
14.77e sol due falde ne forò di cinque
14.78che Vulcano v'avea l'una sull'altra
14.79ribattute; di bronzo le due prime,
14.80le due dentro di stagno, e tutta d'oro
14.81la media che il crudel tronco represse.
14.82Vibrò secondo la sua lunga trave
14.83il Pelìde, e colpì dell'inimico
14.84l'orbicolar rotella all'orlo estremo,
14.85ove sottil di rame era condotta
14.86una falda, e sottile il sovrapposto
14.87cuoio taurino. La pelìaca antenna
14.88da parte a parte lo passò. La targa
14.89rimbombò sotto il colpo: esterrefatto
14.90rannicchiossi e scostò dalla persona
14.91Enea lo scudo sollevato; e l'asta,
14.92rotti i due cerchi che il cingean, sul dorso
14.93trasvolò furiosa, e al suol si fisse.
14.94Scansato il colpo, si ristette, e immenso
14.95duol di paura gli abbuiò le luci,
14.96sentita la vicina asta confitta.
14.97Pronto il Pelìde allor tratta la spada,
14.98con terribile grido si disserra
14.99contro il nemico. Era nel campo un sasso
14.100d'enorme pondo che soverchio fôra
14.101alle forze di due quai la presente
14.102età produce. Diè di piglio Enea
14.103a questo sasso, e agevolmente solo
14.104l'agitando, si volse all'aggressore.
14.105E nel vulcanio scudo o nell'elmetto
14.106avventato l'avrìa, ma senza offesa,
14.107e a lui per certo del Pelìde il brando
14.108togliea la vita, se di ciò per tempo
14.109avvistosi Nettunno, ai circostanti
14.110Celesti non facea queste parole:
15.1Duolmi, o numi, d'assai del generoso
15.2Enea che domo dal Pelìde all'Orco
15.3irne tosto dovrà, dalle lusinghe
15.4mal consigliato dell'arciero Apollo.
15.5Insensato! ché nulla incontro a morte
15.6gli varrà questo Dio. Ma della colpa
15.7altrui la pena perché dee patirla
15.8quest'innocente, liberal di grati
15.9doni mai sempre agl'Immortali? Or via
15.10moviamo in suo soccorso, e s'impedisca
15.11che il Pelìde l'uccida, e che di Giove
15.12l'ire risvegli la sua morte. I fati
15.13decretâr ch'egli viva, onde la stirpe
15.14di Dàrdano non pèra interamente,
15.15di lui che Giove innanzi a quanti figli
15.16alvo mortal gli partorìo, dilesse:
15.17perocché da gran tempo egli la gente
15.18di Prìamo abborre, e su i Troiani omai
15.19d'Enea la forza regnerà con tutti
15.20de' figli i figli e chi verrà da quelli.
16.1Pensa tu teco stesso, o re Nettunno,
16.2Giuno rispose, se sottrarre a morte
16.3Enea si debba, o consentir, malgrado
16.4la sua virtude, che lo domi Achille.
16.5Quanto a Pallade e a me, presenti i numi,
16.6noi giurammo solenne giuramento
16.7di non mai da' Troiani la ruina
16.8allontanar, no, s'anco tutta in cenere
16.9Troia cadesse tra le fiamme achee.
17.1Udito quel parlar, corse per mezzo
17.2alla mischia e al fragor delle volanti
17.3aste Nettunno, e giunto ove d'Enea
17.4e dell'inclito Achille era la pugna,
17.5una sùbita nube intorno agli occhi
17.6del Pelìde diffuse, e dallo scudo
17.7del magnanimo Enea svelto il ferrato
17.8frassino, al piede del rival lo pose.
17.9Indi spinse di forza, e dalla terra
17.10levò sublime Enea, che preso il volo
17.11dalla mano del Dio, varcò d'un salto
17.12molte file d'eroi, molte di cocchi,
17.13e all'estremo arrivò del rio conflitto,
17.14ove in procinto si mettean di pugna
17.15de' Càuconi le schiere. Ivi davanti
17.16gli si fece Nettunno, e così disse:
18.1Sconsigliato! qual Dio contra il Pelìde
18.2ti sedusse a pugnar, contra un guerriero
18.3di te più caro ai numi e più gagliardo?
