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Libro decimoprimo

1.1Dal croceo letto di Titon l'Aurora
1.2sorgea, la terra illuminando e il cielo,
1.3e vêr le navi achee Giove spedìa
1.4la Discordia feral. Scotea di guerra
1.5l'orrida insegna nella man la Dira,
1.6e tal d'Ulisse s'arrestò su l'alta
1.7capitana che posta era nel mezzo,
1.8donde intorno mandar potea la voce
1.9fin d'Aiace e d'Achille al padiglione,
1.10che nella forza e nel gran cor securi
1.11sottratte ai lati estremi avean le prore.
1.12Qui ferma d'un acuto orrendo grido
1.13empì l'achive orecchie, e tal ne' petti
1.14un vigor suscitò, tale un desìo
1.15di pugnar, d'azzuffarsi e di ferire,
1.16che sonava nel cor dolce la guerra
1.17più che il ritorno al caro patrio lido.
2.1Alza Atride la voce, e a tutti impone
2.2di porsi in tutto punto; e d'armi ei pure
2.3folgoranti si veste. E pria circonda
2.4di calzari le gambe ornati e stretti
2.5d'argentee fibbie. Una lorica al petto
2.6quindi si pon che Cinira gli avea
2.7un dì mandata in ospital presente.
2.8Perocché quando strepitosa in Cipro
2.9corse la fama che l'achiva armata
2.10verso Troia spiegar dovea le vele,
2.11gratificar di quell'usbergo ei volle
2.12l'amico Agamennón. Di bruno acciaro
2.13dieci strisce il cingean, dodici d'oro,
2.14venti di stagno. Lubrici sul collo
2.15stendon le spire tre cerulei draghi
2.16simiglianti alle pinte iri che Giove
2.17suol nelle nubi colorar, portento
2.18ai parlanti mortali. Indi la spada
2.19agli omeri sospende rilucente
2.20d'aurate bolle, e la vestìa d'argento
2.21larga vagina col pendaglio d'oro.
2.22Poi lo scudo imbracciò che vario e bello
2.23e di facil maneggio tutto cuopre
2.24il combattente. Ha dieci fasce intorno
2.25di bronzo, e venti di forbito stagno
2.26candidissimi colmi, e un altro in mezzo
2.27di bruno acciar. Su questo era scolpita
2.28terribile gli sguardi la Gorgóne
2.29col Terrore da lato e con la Fuga,
2.30rilievo orrendo. Dallo scudo poscia
2.31una gran lassa dipendea d'argento,
2.32lungo la quale azzurro e sinuoso
2.33serpe un drago a tre teste, che ritorte
2.34d'una sola cervice eran germoglio.
2.35Quindi al capo diè l'elmo adorno tutto
2.36di lucenti chiavelli, irto di quattro
2.37coni e d'equine setole con una
2.38superba cresta che di sopra ondeggia
2.39terribilmente. Alfin due lance impugna
2.40massicce, acute, le cui ferree punte
2.41mettean baleni di lontano. Intanto
2.42Giuno e Palla onorando il grande Atride
2.43dier di sua mossa con fragore il segno.
3.1All'auriga ciascuno allor comanda
3.2che parati in bell'ordine sostegna
3.3alla fossa i destrier, mentre a gran passi
3.4chiuse nell'armi le pedestri schiere
3.5procedono al nemico. Ancor non vedi
3.6spuntar l'aurora, e d'ogni parte immenso
3.7romor già senti. Come tutto giunse
3.8l'esercito alla fossa, immantinente
3.9fur cavalli e pedoni in ordinanza,
3.10questi primieri e quei secondi. Intanto
3.11Giove dall'alto romoreggia, e piove
3.12di sangue una rugiada, annunziatrice
3.13delle molte che all'Orco in quel conflitto
3.14anime generose avrìa sospinto.
4.1D'altra parte i Troiani in su l'altezza
4.2si schierano del poggio. In mezzo a loro
4.3s'affaccendano i duci; il grande Ettorre,
4.4d'Anchise il figlio che venìa qual nume
4.5da' Troiani onorato, il giusto e pio
4.6Polidamante, e i tre antenòrei figli,
4.7Polibo, io dico, ed il preclaro Agènore,
4.8ed Acamante, giovinetto a cui
4.9di celeste beltà fiorìa la guancia.
4.10Maestoso fra tutti Ettor si volve
4.11coll'egual d'ogni parte ampio pavese.
4.12E qual di Sirio la funesta stella
4.13or senza vel fiammeggia ed or rientra
4.14nel buio delle nubi, a tal sembianza
4.15or nelle prime file or nell'estreme
4.16Ettore comparìa dando per tutto
4.17provvidenza e comandi, e tutta d'arme
4.18rilucea la persona, e folgorava
4.19come il baleno dell'Egìoco Giove.
5.1Qual di ricco padron nel campo vanno
5.2i mietitori con opposte fronti
5.3falciando l'orzo od il frumento; in lunga
5.4serie recise cadono le bionde
5.5figlie de' solchi, e in un momento ingombra
5.6di manipoli tutta è la campagna;
5.7così Teucri ed Achei gli uni su gli altri
5.8irruendo si mietono col ferro
5.9in mutua strage. Immemore ciascuno
5.10di vil fuga, e guerrier contra guerriero
5.11pugnan tutti del pari, e si van contra
5.12coll'impeto de' lupi. A riguardarli
5.13sta la Discordia, e della strage esulta
5.14a cui sola de' numi era presente.
5.15Sedeansi gli altri taciturni in cielo
5.16in sua magion ciascuno, edificata
5.17su gli ardui gioghi del sereno Olimpo.
5.18Ivi ognuno in suo cor fremea di sdegno
5.19contro l'alto de' nembi addensatore,
5.20che dar vittoria a' Troi volea; ma nullo
5.21pensier si prende di quell'ira il padre
5.22che in sua gloria esultante e tutto solo
5.23in disparte sedea, Troia mirando
5.24e l'achee navi, e il folgorar dell'armi,
5.25e il ferire e il morir de' combattenti.
6.1Finché il mattin processe, e crebbe il sacro
6.2raggio del giorno, d'ambe parti eguale
6.3si mantenne la strage. Ma nell'ora
6.4che in montana foresta il legnaiuolo
6.5pon mano al parco desinar, sentendo
6.6dall'assiduo tagliar cerri ed abeti
6.7stanche le braccia e fastidito il core,
6.8e dolce per la mente e per le membra
6.9serpe del cibo il natural desìo,
6.10prevalse la virtù de' forti Argivi,
6.11che animando lor file e compagnie
6.12sbaragliâr le nemiche. Agamennóne
6.13saltò primier nel mezzo, e Bianorre,
6.14pastor di genti, uccise, indi Oïlèo,
6.15suo compagno ed auriga. Era dal carro
6.16costui sceso d'un salto, e gli venìa
6.17dirittamente contro. A mezza fronte
6.18coll'acuta asta lo colpì l'Atride.
6.19Non resse al colpo la celata; il ferro
6.20penetrò l'elmo e l'osso, e tutto interna-
6.21mente di sangue gli allagò il cerèbro.
6.22Così l'audace assalitor fu domo.
6.23Rapì d'ambo le spoglie Agamennóne,
6.24e nudi il petto li lasciò supini.
7.1Andò poscia diretto ad assalire
7.2due di Prìamo figliuoli, Iso ed Antifo,
7.3l'un frutto d'Imeneo, l'altro d'Amore.
