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1.1Tutti per l'alta notte i duci achei
1.2dormìan sul lido in sopor molle avvinti;
1.3ma non l'Atride Agamennón, cui molti
1.4toglieano il dolce sonno aspri pensieri.
1.5Quale il marito di Giunon lampeggia
1.6quando prepara una gran piova o grandine,
1.7o folta neve ad inalbare i campi,
1.8o fracasso di guerra voratrice;
1.9spessi così dal sen d'Agamennóne
1.10rompevano i sospiri, e il cor tremava.
1.11Volge lo sguardo alle troiane tende,
1.12e stupisce mirando i molti fuochi
1.13ch'ardon dinanzi ad Ilio, e non ascolta
1.14che di tibie la voce e di sampogne
1.15e festivo fragor. Ma quando il campo
1.16acheo contempla ed il tacente lido,
1.17svellesi il crine, al ciel si lagna, ed alto
1.18geme il cor generoso. Alfin gli parve
1.19questo il miglior consiglio, ir del Nelìde
1.20Nèstore in traccia a consultarne il senno,
1.21onde qualcuna divisar con esso
1.22via di salute alla fortuna achea.
1.23Alzasi in questa mente, intorno al petto
1.24la tunica s'avvolge, ed imprigiona
1.25ne' bei calzari il piede. Indi una fulva
1.26pelle s'indossa di leon, che larga
1.27gli discende al calcagno, e l'asta impugna.
2.1Né di minor sgomento a Menelao
2.2palpita il petto; e fura agli occhi il sonno
2.3l'egro pensier de' periglianti Achivi,
2.4che a sua cagione avean per tanto mare
2.5portato ad Ilio temeraria guerra.
2.6Sul largo dosso gittasi veloce
2.7una di pardo maculata pelle,
2.8ponsi l'elmo alla fronte, e via brandito
2.9il giavellotto, a risvegliar s'affretta
2.10l'onorato, qual nume, e dagli Argivi
2.11tutti obbedito imperador germano;
2.12ed alla poppa della nave il trova
2.13che le bell'armi in fretta si vestìa.
2.14Grato ei n'ebbe l'arrivo: e Menelao
2.15a lui primiero, Perché t'armi, disse,
2.16venerando fratello? Alcun vuoi forse
2.17mandar de' nostri esplorator notturno
2.18al campo de' Troiani? Assai tem'io
2.19che alcuno imprenda d'arrischiarsi solo
2.20per lo buio a spïar l'oste nemica,
2.21ché molta vuolsi audacia a tanta impresa.
3.1Rispose Agamennón: Fratello, è d'uopo
3.2di prudenza ad entrambi e di consiglio
3.3che gli Argivi ne scampi e queste navi,
3.4or che di Giove si voltò la mente,
3.5e d'Ettore ha preferti i sacrifici:
3.6ch'io né vidi giammai né d'altri intesi,
3.7che un sol in un sol dì tanti potesse
3.8forti fatti operar quanti il valore
3.9di questo Ettorre a nostro danno; e a lui
3.10non fu madre una Dea, né padre un Dio:
3.11e temo io ben che lungamente afflitti
3.12di tanto strazio piangeran gli Achivi.
3.13Or tu vanne, e d'Aiace e Idomenèo
3.14ratto vola alle navi, e li risveglia,
3.15ché a Nèstore io ne vado ad esortarlo
3.16di tosto alzarsi e di seguirmi al sacro
3.17stuol delle guardie, e comandarle. A lui
3.18presteran più che ad altri obbedïenza:
3.19perocché delle guardie è capitano
3.20Trasimède suo figlio, e Merïone
3.21d'Idomenèo l'amico, a' quai commesso
3.22è delle scolte il principal pensiero.
4.1E che poi mi prescrive il tuo comando?
4.2(replicò Menelao). Degg'io con essi
4.3restarmi ad aspettar la tua venuta?
4.4O, fatta l'imbasciata, a te veloce
4.5tornar? — Rimanti, Agamennón ripiglia,
4.6tu rimanti colà, ché disvïarci
4.7nell'andar ne potrìan le molte strade
4.8onde il campo è interrotto. Ovunque intanto
4.9t'avvegna di passar leva la voce,
4.10raccomanda le veglie, ognun col nome
4.11chiama del padre e della stirpe, a tutti
4.12largo ti mostra d'onoranze, e poni
4.13l'alterezza in obblìo. Prendiam con gli altri
4.14parte noi stessi alla comun fatica,
4.15perché Giove noi pur fin dalla cuna,
4.16benché regi, gravò d'alte sventure.
5.1Così dicendo, in via mise il fratello
5.2di tutto l'uopo ammaestrato; ed esso
5.3a Nèstore avvïossi. Ritrovollo
5.4davanti alla sua nave entro la tenda
5.5corco in morbido letto. A sé vicine
5.6armi diverse avea, lo scudo e due
5.7lungh'aste e il lucid'elmo; e non lontana
5.8giacea di vario lavorìo la cinta,
5.9di che il buon veglio si fasciava il fianco
5.10quando a battaglie sanguinose armato
5.11le sue schiere movea; ché non ancora
5.12alla trista vecchiezza egli perdona.