18.4S'altra volta lo scontri, ti ritira,
18.5onde anzi tempo non andar sotterra.
18.6Morto Achille, combatti audacemente,
18.7ché nullo Acheo t'ucciderà. — Disparve
18.8dopo questo precetto, e alle pupille
18.9del Pelìde sgombrò la portentosa
18.10caligine: tornâr tutto ad un tempo
18.11chiari al guardo gli obbietti, onde fremendo
18.12nel magnanimo cor: Numi, diss'egli,
18.13quale strano prodigio? Al suol giacente
18.14veggo il mio telo, ma il guerrier non veggo
18.15in cui bramoso di ferir lo spinsi.
18.16Dunque è caro a' Celesti ei pur davvero
18.17questo figlio d'Anchise! ed io stimava
18.18falso il suo vanto. E ben si salvi. Andata
18.19gli sarà, spero, di provarsi meco
18.20in avvenir la voglia, assai felice
18.21d'aver posta in sicuro oggi la vita.
18.22Orsù, l'acheo valor riconfortato,
18.23facciam degli altri Teucri esperimento.
19.1Sì dicendo, saltò dentro alle file
19.2e tutti rincuorò: Prestanti Achei,
19.3non vogliate discosto or più tenervi
19.4da' nemici: guerrier contra guerriero
19.5scagliatevi, e pugnate ardimentosi.
19.6Per forte ch'io mi sia, m'è dura impresa
19.7sol con tutti azzuffarmi ed inseguirli.
19.8Né Marte pure immortal Dio né Palla
19.9a tanti armati reggerìan. Ma quanto
19.10queste man, questi piedi e questo petto
19.11potranno, io tutto vel consacro, e giuro
19.12di non posarmi un sol momento. Io vado
19.13a sfondar quelle file, e non fia lieto
19.14chi la mia lancia scontrerà, mi penso.
20.1Così gli sprona; e minaccioso anch'esso
20.2Ettore i suoi conforta, e contro Achille
20.3ir si promette: Del Pelìde, o prodi,
20.4non temete le borie: anch'io saprei
20.5pur co' numi combattere a parole,
20.6coll'asta, no, ch'ei son più forti assai.
20.7Né tutti avran d'Achille i vanti effetto:
20.8se l'un pieno gli andrà, l'altro gli fia
20.9tronco nel mezzo. Ad incontrarlo io vado
20.10s'anco le man di fuoco egli s'avesse,
20.11sì, di fuoco la man, di ferro il polso.
21.1Da questo dire accesi, alto levaro
21.2l'aste avverse i Troiani, e con immenso
21.3romor le forze s'accozzâr. Si strinse
21.4allora Apollo al teucro duce, e disse:
22.1Ettore, non andar contro il Pelìde
22.2fuor di fila: ma tienti entro la schiera,
22.3e dalla turba lo ricevi, e bada
22.4che di brando o di stral non ti raggiunga.
22.5Udì del Dio la voce, e sbigottito
22.6nella turba de' suoi l'eroe s'immerse.
22.7Ma di gran forza il cor vestito Achille
22.8con gridi orrendi si balzò nel mezzo
22.9de' Troiani, e prostese a prima giunta
22.10di numerose genti un condottiero,
22.11il prode Ifizïon che ad Otrintèo
22.12guastator di città nell'opulento
22.13popolo d'Ide sul nevoso Tmolo
22.14Naïde Ninfa partorì. Venìa
22.15costui di punta a furia. Il divo Achille
22.16coll'asta a mezzo capo lo percosse,
22.17e in due lo fesse. Rimbombando ei cadde,
22.18ed orgoglioso il vincitor sovr'esso
22.19esclamò: Tremendissimo Otrintìde,
22.20eccoti a terra: e tu sepolcro umìle
22.21in questa sabbia avrai, tu che superba
22.22cuna sortisti alla gigèa palude
22.23ne' paterni poderi appo il pescoso
22.24Illo e dell'Ermo il vorticoso flutto.