7.4Venìano entrambi sul medesmo cocchio
7.5i fratelli: reggeva Iso i destrieri,
7.6Antifo combattea. Sul balzo d'Ida
7.7aveali un giorno sopraggiunti Achille,
7.8mentre pascean le gregge, e di pieghevoli
7.9vermene avvinti, e poi disciolti a prezzo.
7.10Ed or l'Atride Agamennón coll'asta
7.11spalanca ad Iso tra le mamme il petto,
7.12fiede di brando Antifo nella tempia,
7.13e lo spiomba dal cocchio. Immantinente
7.14delle bell'armi li dispoglia entrambi,
7.15ché ben li conoscea dal dì che Achille
7.16dai boschi d'Ida prigionier li trasse
7.17seco alle navi, ed ei notonne i volti.
8.1Come quando un lïon nel covo entrato
8.2d'agil cerva, ne sbrana agevolmente
8.3i pargoli portati, e li maciulla
8.4co' forti denti mormorando e sperde
8.5l'anime tenerelle; la vicina
8.6misera madre, non che dar soccorso,
8.7compresa di terror fugge veloce
8.8per le dense boscaglie, e trafelando
8.9suda al pensier della possente belva:
8.10così nullo de' Troi poteo da morte
8.11salvar que' due: ma tutti anzi le spalle
8.12conversero agli Achivi. Assalse ei dopo
8.13Ippoloco e Pisandro, ambo figliuoli
8.14del bellicoso Antìmaco, di quello
8.15che da Paride compro per molt'oro
8.16e ricchi doni, d'Elena impedìa
8.17il rimando al marito. I figli adunque
8.18di costui colse al varco Agamennóne
8.19sovra un medesmo carro ambo volanti,
8.20e turbati e smarriti; ché pel campo
8.21sfrenaronsi i destrieri, e dalla mano
8.22le scorrevoli briglie eran cadute.
8.23Come lïon fu loro addosso, e quelli
8.24s'inginocchiâr, dal carro supplicando:
8.25Lasciane vivi, Atride, e di riscatto
8.26gran prezzo n'otterrai. Molta risplende
8.27nella magion d'Antìmaco ricchezza,
8.28d'oro, di bronzo e lavorato ferro.
8.29Di questo il padre ti darà gran pondo
8.30per la nostra riscossa, ov'egli intenda
8.31vivi i suoi figli nelle navi achee.
9.1Così piangendo supplicâr con dolci
9.2modi, ma dolce non rispose Atride.
9.3Voi d'Antìmaco figli? di colui
9.4che nel troiano parlamento osava
9.5d'Ulisse e Menelao, venuti a Troia
9.6ambasciatori, consigliar la morte?
9.7Pagherete voi dunque ora del padre
9.8l'indegna offesa. — Sì dicendo, immerge
9.9l'asta in petto a Pisandro, e giù dal carro
9.10supin lo stende sul terren. Ciò visto
9.11balza Ippoloco al suolo, e lui secondo
9.12spaccia l'Atride; coll'acciar gli pota
9.13ambe le mani, e poi la testa, e lungi
9.14come palèo la scaglia a rotolarsi
9.15fra la turba. Lasciati ivi costoro,
9.16fulminando si spinge nel più caldo
9.17tumulto della pugna, e l'accompagna
9.18molta mano d'Achei. Fan strage i fanti
9.19de' fanti fuggitivi, i cavalieri
9.20de' cavalier. Si volve al ciel la polve
9.21dalle sonanti zampe sollevata
9.22de' fervidi corsieri, e Agamennóne
9.23sempre insegue ed uccide, e gli altri accende.
10.1Come quando s'appiglia a denso bosco
10.2incendio struggitor, cui gruppo aggira
10.3di fiero vento e d'ogni parte il gitta:
10.4cadono i rami dall'invitta fiamma
10.5atterrati e combusti; a questo modo
10.6sotto l'Atride Agamennón le teste
10.7cadean de' Teucri fuggitivi; e molti
10.8colle chiome sul collo fluttuanti
10.9destrier traean pel campo i vôti carri
10.10sgominando le file, ed il governo
10.11desiderando de' lor primi aurighi:
10.12ma quei giacean già spenti, agli avoltoi
10.13gradita vista, alle consorti orrenda.
11.1Fuori intanto dell'armi e della polve,
11.2delle stragi, del sangue e del tumulto
11.3condusse Giove Ettòr. Ma gl'inseguiti
11.4Teucri dritto al sepolcro del vetusto
11.5Dardanid' Ilo verso il caprifico
11.6la piena fuga dirigean, bramosi
11.7di ripararsi alla cittade; e sempre
11.8gl'incalza Atride, e orrendo grida, e lorda
11.9di polveroso sangue il braccio invitto.
11.10Giunti alfin alle Scee quivi sostârsi
11.11vicino al faggio, ed aspettâr l'arrivo
11.12de' compagni pel campo ancor fuggenti,
11.13e simiglianti a torma d'atterrite
11.14giovenche che lïon di notte assalta.
11.15Alla prima che abbranca ei figge i duri
11.16denti nel collo, e avidamente il sangue
11.17succhiatone, n'incanna i palpitanti
11.18visceri: e tale gl'inseguìa l'Atride
11.19sempre il postremo atterrando, e quei sempre
11.20spaventati fuggendo: e giù dal cocchio
11.21altri cadea boccone, altri supino
11.22sotto i colpi del re che innanzi a tutti
11.23oltre modo coll'asta infuriava.
11.24E già in cospetto gli venìan dell'alto
11.25Ilio le mura, e vi giungea; quand'ecco
11.26degli uomini il gran padre e degli Dei
11.27scender dal cielo, e maestoso in cima
11.28sedersi dell'acquosa Ida, stringendo
11.29la folgore nel pugno. Iri a sé chiama
11.30l'ali–dorata messaggiera, e, Vanne
11.31vola, le disse, Iri veloce, e ad Ettore
11.32porta queste parole. Infin ch'ei vegga
11.33tra' primi combattenti Agamennóne
11.34romper le file furibondo, ei cauto
11.35stiasi in disparte, e d'animar sia pago
11.36gli altri a far festa, e oprar le mani. Appena
11.37o di lancia percosso o di saetta
11.38l'Atride il cocchio monterà, si spinga
11.39ei ratto nella mischia. Io porgerogli
11.40alla strage la forza, infin che giunga
11.41vincitore alle navi, e al dì caduto
11.42della notte succeda il sacro orrore.
12.1Disse; e veloce la veloce Diva
12.2dal giogo idèo discende al campo e trova
12.3stante in piè sul suo carro il bellicoso
12.4Prïamide: e appressata, O tu, gli disse
12.5che il consiglio d'un Dio porti nel core,
12.6Ettore, le parole odi che Giove
12.7per me ti manda. Infin che Agamennóne
12.8vedrai tra' primi infuriar rompendo
12.9de' guerrieri le file, il piè ritira
12.10tu dal conflitto, e fa che col nemico
12.11pugni il resto de' tuoi. Ma quando ei d'asta
12.12o di strale ferito darà volta
12.13sopra il suo cocchio, allor t'avanza. Avrai
12.14tal da Giove un vigor ch'anco alle navi
12.15la strage spingerai, finché la sacra
12.16ombra si stenda su la morta luce.
