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Libro decimoquinto

1.1Ma poiché il vallo superaro e il fosso,
1.2con molta di lor strage, i fuggitivi
1.3nel viso smorti di terror fermârsi
1.4ai vôti cocchi; e Giove in quel momento
1.5sull'Ida risvegliossi accanto a Giuno.
1.6Surse, stette, e gli Achei vide e i Troiani,
1.7questi incalzati, e quei coll'aste a tergo
1.8incalzanti, e tra loro il re Nettunno.
1.9Vide altrove prostrato Ettore, e intorno
1.10stargli i compagni addolorati, ed esso
1.11del sentimento uscito, e dall'anelo
1.12petto a gran pena traendo il respiro
1.13nero sangue sboccar; ché non l'avea
1.14certo il più fiacco degli Achei percosso.
1.15Pietà sentinne nel vederlo il padre
1.16de' mortali e de' numi, e con obliquo
1.17terribil occhio guatò Giuno, e disse:
1.18Scaltra malvagia, la sottil tua frode
1.19dalla pugna cessar fe' il divo Ettorre,
1.20e i Troiani fuggir. Non so perch'io
1.21or non t'afferri, e col flagel non faccia
1.22a te prima saggiar del dolo il frutto.
1.23E non rammenti il dì ch'ambe le mani
1.24d'aureo nodo infrangibile t'avvinsi,
1.25e alla celeste volta con due gravi
1.26incudi al piede penzolon t'appesi?
1.27Fra l'atre nubi nell'immenso vôto
1.28tu pendola ondeggiavi, e per l'eccelso
1.29Olimpo ne fremean di rabbia i numi,
1.30ma sciorti non potean; ché qual di loro
1.31afferrato io m'avessi, giù dal cielo
1.32l'avrei travolto semivivo in terra.
1.33Né ciò tutto quetava ancor la bile
1.34che mi bollìa nel cor, quando, commosse
1.35d'Ercole a danno le procelle e i venti,
1.36tu pel mar l'agitasti, e macchinando
1.37la sua rovina lo sviasti a Coo,
1.38donde io salvo poi trassi il travagliato
1.39figlio, e in Argo il raddussi. Ora di queste
1.40cose ben io farò che ti sovvegna,
1.41onde svezzarti dagl'inganni, e tutto
1.42il pro mostrarti de' tuoi falsi amplessi.
2.1Raccapricciò d'orror la veneranda
2.2Giuno a que' detti; e, Il ciel, la terra attesto
2.3(diessi a gridare) e il sotterraneo Stige,
2.4che degli Eterni è il più tremendo giuro,
2.5ed il sacro tuo capo, e l'illibato
2.6d'ogni spergiuro marital mio letto:
2.7se agli Achivi soccorse e nocque ai Teucri
2.8il re Nettunno, non fu mio consiglio,
2.9ma del suo cor spontaneo moto, e pièta
2.10de' mal condotti Argivi. Esorterollo
2.11anzi io stessa a recarsi, ovunque il chiami,
2.12terribile mio sire, il tuo comando.
3.1Sorrise Giove, e replicò: Se meco
3.2nel senato de' numi, augusta Giuno,
3.3in un solo voler consentirai,
3.4consentiravvi (e sia diversa pure
3.5la sua mente) ben tosto anco Nettunno.
3.6Or tu, se brami che per prova io vegga
3.7sincero il tuo parlar, rimonta in cielo,
3.8e qua m'invìa sull'Ida Iri ed Apollo
3.9Iri nel campo degli Achei discesa
3.10a Nettunno farà l'alto precetto
3.11d'abbandonar la pugna, e di tornarsi
3.12ai marini soggiorni. Apollo all'armi
3.13Ettore desterà, novello in petto
3.14spirandogli vigor, sì che sanato
3.15d'ogni dolore fra gli Achei di nuovo
3.16sparga la vile paurosa fuga,
3.17e gl'incalzi così che fra le navi
3.18cadan, fuggendo, del Pelìde Achille.
3.19Questi allor nella pugna il suo diletto
3.20Pàtroclo manderà, che morta in campo
3.21molta nemica gioventù col divo
3.22mio figlio Sarpedon, morto egli stesso
3.23cadrà, prostrato dall'ettòrea lancia.
3.24Dell'ucciso compagno irato Achille
3.25spegnerà l'uccisore, e da quel punto
3.26farò che sempre sian respinti i Teucri,
3.27finché per la divina arte di Palla
3.28il superbo Ilïon prendan gli Achei.
3.29Né l'ire io deporrò, né che veruno
3.30degli Dei qui l'argive armi soccorra
3.31sosterrò, se d'Achille in pria non veggo
3.32adempirsi il desìo. Così promisi,
3.33e le promesse confermai col cenno
3.34del mio capo quel dì che i miei ginocchi
3.35Teti abbracciando, d'onorar pregommi
3.36coll'eccidio de' Greci il suo gran figlio.
4.1Disse, e la Diva dalle bianche braccia
4.2obbedïente dall'idèa montagna
4.3all'Olimpo salì. Colla prestezza
4.4con che vola il pensier del vïatore,
4.5che scorse molte terre le rïanda
4.6in suo secreto, e dice: Io quella riva,
4.7io quell'altra toccai: colla medesma
4.8rattezza allor la veneranda Giuno
4.9volò dall'Ida sull'eccelso Olimpo,
4.10e sopravvenne agl'Immortali, accolti
4.11nelle stanze di Giove. Alzârsi i numi
4.12tutti al vederla, e coll'ambrosie tazze
4.13l'accolsero festosi. Ella, negletta
4.14ogni altra offerta, la man porse al nappo
4.15appresentato dalla bella Temi
4.16che primiera a incontrar corse la Dea,
4.17così dicendo: Perché riedi, o Giuno?
4.18Tu ne sembri atterrita. Il tuo consorte
4.19n'è forse la cagion? — Non dimandarlo,
4.20Giuno rispose. Quell'altero e crudo
4.21suo cor tu stessa già conosci, o Diva.
4.22Presiedi ai nostri almi convivii, e tosto
4.23qui con tutti i Celesti udrai di Giove
4.24gli aspri comandi che per mio parere
4.25de' mortali fra poco e degli Dei
4.26le liete mense cangeranno in lutto.