23.1Così l'oltraggia; della morte il buio
23.2coprì gli occhi al meschino, e de' cavalli
23.3l'ugna e li chiovi delle rote achee
23.4il lasciâr nella calca infranto e pesto.
24.1Ferì dopo costui Demoleonte,
24.2d'Antènore figliuolo e valoroso
24.3combattitore; lo ferì sul polso
24.4della tempia, né valse alla difesa
24.5la ferrea guancia del polito elmetto.
24.6L'impetuosa punta spezzò l'osso,
24.7sgominò le cervella, che di sangue
24.8tutte insozzârsi, e così giacque il fiero.
24.9Gittatosi dal carro, Ippodamante
24.10dinanzi gli fuggìa. L'asta d'Achille
24.11lo raggiunse nel tergo. L'infelice
24.12esalava lo spirto, e mugolava
24.13come tauro che a forza innanzi all'are
24.14d'Elice è tratto da garzon robusti,
24.15e ne gode Nettunno: a questa guisa
24.16muggìa quell'alma feroce, e spirava.
25.1S'avventò dopo questi a Polidoro.
25.2Era costui di Prìamo un figlio: il padre
25.3gli avea difeso di pugnar, siccome
25.4il minor de' suoi nati e il più diletto,
25.5che tutti al corso li vincea. Di questa
25.6sua virtute di piè con fanciullesca
25.7demenza vanitoso egli tra' primi
25.8combattenti correa senza consiglio,
25.9finché morto vi cadde. Il colse a tergo
25.10in quei trascorsi Achille ove la cinta
25.11dall'auree fibbie s'annodava, e doppio
25.12scontravasi l'usbergo. Il telo acuto
25.13riuscì di rimpetto all'ombilico:
25.14ululò quel trafitto, e su i ginocchi
25.15cascò: curvato colla man compresse
25.16le intestina, e mortal nube lo cinse.
26.1Come in quell'atto miserando il vide
26.2il suo germano Ettorre, una profonda
26.3nube di duolo gl'ingombrò le luci,
26.4né gli sofferse il cor di più ristarsi
26.5dentro la turba; ma crollando immensa
26.6una lancia, volò contro il Pelìde
26.7come fiamma ondeggiante. A quella vista
26.8saltò di gioia Achille, e baldanzoso,
26.9Ecco l'uom, disse, che nel cor m'aperse
26.10sì gran piaga, colui che il mio m'uccise
26.11caro compagno: or più non fuggiremo
26.12l'un l'altro a lungo pei sentier di guerra.
26.13Disse, e al divino Ettòr bieco guatando,
26.14gridò: T'accosta, ché al tuo fin se' giunto.
27.1Non pensar, gli rispose imperturbato
27.2l'eroe troiano, non pensar di darmi
27.3per minacce terror come a fanciullo,
27.4ché oprar so l'armi della lingua io pure,
27.5e conosco tue forze, e mi confesso
27.6men valente di te: ma in grembo ai numi
27.7sta la vittoria, ed avvenir può forse
27.8ch'io men prode dal sen l'alma ti svelga.
27.9Affilata ha la punta anche il mio telo.
27.10Disse, e l'asta scagliò: ma dal divino
27.11petto d'Achille la svïò Minerva
27.12con levissimo soffio. Risospinta
27.13dall'alito immortal, l'asta ritorno
27.14fece ad Ettorre, e al piè gli cadde. Allora
27.15con orribile grido disserrossi
27.16furibondo il Pelìde, impazïente
27.17di trucidarlo. Ma gliel tolse Apollo,
27.18lieve impresa ad un Dio, tutto coprendo
27.19di folta nebbia Ettòr. Tre volte Achille
27.20coll'asta l'assalì, tre volte un vano
27.21fumo trafisse, e con furor venendo
27.22il divino guerriero al quarto assalto,
27.23minaccioso tuonò queste parole:
27.24Cane troian, di nuovo ecco fuggisti
27.25l'estremo fato che t'avea raggiunto,
27.26e Febo ti scampò, quel Febo a cui
27.27tra il sibilo dei dardi alzi le preci.
