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Libro decimottavo

1.1Tutta così qual fiamma arde la pugna.
1.2Veloce messaggier correa frattanto
1.3Antìloco ad Achille. Anzi all'eccelse
1.4sue navi il trova, che nel cor già volge
1.5l'accaduto disastro, e nel segreto
1.6della grand'alma sospirando, dice:
1.7Perché di nuovo, ohimè! verso le navi
1.8fuggon gli Achivi con tumulto, e vanno
1.9spaventati pel campo? Ah! non mi cómpia
1.10l'ira de' numi la crudel sventura
1.11che un dì la madre profetò, narrando
1.12che, me vivente ancor, de' Mirmidóni
1.13il più prode guerrier dai Teucri ucciso
1.14del Sol la luce abbandonato avrìa.
1.15Ah! certo di Menèzio il forte figlio
1.16morì. Infelice! E pur gl'imposi io stesso
1.17che risospinta la nemica fiamma
1.18ritornasse alle navi, e con Ettorre
1.19cimentarsi in battaglia oso non fosse.
2.1In questo rio pensier l'aggiunse il figlio
2.2di Nèstore piangendo, e, Ohimè! gli disse,
2.3magnanimo Pelìde; una novella
2.4tristissima ti reco, e che nol fosse
2.5oh piacesse agli Dei! Giace Patròclo;
2.6sul cadavere nudo si combatte;
2.7nudo; ché l'armi n'ha rapito Ettorre.
3.1Una negra a que' detti il ricoperse
3.2nube di duol; con ambedue le pugna
3.3la cenere afferrò, giù per la testa
3.4la sparse, e tutto ne bruttò il bel volto
3.5e la veste odorosa. Ei col gran corpo
3.6in grande spazio nella polve steso
3.7giacea turbando colle man le chiome
3.8e stracciandole a ciocche. Al suo lamento
3.9accorsero d'Achille e di Patròclo
3.10l'addolorate ancelle, e con alti urli
3.11si fêr dintorno al bellicoso eroe
3.12percotendosi il seno, e ciascheduna
3.13sentìa mancarsi le ginocchia e il core.
3.14Dall'altra parte Antìloco pietoso
3.15lagrimando dirotto, e di cordoglio
3.16spezzato il petto rattenea d'Achille
3.17le terribili mani, onde col ferro
3.18non si squarciasse per furor la gola.
4.1Udì del figlio l'ululato orrendo
4.2la veneranda Teti che del mare
4.3sedea ne' gorghi al vecchio padre accanto.
4.4Mise un gemito, e tutte a lei dintorno
4.5si raccolser le Dee, quante ne serra
4.6il mar profondo, di Nerèo figliuole
4.7Glauce, Talìa, Cimòdoce, Nesèa
4.8e Spio vezzosa e Toe ed Alie bella
4.9per bovine pupille, e la gentile
4.10Cimòtoe ed Attèa: quindi Melìte
4.11e Limnòria e Anfitòe, Jera ed Agave,
4.12Doto, Proto, Ferusa e Dinamena
4.13e Desamena ed Amfinòma e seco
4.14Callianìra e Dori e Panopèa,
4.15e sovra tutte Galatèa famosa;
4.16v'era Apseude e Nemerte e con Janira
4.17Callïanassa ed Ïanassa; alfine
4.18l'alma Climene, e Mera ed Oritìa
4.19ed Amatèa dall'auree trecce, ed altre
4.20Nereidi dell'onda abitatrici.
5.1Tutto di lor fu pieno in un momento
5.2il cristallino speco, e tutte insieme
5.3batteansi il petto, allorché Teti in mezzo
5.4tal diè principio al lamentar: Sorelle,
5.5m'udite, e quanto è il mio dolor vedete.
5.6Ohimè misera! ohimè madre infelice
5.7di fortissima prole! Io generai
5.8un valoroso incomparabil figlio,
5.9il più prestante degli eroi: lo crebbi,
5.10lo coltivai siccome pianta eletta
5.11in fertile terren: poscia ne' campi
5.12d'Ilio lo spinsi su le navi io stessa
5.13a pugnar co' Troiani. Ahi che m'è tolto
5.14l'abbracciarlo tornato alla paterna
5.15reggia! e fin ch'egli all'amor mio pur vive,
5.16fin che gli è dato di fruir la luce,
5.17di tristezza si pasce; ed io, comunque
5.18a lui mi rechi, sovvenir nol posso.
5.19Nondimeno v'andrò, del caro figlio
5.20vedrò l'aspetto, e intenderò qual duolo
5.21dalla guerra lontano il cor gl'ingombra.
6.1Uscì, ciò detto, dallo speco, e quelle
6.2piangendo la seguîr: l'onda ai lor passi
6.3riverente s'aprìa. Come di Troia
6.4attinsero le rive, in lunga fila
6.5emersero sul lido ove frequenti
6.6le mirmidònie antenne in ordinanza
6.7facean selva e corona al grande Achille.
6.8A lui che in gravi si struggea sospiri
6.9la diva madre s'appressò, proruppe
6.10in acuti ululati, ed abbracciando
6.11l'amato capo, e lagrimando, disse:
7.1Figlio, che piangi? Che dolore è questo?
7.2Nol mi celar, deh parla. A compimento
7.3mandò pur Giove il tuo pregar: gli Achivi
7.4son pur, siccome supplicasti, astretti
7.5ripararsi alle navi, e del tuo braccio
7.6aver mestiero, di sciagure oppressi.