5.1Tacque, e s'assise. Contristârsi in cielo
5.2i Sempiterni; e Giuno un cotal riso
5.3a fior di labbro aprì, ma su le nere
5.4ciglia la fronte non tornò serena.
5.5Ruppe alfin disdegnosa in questi detti:
5.6Oh noi dementi! Inetta è la nostr'ira
5.7contra Giove, o Celesti, e il faticarci
5.8con parole a frenarlo o colla forza
5.9è vana impresa. Assiso egli sull'Ida
5.10né gli cale di noi né si rimove
5.11dal suo proposto, ché gli Eterni tutti
5.12di fortezza ei si vanta e di possanza
5.13immensamente superar. Soffrite
5.14quindi in pace ogni mal che più gli piaccia
5.15inviarvi a ciascuno. E a Marte, io credo,
5.16il suo già tocca: Ascàlafo, il più caro
5.17d'ogni mortale al poderoso iddio
5.18che proprio sangue lo confessa, è spento
6.1Si batté colle palme la robusta
6.2anca Gradivo, e in suon d'alto dolore
6.3gridò: Del cielo cittadini eterni,
6.4non mi vogliate condannar, s'io scendo
6.5l'ucciso figlio a vendicar, dovesse
6.6steso fra' morti il fulmine di Giove
6.7là tra il sangue gittarmi e tra la polve.
7.1Disse; e alla Fuga impose e allo Spavento
7.2d'aggiogargli i destrieri; e di fiammanti
7.3armi egli stesso si vestiva. E allora
7.4di ben altro furor contro gli Dei
7.5di Giove acceso si sarebbe il core,
7.6se per tutti i Celesti impaurita
7.7non si spiccava dal suo trono, e ratta
7.8fuor delle soglie non correa Minerva
7.9a strappargli di fronte il rilucente
7.10elmo, e lo scudo dalle spalle: e a forza
7.11toltagli l'asta dalla man gagliarda,
7.12la ripose, e il garrì: Cieco furente,
7.13tu se' perduto. Per udir non hai
7.14tu più dunque gli orecchi, e in te col senno
7.15spento è pure il pudor? Dell'alma Giuno,
7.16ch'or vien da Giove, non intendi i detti?
7.17Vuoi tu forse, insensato, esser costretto
7.18a ritornarti doloroso al cielo,
7.19fatto di molti mali un rio guadagno,
7.20e creata a noi tutti alta sciagura?
7.21Perciocché, de' Troiani e degli Achei
7.22abbandonate le contese, ei tosto
7.23risalendo all'Olimpo, in iscompiglio
7.24metterà gl'Immortali, ed afferrando
7.25l'un dopo l'altro, od innocenti o rei,
7.26noi tutti punirà. Del figlio adunque
7.27la vendetta abbandona, io tel comando:
7.28ch'altri di lui più prodi o già periro
7.29o periranno. Involar tutta a morte
7.30de' mortali la schiatta è dura impresa
8.1Sì dicendo, al suo seggio il violento
8.2dio ricondusse. Fuor dell'auree soglie
8.3Giuno intanto a sé chiama Apollo ed Iri
8.4la messaggiera, e lor presta sì parla:
8.5Ite, Giove l'impon, veloci all'Ida;
8.6arrivati colà fissate il guardo
8.7in quel volto, e ne fate ogni volere.
9.1Ciò detto, indietro ritornò l'augusta
9.2Giuno, e di nuovo si compose in trono.
9.3Quei mossero volando, e su l'altrice
9.4di fontane e di belve Ida discesi,
9.5di Saturno trovâr l'onniveggente
9.6figlio sull'erto Gàrgaro seduto;
9.7e circonfusa intorno il coronava
9.8un'odorosa nube. Essi del grande
9.9di nembi adunator giunti al cospetto,
9.10fermârsi: e satisfatto egli del pronto
9.11loro obbedir della consorte ai detti,
9.12ad Iri in prima il favellar rivolto,
9.13Va, disse, Iri veloce, e al re Nettunno
9.14nunzia verace il mio comando esponi.
9.15Digli che il campo ei lasci e la battaglia,
9.16e al ciel si torni o al mar. Se il cenno mio
9.17ribelle sprezzerà, pensi ben seco
9.18se, benché forte, s'avrà cor che basti
9.19a sostener l'assalto mio: ricordi
9.20che primo io nacqui, e che di forza il vinco,
9.21quantunque egli osi a me vantarsi eguale,
9.22a me che tutti fo tremar gli Dei.
10.1Obbedì la veloce Iri, e discese
10.2dalle montagne idèe. Come sospinta
10.3dal fiato d'aquilon serenatore
10.4dalle nubi talor vola la neve
10.5o la gelida grandine: a tal guisa
10.6d'Ilio sui campi con rapido volo
10.7Iri calossi, e al divo Enosigèo
10.8fattasi innanzi, così prese a dire:
10.9Ceruleo Nume, messaggiera io vegno
10.10dell'Egìoco signore. Ei ti comanda
10.11d'abbandonar la pugna, e di far tosto
10.12o agli alberghi celesti o al mar ritorno.
10.13Se sprezzi il cenno, ed obbedir ricusi,
10.14minaccia di venirne egli medesmo
10.15teco a battaglia. Ti consiglia quindi
10.16d'evitar le sue mani; e ti ricorda
10.17ch'ei d'etade è maggiore e di fortezza,
10.18quantunque egual vantarti oso tu sia
10.19a lui che mette agli altri Dei terrore.
11.1Arse d'ira Nettunno, e le rispose:
11.2Ch'ei sia possente il so; ma sue parole
11.3sono superbe, se forzar pretende
11.4me suo pari in onor. Figli a Saturno
11.5tre germani siam noi da Rea produtti,
11.6primo Giove, io secondo, e terzo il sire
11.7dell'Inferno Pluton. Tutte divise
11.8fur le cose in tre parti, e a ciascheduno
11.9il suo regno sortì. Diede la sorte
11.10l'imperio a me del mar, dell'ombre a Pluto,
11.11del cielo a Giove negli aerei campi
11.12soggiorno delle nubi. Olimpo e Terra
11.13ne rimaser comuni, e il sono ancora.