27.28Ma s'altra volta mi darai nell'ugna,
27.29e se a me pure assiste un qualche iddio,
27.30ti finirò. Di quanti in man frattanto
27.31mi verranno de' tuoi farò macello.
28.1Così dicendo, a Driope sospinse
28.2sotto il mento la picca, e questi al piede
28.3gli traboccò. Così lasciollo, e ratto
28.4scagliandosi a Demùco, un grande e prode
28.5di Filètore figlio, alle ginocchia
28.6lo ferì, l'arrestò, poscia col brando
28.7l'alma gli tolse. Dopo questi Dàrdano
28.8e Laògono assalse, illustri figli
28.9di Biante, e travolti ambo dal cocchio
28.10l'un di lancia atterrò, l'altro di spada.
28.11Poi distese il troiano Alastorìde
28.12che a' suoi ginocchi supplice cadendo
28.13chiedea la vita in dono, ed ai conformi
28.14suoi verd'anni pietà. Stolto! ché vano
28.15il pregar non sapea, né quanto egli era
28.16mite no, ma feroce. In umil atto
28.17gli abbracciava i ginocchi, ed altro dire
28.18volea pure il meschin; ma quegli il ferro
28.19nell'èpate gl'immerse, che di fuori
28.20riversossi, e di sangue un nero fiume
28.21gli fe' lago nel seno. Venne manco
28.22l'alma, e gli occhi coprì di morte il velo.
29.1Indi Mulio investendo, entro un'orecchia
29.2gli fisse il telo, e uscir per l'altra il fece.
29.3Ad Echeclo d'Agènore un fendente
29.4calò di spada al mezzo della testa,
29.5e la spaccò; si tepefece il grande
29.6acciar nel sangue, e la purpurea morte
29.7e la Parca possente i rai gli chiuse.
29.8Colse dopo di punta nella destra
29.9Deucalion là dove i nervi vanno
29.10del cubito ad unirsi. Intormentito
29.11nella mano il guerrier vedeasi innanzi
29.12la morte, e passo non movea. Gli mena
29.13un mandritto il Pelìde alla cervice,
29.14netto il capo gli mozza, e via coll'elmo
29.15lungi il butta. Schizzâr dalle vertèbre
29.16le midolle, e disteso il tronco giacque.
29.17Rigmo poscia aggredì, Rigmo dai pingui
29.18tracii campi venuto, e di Pirèo
29.19generoso figliuol. Lo colse al ventre
29.20il tessalico teio, e giù dal cocchio
29.21lo scosse. Allor diè volta ai corridori
29.22l'auriga Areitòo; ma del Pelìde
29.23l'asta il giunge alle spalle, e capovolto
29.24tra i turbati cavalli lo precipita.
30.1Quale infuria talor per le profonde
30.2valli d'arido monte un vasto fuoco
30.3che divora le selve, e in ogni lato
30.4l'agita e spande di Garbino il soffio;
30.5tale in sembianza d'un irato iddio
30.6d'ogni parte si volve furibondo
30.7il Pelìde, ed insegue e uccide e rossa
30.8fa di sangue la terra. E come quando
30.9nella tonda e polita aia il villano
30.10due tauri accoppia di ben larga fronte
30.11di Cerere a trebbiar le bionde ariste,
30.12fuor del guscio in un subito saltella
30.13di sotto al piede de' mugghianti il grano:
30.14del magnanimo Achille in questa forma
30.15gl'immortali cornipedi sospinti
30.16i cadaveri calcano e gli scudi.
30.17L'orbe tutto del cocchio e tutto l'asse
30.18gronda di sangue dalle zampe sparso
30.19de' cavalli a gran sprazzi e dalle rote.
30.20Desìo di gloria il cuor d'Achille infiamma,
30.21e l'invitte sue mani tutte sozze
30.22son di polve, di tabe e di sudore.
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