8.1Con un forte sospir rispose Achille:
8.2O madre mia, ben Giove a me compiacque
8.3ogni preghiera: ma di ciò qual dolce
8.4me ne procede, se il diletto amico,
8.5se Pàtroclo è già spento? Io lo pregiava
8.6sovra tutti i compagni; io di me stesso
8.7al par l'amava, ahi lasso! e l'ho perduto.
8.8L'uccise Ettorre, e lo spogliò dell'armi,
8.9di quelle grandi e belle armi, a vedersi
8.10maravigliose, che gli eterni Dei,
8.11dono illustre, a Pelèo diero quel giorno
8.12che te nel letto d'un mortal locaro.
8.13Oh fossi tu dell'Oceàn rimasta
8.14fra le divine abitatrici, e stretto
8.15Pelèo si fosse a una mortal consorte!
8.16Ché d'infinita angoscia il cor trafitto
8.17or non avresti pel morir d'un figlio
8.18che alle tue braccia nel paterno tetto
8.19non tornerà più mai, poiché il dolore
8.20né la vita né d'uom più mi consente
8.21la presenza soffrir, se prima Ettorre
8.22dalla mia lancia non cade trafitto,
8.23e di Patròclo non mi paga il fio.
9.1Figlio, nol dir (riprese lagrimando
9.2la Dea), non dirlo, ché tua morte affretti:
9.3dopo quello d'Ettòr pronto è il tuo fato.
10.1Lo sia (con forte gemito interruppe
10.2l'addolorato eroe), si muoia, e tosto,
10.3se giovar mi fu tolto il morto amico.
10.4Ahi che lontano dalla patria terra
10.5il misero perì, desideroso
10.6del mio soccorso nella sua sciagura.
10.7Or poiché il fato riveder mi vieta
10.8di Ftia le care arene, ed io crudele
10.9né Pàtroclo aïtai né gli altri amici
10.10de' quai molti domò l'ettòrea lancia,
10.11ma qui presso le navi inutil peso
10.12della terra mi seggo, io fra gli Achei
10.13nel travaglio dell'armi il più possente,
10.14benché me di parole altri pur vinca,
10.15pèra nel cor de' numi e de' mortali
10.16la discordia fatal, pèra lo sdegno
10.17ch'anco il più saggio a inferocir costrigne,
10.18che dolce più che miel le valorose
10.19anime investe come fumo e cresce.
10.20Tal si fu l'ira che da te mi venne,
10.21Agamennón. Ma su l'andate cose,
10.22benché ne frema il cor, l'obblìo si sparga,
10.23e l'alme in sen necessità ne domi.
10.24Del caro capo l'uccisore Ettorre
10.25or si corra a trovar; poi quando a Giove
10.26e agli altri Eterni piacerà mia morte,
10.27venga pur, ch'io l'accetto. Il forte Alcide,
10.28dilettissimo a Giove e suo gran figlio,
10.29Alcide stesso vi soggiacque, domo
10.30dalla Parca e dall'aspra ira di Giuno.
10.31Così pur io, se fato ugual m'aspetta,
10.32estinto giacerò. Questo frattanto
10.33tempo è di gloria. Sforzerò qualcuna
10.34delle spose di Dàrdano e di Troe
10.35ad asciugar con ambedue le mani
10.36giù per le guance delicate il pianto,
10.37e a trar dal largo petto alti sospiri.
10.38Sappiano alfin che il braccio mio dall'armi
10.39abbastanza cessò; né dalla pugna
10.40tu, madre, mi svïar, ché indarno il tenti.
11.1E a lui la Diva dall'argenteo piede:
11.2Giusta, o figlio, è l'impresa e d'onor degna,
11.3campar da scempio i travagliati amici.
11.4Ma le tue scintillanti armi divine
11.5son fra' Troiani, ed Ettore, quel fiero
11.6dell'elmo crollator, sen fregia il dosso,
11.7e dell'incarco esulta. Ma fia breve,
11.8lo spero, il suo gioir, ché negra al fianco
11.9già l'incalza la Parca. Or tu di Marte
11.10per anco non entrar nel rio tumulto,
11.11se tu qua pria venir non mi riveggia.
11.12Verrò dimani al raggio mattutino,
11.13e recherotti io stessa una forbita
11.14bella armatura di Vulcan lavoro.
12.1Così detto, dal figlio alle sorelle
12.2ripiegò la persona, e, Voi, soggiunse,
12.3rientrate del mar nell'ampio grembo,
12.4e del marino genitor canuto
12.5rendetevi alle case, e tutto dite
12.6che vedeste ed udiste. Al grande Olimpo
12.7io salgo a ritrovar l'inclito fabbro
12.8Vulcano, e il pregherò che luminose
12.9armi stupende al figlio mio conceda.
13.1Disse; e quelle del mar tosto nell'onde
13.2discesero, e la Dea dal piè d'argento
13.3avviossi all'Olimpo a procacciarne
13.4al diletto figliuolo armi divine.
14.1Mentr'ella al ciel salìa, con urlo immenso
14.2dal sanguinoso Ettòr cacciati in fuga
14.3giunser gli Achivi delle navi al vallo
14.4e al mugghiante Ellesponto. E non ancora
14.5del compagno achillèo la morta spoglia
14.6al nembo degli strali avean sottratta
14.7gli argolici guerrieri. Un'altra volta
14.8fiero assalto le dava una gran serra
14.9di cavalli e di fanti, e innanzi a tutti
14.10di Prìamo il figlio, l'indefesso Ettorre
14.11che una fiamma parea. Tre volte il prode
14.12per li piedi il cadavere afferrando
14.13provò di trarlo, e con orrenda voce
14.14i Troiani chiamò: tre volte i due
14.15impetuosi e vigorosi Aiaci
14.16respinserlo dal morto. E nondimeno
14.17saldo e securo in sua fortezza or dentro
14.18nella turba ei s'avventa, ed or s'arresta,
14.19e con gran voce tuttavia pur grida,
14.20né d'un passo s'arretra. E qual di notte
14.21vigilanti pastori alla campagna
14.22da preso tauro allontanar non ponno
14.23affamato lïon; così de' forti
14.24Aiaci la virtù da quell'esangue
14.25dispiccar non potea l'ardito Ettorre.