6.1All'apparir d'Atride erto ei rizzossi
6.2sul cubito, e levata alto la fronte,
6.3l'interrogò dicendo: E chi sei tu
6.4che pel campo ne vieni a queste navi
6.5così soletto per la notte oscura,
6.6mentre gli altri mortali han tregua e sonno?
6.7Forse alcun de' veglianti o de' compagni
6.8vai rintracciando? Parla, e taciturno
6.9non appressarti: che ricerchi? — E a lui
6.10il regnatore Atride: Oh degli Achei
6.11inclita luce, Nèstore Nelìde,
6.12Agamennón son io, cui Giove opprime
6.13d'infinito travaglio, e fia che duri
6.14finché avrà spirto il petto e moto il piede.
6.15Vagabondo ne vo poiché dal ciglio
6.16fuggemi il sonno, e il rio pensier mi grava
6.17di questa guerra e della clade achea.
6.18De' Dànai il rischio mi spaventa: inferma
6.19stupidisce la mente, il cor mi fugge
6.20da' suoi ripari, e tremebondo è il piede.
6.21Tu se cosa ne mediti che giovi
6.22(quando il sonno s'invola anco a' tuoi lumi),
6.23sorgi, e alle guardie discendiam. Veggiamo
6.24se da veglia stancate e da fatica
6.25siensi date al dormir, posta in obblìo
6.26la vigilanza. Del nemico il campo
6.27non è lontano, né sappiam s'ei voglia
6.28pur di notte tentar qualche conflitto.
7.1Disse; e il gerenio cavalier rispose:
7.2Agamennóne glorïoso Atride,
7.3non tutti adempirà Giove pietoso
7.4i disegni d'Ettorre e le speranze.
7.5Ben più vero cred'io che molti affanni
7.6sudar d'ambascia gli faran la fronte
7.7se desterassi Achille, e la tenace
7.8ira funesta scuoterà dal petto
7.9Or io volonteroso ecco ti seguo:
7.10andianne, risvegliam dal sonno i duci
7.11Dïomede ed Ulisse, ed il veloce
7.12Aiace d'Oïlèo, e di Filèo
7.13il forte figlio; e si spedisca intanto
7.14alcun di tutta fretta a richiamarne
7.15pur l'altro Aiace e Idomenèo che lungi
7.16agli estremi del campo hanno le navi.
7.17Ma quanto a Menelao, benché ne sia
7.18d'onor degno ed amico, io non terrommi
7.19di rampognarlo (ancor che debba il franco
7.20mio parlar adirarti), e vergognarlo
7.21farò del suo poltrir, tutte lasciando
7.22a te le cure, or ch'è mestier di ressa
7.23con tutti i duci e d'ogni umìl preghiera,
7.24come crudel necessità dimanda.
8.1Ben altra volta (Agamennón rispose)
8.2ti pregai d'ammonirlo, o saggio antico,
8.3ché spesso ei posa, e di fatica è schivo;
8.4per pigrezza non già, né per difetto
8.5d'accorta mente, ma perché miei cenni
8.6meglio aspettar che antivenirli ei crede.
8.7Pur questa volta mi precorse, e innanzi
8.8mi comparve improvviso, ed io l'ho spinto
8.9a chiamarne i guerrieri che tu cerchi.
8.10Andiam, ché tutti fra le guardie, avanti
8.11alle porte del vallo congregati
8.12li troverem; ché tale è il mio comando.
9.1E Nèstore a rincontro: Or degli Achei
9.2niun ritroso a lui fia né disdegnoso,
9.3o comandi od esorti. — In questo dire
9.4la tunica s'avvolge intorno al petto;
9.5al terso piede i bei calzari annoda;
9.6quindi un'ampia s'affibia e porporina
9.7clamide doppia, in cui fiorìa la felpa.
9.8Poi recossi alla man l'acuta e salda
9.9lancia, e verso le navi incamminossi
9.10de' loricati Achivi. E primamente
9.11svegliò dal sonno il sapiente Ulisse
9.12elevando la voce: e a lui quel grido
9.13ferì l'orecchio appena, che veloce
9.14della tenda n'uscì con questi accenti:
10.1Chi siete che soletti errando andate
10.2presso le navi per la dolce notte?
10.3Qual vi spinge bisogno? — O di Laerte
10.4magnanimo figliuol, prudente Ulisse
10.5(gli rispose di Pilo il cavaliero),
10.6non isdegnarti, e del dolor ti caglia
10.7de' travagliati Achei: vieni, che un altro
10.8svegliarne è d'uopo, e consultar con esso
10.9o la fuga o la pugna. — A questo detto
10.10rientrò l'Itacense nella tenda,
10.11sul tergo si gittò lo scudo, e venne.
11.1Proseguiro il cammin quindi alla volta
11.2di Dïomede, e lo trovâr di tutte
11.3l'armi vestito, e fuor del padiglione.