11.14Non farò dunque il suo voler; si goda
11.15pur la sua forza, ma si resti cheto
11.16nel suo regno, né tenti or colla destra
11.17come un vile atterrirmi. Alle fanciulle,
11.18ai bamboli suoi figli il terror porti
11.19di sue minacce, e meglio fia. Tra questi
11.20almen si avrà chi a forza l'obbedisca.
12.1Dio del mar, la veloce Iri soggiunse,
12.2questa dunque vuoi tu che a Giove io rechi
12.3dura e forte risposta? E raddolcirla
12.4in parte almeno non vorrai? De' buoni
12.5pieghevole è la mente; e chi primiero
12.6nacque ha ministre, tu lo sai, l'Erinni.
13.1Tu parli, o Diva, il ver, l'altro riprese:
13.2e gran ventura è messaggier che avvisa
13.3ciò che più monta. Ma di sdegno avvampa
13.4il cor quand'egli minaccioso oltraggia
13.5me suo pari di grado e di destino.
13.6Pur questa volta porrò freno all'ira,
13.7e cederò. Ma ben vo' dirti io pure
13.8(e dal cor parte la minaccia mia),
13.9se Giove, a mio dispetto e di Minerva
13.10e di Giuno e d'Ermete e di Vulcano,
13.11risparmierà dell'alto Ilio le torri,
13.12né atterrarle vorrà, né darne intera
13.13la vittoria agli Achei, sappia che questo
13.14fia tra noi seme di perpetua guerra.
14.1Lasciò, ciò detto, il campo e in mar s'ascose,
14.2e ne sentiro la partenza in petto
14.3i combattenti Achei. Si volse allora
14.4Giove ad Apollo, e disse: Or vanne, o caro
14.5al bellicoso Ettòr. Lo scotitore
14.6della terra evitando il nostro sdegno
14.7fe' ritorno nel mar. Se ciò non era,
14.8della pugna il rimbombo avrìa ferito
14.9anche l'orecchio degl'inferni Dei
14.10stanti intorno a Saturno. Ad ambedue
14.11me' però torna che schivato egli abbia,
14.12fatto più senno, di mie mani il peso;
14.13perché senza sudor la non sarìa
14.14certo finita. Or tu la fimbrïata
14.15egida imbraccia, e forte la percoti,
14.16e spaventa gli Achei. Cura ti prenda,
14.17o Saettante, dell'illustre Ettorre,
14.18e tal ne' polsi valentìa gli metti,
14.19ch'egli fino alle navi e all'Ellesponto
14.20cacci in fuga gli Achivi. Allor la via
14.21troverò che i fuggenti abbian respiro.
14.22Obbedì pronto Apollo, e dall'idèa
14.23cima disceso, simile a veloce
14.24di colombi uccisor forte sparviero
14.25de' volanti il più ratto, al generoso
14.26Prïamide n'andò. Dal suol già surto
14.27e risensato il nobile guerriero
14.28sedea, ripresa degli astanti amici
14.29la conoscenza: perocché, dal punto
14.30che in lui di Giove s'arrestò la mente,
14.31l'anelito cessato era e il sudore.
14.32Stettegli innanzi il Saettante, e disse:
14.33Perché lungi dagli altri e sì spossato,
14.34Ettore, siedi? e che dolor ti opprime?
15.1E a lui con fioca e languida favella
15.2di Prìamo il figlio: Chi se' tu che vieni,
15.3ottimo nume, a interrogarmi? Ignori
15.4che il forte Aiace, mentre che de' suoi
15.5alle navi io facea strage, mi colse
15.6d'un sasso al petto, e tolsemi le forze?
15.7Già l'alma errava su le labbra; e certo
15.8di veder mi credetti in questo giorno
15.9l'ombre de' morti e la magion di Pluto.
16.1Fa cor, riprese il Dio: Giove ti manda
16.2soccorritore ed assistente il sire
16.3dell'aurea spada, Apolline. Son io
16.4che te finor protessi e queste mura.
16.5Or via, sveglia il valor de' numerosi
16.6squadroni equestri, ed a spronar gli esorta
16.7verso le navi i corridori. Io poscia
16.8li precedendo spianerò lor tutta
16.9la strada, e fugherò gli achivi eroi.
17.1Disse, ed al duce una gran forza infuse.
17.2Come destrier di molto orzo in riposo
17.3alle greppie pasciuto, e nella bella
17.4uso a lavarsi correntìa del fiume,
17.5rotti i legami, per l'aperto corre
17.6insuperbito, e con sonante piede
17.7batte il terren; sul collo agita il crine,
17.8alta estolle la testa, e baldanzoso
17.9di sua bellezza, al pasco usato ei vola
17.10ove amor d'erbe il chiama e di puledre:
17.11tale, udita del Dio la voce, Ettorre
17.12move rapidi i passi, inanimando
17.13i cavalieri. Ma gli Achei, siccome
17.14veltri e villani che un cornuto cervo
17.15inseguono, o una damma a cui fa schermo
17.16alto dirupo o densa ombra di bosco,
17.17poiché lor vieta di pigliarla il fato;
17.18se a lor grida s'affaccia in su la via
17.19un barbuto leon colle sbarrate
17.20mascelle orrende, incontanente tutti,
17.21benché animosi, volgono le terga:
17.22così agli Achei, che stretti infino allora
17.23senza posa inseguito aveano i Teucri
17.24colle lance ferendo e colle spade,
17.25visto aggirarsi tra le file Ettorre,
17.26cadde a tutti il coraggio. Allor si mosse
17.27Toante Andremonìde, il più gagliardo
17.28degli etòli guerrieri. Era costui
17.29di saetta del par che di battaglia
17.30a piè fermo perito, e degli Achivi
17.31pochi in arringhe lo vincean, se gara
17.32fra giovani nascea nella bell'arte
17.33del diserto parlar. — Numi! qual veggo
17.34gran prodigio? (dicea questo Toante).
17.35Dalla Parca scampato, e di bel nuovo
17.36risurto Ettorre! E speravam noi tutti
17.37che per le man d'Aiace egli giacesse.