14.26E l'avrìa tratto alfine e conseguita
14.27immensa gloria, s'Iride veloce,
14.28a Giove occulta e a ogni altro iddio, dall'alto
14.29Olimpo non correa col vento al piede
14.30messaggiera ad Achille; e la spedìa,
14.31per eccitarlo alla battaglia, il cenno
14.32dell'augusta Giunon. Gli parve al fianco
14.33improvvisa la Diva, e questi accenti
14.34fe' dal labbro volar: Sorgi, Pelìde
14.35terribile guerriero, e di Patròclo
14.36il cadavere salva. Intorno a lui
14.37ferve avanti alle navi orrida pugna
14.38con mutue stragi. In sua difesa i Greci
14.39fan che puossi: per trarlo in Ilio i Teucri
14.40s'avventano di punta. Il fiero Ettorre
14.41innanzi a tutti di rapirlo agogna,
14.42bramoso di mozzar dal dilicato
14.43collo il bel capo, e d'un infame tronco
14.44conficcarlo alla cima. Alzati, e pigro
14.45più non giacer. Ti tocchi il cor vergogna
14.46che de' cani di Troia il tuo diletto
14.47debba le sanne trastullar. Se offesa
14.48ne riceve la salma, è tuo lo smacco.
15.1Rispose Achille: E quale a me de' numi
15.2ti manda ambasciatrice, Iri divina?
16.1Mi manda, replicò la Dea veloce,
16.2Giunon, di Giove glorïosa moglie,
16.3né Giove il sa, né verun altro iddio
16.4de' sereni d'Olimpo abitatore.
17.1Come al campo n'andrò, soggiunse Achille,
17.2se in mano di color venner le mie
17.3armi: e che d'armi or io mi cinga il vieta
17.4la cara madre, se lei pria non veggio
17.5da Vulcano tornar, come promise,
17.6di leggiadra armatura apportatrice?
17.7Di qual altra famosa or mi vestire
17.8al bisogno non so, tranne lo scudo
17.9dell'egregio figliuol di Telamone.
17.10Ma pur egli, mi spero, in questo punto
17.11sta combattendo pel mio spento amico.
18.1E a lui di nuovo la taumanzia figlia:
18.2Noto è ben anco a noi che le tue belle
18.3armi or sono d'altrui. Ma su la fossa
18.4anco inerme ti mostra all'inimico.
18.5Lascerà spaventato la battaglia
18.6solo al vederti, e respirar potranno
18.7i travagliati Achei. Salute è spesso
18.8nel calor della pugna un sol respiro
19.1Così disse, e disparve. In piedi allora
19.2rizzossi Achille amor di Giove, e tutto
19.3coll'egida Minerva il ricoperse.
19.4D'un'aurea nube gli fasciò la fronte,
19.5ed una fiamma dalla nube uscìa,
19.6che dintorno accendea l'aria di luce.
19.7Siccome quando al ciel s'innalza il fumo
19.8d'isolana città, cui d'aspro assedio
19.9cinge il nemico: con orrendo marte
19.10combattono dal muro i cittadini
19.11finché gli alluma il Sol; poi quando annotta,
19.12destan fuochi frequenti alle vedette,
19.13e al ciel ne sbalza uno splendor che manda
19.14ai convicini del periglio il segno,
19.15se per sorte venir con pronte antenne
19.16volessero in aita: a questo modo
19.17dalla testa d'Achille alta alle stelle
19.18quella fiamma salìa. Varcato il muro,
19.19sul primo margo s'arrestò del fosso,
19.20né mischiossi agli Achei, ché della madre
19.21al precetto obbedìa. Lì stando, un grido
19.22mise, e d'un altro da lontan gli fece
19.23eco Minerva, ed un terror ne' Teucri
19.24immenso suscitò. Come sonoro
19.25d'una tuba talor s'ode lo squillo,
19.26quando d'assedio una città serrando
19.27armi grida terribile il nemico,
19.28così chiara d'Achille era la voce.
19.29N'udiro i Teucri il ferreo suono, e a tutti
19.30tremaro i petti; si rizzâr sul collo
19.31ai destrieri le chiome, e d'alto affanno
19.32presaghi addietro rivolgean le bighe.
19.33Gli aurighi sbigottîr, vista la fiamma
19.34che da Minerva di repente accesa
19.35orrenda e lunga su la fronte ardea
19.36del magnanimo eroe. Tre volte Achille
19.37dalla fossa gridò: tre volte i Teucri
19.38e i collegati sgominârsi, e dodici
19.39de' più prestanti fra i riversi cocchi
19.40trafitti vi perîr dal proprio ferro.
19.41Pronti intanto gli Achei di sotto ai densi
19.42strali sottratto di Menèzio il figlio,
19.43il locâr nella bara, e gli fêr cerchio
19.44lagrimando i compagni. Anch'ei veloce
19.45v'accorse Achille, e si disciolse in pianto
19.46nel feretro mirando il fido amico
19.47d'acuta lancia trapassato il petto.
