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Libro decimosettimo

1.1Visto in campo cader dai Teucri ucciso
1.2Patròclo, s'avanzò d'armi splendente
1.3il bellicoso Menelao. Si pose
1.4del morto alla difesa, e il circuiva
1.5qual suole mugolando errar dintorno
1.6alla tenera prole una giovenca
1.7cui di madre sentir fe' il dolce affetto
1.8del primo parto la fatica. Il forte
1.9davanti gli sporgea l'asta e lo scudo,
1.10pronto a ferir qual osi avvicinarsi.
2.1Ma sul caduto eroe di Panto il figlio
2.2rivolò, si fe' presso, e baldanzoso
2.3all'Atride gridò: Duce di genti,
2.4di Giove alunno Menelao, recedi;
2.5quell'estinto abbandona, e a me le spoglie
2.6sanguinose ne lascia, a me che primo
2.7fra tutti e Teucri ed alleati in aspra
2.8pugna il percossi. Non vietarmi adunque
2.9quest'alta gloria fra' Troiani; o ch'io
2.10col ferro ti trarrò l'alma dal petto.
3.1Eterno Giove, gli rispose irato
3.2il biondo Menelao, dove s'intese
3.3più sconcio millantar? Né di pantera
3.4né di lïon fu mai né di robusto
3.5truculento cinghial tanto l'ardire
3.6quanta spiran ferocia i Pantoìdi.
3.7E pur che valse il fior di gioventude
3.8a quel tuo di cavalli agitatore
3.9fratello Iperenòr, quando chiamarmi
3.10il più codardo de' guerrieri achei,
3.11e aspettarmi s'ardì? Ma nol tornaro
3.12i propri piedi alla magion, mi credo,
3.13di molta festa obbietto ai venerandi
3.14suoi genitori e alla diletta sposa.
3.15Farò di te, se innoltri, ora lo stesso.
3.16Ma t'esorto a ritrarti, e pria che qualche
3.17danno ti colga, dilungarti. Il fatto
3.18rende accorto, ma tardi, anche lo stolto.
4.1Disse; e fermo in suo cor l'altro riprese:
4.2Pagami or dunque, o Menelao, del morto
4.3mio fratello la pena e del tuo vanto.
4.4D'una giovine sposa, è ver, tu festi
4.5vedovo il letto, e d'ineffabil lutto
4.6fosti cagione ai genitor; ma dolce
4.7farò ben io di quei meschini il pianto,
4.8se carco del tuo capo e di tue spoglie
4.9in man di Panto e della dìa Frontìde
4.10le deporrò. Non più parole. Il ferro
4.11provi qui tosto chi sia prode o vile.
5.1Ferì, ciò detto, nel rotondo scudo,
5.2ma nol passò, ché nella salda targa
5.3si ritorse la punta. Impeto fece,
5.4Giove invocando, dopo lui l'Atride,
5.5e al nemico, che in guardia si traea,
5.6nell'imo gorgozzul spinta la picca,
5.7ve l'immerge di forza, e gli trafora
5.8il delicato collo. Ei cadde, e sopra
5.9gli tonâr l'armi; e della chioma, a quella
5.10delle Grazie simìl, le vaghe anella
5.11d'auro avvinte e d'argento insanguinârsi.
5.12Qual d'olivo gentil pianta nudrita
5.13in lieto d'acque solitario loco
5.14bella sorge e frondosa: il molle fiato
5.15l'accarezza dell'aure, e mentre tutta
5.16del suo candido fiore si riveste,
5.17un improvviso turbine la schianta
5.18dall'ime barbe, e la distende a terra;
5.19tal l'Atride prostese il valoroso
5.20figliuol di Panto Euforbo, e a dispogliarlo
5.21corse dell'armi. Come quando un forte
5.22lïon montano una giovenca afferra
5.23fior dell'armento, co' robusti denti
5.24prima il collo le frange, indi sbranata
5.25le sanguinose viscere n'ingozza:
5.26alto di cani intorno e di pastori
5.27romor si leva, ma niun s'accosta,
5.28ché affrontarlo non osano compresi
5.29di pallido timor: così nessuno
5.30ardìa de' Teucri al baldanzoso Atride
5.31farsi addosso; e all'ucciso ei tolte l'armi
5.32agevolmente avrìa, se questa lode
5.33gl'invidiando Apollo, incontro a lui
5.34non incitava il marzïale Ettorre.
5.35Di Menta, duce de' Ciconi, ei prese
5.36le sembianze e gridò queste parole:
5.37Ettore, a che del bellicoso Achille,
5.38senza speranza d'arrivarli, insegui
5.39gl'immortali corsieri? Umana destra
5.40mal li doma, e guidarli altri non puote
5.41che Achille, germe d'una Diva. Intanto
5.42il forte Atride Menelao la salma
5.43di Pàtroclo salvando, a morte ha messo
5.44un illustre Troian, di Panto il figlio,
5.45e ne spense il valor. — Ciò detto, il Dio
5.46ritornò nella mischia. Alto dolore
5.47l'ettòreo petto circondò: rivolse
5.48l'eroe lo sguardo per le file in giro,
5.49e tosto dell'esimie armi veduto
5.50il rapitore, e l'altro al suol giacente
5.51in un lago di sangue, oltre si spinse
5.52scintillante nel ferro come lingua
5.53del vivo fuoco di Vulcano, e mise
5.54acuto un grido. Udillo, e sospirando
5.55nel segreto suo cor disse l'Atride:
5.56Misero che farò? Se queste belle
5.57armi abbandono e di Menèzio il figlio
5.58per onor mio qui steso, alla mia fuga
5.59gli Achei per certo insulteran; se solo,
5.60da pudor vinto, con Ettòr mi provo
5.61e co' suoi forti, io sol da molti oppresso
5.62cadrò, ché tutti il condottier troiano
5.63seco i Teucri ne mena a questa volta.
5.64Ma che dubbia il mio cor? Chi con avversi
5.65numi un guerrier, che sia lor caro, affronta,
5.66corre alla sua ruina. Alcun non fia
5.67dunque de' Greci che con me s'adiri
5.68se davanti ad Ettorre, a lui che pugna
5.69per comando d'un nume, io mi ritraggo.
5.70Pur se avverrà che in qualche parte io trovi
5.71il magnanimo Aiace, entrambi all'armi
5.72ritorneremo allor, pur contra un Dio,
5.73e a sollievo de' mali opra faremo
5.74di trar salvo ad Achille il morto amico.