17.38Certo qualcuno de' Celesti i giorni
17.39preservò di costui, che molti al suolo
17.40degli Achivi già stese, e molti ancora
17.41ne stenderà, mi credo; ché non senza
17.42l'altitonante Giove egli sì franco
17.43alla testa de' Teucri è ricomparso.
17.44Tutti adunque seguiamo il mio consiglio.
17.45La turba ai legni si raccosti; e noi,
17.46quanti del campo achivo i più valenti
17.47ci vantiamo, stiam fermi e coll'alzate
17.48aste vediam di repulsarlo. Io spero
17.49che quantunque animoso, ei nella calca
17.50entrar non ardirà di scelti eroi.
18.1Disse, e tutti obbedîr volonterosi.
18.2Ambo gli Aiaci e Teucro e Idomenèo
18.3e Merïone e il marzïal Megète
18.4convocando i migliori, in ordinanza
18.5contro i Teucri ed Ettòr poser la pugna.
18.6Verso le navi intanto s'avviava
18.7de' men forti la turba. Allor primieri
18.8e serrati fêr impeto i Troiani.
18.9Li precede a gran passi camminando
18.10l'eccelso Ettorre, e lui precede Apollo,
18.11che di nebbia i divini omeri avvolto
18.12l'irta di fiocchi, orrenda, impetuosa
18.13egida tiene, di Vulcano a Giove
18.14ammirabile dono, onde tonando
18.15i mortali atterrir. Con questa al braccio
18.16guidava i Teucri il Dio contro gli Achei
18.17che stretti insieme n'attendean lo scontro.
18.18Surse allor d'ambe parti un alto grido.
18.19Dai nervi le saette, e dalle mani
18.20vedi l'aste volar, altre nel corpo
18.21de' giovani guerrieri, altre nel mezzo,
18.22pria che il corpo saggiar, piantarsi in terra
18.23di sangue sitibonde. Infin che immota
18.24tenne l'egida Apollo, egual fu d'ambe
18.25parti il ferire ed il cader. Ma come
18.26dritto guardando l'agitò con forte
18.27grido sul volto degli Achei, gelossi
18.28ne' lor petti l'ardire e la fortezza.
18.29Qual di bovi un armento o un pieno ovile
18.30incustodito, all'improvviso arrivo
18.31di due belve notturne si scompiglia;
18.32così gli Achivi costernârsi; e Apollo
18.33fra lor spargeva lo spavento, i Teucri
18.34esaltando ed Ettorre. Allor turbata
18.35l'ordinanza, seguìa strage confusa.
18.36Ettore Stichio uccide e Arcesilao,
18.37questi a' Beozi capitano, e quegli
18.38un compagno fedel del generoso
18.39Menestèo. Per le man poscia d'Enea
18.40Jaso cade e Medonte. Era Medonte
18.41del divino Oïlèo bastardo figlio
18.42e d'Aiace fratel: ma morto avendo
18.43un diletto german della matrigna
18.44Eriopìde d'Oïlèo mogliera,
18.45dalla paterna terra allontanato
18.46in Fìlace abitava. Attico duce
18.47era Jaso, e figliuol detto venìa
18.48del Bucolide Sfelo. A Mecistèo
18.49Polidamante nelle prime file
18.50tolse la vita; ad Echïon Polite,
18.51ed Agènore a Clònio. A Deïjòco,
18.52tra quei di fronte in fuga vôlto, al tergo
18.53vibra Paride l'asta e lo trafigge.
18.54Mentre l'armi rapìan questi agli uccisi,
18.55giù nell'irto di pali orrendo fosso
18.56precipitando i fuggitivi Achei
18.57d'ogni parte correan, dalla crudele
18.58necessità sospinti, entro il riparo
18.59della muraglia: ed alto alle sue schiere
18.60gridava Ettorre di lasciar le spoglie
18.61sanguinolente, e sul navile a gitto
18.62piombar: Qualunque scorgerò ristarsi
18.63dalle navi lontan, di propria mano
18.64l'ucciderò, né morto il metteranno
18.65su la pira i fratei né le sorelle,
18.66ma innanzi ad Ilio strazieranlo i cani.
19.1Sì dicendo, sonar fe' su le groppe
19.2de' cavalli il flagello e li sospinse
19.3per le file, animando ogni guerriero.
19.4Dietro al lor duce minacciosi i Teucri
19.5con immenso clamor drizzaro i cocchi.
19.6Iva Apollo davanti, e col leggiero
19.7urto del piede lo ciglion del cupo
19.8fosso abbattendo il riversò nel mezzo,
19.9e ad immago di ponte un'ampia strada
19.10spianovvi, e larga come d'asta il tiro,
19.11quando a far di sue forze esperimento
19.12un lanciator la scaglia. Essi a falangi
19.13su questa via versavansi, ed Apollo
19.14sempre alla testa, sollevando in alto
19.15l'egida orrenda, degli Achivi il muro
19.16atterrava con quella agevolezza
19.17che un fanciullo talor lungo la riva
19.18del mar per giuoco edifica l'arena,
19.19e per giuoco co' piedi e colle mani
19.20poco poi la rovescia e la rimesce.
19.21Tale tu, Febo arcier, l'opra in che tanto
19.22sudâr gli Achivi, dispergesti, e loro
19.23del gelo della fuga empiesti il petto.
19.24Così spinti fermârsi appo le navi,
19.25e a vicenda incuorandosi, e le mani
19.26ai numi alzando, ognun porgea gran voti.
19.27Ma più che tutti, degli Achei custode,
19.28il Gerenio Nestorre allo stellato
19.29cielo le palme sollevando orava:
19.30Giove padre, se mai nelle feconde
19.31piagge argive o di tauri o d'agnellette
19.32sacrifici offerendo ti pregammo
19.33di felice ritorno, e tu promessa
19.34ne festi e cenno, or deh! il ricorda, e lungi,
19.35dio pietoso, ne tieni il giorno estremo
19.36né voler sì da' Troi domi gli Achivi.
20.1Così pregava. L'udì Giove, e forte
20.2tuonò. Ma i Teucri dell'Egìoco Sire
20.3udito il segno si scagliâr più fieri
20.4contro gli Achivi, ed incalzâr la pugna.