19.48Egli stesso con carri, armi e destrieri
19.49l'avea spedito alla battaglia, e freddo
19.50lo riebbe al ritorno e sanguinoso.
20.1Costrinse allor la veneranda Giuno
20.2suo malgrado a calar nelle correnti
20.3dell'Oceàno l'instancabil Sole.
20.4Ei si sommerse, e dal crudel conflitto
20.5ebber tregua gli Achei. Dier posa all'armi
20.6di rincontro i Troiani; i corridori
20.7sciolser dai cocchi, e pria che a cibo alcuno
20.8volger la mente, convocâr consiglio.
20.9Ritti in piedi aprîr essi il parlamento;
20.10né verun di sedersi ebbe fidanza,
20.11perché d'Achille la comparsa orrenda
20.12facea loro tremar le vene e i polsi,
20.13ché da lunga stagion ne' lagrimosi
20.14campi di Marte non l'avean veduto.
20.15Prese tra lor Polidamante il primo
20.16a ragionar. Di Panto era costui
20.17prudente figlio, e de' Troiani il solo
20.18che le passate e le future cose
20.19al guardo avea presenti. Egli d'Ettorre
20.20era compagno, e una medesma notte
20.21li produsse ambedue, l'un di parole,
20.22l'altro d'asta valente. Ei dunque in mezzo
20.23con saggio avviso così tolse a dire:
21.1Librate, amici, la bisogna; ir dentro
21.2alla cittade, e tosto, è mio consiglio,
21.3senz'aspettar davanti a queste navi
21.4l'alma luce del dì. Troppo siam lungi
21.5qui dalle mura. Finché l'ira in petto
21.6arse a questo guerrier contra l'Atride,
21.7più lieve er'anco il debellar gli Achivi,
21.8ed io pure vegliar godea le notti
21.9presso le navi, nella dolce speme
21.10d'occuparle. Or tremar fammi il Pelìde.
21.11L'ardor che il mena non vorrà ristretto
21.12contenersi nel campo ove l'acheo
21.13col troiano valore in generose
21.14prove la gloria marzïal divise:
21.15ma per Ilio a pugnar e per le mogli
21.16ne sforzerà. Nella cittade adunque
21.17ripariamo, e si segua il mio sentire,
21.18ché le cose avverran com'io v'assenno.
21.19L'alma notte or sopito in dolce calma
21.20tien d'Achille il furor: ma se dimani
21.21all'assalto prorompe, e qui ne trova,
21.22certo talun conoscerallo, e quanti
21.23dar potranno le spalle, e dentro il sacro
21.24Ilio camparsi, si terran beati;
21.25ma pria ben molti rimarran pastura
21.26di voraci avoltoi. Deh ch'io non oda
21.27sì rio caso giammai! Se al mio ricordo,
21.28benché non grato, obbedirem, la notte
21.29spenderem ne' rinforzi e ne' consigli.
21.30E le torri e le porte e i contrafforti
21.31de' ben commessi tavolati intanto
21.32faran sicura la città. Poi tutti
21.33d'arme orrendi domani al nuovo Sole
21.34starem su i merli. E s'ei lasciato il lido
21.35verrà nosco a pugnar sotto le mura,
21.36duro affar troveravvi, e poiché stanca
21.37in vane giravolte avrà la foga
21.38de' suoi superbi corridor, gli fia
21.39forza alle navi ritornar confuso;
21.40né di scagliarsi dentro alla cittade
21.41daragli il cuore, e pria che porla al fondo,
21.42ei farà sazii del suo corpo i cani.
22.1Qui tacque; e bieco gli rispose Ettorre:
22.2Tu non mi fai gradevole proposta,
22.3Polidamante, no, quando n'esorti
22.4a serrarci di nuovo entro le mura.
22.5E non vi noia ancor di quelle torri
22.6la prigionia? Fu tempo in cui le genti
22.7di vario favellar tutte a una voce
22.8dicean ricca di molto auro e di bronzo
22.9la città prïameia. Or dalle case
22.10dileguarsi i tesori. Alle contrade
22.11dell'amena Meonia e della Frigia
22.12molta ricchezza ne passò venduta
22.13da che l'ira di Giove i Teucri oppresse.
22.14Ed or che Giove innanzi a questi legni
22.15d'alta vittoria mi fe' lieto, e diemmi
22.16che al mar chiudessi le falangi achee,
22.17non far palese, o stolto, ai cittadini
22.18questo consiglio, ché nessuno avrai
22.19fra i Troiani sì vil che lo secondi,
22.20né patirollo io mai. Teucri, obbediamo
22.21tutti al mio detto. Ristorate i corpi
22.22al suo posto ciascuno, e vi sovvegna
22.23delle scolte per tutto e delle ronde.
22.24Qualunque de' Troiani in pensier stassi
22.25di sue ricchezze, le raguni, e poscia
22.26largo ai soldati le spartisca. È meglio
22.27che alcun nostro ne goda, e non l'Acheo.
22.28Sull'aurora dimani in tutto punto
22.29assalirem le navi: e se il divino
22.30Achille all'armi si svegliò davvero,
22.31gli fia la pugna, se la vuol, funesta.
22.32Non fuggirollo io, no, nell'affannoso
22.33ballo di Marte, ma starogli a fronte
22.34con intrepido petto. Uno de' due
22.35d'un'illustre vittoria andrà superbo;
22.36il cimento è comune, ed avvien spesso
22.37che morte incontra chi di darla ha speme.
23.1Disse, e i Teucri levâr d'applauso un grido.
23.2Stolti! ché Palla avea lor tolto il senno.