13.1Disse, e sparve. L'eroe balza dal cocchio
13.2risonante nell'armi, e nella mano
13.3palleggiando la lancia il campo scorre,
13.4e raccende la pugna. Allor destossi
13.5grande conflitto. Rivoltaro i Teucri
13.6agli Achivi la faccia, e di rincontro
13.7le lor falangi rinforzâr gli Achivi.
13.8Venuti a fronte, rinnovossi il cozzo,
13.9e primiero si mosse Agamennóne
13.10innanzi a tutti di pugnar bramoso.
14.1Muse dell'alto Olimpo abitatrici,
14.2or voi ne dite chi primier si spinse
14.3o troiano guerriero od alleato
14.4contro il supremo Atride. Ifidamante,
14.5d'Antènore figliuolo, un giovinetto
14.6altere forme e di gran cor, nudrito
14.7nell'opima di greggi odrisia terra.
14.8L'educò bambinetto in propria casa
14.9della bella Teano il genitore
14.10Cissèo l'avo materno, e maturati
14.11di glorïosa pubertate i giorni
14.12sposo alla figlia il diè. Ma colta appena
14.13d'Imen la rosa, al talamo strappollo
14.14da dodici navigli accompagnato
14.15della venuta degli Achei la fama.
14.16Quindi lasciate alla percopia riva
14.17le sue navi, pedone ad Ilio ei venne,
14.18e primo si piantò contro l'Atride.
14.19Giunti al tiro dell'asta, Agamennóne
14.20vibrò la sua, ma in fallo. Ifidamante
14.21appuntò l'avversario alla cintura
14.22sotto il torace, e colla man robusta
14.23di tutta forza l'asta sospingea;
14.24ma non valse a forarne il ben tessuto
14.25cinto, e spuntossi nell'argentea lama
14.26l'acuta punta, come piombo fosse.
14.27A due mani l'afferra allor l'Atride
14.28con ira di lïone, a sé la tira,
14.29gliela svelle dal pugno; e tratto il brando,
14.30lo percuote alla nuca, e lo distende.
14.31Sì cadde, e chiuse in ferreo sonno i lumi.
14.32Miserando garzon! venne a difesa
14.33del patrio suolo e vi trovò la morte:
14.34né gli compose i rai la giovinetta
14.35consorte, né di lei frutto lasciava
14.36che il ravvivasse; e sì l'avea con molti
14.37doni acquistata: perocché da prima
14.38di cento buoi dotolla, e mille in oltre
14.39madri promise di lanute torme
14.40che numerose gli pasceva il prato.
14.41spoglia Atride l'ucciso, e le bell'armi
14.42ne porta ovante fra le turbe achee.
15.1Come vide Coon morto il fratello
15.2(d'Antènore era questi il maggior figlio
15.3e guerriero di grido), una gran nube
15.4di dolor gl'ingombrò la mente e gli occhi.
15.5Ponsi in agguato con un dardo in mano
15.6al re di costa, e vibra. A mezzo il braccio
15.7conficcossi la punta sotto il cubito,
15.8e trapassollo. Inorridì del colpo
15.9l'Atride regnator; ma non per questo
15.10abbandona la pugna; anzi più fiero
15.11colla salda dagli Euri asta nudrita
15.12avventossi a Coon che frettoloso
15.13dell'amato fratello Ifidamante
15.14d'un piè traea la salma, alto chiedendo
15.15de' più forti l'aita. Lo raggiunge
15.16in quell'atto l'Atride, e sotto il colmo
15.17dello scudo gli caccia impetuoso
15.18la zagaglia, e l'atterra. Indi sul corpo
15.19d'Ifidamante il capo gli recide.
15.20Così n'andâr, compiuto il fato, all'Orco
15.21per man d'Atride gli antenòrei figli.
16.1Finché fu calda la ferita, il sire
16.2coll'asta, colla spada e con enormi
16.3ciotti la pugna seguitò; ma come
16.4stagnossi il sangue, e s'aggelò la piaga,
16.5d'acerbe doglie saettar sentissi.
16.6Qual trafigge la donna, al partorire,
16.7l'acuto strale del dolor, vibrato
16.8dalle figlie di Giuno alme Ilitìe,
16.9d'amare fitte apportatrici; e tali
16.10eran le punte che ferìan l'Atride.
16.11Salì dunque sul carro, ed all'auriga
16.12comandò di dar volta alla marina,
16.13e cruccioso elevando alto la voce,
16.14Prenci, amici, gridava, e voi valenti
16.15capitani de' Greci, allontanate
16.16dalle navi il conflitto, or che di Giove
16.17non consente il voler ch'io qui compisca,
16.18combattendo co' Teucri, il giorno intero.
17.1Disse, e l'auriga flagellò i destrieri
17.2verso le navi; e quei volâr spargendo
17.3le belle chiome all'aura; e il petto aspersi
17.4d'alta spuma e di polve in un baleno
17.5fuor del campo ebber tratto il re ferito.
18.1Come dall'armi ritirarsi il vide,
18.2diè un alto grido Ettorre, e rincorando
18.3Troiani e Licii e Dàrdani tonava:
18.4l'omini siate, amici, e richiamate
18.5l'antica gagliardìa: lasciato ha il campo
18.6quel fortissimo duce, e a me promette
18.7l'Olimpio Giove la vittoria. Or via,
18.8gli animosi cornipedi spingete
18.9dirittamente addosso ai forti Achivi,
18.10e acquisto fate d'immortal corona.
18.11Disse, e in tutti destò la forza e il core.
19.1Come buon cacciator contra un lïone
19.2o silvestre cignale il morso aizza
19.3de' fier molossi, così l'ira instiga
19.4de' magnanimi Troi contro gli Achivi
19.5il Prïamide Marte: ed ei tra' primi
19.6intrepido si volve, e nel più folto
19.7della mischia coll'impeto si spinge
19.8di sonante procella che dall'alto
19.9piomba e solleva il ferrugineo flutto.
20.1Allor chi pria, chi poi fu messo a morte
20.2dal Prïamide eroe, quando a lui Giove
20.3fu di gloria cortese? Assèo da prima,
20.4Autònoo, Opìte, e Dòlope di Clito,
20.5Ofeltio ed Agelao, Esimno, ed Oro
20.6e il bellicoso Ippònoo. Fur questi
20.7i dànai duci che il Troiano uccise:
20.8dopo lor, molta plebe. Come quando
20.9di Ponente il soffiar l'umide figlie
20.10di Noto aggira, e con rapido vortice
20.11le sbatte irato; il mar gonfiati e crebri
20.12volve i flutti, e dal turbo in larghi sprazzi
20.13sollevata diffondesi la spuma;
20.14tal Ettore cader confuse e spesse
20.15fa le teste plebee. Disfatta intera
20.16allora sarìa seguìta, e colla strage
20.17de' fuggitivi ineluttabil danno,
20.18se con questo parlar l'accorto Ulisse
20.19non destava il valor di Dïomede.
21.1Magnanimo Tidìde, e qual disdetta
21.2della nostra virtù ci toglie adesso
21.3la ricordanza? Or su; ti metti, amico,
21.4al mio fianco, e tien fermo: onta sarebbe
21.5lasciar che piombi su le navi Ettorre.
22.1E Dïomede di rincontro: Io certo
22.2rimarrò, pugnerò; ma vano il nostro
22.3sforzo sarà, ché la vittoria ai Teucri
22.4dar vuole, non a noi, Giove nemico.
22.5Disse; e coll'asta alla sinistra poppa
22.6Timbrèo percosse, e il riversò dal carro.