20.5Come del mar turbato un vasto flutto
20.6da furia boreal cresciuto e spinto
20.7rugge e sormonta della nave i fianchi;
20.8tali i Teucri con alti urli saliro
20.9la muraglia, e, cacciati entro i cavalli,
20.10coll'aste incominciâr sotto le poppe
20.11un conflitto crudel, questi su i cocchi,
20.12quei sul bordo de' legni colle lunghe,
20.13che dentro vi giacean, stanghe commesse,
20.14ed al bisogno di naval battaglia
20.15accomodate colle ferree teste.
21.1Finché fuor del navile intorno al muro
21.2arse de' Teucri e degli Achei la pugna,
21.3del valoroso Eurìpilo si stette
21.4Pàtroclo nella tenda, e ragionando
21.5ricreava, e sull'acerba piaga
21.6dell'amico, a placarne ogni dolore,
21.7obbliviosi farmaci spargea.
21.8Ma tosto che mirò su l'arduo muro
21.9saliti a furia i Teucri, e l'urlo surse
21.10degli Achivi e la fuga, in lai proruppe,
21.11e battendosi l'anca, Ohimè, diss'egli
21.12in suono di lamento, una feroce
21.13mischia là veggo. Non mi lice, Eurìpilo,
21.14all'uopo che pur n'hai, teco indugiarmi
21.15più lungamente: assisteratti il servo;
21.16io ne volo ad Achille onde eccitarlo
21.17alla pugna. Chi sa? forse un propizio
21.18nume darammi che mia voce il tocchi;
21.19degli amici il pregar va dolce al core.
22.1Così detto, volò. Gli Achivi intanto
22.2fermi de' Teucri sostenean l'assalto;
22.3ma dalle navi non sapean, quantunque
22.4di numero minori, allontanarli;
22.5né i Troiani potean romper de' Greci
22.6le stipate falangi, e insinuarsi
22.7tra le navi e le tende. E a quella guisa
22.8che in man di fabbro da Minerva istrutto,
22.9il rigo una naval trave pareggia;
22.10così de' Teucri egual si diffondea
22.11e degli Achei la pugna; ed altri a questa
22.12nave attacca la zuffa, ed altri a quella.
22.13Ma contro Aiace dispiccato Ettorre,
22.14intorno ad un sol legno ambo gli eroi
22.15travagliansi, né questi era possente
22.16a fugar quello e il combattuto pino
22.17incendere, né quegli a tener lunge
22.18questo, ché un nume ve l'avea condotto.
22.19Colpì coll'asta il Telamònio allora
22.20Caletore di Clìzio in mezzo al petto,
22.21mentre alle navi già venìa col foco.
22.22Rimbombò nel cadere, e dalla mano
22.23cascògli il tizzo. Come vide Ettorre
22.24riverso nella polve anzi alla poppa
22.25il consobrino, alzò la voce, e i suoi
22.26animando gridò: Licii, Troiani,
22.27Dàrdani bellicosi, ah dalla pugna
22.28non ritraete in questo stremo il piede!
22.29Deh non patite che di Clìzio il figlio,
22.30da valoroso nel pugnar caduto,
22.31sia dell'armi dispoglio. — E sì dicendo,
22.32Aiace saettò colla fulgente
22.33lancia, ma in fallo; e Licofron percosse
22.34di Mastore figliuol che reo di sangue
22.35dalla sacra Citera esule venne
22.36al Telamònio, e v'ebbe asilo, e poscia
22.37suo scudiero il seguì. Lo giunse il ferro
22.38nella testa, da presso al suo signore,
22.39sul confin dell'orecchia: e dalla poppa
22.40resupino il travolse nella polve.
22.41Raccapriccionne Aiace, e a Teucro disse:
22.42Caro fratel, n'è spento il fido amico
22.43Mastoride che noi ne' nostri tetti
22.44da Citera ramingo in pregio avemmo
22.45quanto i diletti genitor: l'uccise
22.46Ettore. Dove or son le tue mortali
22.47frecce, e quell'arco tuo, dono d'Apollo?
23.1L'udì Teucro, e veloce a lui ne venne
23.2coll'arco e la faretra, e via ne' Troi
23.3dardeggiando ferì di Pisenorre
23.4Clito illustre figliuol, caro al Pantìde
23.5Polidamante a cui de' corridori
23.6reggea le briglie. Or, mentre che bramoso
23.7di mertarsi d'Ettorre e de' Troiani
23.8e la grazia e la lode, ove dell'armi
23.9lo scompiglio è maggior spinge i cavalli,
23.10malgrado il presto suo girarsi il giunse
23.11l'inevitabil suo destin; ché il dardo
23.12lagrimoso gli entrò dentro la nuca.
23.13Cadde il trafitto; s'arretrâr turbati
23.14i destrieri scotendo il vôto cocchio
23.15orrendamente. Ma v'accorse pronto
23.16di Panto il figlio, che parossi innanzi
23.17ai frementi corsieri; e ad Astinòo
23.18di Protaon fidandoli, con molto
23.19raccomandar lo prega averli in cura
23.20e seguirlo vicin. Ciò fatto, il prode
23.21riede alla zuffa, e tra i primier si mesce.
23.22Pose allor Teucro un altro dardo in cocca
23.23alla mira d'Ettorre: e qui finita
23.24tutta alle navi si sarìa la pugna,
23.25se al fortissimo eroe togliea l'acerbo
23.26quadrel la vita. Ma lo vide il guardo
23.27della mente di Giove, che d'Ettorre
23.28custodìa la persona, e privo fece
23.29di quella gloria il Telamònio Teucro:
23.30ché il Dio, nell'atto del tirar, gli ruppe
23.31del bell'arco la corda, onde sviossi
23.32il ferreo strale, e l'arco di man cadde.
23.33Inorridito si rivolse Teucro
23.34al suo fratello, e disse: Ohimè! precise
23.35della nostra battaglia un Dio per certo
23.36tutta la speme, un Dio che dalla mano
23.37l'arco mi scosse, e il nervo ne diruppe
23.38pur contorto di fresco, e ch'io medesmo
23.39gli adattai questa mane, onde il frequente
23.40scoccar de' dardi sostener potesse.