23.3Tutti assentîr d'Ettorre al pazzo avviso,
23.4nessuno al saggio del figliuol di Panto.
24.1Mentre col cibo a rivocar le forze
24.2intendono i Troiani, in alti lai
24.3l'intera notte dispendean gli Achivi
24.4sovra il morto Patròclo, e prorompea
24.5fra loro in pianti sospirosi Achille,
24.6la man tremenda sul gelato petto
24.7dell'amico ponendo, e cupi e spessi
24.8i gemiti mettea, come talvolta
24.9ben chiomato lïone a cui rapìo
24.10il cacciator nel bosco i lioncini.
24.11Crucciato il fiero del suo tardo arrivo,
24.12tutta scorre la valle, e l'orme esplora
24.13del predator, se mai di ritrovarlo
24.14in qualche lato gli riesca; e orrenda
24.15gli divampa nel cor la rabbia e l'ira:
24.16tal si cruccia il Pelìde, e con profondi
24.17sospiri in mezzo ai Mirmidóni esclama:
25.1Oh mie vane parole il dì ch'io diedi
25.2a Menèzio il conforto, e la promessa
25.3che in Opunta gli avrei carco di gloria
25.4e di gran preda ricondotto il figlio
25.5dall'atterrata Troia! Ahi che non tutti
25.6Giove i disegni de' mortali adempie!
25.7Sotto Troia il destino ambo ne danna
25.8a far vermiglia una medesma terra,
25.9ché me neppure abbraccerà tornato
25.10il buon vecchio Pelèo nel patrio tetto,
25.11né Teti genitrice; ma sepolcro
25.12mi darà questo lido. Or poi che deggio
25.13dopo te, mio fedel, scender sotterra,
25.14tu, no, sul rogo non andrai, lo giuro,
25.15se non t'arreco in prima io qui d'Ettorre,
25.16del tuo crudo uccisor l'armi e la testa;
25.17e dodici d'illustri iliaci figli
25.18troncheronne davanti alla tua pira.
25.19Giaci intanto così, caro compagno,
25.20qui presso alle mie navi; e le troiane
25.21e le dardanie ancelle il largo seno
25.22tutte discinte intorno al tuo ferètro
25.23notte e dì faran pianto, e ploreranno.
25.24Esse ne fur comun fatica e preda
25.25quando noi colla forza e colle lunghe
25.26aste domando le nemiche genti
25.27l'opime n'atterrammo ampie cittadi.
26.1Ciò detto, comandò l'almo Pelìde
26.2che dai compagni al fuoco si ponesse
26.3sul tripode un gran vaso, onde veloci
26.4di Pàtroclo lavar la sanguinosa
26.5tabe. E quelli sul fuoco in un baleno
26.6atto ai lavacri collocaro un bronzo,
26.7e v'infusero l'onda, e di stecchiti
26.8rami di sotto alimentâr la fiamma.
26.9Abbracciavan le vampe mormorando
26.10del vaso il ventre, e rotto in sottil fumo
26.11scaldavasi l'umor. Poiché nel cavo
26.12rame la linfa al suo bollor pervenne,
26.13diersi il corpo a lavar: l'unser di pingue
26.14felice oliva, e le ferite empiero
26.15di balsamo novenne. Indi al funèbre
26.16letto renduto, dalla fronte al piede
26.17in sottil lino avvolserlo, e superno
26.18un bianco panno vi spiegâr. Ciò fatto,
26.19tornaro ai pianti, e intorno al mesto Achille
26.20tutta in lamenti consumâr la notte.
27.1Giove in questo alla sua moglie e sorella
27.2si volse e disse: Veneranda Giuno,
27.3ecco pieni alla fine i tuoi desiri;
27.4ecco all'armi tornato il grande Achille.
27.5Di te nacque, cred'io (cotanto l'ami),
27.6l'argiva gente. — E Giuno a lui: Che parli,
27.7tremendo figlio di Saturno? All'uomo
27.8povero d'alma e di consigli è dato
27.9il dannaggio tramar del suo simìle;
27.10ed io che incedo degli Dei reina,
27.11perché saturnia prole e perché sposa
27.12son dell'alto de' numi imperadore,
27.13contra i Troiani co' Troiani irata
27.14macchinar qualche offesa io non dovea?
28.1Mentre seguìan tra lor queste contese,
28.2Teti agli alberghi di Vulcan pervenne;
28.3stellati eterni rilucenti alberghi,
28.4fra i celesti i più belli, e dallo stesso
28.5Vulcan costrutti di massiccio bronzo.
28.6Tutto in sudor trovollo affaccendato
28.7de' mantici al lavoro. Avea per mano
28.8dieci tripodi e dieci, adornamento
28.9di palagio regal. Sopposte a tutti
28.10d'oro avea le rotelle, onde ne gisse
28.11da sé ciascuno all'assemblea de' numi,
28.12e da sé ne tornasse onde si tolse:
28.13maraviglia a vederli! Omai compiuto
28.14l'ammirando lavor, solo restava
28.15ch'ei v'adattasse le polite orecchie,
28.16e appunto all'uopo n'aguzzava i chiovi.
28.17Mentre venìa tai cose elaborando
28.18con egregio artificio, entro la soglia
28.19l'alma Teti mettea l'argenteo piede.
28.20La vide, e le si fe' Càrite incontro
28.21ornata il capo d'eleganti bende,
28.22dell'inclito Vulcan moglie vezzosa:
28.23per man la strinse, e il roseo labbro aprendo,
28.24Qual, le disse, cagione, o bella Teti,
28.25ti guida inaspettata a queste case?