22.7Ulisse uccise Molïon, guerriero
22.8d'apparenza divina, e valoroso
22.9del re Timbrèo scudiero. E spenti questi,
22.10si cacciâr nella turba, simiglianti
22.11a due cinghiali di gran cor, che il cerchio
22.12sbarattano de' veltri; e impetuosi
22.13voltando faccia sgominaro i Teucri,
22.14sì che fuggenti dall'ettòreo ferro
22.15preser conforto e respirâr gli Achivi.
23.1Combattean fra le turbe alti sul carro
23.2fortissimi campioni i due figliuoli
23.3di Merope Percosio. Il genitore,
23.4celebrato indovino, avea dell'armi
23.5il funesto mestier loro interdetto.
23.6Non l'obbediro i figli, e la possanza
23.7seguîr del fato che traeali a morte.
23.8Coll'asta in guerra sì famosa entrambi
23.9gl'investì Dïomede, e colla vita
23.10dell'armi li spogliò, mentre per mano
23.11cadean d'Ulisse Ippòdamo e Ipiròco.
23.12Contemplava dall'Ida i combattenti
23.13di Saturno il gran figlio, e nel suo senno
23.14equilibrava tuttavia la pugna,
23.15e l'orror della strage. Infuriava
23.16pedon tra' primi battaglianti il figlio
23.17di Peone Agastròfo, e non avea
23.18l'incauto eroe dappresso i suoi corsieri,
23.19onde all'uopo salvarsi; ché in disparte
23.20lo scudier li tenea. Mirollo, e ratto
23.21l'assalse Dïomede, e all'anguinaglia
23.22lo ferì di tal colpo che l'uccise.
24.1Cader lo vide Ettorre, e tra le file
24.2si spinse alto gridando, e lo seguièno
24.3le troiane falangi. Al suo venire
24.4turbossi il forte Dïomede, e vôlto
24.5ad Ulisse dicea: Ci piomba addosso
24.6del furibondo Ettorre la ruina.
24.7Stiam saldi, amico, e sosteniam lo scontro.
25.1Disse, e drizzando alla nemica testa
25.2la mira, fulminò l'asta vibrata,
25.3e colse al sommo del cimier; ma il ferro
25.4fu respinto dal ferro, e non offese
25.5la bella fronte dell'eroe, ché il lungo
25.6triplice elmetto l'impedì, fatato
25.7dono d'Apollo. Sbalordì del colpo
25.8Ettore, e lungi riparò tra' suoi.
25.9Qui cadde su i ginocchi, puntellando
25.10contro il suol la gran palma, e tenebroso
25.11su le pupille gli si stese un velo.
25.12Ma mentre corre a ricovrar Tidìde
25.13la fitta nella sabbia asta possente,
25.14si riebbe il caduto, e sopra il carro
25.15balzando, nella turba si confuse
25.16novellamente, ed ischivò la morte.
25.17Perocché il figlio di Tidèo coll'asta
25.18un'altra volta l'assalìa gridando:
25.19Cane troian, di nuovo tu la scappi
25.20dalla Parca che già t'avea raggiunto.
25.21Gli è Febo che ti salva, a cui, dell'armi
25.22entrando nel fragor, ti raccomandi.
25.23Ma se verrai per anco al paragone,
25.24ti spaccerò, s'io pure ho qualche Dio.
25.25Qualunque intanto mi verrà ghermito
25.26sconterà la tua fuga. — E sì dicendo
25.27l'ucciso figlio di Peon spogliava.
25.28Ma della ben chiomata Elena il drudo
25.29Alessandro tenea contro il Tidìde
25.30lo strale in cocca, standosi nascoso
25.31diretro al cippo sepolcral che al santo
25.32Dardanid'Ilo, antico padre, eresse
25.33de' Teucri la pietà. Curvo l'eroe
25.34di dosso al morto Agàstrofo traea
25.35il variato usbergo, ed il brocchiero
25.36ed il pesante elmetto, allor che l'altro
25.37lentò la corda, e non invan. Veloce
25.38il quadrello volò, nell'ima parte
25.39del destro piè s'infisse, e trapassando
25.40conficcossi nel suolo. Uscì d'agguato
25.41sghignazzando il fellone, e, Sei ferito,
25.42glorïoso gridò; Ve' s'io t'ho colto
25.43pur finalmente! Oh t'avess'io trafitta
25.44più vital fibra, e tolta l'alma! Avrebbe
25.45dall'affanno dell'armi respirato
25.46il popolo troiano a cui se' orrendo
25.47come il leone alle belanti agnelle.
26.1Villan, cirrato arciero, e di fanciulle
26.2vagheggiator codardo (gli rispose
26.3nulla atterrito Dïomede), vieni
26.4in aperta tenzon, vieni e vedrai
26.5a che l'arco ti giova, e la di strali
26.6piena faretra. Mi graffiasti un piede,
26.7e sì gran vampo meni? Io de' tuoi colpi
26.8prendo il timor che mi darebbe il fuso
26.9di femminetta, o di fanciul lo stecco;
26.10ché non fa piaga degl'imbelli il dardo.
26.11Ma ben altro è il ferir di questa mano.
26.12Ogni puntura del mio telo è morte
26.13del mio nemico, e pianto de' suoi figli
26.14e della sposa che le gote oltraggia;
26.15mentre di sangue il suol quegli arrossando
26.16imputridisce, e intorno gli s'accoglie,
26.17più che di donne, d'avoltoi corona.
27.1Così parlava. Accorso intanto Ulisse
27.2di sé gli fea riparo: ed ei seduto
27.3dell'amico alle spalle il dardo acuto
27.4sconficcossi dal piede. Allor gli venne
27.5per tutto il corpo un dolor grave e tanto,
27.6che angosciato nell'alma e impaziente
27.7montò sul cocchio, ed all'auriga impose
27.8di portarlo volando alle sue tende.
27.9Solo rimase di Laerte il figlio,
27.10ché la paura avea tutti sbandati
27.11gli Argivi; ond'egli addolorato e mesto
27.12seco nel chiuso del gran cor dicea:
27.13Misero, che farò? Male, se in fuga
27.14mi volgo per timor: peggio, se solo
27.15qui mi coglie il nemico ora che Giove
27.16gli altri Achei sgominò. Ma quai pensieri
27.17mi ragiona la mente? Ignoro io forse
27.18che nell'armi il vil fugge, e resta il prode
27.19a ferire o a morir morte onorata?
28.1Mentre in cor queste cose egli discorre,
28.2di scutati Troiani ecco venirne
28.3una gran torma che l'accerchia. Stolti!
28.4che il proprio danno si chiudean nel mezzo.