6.1Mentre tai cose gli ragiona il core,
6.2da Ettore precorse ecco de' Teucri
6.3sopravvenir le schiere. Allora ei cesse,
6.4e il morto abbandonò, gli occhi volgendo
6.5tratto tratto all'indietro, a simiglianza
6.6di giubbato lïon cui da' presepi
6.7caccian cani e pastor con dardi ed urli.
6.8Freme la belva in suo gran core, e parte
6.9mal suo grado dal chiuso: a tal sembianza
6.10da Patròclo partissi il biondo Atride.
7.1Giunto ai compagni, s'arrestò, si volse
7.2cercando in giro collo sguardo il grande
7.3figliuol di Telamone, e alla sinistra
7.4della pugna il mirò, che alla battaglia
7.5animava i suoi prodi a cui poc'anzi
7.6Febo avea messo nelle vene il gelo
7.7d'un divino terror. Corse, e veloce
7.8raggiuntolo gridò: Qua tosto, Aiace,
7.9vola, amico, affrettiamci alla difesa
7.10di Pàtroclo; serbiamne al divo Achille
7.11il nudo corpo almen, poiché dell'armi
7.12già si fece signor l'altero Ettorre.
8.1Turbâr la generosa alma d'Aiace
8.2queste parole: s'avviò, si spinse
8.3tra i guerrieri davanti, in compagnia
8.4di Menelao. Per l'atra polve intanto
8.5strascinava di Pàtroclo la nuda
8.6salma il duce troiano, onde troncarne
8.7dagli omeri la testa, e far del rotto
8.8corpo ai cani di Troia orrido pasto.
8.9Ma gli fu sopra col turrito scudo
8.10il Telamònio: retrocesse Ettorre
8.11nella torma de' suoi, d'un salto ascese
8.12il cocchio, e le rapite armi famose
8.13dielle ai Teucri a portar nella cittade,
8.14d'alta sua gloria monumento. Allora
8.15coll'ampio scudo ricoprendo il figlio
8.16di Menèzio, fermossi il grande Aiace,
8.17come lïon, cui, mentre al bosco mena
8.18i leoncini, sopravvien la turba
8.19de' cacciatori: si raggira il fiero,
8.20che sente la sua forza, intorno ai figli,
8.21e i truci occhi rivolve, e tutto abbassa
8.22il sopracciglio che gli copre il lampo
8.23delle pupille: a questo modo Aiace
8.24circuisce e protegge il morto eroe.
8.25Dall'altro lato è Menelao cui l'alta
8.26doglia del petto tuttavia ricresce.
9.1De' Licii il condottier Glauco, buon figlio
9.2d'Ippòloco, ad Ettòr volgendo allora
9.3bieco il guardo, con detti aspri il garrisce:
9.4O di viso sol prode, e non di fatto,
9.5Ettore! a torto te la fama estolle,
9.6te sì pronto al fuggir. Pensa alla guisa
9.7di salvar la cittade e le sue rocche
9.8quindi innanzi tu sol colla tua gente,
9.9ché nessuno de' Licii alla salvezza
9.10d'Ilio co' Greci pugnerà, nessuno,
9.11da che teco nessun merto s'acquista
9.12col sempre battagliar contro il nemico.
9.13Sciaurato! e qual dunque avrai tu cura
9.14de' minori guerrier, tu che lasciasti
9.15preda agli Argivi Sarpedon, che mentre
9.16visse, a Troia fu scudo ed a te stesso?
9.17E ti sofferse il cor d'abbandonarlo
9.18allo strazio de' cani? Or se a mio senno
9.19faranno i Licii, partiremci, e tosto;
9.20e d'Ilio apparirà l'alta ruina.
9.21Oh! s'or fosse ne' Troi quella fort'alma,
9.22quell'intrepido ardir che ne' conflitti
9.23scalda gli amici della patria veri,
9.24noi dentr'Ilio trarremmo immantinente
9.25di Pàtroclo la salma. Ove un cotanto
9.26morto, sottratto dalla calda pugna,
9.27strascinato di Priamo ne fosse
9.28dentro le mura, renderìan gli Achei
9.29di Sarpedonte le bell'armi e il corpo
9.30pronti a tal prezzo. Perocché l'ucciso
9.31di quel forte è l'amico che di possa
9.32tutti avanza gli Argivi, e schiera il segue
9.33di bellicosi. Ma del fiero Aiace
9.34tu non osasti sostener lo scontro
9.35né lo sguardo fra l'armi, e via fuggisti,
9.36perché minore di valor ti senti.
10.1Con bieco piglio fe' risposta Ettorre:
10.2Perché tale qual sei, Glauco, favelli
10.3così superbo? Io ti credea per senno
10.4miglior di quanti la feconda gleba
10.5della Licia nudrisce. Or veggo a prova
10.6che tu se' stolto, se affermar t'attenti
10.7che d'Aiace lo scontro io non sostenni.
10.8Né la pugna io, no mai, né il calpestìo
10.9de' cavalli pavento, ma di Giove
10.10l'alto consiglio che ogni forza eccede.
10.11Egli in fuga ne mette a suo talento
10.12anche i più prodi, e ne' conflitti or toglie
10.13or dona la vittoria. Orsù, vien meco,
10.14statti, amico, al mio fianco, e vedi al fatto
10.15se quel vile sarò tutto quest'oggi
10.16che tu dicesti, o se saprò l'ardire
10.17di qualunque domar gagliardo Acheo
10.18che del morto s'innoltri alla difesa.
11.1Quindi le schiere inanimando grida:
11.2Teucri, Dàrdani, Licii, or vi mostrate
11.3uomini, e il petto vi conforti, amici,
11.4dell'antico valor la rimembranza,
11.5mentre l'armi d'Achille, da me tolte
11.6all'ucciso Patròclo, io mi rivesto.
12.1Disse, e corse e raggiunse in un baleno
12.2delle bell'arme i portatori, e date
12.3a recarsi nel sacro Ilio le sue,
12.4fuor del conflitto ed a' suoi prodi in mezzo
12.5le immortali si cinse armi d'Achille,
12.6dono de' numi al genitor Pelèo,
12.7che poi vecchio le cesse al suo gran figlio:
12.8ma il figlio in quelle ad invecchiar non venne.