28.26Rado suoli onorarle, e nondimeno
28.27sempre cara vi giungi e riverita.
28.28Inóltrati, perch'io pronta t'appresti
28.29le vivande ospitali. — E sì dicendo,
28.30la bellissima Dea l'altra introdusse,
28.31e in un bel seggio collocolla, ornato
28.32d'argentee borchie a lavorìo gentile
28.33col suo sgabello al piede. Indi a chiamarne
28.34corse l'esimio fabbro, e sì gli disse:
28.35Vieni, Vulcan, ché ti vuol Teti. — Ed egli:
29.1Venerevole Diva e d'onor degna
29.2nella casa mi venne. Ella malconcio
29.3e afflitto mi salvò quando dal cielo
29.4mi feo gittar l'invereconda madre,
29.5che il distorto mio piè volea celato;
29.6e mille allor m'avrei doglie sofferto
29.7se me del mar non raccogliean nel grembo
29.8del rifluente Ocèano la figlia
29.9Eurìnome e la Dea Teti. Di queste
29.10quasi due lustri in compagnia mi vissi,
29.11e di molte vi feci opre d'ingegno,
29.12fibbie ed armille tortuose e vezzi
29.13e bei monili, in cavo antro nascoso
29.14a cui spumante intorno ed infinita
29.15d'Oceàn la corrente mormorava;
29.16né verun di mia stanza avea contezza,
29.17né mortale né Dio, tranne le belle
29.18mie servatrici. Or poiché Teti è giunta
29.19alla nostra magion, piena le voglio
29.20render mercé del benefizio antico.
29.21Tu dinanzi sollecita le poni
29.22il banchetto ospital, mentr'io veloce
29.23questi mantici assetto e gli altri arnesi.
30.1Disse, e dal ceppo dell'incude il mostro
30.2abbronzato levossi zoppicando.
30.3Moveansi sotto a gran stento le fiacche
30.4gambe sottili. Allontanò dal fuoco
30.5i mantici ventosi: ogni fabbrile
30.6istrumento raccolse, e dentro un'arca
30.7li ripose d'argento. Indi con molle
30.8spugna ben tutto stropicciossi il volto
30.9affumicato ed ambedue le mani
30.10e il duro collo ed il peloso petto.
30.11Poi la tunica mise; ed il pesante
30.12scettro impugnato, tentennando uscìo.
30.13Seguìan l'orrido rege, e a dritta e a manca
30.14il passo ne reggean forme e figure
30.15di vaghe ancelle, tutte d'oro, e a vive
30.16giovinette simìli, entro il cui seno
30.17avea messo il gran fabbro e voce e vita
30.18e vigor d'intelletto e delle care
30.19arti insegnate dai Celesti il senno.
30.20Queste al fianco del Dio spedite e snelle
30.21camminavano; ed egli a tardo passo
30.22avvicinato a Teti, in un lucente
30.23trono s'assise, e la sua man ponendo
30.24nella man della Dea, così le disse:
31.1Qual mai sorte t'adduce a queste soglie,
31.2o sempre cara e veneranda Teti,
31.3in quell'ampio tuo peplo ancor più bella?
31.4Troppo rado ne fai di tua presenza
31.5contenti e lieti. Or parla, e il tuo desire
31.6libera esponi. A soddisfarlo il grato
31.7cor mi sospinge, se pur farlo io possa,
31.8e il farlo mi s'addica. — E a lui suffusa
31.9di lagrime i bei rai Teti rispose:
32.1Delle Dive d'Olimpo e qual sofferse
32.2tanti, o Vulcano, tormentosi affanni
32.3quanti in me Giove n'adunò? Me sola
32.4fra le Dive del mar suggetta ei fece
32.5ad un mortale, al re Pelèo. Ritrosa
32.6ne sostenni gli amplessi; ed egli or giace
32.7logro dagli anni nel regal suo tetto.
32.8Né il tenor qui restò di mie sventure.
32.9Mi nacque un figlio. Io l'educai gelosa,
32.10e come pianta ei crebbe, e mi divenne
32.11il maggior degli eroi. Questo germoglio
32.12di fertile terren, questo diletto
32.13unico figlio su le navi io stessa
32.14spedii di Troia alle funeste rive
32.15a guerreggiar co' Teucri. Avverso fato
32.16gli dinega il ritorno; ed io non deggio
32.17nella pelèa magion madre infelice
32.18abbracciarlo più mai. Né questo è tutto.
32.19Fin ch'ei mi vive, e la ria Parca il raggio
32.20gli prolunga del Sole, ei lo consuma
32.21nella tristezza, né giovarlo io posso.
32.22Dagli Achivi ottenuta egli s'avea
32.23premio di sue fatiche una fanciulla.
32.24Agamennón gliela ritolse; ed esso
32.25dell'onta irato, e nel dolor sepolto
32.26si ritrasse dall'armi. I Teucri intanto
32.27alle navi rinchiusero gli Achei,
32.28né permettean l'uscita. Umìli allora
32.29i duci argivi gli mandâr preghiere
32.30e d'orrevoli doni ampie profferte.
32.31Egli fermo negò la chiesta aita:
32.32ma cinse di sue stesse armi l'amico
32.33Pàtroclo, e al campo l'inviò seguìto
32.34da molti prodi. Su le porte Scee
32.35tutto un giorno durò l'aspro conflitto.