28.5Come stuol di molossi e di fiorenti
28.6giovani intorno ad un cinghial s'addensa
28.7per investirlo, ed ei da folto vepre
28.8sbocca aguzzando le fulminee sanne
28.9tra le curve mascelle; d'ogni parte
28.10impeto fassi, e suon di denti ascolti,
28.11e della belva si sostien l'assalto,
28.12benché tremenda irrompa e spaventosa:
28.13tali intorno ad Ulisse furiosi
28.14s'aggruppano i Troiani. Alto ei sull'asta
28.15insorge, e primo all'omero ferisce
28.16il buon Dëiopìte; indi Toone
28.17mette a morte ed Ennomo, e dopo questi
28.18Chersidamante nel saltar che fea
28.19dal cocchio a terra. Gli cacciò la picca
28.20sotto il rotondo scudo all'umbilico,
28.21e quei riverso nella polve strinse
28.22colla palma la sabbia. Abbandonati
28.23costor, coll'asta avventasi a Caropo,
28.24d'Ippaso figlio, e dell'illustre Soco
28.25fratel germano; e lo ferisce. Accorre
28.26il dëiforme Soco in sua difesa,
28.27e all'Itacense fattosi vicino
28.28fermasi, e parla: Artefice di frodi
28.29famoso, e sempre infatigato Ulisse,
28.30oggi, o palma otterrai d'entrambi i figli
28.31d'Ippaso, e, spenti, n'avrai l'armi; o colto
28.32tu dal mio telo perderai la vita.
29.1Vibrò, ciò detto, e lo colpì nel mezzo
29.2della salda rotella. Il violento
29.3dardo lo scudo traforò, ficcossi
29.4nella corazza, e gli stracciò sul fianco
29.5tutta la pelle: non permise al ferro
29.6l'addentrarsi di più Palla Minerva.
29.7Conobbe tosto che letal non era
29.8il colpo Ulisse; e retrocesso alquanto,
29.9Sciagurato, rispose al suo nemico,
29.10or sì che morte al varco ti raggiunse.
29.11Mi togliesti, egli è vero, il poter oltre
29.12pugnar co' Teucri, ma ben io t'affermo
29.13che questa di tua vita è l'ultim'ora,
29.14e che tu dalla mia lancia qui domo,
29.15la palma a me darai, lo spirto a Pluto.
30.1Disse, e l'altro fuggiva. Al fuggitivo
30.2scaglia Ulisse il suo cerro, e a mezzo il tergo
30.3sì glielo pianta che gli passa al petto.
30.4Diè d'armi un suono nel cadere, e il divo
30.5vincitor l'insultò: Soco, del forte
30.6Ippaso cavaliero audace figlio,
30.7morte t'ha giunto innanzi tempo, e vana
30.8fu la tua fuga. Misero! né il padre
30.9gli occhi tuoi chiuderà né la pietosa
30.10madre, ma densi a te gli scaveranno
30.11gli avoltoi dibattendo le grandi ali
30.12su la tua fronte; e me spento di tomba
30.13onoreranno i generosi Achei.
31.1Detto ciò, dalla pelle e dal ricolmo
31.2brocchier si svelse del possente Soco
31.3il duro giavellotto, e nel cavarlo
31.4diè sangue, e forte dolorossi il fianco.
31.5Visto il sangue d'Ulisse, i coraggiosi
31.6Teucri l'un l'altro inanimando mossero
31.7per assalirlo: ma l'accorto indietro
31.8si ritrasse, e i compagni ad alta voce
31.9chiamò. Tre volte a tutta gola ei grida,
31.10tre volte il marzio Menelao l'intese
31.11e ad Aiace converso, Aiace, ei disse,
31.12Telamònio regal seme divino,
31.13sento all'orecchio risonarmi il grido
31.14del sofferente Ulisse, e tal mi sembra
31.15qual se, solo rimasto, ei sia da' Teucri
31.16nel forte della mischia oppresso e chiuso.
31.17Corriam, ché giusto è l'aitarlo: solo
31.18fra nemici potrebbe il valoroso
31.19grave danno patirne, e costerìa
31.20la sua morte agli Achei molti sospiri.
32.1Si mise in via, ciò detto, e lo seguiva
32.2quel magnanimo, tale al portamento
32.3che un Dio detto l'avresti: e il caro a Giove
32.4Ulisse ritrovâr da densa torma
32.5accerchiato di Teucri. A quella guisa
32.6che affamate s'attruppano le linci
32.7dintorno a cervo di gran corna, a cui
32.8fisse lo strale il cacciator nel fianco,
32.9e il ferito fuggì dal feritore
32.10finché fu caldo il sangue e lesto il piede;
32.11ma domo alfine dallo stral nel bosco
32.12lo dismembran le linci; allor, se guida
32.13colà fortuna un fier lïon, disperse
32.14sfrattano quelle, ed ei fa sua la preda:
32.15molta turba così di valorosi
32.16Teucri intorno al pugnace astuto Ulisse
32.17aggirasi; ma l'asta dimenando
32.18l'eroe tien lungi la fatal sua sera.
32.19E comparir tremendo ecco d'Aiace
32.20il torreggiante scudo, eccolo fermo
32.21dinanzi a quell'oppresso, e scombuiarsi
32.22chi qua chi là per lo spavento i Teucri.
32.23Per man lo prende allora il generoso
32.24minor Atride, e fuor dell'armi il tragge
32.25finché l'auriga i corridor gli adduca.
33.1Ma il Telamònio eroe contra i Troiani
33.2irrompendo, il Prïamide bastardo
33.3Doriclo uccide; e poi Pandoco, e poi
33.4Lisandro fiede e Piraso e Pilarte.
33.5E come quando ruinoso un fiume,
33.6cui crebbe l'invernal pioggia di Giove,
33.7si devolve dal monte alla pianura
33.8e molte aride querce e molti pini
33.9rotando spinge una gran torba al mare:
33.10tal cavalli tagliando e cavalieri
33.11l'illustre Aiace furioso insegue
33.12per lo campo i Troiani; e non per anco
33.13n'aveva Ettorre udita la ruina,
33.14ch'ei della zuffa sul sinistro corno
33.15pugnava in riva allo Scamandro, dove
33.16il cader delle teste era più spesso,
33.17e infinito il clamor dintorno al grande
33.18Nèstore e al marzio Idomenèo. Qui stava
33.19Ettore, e oprava orrende cose, e densa
33.20colla lancia e col carro distruggeva
33.21la gioventude achea. Né ancor per tanto
33.22avrìan gli Argivi abbandonato il campo,
33.23se il bel marito della bella Elèna
33.24Alessandro ritrar non fea dall'armi
33.25il bellicoso Macaon, ferendo
33.26l'illustre duce all'omero diritto
33.27con trisulca saetta. Di quel colpo
33.28tremâr gli Achivi, e si scorâr, temendo
33.29che, inclinata di Marte la fortuna,
33.30non vi restasse il buon guerriero ucciso.
33.31Onde a Nèstore vôlto Idomenèo:
33.32Eroe Nelìde, ei disse, alto splendore
33.33degli Achivi, t'affretta, il carro ascendi
33.34e Macaone vi raccogli, e ratto
33.35sferza i cavalli al mar, salva quel prode,
33.36ch'egli val molte vite, e non ha pari
33.37nel cavar dardi dalle piaghe, e spargerle
33.38di balsamiche stille. — A questo dire
33.39montò l'antico cavaliero il cocchio
33.40subitamente, vi raccolse il figlio
33.41d'Esculapio divin medicatore,
33.42sferzò i destrieri, e quei volaro al lido
33.43volonterosi e dal desìo chiamati.
34.1Vide in questa de' Teucri lo scompiglio
34.2Cebrïon che d'Ettorre al fianco stava,
34.3e rivolto a quel duce: Ettore, ei disse,
34.4noi di Dànai qui stiamo a far macello
34.5nel corno estremo dell'orrenda mischia,
34.6e gli altri Teucri intanto in fuga vanno
34.7cavalli e battaglier cacciati e rotti
34.8dal Telamònio Aiace: io ben lo scerno
34.9all'ampio scudo che gli copre il petto.