24.1O mio diletto, gli rispose Aiace,
24.2poiché l'arco ti franse un Dio, nemico
24.3dell'onor degli Achivi, al suolo il lascia
24.4con esso le saette; e l'asta impugna
24.5e lo scudo, e co' Teucri entra in battaglia,
24.6ed agli altri fa core; onde, se prese
24.7esser denno le navi, almen non sia
24.8senza fatica la vittoria. Ad altro
24.9non pensiam dunque che a pugnar da forti.
25.1Corse Teucro alla tenda, e vi ripose
25.2l'arco, e preso un brocchier che avea di quattro
25.3falde il tessuto, un elmo irto d'equine
25.4chiome al capo si pose; e orribilmente
25.5n'ondeggiava la cresta. Indi una salda
25.6lancia impugnata, a cui d'acuto ferro
25.7splendea la punta, s'avvïò veloce,
25.8e raggiunse il fratello. Intanto Ettorre,
25.9viste cader di Teucro le saette,
25.10le sue schiere incuorando, alto gridava:
25.11Teucri, Dàrdani, Licii, ecco il momento
25.12d'esser prodi, e mostrar fra queste navi
25.13il valor vostro, amici. Infrante ha Giove
25.14d'un gran nemico (con quest'occhi il vidi)
25.15le funeste quadrella. Agevolmente
25.16si palesa del Dio l'alta possanza,
25.17sia ch'esalti il mortal, sia che gli piaccia
25.18abbassarne l'orgoglio, e l'abbandoni:
25.19siccome appunto degli Achivi or doma
25.20la baldanza, e le nostre armi protegge.
25.21Pugnate adunque fortemente, e stretti
25.22quelle navi assalite. Ognun che colto
25.23o di lancia o di stral trovi la morte,
25.24del suo morir s'allegri. È dolce e bello
25.25morir pugnando per la patria, e salvi
25.26lasciarne dopo sé la sposa, i figli
25.27e la casa e l'aver, quando gli Achei
25.28torneran navigando al patrio lido.
26.1Fur quei detti una fiamma ad ogni core.
26.2Dall'una parte i suoi conforta anch'esso
26.3Aiace, e grida: Argivi, o qui morire,
26.4o le navi salvar. Se fia che alfine
26.5il nemico le pigli, a piè tornarvi
26.6forse sperate alla natìa contrada?
26.7E non udite di che modo Ettorre
26.8d'incenerirle tutte impaziente
26.9i suoi guerrieri istiga? Egli per certo
26.10non alla tresca, ma di Marte al fiero
26.11ballo gl'invita. Né partito adunque
26.12né consiglio sicuro altro che questo,
26.13menar le mani, e di gran cor. Gli è meglio
26.14pure una volta aver salute o morte,
26.15che a poco a poco in lungo aspro conflitto
26.16qui consumarci invendicati e domi
26.17per mano, oh scorno! di peggior nemico.
27.1Rincorossi ciascuno, e allor la strage
27.2d'ambe le parti si confuse. Ettorre
27.3Schedio uccide, figliuol di Perimede,
27.4condottier de' Focensi. Uccide Aiace
27.5Laodamante, generosa prole
27.6d'Antènore, e di fanti capitano.
27.7Polidamante al suol stende il cillenio
27.8Oto, compagno di Megète, e duce
27.9de' magnanimi Epèi. Visto Megète
27.10cader l'amico, scagliasi diritto
27.11su l'uccisor; ma questi obliquamente
27.12chinando il fianco andar fe' vôto il colpo,
27.13ché in quella zuffa non permise Apollo
27.14del figliuolo di Panto la caduta,
27.15e l'asta di Megète in mezzo al petto
27.16di Cresmo si piantò, che orrendamente
27.17rimbombò nel cader. Corse a spogliarlo
27.18dell'armi il vincitor; ma gli si spinse
27.19contra il gagliardo vibrator di picca
27.20Dolope che di Lampo era germoglio,
27.21di Lampo prestantissimo guerriero
27.22Laomedontìde. Impetuoso ei corse
27.23sopra Megète, e lo ferì nel mezzo
27.24dello scudo; ma il cavo e grosso usbergo
27.25l'asta sostenne, quell'usbergo istesso
27.26che d'Efira di là dal Selleente
27.27un dì Fileo portò, dono d'Eufete,
27.28ospite suo. Con questo egli più volte
27.29campò sé stesso nelle pugne, ed ora
27.30con questo a morte si sottrasse il figlio
27.31che non fu tardo alle risposte. Al sommo
27.32del ferrato e chiomato elmo ei percosse
27.33l'assalitor coll'asta, e dispicconne
27.34l'equina cresta, che così com'era
27.35di purpureo color fulgida e fresca
27.36tutta gli cadde nella polve. Or mentre
27.37ei qui stassi con Dolope alle strette,
27.38e vittoria ne spera, ecco venirne
27.39a rapirgli la palma il bellicoso
27.40minore Atride, che furtivo al fianco
27.41di Dolope s'accosta, e via nel tergo
27.42l'asta gli caccia. Trapassògli il petto
27.43la furïosa punta oltre anelando:
27.44boccon cadde il trafitto, e gli fur sopra
27.45tosto que' due per dispogliarlo. Allora
27.46il teucro duce incoraggiando tutti
27.47i congiunti, si volse a Melanippo
27.48d'Icetaon. Pasceva egli in Percote,
27.49pria dell'arrivo degli Achei, le mandre.
27.50Ma giunti questi ad Ilio, ei pur vi venne,
27.51e risplendea fra' Teucri, ed abitava
27.52col re medesmo che l'avea per figlio.
27.53Lo punse Ettorre, e disse: E così dunque
27.54ci starem neghittosi, o Melanippo?
27.55E non ti senti il cor commosso al diro
27.56caso del morto consobrin? Non vedi
27.57lo studio che color dansi dintorno
27.58a Dolope per l'armi? Orsù mi segui:
27.59non è più tempo di pugnar da lungi
27.60con questi Argivi. Sterminarli è d'uopo,
27.61o veder Troia al fondo, ed allagate
27.62per lor di sangue cittadin le vie.
28.1Così detto, il precede, e l'altro il segue
28.2in sembianza d'un Dio. Ma vôlto a' suoi
28.3il gran Telamonìde, Amici, ei grida,
28.4siate valenti, in cor v'entri la fiamma
28.5della vergogna, e l'un dell'altro abbiate
28.6tema e rispetto nella forte mischia.