13.1Come il sommo de' nembi adunatore
13.2del Pelìde indossarsi le divine
13.3armi lo vide, crollò il capo, e seco
13.4nel suo cor favellò: Misero! al fianco
13.5ti sta la morte, e tu nol pensi, e l'armi
13.6ti vesti dell'eroe che de' guerrieri
13.7tutti è il terrore, a cui tu il forte hai spento
13.8mansueto compagno, armi d'eterna
13.9tempra a lui tolte con oltraggio. Or io
13.10d'alta vittoria ti farò superbo,
13.11e compenso sarà del non doverti
13.12Andròmaca, al tornar dalla battaglia,
13.13scioglier l'usbergo del Pelìde Achille.
14.1Disse; e l'arco de' negri sopraccigli
14.2abbassando, d'Ettorre alla persona
14.3adattò l'armatura. Al suo contatto
14.4infiammossi l'eroe d'un bellicoso
14.5orribile furor, tutte di forza
14.6sentì inondarsi e di valor le vene.
14.7Degl'incliti alleati, alto gridando,
14.8quindi avviossi alle caterve, e a tutti
14.9veder sembrava folgorar nell'armi
14.10del magnanimo Achille Achille istesso.
14.11E d'ogni parte ognun riconfortando,
14.12Mestle, Glauco, Tersìloco, Medonte,
14.13Asteropèo, Disènore, Ippotòo,
14.14e Cròmio, e Forci, e l'indovino Ennòmo,
14.15con questi accenti li raccese: Udite,
14.16collegati: non io dalle vicine
14.17cittadi ad Ilio ragunai le vostre
14.18numerose coorti onde di gente
14.19far molta mano, ché mestier non m'era;
14.20ma perché meco da' feroci Achei
14.21le teucre spose ne servaste e i figli
14.22con pronti petti. Di tributi io gravo
14.23in questo intendimento il popol mio
14.24per satollarvi. Dover vostro è dunque
14.25voltar dritta la fronte all'inimico,
14.26e o salvarsi o perir, ché della guerra
14.27questo è il commercio. A chi di voi costringa
14.28Aiace in fuga, e de' Troiani al campo
14.29tragga il morto Patròclo, a questi io cedo
14.30la metà delle spoglie, e andrà divisa
14.31egual con esso la mia gloria ancora.
15.1Al fin delle parole alzâr le lance
15.2tutti, e al nemico s'addrizzâr di punta
15.3con grande in core di strappar speranza
15.4dalle mani del gran Telamonìde
15.5il morto: folli! ché sul morto istesso
15.6quell'invitto dovea farne macello.
16.1Allor rivolto Aiace al battagliero
16.2Menelao, così disse: Illustre Atride,
16.3caro alunno di Giove, assai pavento
16.4ch'or salvi usciamo dall'acerba pugna.
16.5Né sì tem'io per Pàtroclo, che parmi
16.6del suo corpo farà tosto di Troia
16.7sazi i cani e gli augei, quanto pel mio
16.8e pel tuo capo un qualche sconcio: vedi
16.9quella nube di guerra che già tutto
16.10ricopre il campo? D'Ettore son quelle
16.11le falangi, e su noi pende una grave
16.12manifesta rovina. Orsù de' Greci,
16.13se udir ti ponno, i più valenti appella.
17.1Non fe' niego il guerriero, e a tutta gola
17.2gridava: Amici, capitani achei,
17.3quanti alle mense degli Atridi in giro
17.4propinate le tazze, ed onorati
17.5dal sommo Giove i popoli reggete;
17.6nell'ardor della zuffa il guardo mio
17.7non vi distingue, ma chïunque ascolta
17.8deh corra, e sdegno il prenda che Patròclo
17.9ludibrio resti delle frigie belve.
18.1Aiace, d'Oïlèo veloce figlio,
18.2udillo, e primo per la mischia accorse;
18.3Idomenèo dop'esso e Merïone
18.4in sembianza di Marte. E chi di tutti,
18.5che poi la pugna rintegrâr, potrìa
18.6dire i nomi al pensier? Primieri i Teucri
18.7stretti insieme fêr impeto, precorsi
18.8dal grande Ettorre. Come quando all'alta
18.9foce d'un fiume che da Giove è sceso,
18.10freme ritroso alla corrente il flutto
18.11eruttato dal mar: mugghian con vasto
18.12rimbombo i lidi: simigliante a questo
18.13fu de' Teucri il clamor. Dall'altro lato
18.14tutti d'un cor con assiepati scudi
18.15gli Achei fêr cerchio di Menèzio al figlio,
18.16e il Saturnio dintorno ai rilucenti
18.17elmi un'atra caligine spandea,
18.18ché d'Achille l'amico il Dio dilesse,
18.19mentre fu vivo, e ch'egli or sia di fiere
18.20orrido cibo sofferir non puote.
18.21A pugnar quindi per la sua difesa
18.22i compagni eccitò. Nel primo cozzo
18.23i Troiani respinsero gli Achivi
18.24che sbigottiti abbandonâr l'estinto;
18.25né i Troiani però, benché bramosi,
18.26dieder morte a verun, solo badando
18.27a predar il cadavere; ma presto
18.28si raccostâr gli Achei, ché il grande Aiace,
18.29e d'aspetto e di forze il più prestante
18.30sovra tutti gli Achei dopo il Pelìde,
18.31tostamente voltar fronte li fece.
19.1Tra gl'innanzi l'eroe quindi si spinse,
19.2pari ad ispido verro alla montagna,
19.3che con sùbita furia si converte
19.4fra le roste, e sbaraglia de' gagliardi
19.5cacciatori la turba e de' molossi:
19.6così di Telamon l'esimio figlio
19.7de' Troiani disperde le falangi
19.8che a Pàtroclo fan calca, e strascinarlo
19.9si studiano in trïonfo entro le mura.
20.1Illustre germe del Pelasgo Leto,
20.2Ippòtoo gli avea d'un saldo cuoio
20.3ai nervi del tallon l'un piede avvinto,
20.4e di mezzo al ferir de' combattenti
20.5per la sabbia il traea, grato sperando
20.6farsi ad Ettorre ed ai Troiani; ed ecco
20.7giungergli un danno che nessun, quantunque
20.8desideroso, allontanar gli seppe.