34.10Drizziamo il carro a quella volta, ch'ivi
34.11più feroce de' fanti e cavalieri
34.12è la zuffa, e più forti odo le grida.
35.1Così dicendo, col flagel sonoro
35.2i ben chiomati corridor percosse,
35.3che sentita la sferza a tutto corso
35.4fra i Troiani e gli Achei traean la biga,
35.5cadaveri pestando ed elmi e scudi.
35.6Era tutto di sangue orrido e lordo
35.7l'asse di sotto e l'àmbito del cocchio,
35.8cui l'ugna de' corsieri e la veloce
35.9ruota spargean di larghi sprazzi. Anela
35.10il teucro duce di sfondar la turba,
35.11e spezzarla d'assalto. In un momento
35.12gli Achivi sgominò, sempre coll'asta
35.13fulminando; e scorrendo entro le file,
35.14colla lancia, col brando e con enormi
35.15macigni le rompea. Solo d'Aiace
35.16evitava lo scontro. Ma l'Eterno
35.17alto–sedente al cor d'Aiace incusse
35.18tale un terror che attonito ristette,
35.19e paventoso si gittò sul tergo
35.20la settemplice pelle, e nel dar volta
35.21come una fiera si guatava intorno
35.22nel mezzo della turba, e tardi e lenti
35.23alternando i ginocchi, all'inimico
35.24ad or ad ora convertìa la fronte.
35.25Come fulvo leon che dall'ovile
35.26vien da' cani cacciato e da' pastori
35.27che de' buoi gli frastornano la pingue
35.28preda, la notte vigilando intera:
35.29famelico di carne ei nondimeno
35.30dritto si scaglia, e in van; ché dall'ardite
35.31destre gli piove di saette un nembo
35.32e di tizzi e di faci, onde il feroce
35.33atterrito rifugge, e in sul mattino
35.34mesto i campi traversa e si rinselva:
35.35tale Aiace da' Teucri in suo cor tristo
35.36e di mal grado assai si dipartìa
35.37delle navi temendo. E quale intorno
35.38ad un pigro somier, che nella messe
35.39si ficcò, s'arrabattano i fanciulli
35.40molte verghe rompendogli sul tergo,
35.41ed ei pur segue a cimar l'alta biada,
35.42né de' lor colpi cura la tempesta,
35.43ché la forza è bambina, e appena il ponno
35.44allontanar poiché satolla ha l'epa;
35.45non altrimenti i Teucri e le coorti
35.46collegate inseguìan senza riposo
35.47il gran Telamonìde, e colle basse
35.48lance nel mezzo gli ferìan lo scudo.
35.49Ma memore l'eroe di sua virtude
35.50or rivolta la faccia, e le falangi
35.51respinge de' nemici, or lento i passi
35.52move alla fuga: e sì potette ei solo
35.53che di sboccarsi al mar tutti rattenne.
35.54Ritto in mezzo ai Troiani ed agli Achivi
35.55infuriava, e sostenea di strali
35.56una gran selva sull'immenso scudo,
35.57e molti a mezzo spazio e senza forza,
35.58pria che il corpo gustar, perdeano il volo
35.59desiosi di sangue. In questo stato
35.60lo mirò d'Evemon l'inclito figlio
35.61Eurìpilo, ed a lui, che sotto il nembo
35.62degli strali languìa, fatto dappresso,
35.63a vibrar cominciò l'asta lucente,
35.64e il duce Apisaon, di Fausia figlio,
35.65nell'èpate percosse, e gli disciolse
35.66de' ginocchi il vigor. Sovra il caduto
35.67Eurìpilo avventossi, e le bell'armi
35.68di dosso gli traea. Ma come il vide
35.69Paride, il drudo di beltà divina,
35.70del morto Apisaon l'armi rapire,
35.71mise in cocca lo strale, e d'aspra punta
35.72la destra coscia gli ferì. Si franse
35.73il calamo pennuto, e tal nell'anca
35.74spasmo destò, che ad ischivar la morte
35.75gli fu mestieri ripararsi a' suoi,
35.76alto gridando, O amici, o prenci achivi,
35.77volgetevi, sostate, liberate
35.78da morte Aiace; egli è da' teli oppresso,
35.79sì ch'io pavento, ohimè! che più non abbia
35.80scampo l'eroe: correte, circondate
35.81de' vostri petti il Telamònio figlio.
36.1Così disse il ferito: e quelli a gara
36.2stretti inclinando agli omeri gli scudi
36.3e l'aste sollevando, al grande Aiace
36.4si fêr dappresso; ed ei venuto in salvo
36.5tra' suoi, di nuovo la terribil faccia
36.6converse all'inimico. In cotal guisa,
36.7come fiamma, tra questi ardea la zuffa.
36.8Di sudor molli intanto e polverose
36.9le cavalle nelèe fuor della pugna
36.10traean col duce Macaon Nestorre.
36.11Lo vide il divo Achille e lo conobbe,
36.12mentre ritto si stava in su la poppa
36.13della sua grande capitana, e il fiero
36.14lavor di Marte, e degli Achei mirava
36.15la lagrimosa fuga. Incontanente
36.16mise un grido, e chiamò dall'alta nave
36.17il compagno Patròclo: e questi appena
36.18dalla tenda l'udì, che fuori apparve
36.19in marzïal sembianza; e da quel punto
36.20ebbe inizio fatal la sua sventura.
37.1Parlò primiero di Menèzio il figlio:
37.2A che mi chiami, a che mi brami, Achille?
38.1O mio diletto nobile Patròclo,
38.2gli rispose il Pelìde, or sì che spero
38.3supplicanti e prostesi a' miei ginocchi
38.4veder gli Achivi, ché suprema e dura
38.5necessità li preme. Or vanne, o caro,
38.6vanne e chiedi a Nestòr chi quel ferito
38.7sia, ch'ei ritragge dalla pugna. Il vidi
38.8ben io da tergo, e Macaon mi parve,
38.9d'Esculapio il figliuol; ma del guerriero
38.10non vidi il volto, ché veloci innanzi
38.11mi passâr le cavalle, e via spariro.
39.1Disse; e Patròclo obbedïente al cenno
39.2dell'amico diletto già correa
39.3tra le navi e le tende. E quelli intanto
39.4del buon Nelìde al padiglion venuti
39.5dismontaro, e l'auriga Eurimedonte
39.6sciolse dal carro le nelèe puledre,
39.7mentr'essi al vento asciugano sul lido
39.8le tuniche sudate, e delle membra
39.9rinfrescano la vampa: indi raccolti
39.10dentro la tenda s'adagiâr su i seggi.
39.11Apparecchiava intanto una bevanda
39.12la ricciuta Ecamède. Era costei
39.13del magnanimo Arsìnoo una figliuola
39.14che il buon vecchio da Tènedo condotta
39.15avea quel dì che la distrusse Achille,
39.16e a lui, perché vincea gli altri di senno,
39.17fra cento eletta la donâr gli Achivi.
39.18Trass'ella innanzi a lor prima un bel desco
39.19su piè sorretto d'un color che imbruna,
39.20sovra il desco un taglier pose di rame,
39.21e fresco miel sovresso, e la cipolla
39.22del largo bere irritatrice, e il fiore
39.23di sacra polve cereal. V'aggiunse
39.24un bellissimo nappo, che recato
39.25aveasi il veglio dal paterno tetto,
39.26d'aurei chiovi trapunto, a doppio fondo,
39.27con quattro orecchie, e intorno a ciascheduna
39.28due beventi colombe, auree pur esse.