28.7De' prodi erubescenti i salvi sono
28.8più che gli uccisi. Chi si volge in fuga,
28.9corre all'infamia insieme ed alla morte.
29.1Sì disse, e tutti per sé pur già pronti
29.2alla difesa, si stampâr nel core
29.3que' detti, e fêr dell'armi un ferreo muro
29.4alle navi; ma Giove era co' Teucri.
30.1Prese allor Menelao con questi accenti
30.2d'Antìloco a spronar la gagliardìa:
30.3Antìloco, tu se' del nostro campo
30.4più giovin guerriero e il più veloce,
30.5e niun t'avanza di valor. Trascorri
30.6dunque, e di sangue ostil tingi il tuo ferro.
30.7Così l'accese e si ritrasse; e quegli
30.8fuor di schiera balzando, e d'ogn'intorno
30.9guatandosi vibrò l'asta lucente.
30.10Visto quell'atto, si scansaro i Teucri,
30.11ma il colpo in fallo non andò, ché colse
30.12Melanippo nel petto alla mammella,
30.13mentre animoso s'avanzava. Ei cadde
30.14risonando nell'armi, e ratto a lui
30.15Antìloco avventossi. A quella guisa
30.16che il veltro corre al caprïol ferito,
30.17cui, mentre uscìa dal covo, il cacciatore
30.18di stral raggiunse, e sciolsegli le forze:
30.19così sovra il tuo corpo, o Melanippo,
30.20a spogliarti dell'armi il bellicoso
30.21Antìloco si spinse. Il vide Ettorre,
30.22e volò per la mischia ad assalirlo.
30.23Non ardì l'altro, benché pro' guerriero,
30.24aspettarne lo scontro, e si fuggìo
30.25siccome lupo misfattor, che ucciso
30.26presso l'armento il cane od il bifolco,
30.27si rinselva fuggendo anzi che densa
30.28lo circuisca de' villan la turba;
30.29così diè volta sbigottito il figlio
30.30di Nèstore per mezzo alle saette
30.31che alle sue spalle con immenso strido
30.32i Troiani piovevano ed Ettorre;
30.33né diè sosta al fuggir, né si converse
30.34che giunto fra' compagni a salvamento.
30.35Qui fu che i Teucri un furioso assalto
30.36diero alle navi, ed adempîr di Giove
30.37il supremo voler, che vie più sempre
30.38la forza accresce, ed agli Achei la scema;
30.39togliendo a questi la vittoria, e quelli
30.40incoraggiando, perché tutto s'abbia
30.41Ettor l'onore di gittar ne' curvi
30.42legni le fiamme, e tutto sia di Teti
30.43adempito il desìo. Quindi il veggente
30.44nume il momento ad aspettar si stava
30.45che il guardo gli ferisse alfin di qualche
30.46incesa nave lo splendor, perch'egli
30.47da quel punto volea che de' Troiani
30.48cominciasse la fuga, e degli Achei
30.49l'alta vittoria. In questa mente il Dio
30.50sproni aggiungeva al cor d'Ettorre, e questi
30.51furiando parea Marte che crolla
30.52la grand'asta in battaglia, o di vorace
30.53fuoco la vampa che ruggendo involve
30.54una folta foresta alla montagna.
30.55Manda spume la bocca, e sotto il torvo
30.56ciglio lampeggia la pupilla: ai moti
30.57del pugnar, la celata orrendamente
30.58si squassa intorno alle sue tempie, e Giove
30.59il proteggea dall'alto, e di lui solo
30.60tra tanti eroi volea far chiaro il nome
30.61a ricompensa di sua corta vita.
30.62Perocché già Minerva il dì supremo,
30.63che domar lo dovea sotto il Pelìde,
30.64gl'incalzava alle spalle. Ove più dense
30.65egli vede le file, e de' più forti
30.66folgoreggiano l'armi, oltre si spigne
30.67di sbaragliarle impaziente, e tutte
30.68ne ritenta le vie; ma tuttavolta
30.69gli esce vano il desìo, ché stretti insieme
30.70resistono gli Achei siccome aprico
30.71immane scoglio che nel mar si sporge,
30.72e de' venti sostiene e del gigante
30.73flutto la furia che si spezza e mugge:
30.74tali a piè fermo sostenean gli Achei
30.75l'urto de' Teucri. Finalmente Ettorre
30.76scintillante di foco nella folta
30.77precipitossi. Come quando un'onda
30.78gonfia dal vento assale impetuosa
30.79un veloce naviglio, e tutto il manda
30.80ricoperto di spuma: il vento rugge
30.81orribilmente nelle vele, e trema
30.82ai naviganti il cor, ché dalla morte
30.83non son divisi che d'un punto solo:
30.84così tremava degli Achivi il petto;
30.85ed Ettore parea crudo lïone
30.86che in prato da palude ampia nudrito
30.87un pingue assalta numeroso armento.
30.88Ben egli il suo pastor vorrìa da morte
30.89le giovenche campar; ma non esperto
30.90a guerreggiar col mostro, or tra le prime
30.91s'aggira ed or tra l'ultime; alfin l'empio
30.92vi salta in mezzo, ed una ne divora,
30.93e ne van l'altre impaurite in fuga:
30.94così davanti ad Ettore ed a Giove
30.95fuggìan percossi da divin terrore
30.96tutti allora gli Achei. Restovvi il solo
30.97micenèo Perifète, amata prole
30.98di quel Coprèo che un giorno al grande Alcide
30.99venne dei duri d'Euristèo comandi
30.100apportatore. Di malvagio padre
30.101illustre figlio risplendea di tutte
30.102virtù fornito Perifète, ed era
30.103e nel corso e nell'armi e ne' consigli
30.104tra' Micenèi pregiato e de' primieri.
30.105Ed or qui diede di sua morte il vanto
30.106alla lancia d'Ettòr. Ché mentre indietro
30.107si volta nel fuggir, nell'orlo inciampa
30.108dello scudo, che lungo insino al piede
30.109dalle saette il difendea. Da questo
30.110impedito il guerrier cadde supino,
30.111e dintorno alle tempie in suono orrendo
30.112la celata squillò. V'accorse Ettorre,
30.113e l'asta in petto gli piantò, né alcuno
30.114aitarlo potea de' mesti amici,
30.115del teucro duce paurosi anch'essi.