20.9Fra la turba avventossi, e su le guance
20.10dell'elmo Aiace disserrògli un colpo
20.11che tutto lo spezzò: tanto dell'asta
20.12fu il picchio e tanto della mano il pondo.
20.13Schizzâr per l'aria le cervella e il sangue
20.14dall'aperta ferita, e tosto a lui
20.15quetârsi i polsi; dalle man gli cadde
20.16del morto il piede, e sovra il morto ei pure
20.17boccon cadde e spirò lungi dai campi
20.18di Larissa fecondi: né poteo
20.19dell'averlo educato ai genitori
20.20rendere il premio, perocché d'Aiace
20.21la gran lancia fe' brevi i giorni suoi.
21.1Contro Aiace l'acuta asta allor trasse
21.2Ettore; e l'altro, visto l'atto, alquanto
21.3dechinossi, e schivolla. Era di costa
21.4Schedio, d'Ifito generoso figlio,
21.5fortissimo Focense che sua stanza,
21.6di molta gente correttor, tenea
21.7nell'inclita Panòpe. A mezza gola
21.8colpillo, e tutta al sommo della spalla
21.9la ferrea punta gli passò la strozza.
21.10Cadde il trafitto con fragore, e cupo
21.11s'udì dell'armi il tuon sopra il suo petto.
22.1Aiace di rincontro in mezzo all'epa
22.2di Fenòpo il figliuol Forci percosse,
22.3forte guerrier che messo alla difesa
22.4d'Ippòtoo s'era. Il furïoso ferro
22.5ruppe l'incavo del torace, ed alto
22.6ne squarciò gl'intestini. Ei cadde, e strinse
22.7colla palma il terren. Dier piega allora
22.8i primi in zuffa, ripiegossi ei pure
22.9l'illustre Ettorre, e con orrende grida
22.10d'Ippòtoo e Forci strascinâr gli Argivi
22.11le morte salme, e le spogliâr. Compresi
22.12di viltade i Troiani, e dalle greche
22.13lance incalzati allor verso le rocche
22.14sarìan d'Ilio fuggiti, e avrìan gli Argivi
22.15contro il decreto del tonante Iddio
22.16in lor solo valor vinta la pugna,
22.17se Apollo a tempo la virtù d'Enea
22.18non ridestava. Le sembianze ei prese
22.19dell'Epitide araldo Perifante,
22.20che in tale officio a molta età venuto
22.21del vecchio Anchise nelle case, istrutta
22.22di fedeli consigli avea la mente.
22.23Così cangiato, a lui disse il divino
22.24figlio di Giove: Enea, l'eccelsa Troia
22.25contro il volere degli Dei periglia.
22.26Ché non la cerchi di salvar? l'esemplo
22.27ché non imiti degli eroi ch'io vidi
22.28d'ogni cimento trïonfar, fidàti
22.29nel valor, nell'ardir, nella fortezza
22.30del proprio petto e delle molte schiere
22.31che li seguìano, invitte alla paura?
22.32Più che agli Achivi, a noi Giove per certo
22.33consente la vittoria; ma chi fugge
22.34trepido e schiva di pugnar, la perde.
23.1Fisse a tai detti Enea lo sguardo in viso
23.2al saettante nume, e lo conobbe;
23.3e d'Ettore alla volta alzando il grido,
23.4Ettore, ei disse, e voi degli alleati
23.5capitani e de' Teucri, oh qual vergogna
23.6s'or per nostra viltà domi dal ferro
23.7de' bellicosi Achei risaliremo
23.8d'Ilio le mura! Un Dio m'apparve, e disse
23.9che l'arbitro dell'armi eterno Giove
23.10ne difende. Corriam dunque diritto
23.11all'inimico, e almen non sia che il morto
23.12Pàtroclo ei seco ne trasporti in pace.
24.1Al fin delle parole innanzi a tutta
24.2la prima fronte si sospinse, e stette.
24.3Si conversero i Teucri, ed agli Achei
24.4mostrâr la faccia arditamente. Allora
24.5coll'asta Enea Leòcrito figliuolo
24.6d'Arisbante ferì, forte compagno
24.7di Licomede che al caduto amico
24.8pietoso accorse, e fattosi vicino
24.9fermossi, e la fulgente asta vibrando
24.10d'Ippaso il figlio Apisaon percosse
24.11nell'èpate di sotto alla corata,
24.12e l'atterrò. Venuto era costui
24.13dalla fertil Peonia; ed era in guerra
24.14il più valente dopo Asteropèo.
25.1Senti pietade del caduto il forte
25.2Asteropèo; e di zuffa desïoso
25.3si scagliò tra gli Achei. Ma degli scudi
25.4e dell'aste protese ei non potea
25.5rompere il cerchio che Patròclo serra.
25.6E Aiace intorno s'avvolgendo, a tutti
25.7molti dava comandi, e non patìa
25.8che alcun dal morto allontanasse il piede,
25.9o fuor di fila ad azzuffarsi uscisse;
25.10ma fea precetto a ciaschedun di starsi
25.11saldi al suo fianco, e battagliar dappresso.
25.12Tal dell'enorme Aiace era il volere,
25.13e tutta in rosso si tingea la terra.
25.14Teucri, Argivi, alleati alla rinfusa
25.15cadon trafitti: ché neppur gli Argivi
25.16senza sangue combattono, ma n'esce
25.17minor la strage, perocché l'un l'altro
25.18nel travaglio fatal si porge aita.
26.1Così qual vasto incendio arde il conflitto;
26.2e del Sol detto avresti e della Luna
26.3spento il chiaror; cotanta era sul campo
26.4l'atra caligo che dintorno al morto
26.5Pàtroclo il fiore de' guerrier coprìa,
26.6mentre l'un'oste e l'altra a ciel sereno
26.7libera altrove combattea. Su questi
26.8puro si spande della luce il fiume:
26.9nessuna nube al pian, nessuna al monte.
26.10Così la pugna ha i suoi riposi, e molto
26.11spazio correndo tra i pugnanti, ognuno
26.12dalle mutue si scherma aspre saette.
26.13Ma cotesti di mezzo hanno travaglio
26.14dall'armi a un tempo e dalla nebbia, e il ferro
26.15i più prestanti crudelmente offende.