39.29Altri a stento l'avrìa colmo rimosso;
39.30l'alzava il veglio agevolmente. In questo
39.31la simile alle Dee presta donzella
39.32pramnio vino versava; indi tritando
39.33su le spume caprin latte rappreso,
39.34e spargendovi sovra un leggier nembo
39.35di candida farina, una bevanda
39.36uscir ne fece di cotal mistura,
39.37che apprestata e libata, ai due guerrieri
39.38la sete estinse e rinfrancò le forze.
39.39Diersi, ciò fatto, a ricrear parlando
39.40gli affaticati spirti; e sulla soglia
39.41ecco apparir Patròclo, e soffermarsi
39.42in sembianza di nume il giovinetto.
39.43Nel vederlo levossi il vecchio in piedi
39.44dal suo lucido seggio, e l'introdusse
39.45presol per mano, e di seder pregollo.
39.46Egli all'invito resistea, dicendo:
39.47Di seder non m'è tempo, egregio veglio,
39.48né obbedirti poss'io. Tremendo, iroso
39.49è colui che mi manda a interrogarti
39.50del guerrier che ferito hai qui condotto.
39.51Or io mel so per me medesmo, e in lui
39.52ravviso il duce Macaon. Ritorno
39.53dunque ad Achille relator di tutto.
39.54Sai quanto, augusto veglio, ei sia stizzoso
39.55e a colpar pronto l'innocente ancora.
40.1Disse, e il gerenio cavalier rispose:
40.2E donde avvien che de' feriti Achivi
40.3sente Achille pietà? Né ancor sa quanta
40.4pel campo s'innalzò nube di lutto.
40.5Piagati altri da lungi, altri da presso
40.6nelle navi languiscono i più prodi.
40.7Di saetta ferito è Dïomede,
40.8d'asta l'inclito Ulisse e Agamennóne,
40.9Eurìpilo di strale nella coscia,
40.10e di strale egli pur questo che vedi
40.11da me condotto. Il prode Achille intanto
40.12niuna si prende né pietà né cura
40.13degl'infelici Achivi. Aspetta ei forse
40.14che mal grado di noi la fiamma ostile
40.15arda al lido le navi, e che noi tutti
40.16l'un su l'altro cadiam trafitti e spenti?
40.17Ahi che la possa mia non è più quella
40.18ch'agili un tempo mi facea le membra!
40.19Oh quel fior m'avess'io d'anni e di forza,
40.20ch'io m'ebbi allor che per rapiti armenti
40.21tra noi surse e gli Elèi fiera contesa!
40.22Io predai con ardita rappresaglia
40.23del nemico le mandre, e l'eliese
40.24Ipirochìde Itimonèo distesi.
40.25Combattea de' suoi tauri alla difesa
40.26l'uom forte, e un dardo di mia mano uscito
40.27lui tra' primi percosse, e al suo cadere
40.28l'agreste torma si disperse in fuga.
40.29Noi molta preda n'adducemmo e ricca:
40.30di buoi cinquanta armenti, ed altrettante
40.31di porcelli, d'agnelle e di caprette,
40.32distinte mandre, e cento oltre cinquanta
40.33fulve cavalle, tutte madri, e molte
40.34col poledro alla poppa. Ecco la preda
40.35che noi di notte ne menammo in Pilo.
40.36Gioì Nelèo vedendo il giovinetto
40.37figlio guerrier di tante spoglie opimo.
40.38Venuto il giorno, la sonora voce
40.39de' banditor chiamò tutti cui fosse
40.40qualche compenso dagli Elèi dovuto.
40.41Di Pilo i capi congregârsi, e grande
40.42sendo il dovere degli Elèi, fu tutta
40.43scompartita la preda, e rintegrate
40.44l'antiche offese. Perciocché la forza
40.45d'Ercole avendo desolata un giorno
40.46la nostra terra, e i più prestanti uccisi,
40.47e di dodici figli di Nelèo
40.48prodi guerrier rimasto io solo in Pilo
40.49con altri pochi oppressi, i baldanzosi
40.50Elèi di nostre disventure alteri
40.51n'insultâr, ne fêr danno. Or dunque in serbo
40.52tenne il vecchio per sé di tauri intero
40.53un armento trascelto, e un'ampia greggia
40.54di ben trecento pecorelle, insieme
40.55co' mandrïani; giusta ricompensa
40.56di quattro egregi corridor, mandati
40.57in un col carro a conquistargli un tripode
40.58nell'olimpica polve, e dall'elèo
40.59rege rapiti, rimandando spoglio
40.60de' bei corsieri il doloroso auriga.
40.61Di questi oltraggi il vecchio padre irato
40.62larga preda si tolse, e al popol diede,
40.63giusta il dovuto, a ripartirsi il resto.
40.64Mentre intenti ne stiamo a queste cose,
40.65e offriam per tutta la città solenni
40.66sacrifici agli Eterni, ecco nel terzo
40.67giorno gli Elèi con tutte de' lor fanti
40.68e cavalli le forze in capo uscire,
40.69ed ambedue con essi i Molioni,
40.70giovinetti ancor sori ed inesperti
40.71negl'impeti di Marte. Su l'Alfèo
40.72arduo colle assisa è una cittade,
40.73Trioessa nomata, ultima terra
40.74dell'arenosa Pilo. Desiosi
40.75di porla al fondo la cingean d'assedio.
40.76Ma come tutto superaro il campo,
40.77frettolosa e notturna a noi discese
40.78dall'Olimpo Minerva, ad avvisarne
40.79di pigliar l'armi; e congregò le turbe
40.80per la cittade, non già lente e schive,
40.81ma tutte accese del desìo di guerra.
40.82Non mi assentiva il genitor Nelèo
40.83l'uscir con gli altri armato; e perché destro
40.84nel fiero Marte ancor non mi credea,
40.85occultommi i destrieri. Ed io pedone
40.86v'andai scorto da Pallade, e tra' nostri
40.87cavalier mi distinsi in quella pugna.
40.88Sul fiume Minïèo che presso Arena
40.89si devolve nel mar, noi squadra equestre
40.90posammo ad aspettar l'alba divina,
40.91finché n'avesse la pedestre aggiunti.
40.92Riunito l'esercito, movemmo
40.93ben armati ed accinti, e sul merigge
40.94d'Alfèo giungemmo all'onde sacre. Quivi
40.95propiziammo con opime offerte
40.96l'onnipossente Giove; al fiume un toro
40.97svenammo, un altro al gran Nettunno, e intatta
40.98a Palla una giovenca. Indi pel campo
40.99preso a drappelli della sera il cibo,
40.100tutti ne demmo, ognun coll'armi indosso,
40.101lungo il fiume a dormir. Stringean frattanto
40.102d'assedio la cittade i forti Elèi
40.103d'espugnarla bramosi. Ma di Marte
40.104ebber tosto davanti una grand'opra.
40.105Brillò sul volto della terra il sole,
40.106e noi Minerva supplicando e Giove
40.107appiccammo la zuffa. Aspro fu il cozzo
40.108delle due genti, ed io primiero uccisi
40.109(e i corsieri gli tolsi) il bellicoso
40.110Mulio, gener d'Augìa, del quale in moglie
40.111la maggior figlia possedea, la bionda
40.112Agamède, cui nota era, di quante
40.113l'almo sen della terra erbe produce,
40.114la medica virtù. Questo io trafissi
40.115coll'asta, e lo distesi, e, dell'ucciso
40.116salito il cocchio, mi cacciai tra' primi.