32.36E il dì stesso Ilïon sarìa caduto,
32.37s'alta strage menar visto il gagliardo
32.38di Menèzio figliuol, non l'uccidea
32.39tra i combattenti della fronte Apollo,
32.40esaltandone Ettorre. Or io pel figlio
32.41vengo supplice madre al tuo ginocchio,
32.42onde a conforto di sua corta vita
32.43di scudo e d'elmo provveder tu il voglia,
32.44e di forte lorica e di schinieri
32.45con leggiadro fermaglio. A lui perdute
32.46ha tutte l'armi dai Troiani ucciso
32.47il suo fedel compagno, ed egli or giace
32.48gittato a terra, e dal dolore oppresso.
33.1Tacque; e il mal fermo Dio così rispose:
33.2Ti riconforta, o Teti, e questa cura
33.3non ti gravi il pensier. Così potessi
33.4alla morte il celar quando la Parca
33.5sul capo gli starà, com'io di belle
33.6armi fornito manderollo, e tali
33.7che al vederle ogni sguardo ne stupisca.
34.1Lasciò la Dea, ciò detto, e impaziente
34.2ai mantici tornò, li volse al fuoco,
34.3e comandò suo moto a ciascheduno.
34.4Eran venti che dentro la fornace
34.5per venti bocche ne venìan soffiando,
34.6e al fiato, che mettean dal cavo seno,
34.7or gagliardo or leggier, come il bisogno
34.8chiedea dell'opra e di Vulcano il senno,
34.9sibilando prendea spirto la fiamma.
34.10In un commisti allor gittò nel fuoco
34.11argento ed auro prezioso e stagno
34.12ed indomito rame. Indi sul toppo
34.13locò la dura risonante incude,
34.14di pesante martello armò la dritta,
34.15di tanaglie la manca; e primamente
34.16un saldo ei fece smisurato scudo
34.17di dèdalo rilievo, e d'auro intorno
34.18tre bei fulgidi cerchi vi condusse,
34.19poi d'argento al di fuor mise la soga.
34.20Cinque dell'ampio scudo eran le zone,
34.21e gl'intervalli, con divin sapere,
34.22d'ammiranda scultura avea ripieni.
35.1Ivi ei fece la terra, il mare, il cielo
35.2e il Sole infaticabile, e la tonda
35.3Luna, e gli astri diversi onde sfavilla
35.4incoronata la celeste volta,
35.5e le Plèiadi, e l'Iadi, e la stella
35.6d'Orïon tempestosa, e la grand'Orsa
35.7che pur Plaustro si noma. Intorno al polo
35.8ella si gira ed Orion riguarda,
35.9dai lavacri del mar sola divisa.
36.1Ivi inoltre scolpite avea due belle
36.2popolose città. Vedi nell'una
36.3conviti e nozze. Delle tede al chiaro
36.4per le contrade ne venìan condotte
36.5dal talamo le spose, e Imene, Imene
36.6con molti s'intonava inni festivi.
36.7Menan carole i giovinetti in giro
36.8dai flauti accompagnate e dalle cetre,
36.9mentre le donne sulla soglia ritte
36.10stan la pompa a guardar maravigliose.
37.1D'altra parte nel fòro una gran turba
37.2convenir si vedea. Quivi contesa
37.3era insorta fra due che d'un ucciso
37.4piativano la multa. Un la mercede
37.5già pagata asserìa; l'altro negava.
37.6Finir davanti a un arbitro la lite
37.7chiedeano entrambi, e i testimon produrre.
37.8In due parti diviso era il favore
37.9del popolo fremente, e i banditori
37.10sedavano il tumulto. In sacro circo
37.11sedeansi i padri su polite pietre,
37.12e dalla mano degli araldi preso
37.13il suo scettro ciascun, con questo in pugno
37.14sorgeano, e l'uno dopo l'altro in piedi
37.15lor sentenza dicean. Doppio talento
37.16d'auro è nel mezzo da largirsi a quello
37.17che più diritta sua ragion dimostri.
38.1Era l'altra città dalle fulgenti
38.2armi ristretta di due campi in due
38.3parer divisi, o di spianar del tutto
38.4l'opulento castello, o che di quante
38.5son là dentro ricchezze in due partito
38.6sia l'ammasso. I rinchiusi alla chiamata
38.7non obbedìan per anco, e ad un agguato
38.8armavansi di cheto. In su le mura
38.9le care spose, i fanciulletti e i vegli
38.10fan custodia e corona; e quelli intanto
38.11taciturni s'avanzano. Minerva
38.12li precorre e Gradivo entrambi d'oro,
38.13e la veste han pur d'oro, ed alte e belle
38.14le divine stature, e d'ogni parte
38.15visibili: più bassa iva la torma.
38.16Come in loco all'insidie atto fur giunti
38.17presso un fiume, ove tutti a dissetarse
38.18venìan gli armenti, s'appiattâr que' prodi
38.19chiusi nel ferro, collocati in pria
38.20due di loro in disparte, che de' buoi
38.21spiassero la giunta e delle gregge.
38.22Ed eccole arrivar con due pastori
38.23che, nulla insidia suspicando, al suono
38.24delle zampogne si prendean diletto.
38.25L'insidiator drappello alla sprovvista
38.26gli assalìa, ne predava in un momento
38.27de' buoi le mandre e delle bianche agnelle,
38.28ed uccidea crudele anco i pastori.
39.1Scossa all'alto rumor l'assediatrice
39.2oste a consiglio tuttavia seduta,
39.3de' veloci corsier subitamente
39.4monta le groppe, i predatori insegue,
39.5e li raggiunge. Allor si ferma, e fiera
39.6sul fiume appicca la battaglia. Entrambe
39.7si ferìan coll'acute aste le schiere.