26.16Sol due guerrieri non avean per anco
26.17del buon Patròclo la ria morte udita,
26.18due guerrier glorïosi, Trasimède
26.19e Antìloco: ma vivo e tuttavolta
26.20alle mani il credean co' Teucri al centro
26.21della battaglia. E intanto essi la strage
26.22de' compagni veduta e la paura,
26.23pugnavano in disparte, e come imposto
26.24fu lor dal padre, dalle negre navi
26.25tenean lontano le nemiche offese.
27.1Ma il conflitto maggior ferve dintorno
27.2al valoroso del Pelìde amico,
27.3terribile conflitto, e senza posa
27.4fino al tramonto della luce. A tutti
27.5dissolve la stanchezza e gambe e piedi
27.6e ginocchia; il sudore a tutti insozza
27.7e le mani e la faccia; e quale, allora
27.8che a robusti garzoni il coreggiaio
27.9la pingue pelle a rammollir commette
27.10di gran tauro; disposti essi in corona
27.11la stirano di forza; immantinente
27.12l'umidor ne distilla, e l'adiposo
27.13succo le fibre ne penètra, e tutto
27.14a quel molto tirar si stende il cuoio:
27.15tale in piccolo spazio i combattenti
27.16gareggiando traean da opposti lati
27.17il cadavere, questi nella speme
27.18di strascinarlo entro le mura, e quelli
27.19alle concavi navi. Ognor più fiera
27.20sull'estinto sorgea quindi la zuffa,
27.21tal che Marte dell'armi eccitatore
27.22nel vederla e Minerva anche nell'ira
27.23commendata l'avrìa. Tanta in quel giorno
27.24di cavalli e d'eroi Giove diffuse
27.25sul corpo di Patròclo aspra contesa.
28.1Né ancor del morto amico al divo Achille
28.2giunt'era il grido: perocché di molto
28.3dalle navi lontana ardea la pugna
28.4sotto il muro troian; né in suo pensiero
28.5di tal danno cadea pure il sospetto.
28.6Spera egli anzi che dopo aver trascorso
28.7fino alle porte, ei torni illeso indietro:
28.8né ch'ei possa atterrar d'Ilio le mura
28.9senza sé né con sé punto s'avvisa,
28.10ché del contrario l'alma genitrice
28.11fatto certo l'avea quando in segreto
28.12a lui di Giove riferìa la mente;
28.13e il fiero caso occorso, la caduta
28.14del suo diletto amico ora gli tacque.
29.1In questo d'abbassate aste lucenti
29.2e di cozzi e di stragi alto trambusto
29.3su quell'esangue, dalla parte achea
29.4gridar s'udìa: Compagni, è perso il nostro
29.5onor se indietro si ritorna. A tutti
29.6s'apra piuttosto qui la terra; è meglio
29.7ir nell'abisso, che ai Troiani il vanto
29.8lasciar di trarre in Ilio una tal preda.
30.1E di rincontro i Troi: Saldi, o fratelli,
30.2niun s'arretri, per dio! dovesse il fato
30.3qui su l'estinto sterminarci tutti.
31.1Così d'ambe le parti ognuno infiamma
31.2il vicino, e combatte. Il suon de' ferri
31.3pe' deserti dell'aria iva alle stelle.
32.1D'Achille intanto i corridor, veduto
32.2il loro auriga dall'ettòrea lancia
32.3nella polve disteso, allontanati
32.4dalla pugna piangean. Di Dïorèo
32.5il forte figlio Automedonte invano
32.6or con presto flagello, ora con blande
32.7parole, ed ora con minacce al corso
32.8gli stimola. Ostinati essi né vonno
32.9alla riva piegar dell'Ellesponto,
32.10né rientrar nella battaglia. Immoti
32.11come colonna sul sepolcro ritta
32.12di matrona o d'eroe, starsi li vedi
32.13giunti al bel carro colle teste inchine,
32.14e dolorosi del perduto auriga
32.15calde stille versar dalle palpèbre.
32.16Per lo giogo diffusa al suol cadea
32.17la bella chioma, e s'imbrattava. Il pianto
32.18ne vide il figlio di Saturno, e tocco
32.19di pietà scosse il capo, e così disse:
33.1O sventurati! perché mai vi demmo
33.2ad un mortale, al re Pelèo, non sendo
33.3voi né a morte soggetti né a vecchiezza?
33.4Forse perché partecipi de' mali
33.5foste dell'uomo di cui nulla al mondo,
33.6di quanto in terra ha spiro e moto, eguaglia
33.7l'alta miseria? Ma non fia per certo
33.8che da voi sia portato e da quel cocchio
33.9il Prïàmide Ettorre: io nol consento.
33.10E non basta che l'armi ei ne possegga,
33.11e gran vampo ne meni? Or io nel petto
33.12metterovvi e ne' piè forza novella,
33.13onde fuor della mischia a salvamento
33.14adduciate alle navi Automedonte.
33.15Ch'io son fermo di far vittoriosi
33.16per anco i Teucri insin che fino ai legni
33.17spingan la strage, e il Sol tramonti, e il sacro
33.18velo dell'ombre le sembianze asconda.
34.1Così detto, spirò tale un vigore
34.2ne' divini corsier, che dalle chiome
34.3scossa la polve, in un balen portaro
34.4fra i Teucri il cocchio e fra gli Achei. Sublime
34.5combatteva su questo Automedonte,
34.6benché dolente del compagno; e a guisa
34.7d'avoltoio fra timidi volanti
34.8stimolava i cavalli. Ed or lo vedi
34.9ratto involarsi dai nemici, ed ora
34.10impetuoso ricacciarsi in mezzo,
34.11e le turbe inseguir: ma di lor nullo
34.12nel suo corso uccidea, ché solo in cocchio
34.13assalir colla lancia e de' cavalli
34.14reggere a un tempo non potea le briglie.
34.15Videlo alfine un suo compagno, il figlio
34.16dell'Emònio Laerce Alcimedonte,
34.17che dietro al cocchio si lanciò gridando:
34.18Automedonte, e qual de' numi il senno
34.19ti tolse, e il vano t'ispirò consiglio
34.20d'assalir solo de' Troian la fronte?
34.21Il tuo compagno è spento, e l'esultante
34.22Ettore l'armi del Pelìde indossa.
35.1E a lui di Diorèo l'inclita prole:
35.2Alcimedonte, l'indole di questi
35.3sempiterni corsieri, e di domarli
35.4l'arte, chi meglio tra gli Achei l'intende
35.5di te dopo Patròclo in sin che visse?