40.117Visto il duce cader de' cavalieri
40.118che gli altri tutti di valor vincea,
40.119si sgomentaro i generosi Elèi,
40.120e fuggîr d'ogni parte. Io come turbo
40.121mi serrai loro addosso, e di cinquanta
40.122carri fei preda, e intorno a ciascheduno
40.123mordean la polve dal mio ferro ancisi
40.124due combattenti. E messi a morte avrei
40.125gli Attòridi pur anco, i due medesmi
40.126Molioni, se fuor della battaglia
40.127non li traea, coprendoli di nebbia,
40.128il gran rege Nettunno. Al nostro ardire
40.129alta vittoria allor Giove concesse.
40.130Perocché per lo campo, tutto sparso
40.131di scudi e di cadaveri, tant'oltre
40.132gl'inseguimmo uccidendo, e raccogliendo
40.133le bell'armi nemiche, che spingemmo
40.134fino ai buprasii solchi i corridori,
40.135fino all'olenio sasso, ed alla riva
40.136d'Alesio, al luogo che Calon si noma.
40.137Qui fêr alto per cenno di Minerva
40.138i vincitori e qui l'estremo io spensi.
40.139Da Buprasio frattanto i nostri prodi
40.140riconduceano a Pilo i polverosi
40.141carri, e dar laude si sentìa da tutti
40.142a Giove in cielo, ed a Nestorre in terra.
40.143Tal nelle pugne apparve il valor mio.
40.144Ma del valor d'Achille il solo Achille
40.145godrassi, e quando consumati ahi! tutti
40.146vedrà gli Achivi, piangerà, ma indarno.
40.147Caro Patròclo, nel pensier richiama
40.148di Menèzio i precetti, onde il buon veglio
40.149t'accompagnava il giorno che da Ftia
40.150ti spediva all'Atride Agamennóne.
40.151Fummo presenti, e gli ascoltammo interi
40.152il divo Ulisse ed io Nestorre, entrambi
40.153al regal tetto di Pelèo venuti
40.154a far eletta di guerrieri achei.
40.155Ivi l'eroe Menèzio e te vedemmo
40.156d'Achille al fianco. Il cavalier Pelèo,
40.157venerando vegliardo, entro il cortile
40.158al fulminante Giove ardea le pingui
40.159cosce d'un tauro, e sull'ardenti fibre
40.160negro vino da nappo aureo versava.
40.161Voi vi stavate preparando entrambi
40.162le sacre carni, e noi giungemmo in quella
40.163sul limitar. Stupì, levossi Achille,
40.164per man ne prese, e n'introdusse, in seggio
40.165ne collocò, ne pose innanzi i doni
40.166che il santo dritto dell'ospizio chiede.
40.167Ristorati di cibo e di bevanda,
40.168io parlai primamente, e v'esortava
40.169l'uno e l'altro a seguirne; e il bramavate
40.170voi fortemente. E quai de' due canuti
40.171fûro allora i conforti? Al figlio Achille
40.172raccomandò Pelèo l'oprar mai sempre
40.173da prode, e a tutti di valor star sopra.
40.174Ma vôlto a te l'Attòride Menèzio,
40.175Figlio, il vecchio dicea, ti vince Achille
40.176di sangue, e tu lui d'anni; egli di forza,
40.177tu di consiglio. Con prudenti avvisi
40.178dunque il governa e l'ammonisci, e all'uopo
40.179t'obbedirà. Tal era il suo precetto;
40.180tu l'obblïasti. Or via, l'adempi adesso,
40.181parla all'amico bellicoso, e tenta
40.182suaderlo. Chi sa? Qualche buon Dio
40.183animerà le tue parole, e l'alma
40.184toccherà di quel fiero. Al cor va sempre
40.185l'ammonimento d'un diletto amico.
40.186Ché s'ei paventa in suo segreto un qualche
40.187vaticinio, se alcuno a lui da Giove
40.188la madre ne recò, te mandi almeno
40.189co' Mirmidóni a confortar gli Achivi
40.190nella battaglia, e l'armi sue ti ceda.
40.191Forse ingannati dall'aspetto i Teucri
40.192ti crederan lui stesso, e fuggiranno,
40.193e gli egri Achei respireranno: è spesso
40.194di gran momento in guerra un sol respiro.
40.195E voi freschi guerrieri agevolmente
40.196respingerete lo stanco nemico
40.197dalle tende e dal mare alla cittade.
41.1Sì disse il saggio, e tutto si commosse
41.2il cor nel petto di Patròclo. Ei corse
41.3lungo il lido ad Achille, e giunto all'alta
41.4capitana d'Ulisse, ove nel mezzo
41.5ai santi altari si tenea ragione
41.6e parlamento, d'Evemone il figlio
41.7Eurìpilo scontrò, che di saetta
41.8ferito nella coscia e vacillante
41.9dalla pugna partìa. Largo il sudore
41.10gli discorrea dal capo e dalle spalle,
41.11e molto sangue dalla ria ferita,
41.12ma intrepida era l'alma. Il vide e n'ebbe
41.13pietade il forte Menezìade, e a lui
41.14lagrimando si volse: Oh sventurati
41.15duci Achei! così dunque, ohimè! lontani
41.16dai cari amici e dalla patria terra
41.17de' vostri corpi sazïar di Troia
41.18dovevate le belve? Eroe divino
41.19Eurìpilo, rispondi: Sosterranno
41.20gli Achei la possa dell'immane Ettorre,
41.21o cadran spenti dal suo ferro? — Oh diva
41.22stirpe, Patròclo (Eurìpilo rispose),
41.23nullo è più scampo per gli Achei, se scampo
41.24non ne danno le navi. I più gagliardi
41.25tutti giaccion feriti, e ognor più monta
41.26de' Troiani la forza. Or tu cortese
41.27conservami la vita. Alla mia nave
41.28guidami, e svelli dalla coscia il dardo,
41.29con tepid'onda lavane la piaga
41.30e su vi spargi i farmaci salubri
41.31de' quali è grido che imparata hai l'arte
41.32dal Pelìde, e il Pelìde da Chirone
41.33de' Centauri il più giusto. Or tu m'aita,
41.34ché Podalirio e Macaon son lungi;
41.35questi, credo, in sua tenda, anch'ei piagato
41.36è di medica man necessitoso;
41.37l'altro co' Teucri in campo si travaglia.
42.1Qual fia dunque la fin di tanti affanni?
42.2soggiunse di Menèzio il forte figlio,
42.3e che faremo, Eurìpilo? Gran fretta
42.4mi sospinge ad Achille a riportargli
42.5del guardiano degli Achei Nestorre
42.6una risposta: ma pietà non vuole
42.7che in questo stato io t'abbandoni. — Il cinse
42.8colle braccia, ciò detto, e nella tenda
42.9il menò, l'adagiò sopra bovine
42.10pelli dal servo acconciamente stese,
42.11indi col ferro dispiccò dall'anca
42.12l'acerbissimo strale, e con tepenti
42.13linfe la tabe ne lavò. Vi spresse
42.14poi colle palme il lenïente sugo
42.15d'un'amara radice. Incontanente
42.16calmossi il duolo, ristagnossi il sangue,
42.17ed asciutta si chiuse la ferita.
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