39.8Scorrea nel mezzo la Discordia, e seco
39.9era il Tumulto e la terribil Parca
39.10che un vivo già ferito e un altro illeso
39.11artiglia colla dritta, e un morto afferra
39.12ne' piè coll'altra, e per la strage il tira.
39.13Manto di sangue tutto sozzo e rotto
39.14le ricopre le spalle: i combattenti
39.15parean vivi, e traean de' loro uccisi
39.16i cadaveri in salvo alternamente.
40.1Vi sculse poscia un morbido maggese
40.2spazioso, ubertoso e che tre volte
40.3del vomero la piaga avea sentito.
40.4Molti aratori lo venìan solcando,
40.5e sotto il giogo in questa parte e in quella
40.6stimolando i giovenchi. E come al capo
40.7giungean del solco, un uom che giva in volta,
40.8lor ponea nelle man spumante un nappo
40.9di dolcissimo bacco; e quei tornando
40.10ristorati al lavor, l'almo terreno
40.11fendean, bramosi di finirlo tutto.
40.12Dietro nereggia la sconvolta gleba:
40.13vero aratro sembrava, e nondimeno
40.14tutta era d'ôr. Mirabile fattura!
41.1Altrove un campo effigïato avea
41.2d'alta messe già biondo. Ivi le destre
41.3d'acuta falce armati i segatori
41.4mietean le spighe; e le recise manne
41.5altre in terra cadean tra solco e solco,
41.6altre con vinchi le venìan stringendo
41.7tre legator da tergo, a cui festosi
41.8tra le braccia recandole i fanciulli
41.9senza posa porgean le tronche ariste.
41.10In mezzo a tutti colla verga in pugno
41.11sovra un solco sedea del campo il sire,
41.12tacito e lieto della molta messe.
41.13Sotto una quercia i suoi sergenti intanto
41.14imbandiscon la mensa, e i lombi curano
41.15d'un immolato bue, mentre le donne
41.16intente a mescolar bianche farine,
41.17van preparando ai mietitor la cena.
42.1Seguìa quindi un vigneto oppresso e curvo
42.2sotto il carco dell'uva. Il tralcio è d'oro,
42.3nero il racemo, ed un filar prolisso
42.4d'argentei pali sostenea le viti.
42.5Lo circondava una cerulea fossa
42.6e di stagno una siepe. Un sentier solo
42.7al vendemmiante ne schiudea l'ingresso.
42.8Allegri giovinetti e verginelle
42.9portano ne' canestri il dolce frutto,
42.10e fra loro un garzon tocca la cetra
42.11soavemente. La percossa corda
42.12con sottil voce rispondeagli, e quelli
42.13con tripudio di piedi sufolando
42.14e canticchiando ne seguìano il suono.
43.1Di giovenche una mandra anco vi pose
43.2con erette cervici. Erano sculte
43.3in oro e stagno, e dal bovile uscièno
43.4mugolando e correndo alla pastura
43.5lungo le rive d'un sonante fiume
43.6che tra giunchi volgea l'onda veloce.
43.7Quattro pastori, tutti d'oro, in fila
43.8gìan coll'armento, e li seguìan fedeli
43.9nove bianchi mastini. Ed ecco uscire
43.10due tremendi lïoni, ed avventarsi
43.11tra le prime giovenche ad un gran tauro,
43.12che abbrancato, ferito e strascinato
43.13lamentosi mandava alti muggiti.
43.14Per riaverlo i cani ed i pastori
43.15pronti accorrean: ma le superbe fiere
43.16del tauro avendo già squarciato il fianco,
43.17ne mettean dentro alle bramose canne
43.18le palpitanti viscere ed il sangue.
43.19Gl'inseguivano indarno i mandriani
43.20aizzando i mastini. Essi co' morsi
43.21attaccar non osando i due feroci,
43.22latravan loro addosso, e si schermivano.
44.1Fecevi ancora il mastro ignipotente
44.2in amena convalle una pastura
44.3tutta di greggi biancheggiante, e sparsa
44.4di capanne, di chiusi e pecorili.
44.5Poi vi sculse una danza a quella eguale
44.6che ad Arïanna dalle belle trecce
44.7nell'ampia Creta Dèdalo compose.
44.8V'erano garzoncelli e verginette
44.9di bellissimo corpo, che saltando
44.10teneansi al carpo delle palme avvinti.
44.11Queste un velo sottil, quelli un farsetto
44.12ben tessuto vestìa, soavemente
44.13lustro qual bacca di palladia fronda.
44.14Portano queste al crin belle ghirlande,
44.15quelli aurato trafiere al fianco appeso
44.16da cintola d'argento. Ed or leggieri
44.17danzano in tondo con maestri passi,
44.18come rapida ruota che seduto
44.19al mobil torno il vasellier rivolve,
44.20or si spiegano in file. Numerosa
44.21stava la turba a riguardar le belle
44.22carole, e in cor godea. Finìan la danza
44.23tre saltator che in varii caracolli
44.24rotavansi, intonando una canzona.
45.1Il gran fiume Oceàn l'orlo chiudea
45.2dell'ammirando scudo. A fin condotto
45.3questo lavoro, una lorica ei fece
45.4che della fiamma lo splendor vincea;
45.5poi di raro artificio un saldo e vago
45.6elmo alle tempie ben acconcio, e sopra
45.7d'auro tessuta v'innestò la cresta.
46.1Fur ultima fatica i bei schinieri
46.2di pieghevole stagno. E terminate
46.3l'armi tutte, il gran fabbro alto levolle,
46.4e al piè di Teti le depose. Ed ella,
46.5co' bei doni del Dio, come sparviero
46.6ratta calossi dal nevoso Olimpo.
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