35.6Or che questo de' numi emulo giace,
35.7tu prenditi la sferza e le lucenti
35.8briglie, ch'io scendo a guerreggiar pedone.
36.1Spiccò sul cocchio un salto a questo invito
36.2Alcimedonte, ed alla man diè tosto
36.3il flagello e le guide, e l'altro scese.
36.4Avvisossene Ettorre, ed al propinquo
36.5Enea rivolto, I destrier scorgo, ei disse,
36.6del Pelìde tornar nella battaglia
36.7con fiacchi aurighi. Enea, se mi secondi
36.8col tuo coraggio, que' destrier son presi.
36.9Non sosterran costoro il nostro assalto,
36.10né di far fronte s'ardiran. — Sì disse,
36.11né all'invito fu lento il valoroso
36.12germe d'Anchise. S'avvïâr diretti
36.13e rinchiusi ambiduo nelle taurine
36.14aride targhe che di molto ferro
36.15splendean coperte. Mossero con essi
36.16Cròmio ed Arèto di beltà divina,
36.17con grande entrambi di predar speranza
36.18que' superbi corsieri, e al suol trafitti
36.19lasciarne i reggitor. Stolti! ché l'asta
36.20d'Automedonte sanguinosa avrìa
36.21lor preciso il ritorno. Egli, invocato
36.22Giove, nell'imo si sentì del petto
36.23correr la forza e l'ardimento. Quindi
36.24all'amico drizzò queste parole:
37.1Alcimedonte, non tener lontani
37.2dal mio fianco i destrier: fa ch'io ne senta
37.3l'anelito alle spalle. Al suo furore
37.4Ettore modo non porrà, mi penso,
37.5se pria d'Achille in suo poter non mette
37.6i chiomati destrier, noi due trafitti,
37.7e sbaragliate degli Achei le file;
37.8o se tra' primi ei pur freddo non cade.
38.1Agli Aiaci, ciò detto, e a Menelao
38.2ei grida: Aiaci, Menelao, lasciate
38.3ai più prodi del morto la difesa,
38.4e il rintuzzar gli ostili assalti; e voi
38.5qua correte a salvar noi vivi ancora.
38.6I due più forti eroi troiani, Ettorre
38.7ed Enea, furibondi a lagrimosa
38.8pugna vêr noi discendono. L'evento
38.9su le ginocchia degli Dei s'asside.
38.10Sia qual vuolsi, farò di lancia un colpo
38.11io pur: del resto avrà Giove il pensiero.
39.1Sì dicendo, e la lunga asta vibrando,
39.2ferì d'Arèto nel rotondo scudo,
39.3cui tutto trapassò speditamente
39.4la ferrea punta, e traforato il cinto,
39.5l'imo ventre gli aperse. A quella guisa
39.6che robusto garzon, levata in alto
39.7la tagliente bipenne, fra le corna
39.8di bue selvaggio la dechina, e tutto
39.9tronco il nervo, la belva morta cade:
39.10tal, dato un salto, supin cadde Arèto,
39.11e tra le rotte viscere l'acuta
39.12asta tremando gli rapì la vita.
40.1Fe' contra Automedonte Ettore allora
40.2la sua lancia volar; ma visto il colpo,
40.3quegli curvossi, e la schivò. Gli rase
40.4le terga il telo, e al suol piantossi; il fusto
40.5tremonne, e quivi ogn'impeto consunto,
40.6la valid'asta s'acchetò. Qui tratte
40.7le fiere spade a più serrato assalto
40.8i due prodi venìan, se quegli ardenti
40.9spirti repente non spartìan gli Aiaci
40.10d'Automedonte accorsi alla chiamata.
40.11Venir li vide fra la turba Ettorre,
40.12e con Cròmio di nuovo e con Enea
40.13paventoso arretrossi, il lacerato
40.14giacente Arèto abbandonando. Corse
40.15sull'esangue il veloce Automedonte,
40.16dispogliollo dell'armi, e gloriando
40.17gridò: Non vale costui certo il figlio
40.18di Menèzio; ma pur del morto eroe
40.19questo ucciso mi tempra alquanto il lutto.
41.1Sì dicendo, gittò le sanguinose
41.2spoglie sul carro, e tutto sangue ei pure
41.3mani e piè, vi salìa pari a lïone
41.4che, divorato un toro, si rinselva.
42.1Affannosa, arrabbiata e lagrimosa
42.2sovra la salma di Patròclo intanto
42.3si rinforza la pugna, e la raccende
42.4Palla Minerva, ad animar gli Achivi
42.5dall'Olimpo discesa; e la spedìa
42.6cangiato di pensiero il suo gran padre.
42.7Come quando dal ciel Giove ai mortali
42.8dell'Iride dispiega il porporino
42.9arco, di guerra indizio o di tempesta,
42.10che tosto de' villani alla campagna
42.11rompe i lavori, e gli animai contrista:
42.12tal di purpureo nembo avviluppata
42.13insinuossi fra gli Achei la Diva
42.14eccitando ogni cor. Prima il vicino
42.15minore Atride a confortar si diede,
42.16e la voce sonora e la sembianza
42.17di Fenice prendendo, così disse:
43.1Se sotto Troia sbraneranno i cani
43.2dell'illustre Pelìde il fido amico,
43.3tua per certo fia l'onta, o Menelao,
43.4e tuo lo scorno. Orsù tien forte, e tutti
43.5a ben le mani oprar sprona gli Achei.
44.1Veglio padre Fenice, gli rispose
44.2l'egregio Atride, a Pallade piacesse
44.3darmi forza novella, e dagli strali
44.4preservarmi; e farei per la tutela
44.5di Pàtroclo ogni prova. Il cor mi tocca
44.6la sua caduta: ma l'ardente orrenda
44.7forza d'Ettor n'è contra; ei dalla strage
44.8mai non rimansi, e d'onor Giove il copre.
45.1Gioì Minerva dell'udirsi, pria
45.2d'ogni altro iddio, pregata; ed alla destra
45.3polso gli aggiunse e al piede, e dentro il petto
45.4l'ardir gli mise dell'impronta mosca
45.5che, ognor cacciata, ognor ritorna e morde
45.6ghiotta di sangue. Di cotal baldanza
45.7pieno il torbido cor, ratto a Patròclo
45.8appressossi, e scagliò la fulgid'asta.