30.116Abbandonato delle navi il primo
30.117ordin gli Achivi, come ria gli sforza
30.118necessitade e l'incalzante ferro
30.119de' Troiani, riparansi al secondo
30.120alla marina più propinquo; e quivi
30.121nanzi alle tende s'arrestâr serrati
30.122senza sbandarsi (ché vergogna e tema
30.123li ratteneano) e alzando un incessante
30.124grido a vicenda, si mettean coraggio.
30.125Anzi a tutti il buon Nèstore, l'antico
30.126guardian degli Achivi, ad uno ad uno
30.127pe' genitor li supplica: Deh siate,
30.128siate forti, o miei cari, e di pudore
30.129il cor v'infiammi la presenza altrui.
30.130Della sua donna ognuno e de' suoi figli
30.131e del suo tetto si rammenti; ognuno
30.132si proponga de' padri, o spenti o vivi,
30.133i bei fatti al pensiero: io qui per essi
30.134che son lungi vi parlo, e vi scongiuro
30.135di tener fermo e non voltarvi in fuga.
31.1Rincorârsi a que' detti: allor repente
31.2sgombrò Minerva la divina nube,
31.3che il lor guardo abbuiava, e una gran luce
31.4dintorno balenò. Vider le navi,
31.5videro il campo e la battaglia e il prode
31.6Ettore e tutti i suoi guerrier, sì quelli
31.7che in riserbo tenea, sì quei che fanno
31.8pugna alle navi. Non soffrì d'Aiace
31.9il magnanimo cor di rimanersi
31.10con gli altri Achivi indietro, ed impugnata
31.11una gran trave da naval conflitto
31.12con caviglie connessa, e ventidue
31.13cubiti lunga, la scotea, per l'alte
31.14de' navigii corsìe lesto balzando
31.15a lunghi passi, simigliante a sperto
31.16equestre saltator che giunti insieme
31.17quattro scelti destrier gli sferza e spigne
31.18per le pubbliche vie: maravigliando
31.19stassi la turba, ed ei securo e ritto
31.20dall'un passando all'altro il salto alterna
31.21sui volanti cavalli; a tal sembianza
31.22alternava l'eroe gl'immensi passi
31.23per le coperte delle navi, e al cielo
31.24la sua voce giugnea sempre gridando
31.25terribilmente, e confortando i suoi
31.26delle tende e de' legni alla difesa.
31.27E né pur esso di rincontro Ettorre
31.28tra' Teucri in turba si riman; ma quale
31.29aquila falba che uno stormo invade
31.30o di cigni o di gru che lungo il fiume
31.31van pascolando; a questa guisa il prode
31.32di schiera uscito avventasi di punta
31.33contra una nave di cerulea prora.
31.34Lo stesso Giove colla man possente
31.35il sospinge da tergo, e gli altri incita,
31.36e un novello vi desta aspro certame.
31.37Detto avresti che fresca allora allora
31.38s'attaccava la mischia, e che indefesse
31.39eran le braccia: l'impeto è cotanto
31.40de' combattenti con opposti affetti.
31.41Nella credenza di perirvi tutti
31.42pugnavano gli Achei; nella lusinga
31.43di sterminarli i Teucri, ed in faville
31.44mandar le navi. Ed in cotal pensiero
31.45gli uni e gli altri mescean la zuffa e l'ire.
32.1Ettore intanto colla destra afferra
32.2d'una nave la poppa. Era la bella
32.3veloce nave che di Troia al lido
32.4Protesilao guidò senza ritorno.
32.5Per questa si facea di Teucri e Achei
32.6un orrido macello, e questi e quelli
32.7d'un cor medesmo, non con archi e dardi
32.8fan pugna da lontan, ma con acute
32.9mannaie a corpo a corpo, e con bipenni
32.10e con brandi e con aste a doppio taglio,
32.11e con tersi coltelli di forbito
32.12ebano indutti e di gran pomo; ed altri
32.13ne cadean dalle spalle, altri dal pugno
32.14de' guerrieri, e scorrea sangue la terra.
32.15Dell'afferrata poppa Ettor tenendo
32.16forte il timone colle man, gridava:
32.17Foco, o Teucri, accorrete, e combattete;
32.18ecco il dì che di tutti il conto adegua,
32.19il dì che Giove nelle man ci mette
32.20queste navi, a Ilïon contra il volere
32.21venute degli Dei, queste che tanti
32.22ne recâr danni per codardi avvisi
32.23de' nostri padri che mi fean divieto
32.24di portar qui la guerra. Ma se Giove
32.25confuse allor le nostre menti, or egli,
32.26egli stesso n'incalza all'alta impresa.
33.1Disse, e i Teucri maggior contro gli Argivi
33.2impeto fêro. Degli strali allora
33.3più non sostenne Aiace la ruina,
33.4ma giunta del morir l'ora credendo,
33.5lasciò la sponda del naviglio, e indietro
33.6retrocesse alcun poco ad uno scanno
33.7sette piè di lunghezza. E qui piantato
33.8osservava il nemico, e sempre oprando
33.9l'asta, i Troiani, che di faci ardenti
33.10già s'avanzano armati, allontanava,
33.11e sempre alzava la terribil voce:
33.12Dànai di Marte alunni, amici eroi,
33.13non ponete in obblìo vostra prodezza.
33.14Sperate forse di trovarvi a tergo
33.15chi ne soccorra, od un più saldo muro
33.16che ne difenda? Non abbiam vicina
33.17città munita che ne salvi, e nuove
33.18falangi ne fornisca. In mezzo a fieri
33.19inimici noi siam, chiusi dal mare,
33.20lungi dal patrio suol. Nell'armi adunque,
33.21non nella fuga, ogni salute è posta.
34.1Così dicendo, colla lunga lancia
34.2furioso inseguìa qualunque osava
34.3da Ettore sospinto avvicinarsi
34.4colle fiamme alle navi. E di costoro
34.5dodici dall'acuta asta trafitti
34.6pose a giacer davanti alle carene.
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