45.9Era fra' Teucri un certo Pode, un ricco
45.10d'Eezïone valoroso figlio
45.11in alto onor per Ettore tenuto,
45.12e suo diletto commensal. Lo colse
45.13il biondo Atride nella cinta in quella
45.14ch'ei la fuga prendea. Passollo il ferro
45.15da parte a parte, e con fragor lo stese.
45.16Mentre vola sul morto, e a' suoi lo tragge
45.17l'altero vincitor, calossi Apollo
45.18d'Ettore al fianco, ed il sembiante assunto
45.19dell'Asìade Fenòpo a lui diletto
45.20ospite un tempo, e abitator d'Abido,
45.21questa rampogna gli drizzò: Chi fia
45.22che tra gli Achivi in avvenir ti tema,
45.23se un Menelao ti fuga e ti spaventa,
45.24un Menelao finor tenuto in conto
45.25di debile guerriero, e ch'or da solo
45.26di mezzo ai Teucri via si porta il fido
45.27tuo compagno da lui tra i primi ucciso,
45.28Pode io dico figliuol d'Eezïone?
46.1Un negro di dolor velo coperse
46.2a quell'annunzio dell'eroe la fronte.
46.3Corse ei tosto e cacciossi innanzi a tutti
46.4folgorante nell'armi. Allor di nubi
46.5tutta fasciando la montagna idèa,
46.6Giove in man la fiammante egida prese,
46.7la scosse, e fra baleni orrendamente
46.8tonando, ai Teucri di vittoria il segno
46.9diè tosto, e sparse fra gli Achei la fuga.
46.10Primo a fuggir fu de' Beoti il duce
46.11Penelèo, di leggier colpo di lancia
46.12ferito al sommo della spalla, mentre
46.13tenea vôlta la fronte; il ferro acuto
46.14lo graffiò fino all'osso, e il colpo venne
46.15dalla man di Polìdama che sotto
46.16gli si fece improvviso. Ettore poscia
46.17al carpo della man colse Leìto
46.18germe del prode Alettrione, e il fece
46.19dalla pugna cessar. Si volse in fuga
46.20guatandosi dintorno sbigottito
46.21il piagato guerrier, né più sperava
46.22poter col telo nella destra infisso
46.23combattere co' Troi. Mentre si scaglia
46.24contra Leìto il feritor, gli spinge
46.25Idomenèo dappresso alla mammella
46.26nell'usbergo la picca: ma si franse
46.27alla giuntura della ferrea punta
46.28il frassino, e n'urlâr di gioia i Teucri.
46.29Rispose al colpo Ettorre, e il Deucalìde
46.30stante sul carro saettò. D'un pelo
46.31lo fallì; ma Ceran, scudiero e auriga
46.32di Merïon, colpìo. Venuto egli era
46.33dalla splendida Litto in compagnia
46.34di Merïone che di questa guerra
46.35al cominciar, sue navi abbandonando,
46.36venne ad Ilio pedone, e di sua morte
46.37avrìa qui fatto glorïosi i Teucri,
46.38se co' pronti destrieri in suo soccorso
46.39non accorrea Cerano. Ei del suo duce
46.40campò la vita, ma la propria perse
46.41per le mani d'Ettòr. L'asta al confine
46.42della gota lo giunse e dell'orecchia,
46.43e conquassògli le mascelle, e mezza
46.44la lingua gli tagliò. Cadde dal carro
46.45quell'infelice: abbandonate al suolo
46.46si diffuser le briglie, che veloce
46.47curvo da terra Merïon raccolse,
46.48e vôlto a Idomenèo: Sferza, gli grida,
46.49sferza, amico, i cavalli, e al mar ti salva,
46.50ché per noi persa, il vedi, è la battaglia.
47.1Sì disse, e l'altro costernato ei pure
47.2verso le navi flagellò le groppe
47.3de' chiomati destrier. Scorsero anch'essi
47.4il magnanimo Aiace e Menelao,
47.5che Giove ai Teucri concedea l'onore
47.6dell'alterna vittoria; onde proruppe
47.7in questi accenti il gran Telamonìde:
47.8Anche uno stolto, per mia fé, vedrìa
47.9che pe' Teucri sta Giove: ogni lor strale,
47.10sia vil, sia forte il braccio che lo spinge,
47.11porta ferite, e il Dio li drizza. I nostri
47.12van tutti a vôto. Nondimen si pensi
47.13qualche sano partito, un qualche modo
47.14di salvar quell'estinto, e di tornarci
47.15salvi noi stessi a rallegrar gli amici,
47.16che con gli sguardi qua rivolti e mesti
47.17stiman che lungi dal poter le invitte
47.18mani d'Ettorre sostener, noi tutti
47.19cadrem morti alle navi. Oh fosse alcuno
47.20qui che ratto portasse al grande Achille
47.21del periglio l'avviso! A lui, cred'io,
47.22ancor non giunse dell'ucciso amico
47.23la funesta novella; e tra gli Achei
47.24ancor non veggo al doloroso ufficio
47.25acconcio ambasciator, tanta nasconde
47.26caligine i cavalli e i combattenti.
47.27Giove padre, deh togli a questo buio
47.28i figli degli Achei, spandi il sereno,
47.29rendi agli occhi il vedere, e poiché spenti
47.30ne vuoi, ci spegni nella luce almeno.
48.1Così pregava. Udillo il padre, e visto
48.2il pianto dell'eroe, si fe' pietoso,
48.3e, rimossa la nebbia, in un baleno
48.4il buio dissipò. Rifulse il Sole,
48.5e tutta apparve la battaglia. Aiace
48.6disse allora all'Atride: Or guarda intorno,
48.7diletto Menelao, vedi se trovi
48.8di Nèstore ancor vivo il forte figlio
48.9Antìloco, e di volo al grande Achille
48.10nunzio del fato del suo caro il manda.
49.1Mosse pronto a quei detti il generoso
49.2Atride, e s'avvïò come lïone
49.3che il bovile abbandona lasso e stanco
49.4d'azzuffarsi co' veltri e co' pastori
49.5tutta la notte vigilanti, e il pingue
49.6lombo de' tori a contrastargli intesi.
49.7Avido delle carni egli di fronte
49.8tuttavolta si slancia, e nulla acquista;
49.9ché dalle ardite mani una ruina
49.10gli vien di strali addosso e di facelle,
49.11dal cui lustro atterrito egli rifugge,
49.12benché furente, finché mesto alfine
49.13sul mattin si rimbosca. A questa guisa
49.14di mal cuore da Pàtroclo si parte
49.15il bellicoso Menelao, la tema
49.16seco portando che gli Achei, compresi
49.17di soverchio terror, preda al nemico
49.18nol lascino fuggendo. Onde con molti
49.19preghi agli Aiaci e a Merïon rivolto:
49.20Duci argivi, dicea, deh vi sovvenga
49.21quanto fu bello il cor dell'infelice
49.22Pàtroclo, e come mansueto ei visse:
49.23ahi! visse; e in braccio alla ria Parca or giace.
50.1Partì, ciò detto, riguardando intorno
50.2com'aquila che sopra ogni volante
50.3aver acuta la pupilla è grido,
50.4e che dall'alte nubi infra le spesse
50.5chiome de' cespi discoperta avendo
50.6la presta lepre, su lei piomba, e ratto
50.7la ghermisce e l'uccide. E tu del pari,
50.8o da Giove educato illustre Atride,
50.9d'ogni parte volgevi i fulgid'occhi
50.10fra le turbe de' tuoi, vivo spiando
50.11di Nèstore il buon figlio. Alla sinistra
50.12alfin lo vide della pugna in atto
50.13di far cuore ai compagni e rinfiammarli
50.14alla battaglia. Gli si fece appresso,
50.15e con ratto parlar: Vieni, gli disse,
50.16vieni, Antìloco mio: t'annunzio un fiero
50.17doloroso accidente, e oh! mai non fosse
50.18intervenuto. Un Dio, tu stesso il senti,
50.19i Dànai strugge, e i Teucri esalta: è morto
50.20un fortissimo Acheo ch'alto ne lascia
50.21desiderio di sé, morto è Patròclo.
50.22Corri, avvisa il Pelìde, e fa che voli
50.23a trarne in salvo il nudo corpo: l'armi
50.24già venute in balìa sono d'Ettorre.
51.1All'annunzio crudel muto d'orrore
51.2Antìloco restò: di pianto un fiume
51.3gli affogò le parole, e nondimeno,
51.4l'armi in fretta rimesse al suo compagno
51.5Laòdoco che fido a lui dappresso
51.6i destrier gli reggea, corse d'Atride
51.7il cenno ad eseguir. Piangea dirotto,
51.8e volava l'eroe fuor della pugna
51.9nunzio ad Achille della rea novella.
52.1Del dipartir d'Antìloco dolenti
52.2e bramose di lui le pilie schiere
52.3in periglio restâr; né tu potendo
52.4dar loro aita, o Menelao, mettesti
52.5alla lor testa il generoso duce
52.6Trasimède, e di nuovo alla difesa
52.7del morto eroe tornasti; e degli Aiaci
52.8giunto al cospetto, sostenesti il piede,
52.9e dicesti: Alle navi io l'ho spedito
52.10verso il Pelìde: ma ch'ei pronto or vegna,
52.11benché crucciato con Ettòr, nol credo;
52.12ché per conto verun non fia ch'ei voglia
52.13pugnar co' Teucri disarmato. Or dunque
52.14la miglior guisa risolviam noi stessi
52.15di sottrarre al furor dell'inimico
52.16quell'estinto, e campar le proprie vite.
53.1Saggio parlasti, o Menelao, rispose
53.2il grande Aiace Telamònio. Or tosto
53.3tu dunque e Merïon sotto all'esangue
53.4mettetevi e sul dosso alto il portate
53.5fuor del tumulto: frenerem da tergo
53.6noi de' Troiani e d'Ettore l'assalto,
53.7noi che pari di nome e d'ardimento
53.8la pugna uniti a sostener siam usi.
54.1Disse; e quelli da terra alto levaro
54.2il morto tra le braccia. A cotal vista
54.3urlò la troica turba, e difilossi
54.4furibonda, di cani a simiglianza
54.5che precorrendo i cacciator s'avventano
54.6a ferito cinghial, desiderosi
54.7di farlo in brani: ma se quei repente
54.8di sua forza securo in lor converte
54.9l'orrido grifo, immantinente tutti
54.10dan volta e per terror piglian la fuga
54.11chi qua spersi, chi là: tali i Troiani
54.12inseguono attruppati il fuggitivo
54.13stuol, coll'aste il pungendo e colle spade.
54.14Ma come rivolgean fermi sul piede
54.15gli Aiaci il viso, di color cangiava
54.16l'inseguente caterva, e non ardìa
54.17niun farsi avanti, e disputar l'estinto,
54.18che di mezzo al conflitto audacemente
54.19venìa portato da quei forti al lido,
54.20benché fiera su lor cresca la zuffa.
55.1Come fuoco che involve all'improvviso
55.2popolosa cittade, e ruinosi
55.3sparir fa i tetti nella vasta fiamma,
55.4che dal vento agitata esulta e rugge;
55.5tale alle spalle dell'acheo drappello
55.6de' guerrieri incalzanti e de' cavalli
55.7rimbombava il tumulto. E a quella guisa
55.8che per aspero calle giù dal monte
55.9traggon due muli di robusta lena
55.10o trave o antenna da volar sull'onda,
55.11e di sudore infranti e di fatica
55.12studian la via: del par que' due gagliardi
55.13portavano affannati il tristo incarco
55.14difesi a tergo dagli Aiaci. E quale
55.15steso in larga pianura argin selvoso
55.16de' fiumi affrena il violento corso,
55.17e respinta devolve per lo chino
55.18l'onda furente che spezzar nol puote;
55.19così gli Aiaci l'irruente piena
55.20rispingono de' Troi che tuttavolta
55.21gl'inseguono ristretti, Enea tra questi
55.22principalmente e il non mai stanco Ettorre.
55.23Con quell'alto stridor che di mulacchie
55.24fugge una nube o di stornei vedendo
55.25venirsi incontro lo sparvier che strage
55.26fa del minuto volatìo; con tali
55.27acute grida innanzi alla ruina
55.28de' due troiani eroi fuggìa dispersa
55.29la turba degli Achei, posto di pugna
55.30ogni pensier. Di belle armi, cadute
55.31ai fuggitivi, ingombra era la fossa
55.32e della fossa il margo; e il faticoso
55.33lavor di Marte non avea respiro.
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