11.4Gli dormìano dintorno i suoi guerrieri
11.5profondamente, e degli scudi al capo
11.6s'avean fatto origlier. Fitto nel suolo
11.7stassi il calce dell'aste, e il ferro in cima
11.8mette splendor da lungi, a simiglianza
11.9del baleno di Giove. Esso l'eroe
11.10di bue selvaggio sulla dura pelle
11.11dormìa disteso, ma purpureo e ricco
11.12sotto il capo regale era un tappeto.
11.13Giuntogli sopra, il cavalier toccollo
11.14colla punta del piè, lo spinse, e forte
11.15garrendo lo destò: Sorgi, Tidìde;
11.16perché ne sfiori tutta notte il sonno?
11.17Non odi che i Troiani in campo stanno
11.18sovra il colle propinquo, e che disgiunti
11.19di poco spazio dalle navi ei sono?
12.1Disse; e quei si destò balzando in piedi
12.2veloce come lampo, e a lui rivolto
12.3con questi accenti rispondea: Sei troppo
12.4delle fatiche tollerante, o veglio,
12.5né ozioso giammai. A risvegliarne
12.6di quest'ora i re duci inopia forse
12.7v'ha di giovani achei pronti alla ronda?
12.8Ma tu sei veglio infaticato e strano.
13.1E Nèstore di nuovo: Illustre amico,
13.2tu verace parlasti e generoso.
13.3Padre io mi son d'egregi figli, e duce
13.4di molti prodi che potrìan le veci
13.5pur d'araldo adempir. Ma grande or preme
13.6necessità gli Achivi, e morte e vita
13.7stanno sul taglio della spada. Or vanne
13.8tu che giovine sei, vanne, e il veloce
13.9chiamami Aiace e di Filèo la prole,
13.10se pietà senti del mio tardo piede.
14.1Così parla il vegliardo. E Dïomede
14.2sull'omero si getta una rossiccia
14.3capace pelle di lïon, cadente
14.4fino al tallone, ed una picca impugna.
14.5Andò l'eroe, volò, dal sonno entrambi
14.6li destò, li condusse; e tutti in gruppo
14.7s'avvïâr delle guardie alle caterve:
14.8né delle guardie abbandonato al sonno
14.9duce alcuno trovâr, ma vigilanti
14.10tutti ed armati e in compagnia seduti.
14.11Come i fidi molossi al pecorile
14.12fan travagliosa sentinella udendo
14.13calar dal monte una feroce belva
14.14e stormir le boscaglie: un gran tumulto
14.15s'alza sovr'essa di latrati e gridi,
14.16e si rompe ogni sonno: così questi
14.17rotto il dolce sopor su le palpèbre,
14.18notte vegliano amara, ognor del piano
14.19alla parte conversi, ove s'udisse
14.20nemico calpestìo. Gioinne il veglio,
14.21e confortolli e disse: Vigilate
14.22così sempre, o miei figli, e non si lasci
14.23niun dal sonno allacciar, onde il Troiano
14.24di noi non rida. Così detto, il varco
14.25passò del fosso, e lo seguièno i regi
14.26a consiglio chiamati. A lor s'aggiunse
14.27compagno Merïone, e di Nestorre
14.28l'inclito figlio, convocati anch'essi
14.29alla consulta. Valicato il fosso,
14.30fermârsi in loco dalla strage intatto,
14.31in quel loco medesmo ove sorgiunto
14.32Ettore dalla notte alla crudele
14.33uccisione degli Achei fin pose.
15.1Quivi seduti cominciâr la somma
15.2a parlar delle cose; e in questi detti
15.3Nèstore aperse il parlamento: Amici,
15.4havvi alcuna tra voi anima ardita
15.5e in sé sicura, che furtiva ir voglia
15.6de' fier Troiani al campo, onde qualcuno
15.7de' nemici vaganti alle trinciere
15.8far prigioniero? o tanto andar vicino,
15.9che alcun discorso de' Troiani ascolti,
15.10e ne scopra il pensier? se sia lor mente
15.11qui rimanersi ad assediar le navi,
15.12o alla città tornarsi, or che domata
15.13han l'achiva possanza? Ei forse tutte
15.14potrìa raccor tai cose, e ritornarne
15.15salvo ed illeso. D'alta fama al mondo
15.16farebbe acquisto, e n'otterrìa bel dono.
15.17Quanti son delle navi i capitani
15.18gli daranno una negra pecorella
15.19coll'agnello alla poppa; e guiderdone
15.20alcun altro non v'ha che questo adegui.
15.21Poi ne' conviti e ne' banchetti ei fia
15.22sempre onorato, desïato e caro.
16.1Disse; e tutti restâr pensosi e muti.
16.2Ruppe l'alto silenzio il bellicoso
16.3Dïomede e parlò: Saggio Nelìde,
16.4quell'audace son io: me la fidanza,
16.5me l'ardir persuade al gran periglio
16.6d'insinuarmi nel dardanio campo.
16.7Ma se meco verranne altro guerriero,
16.8securtà crescerammi ed ardimento.
16.9Se due ne vanno di conserva, l'uno
16.10fa l'altro accorto del miglior partito.
16.11Ma d'un solo, sebben veggente e prode,
16.12tardo è il coraggio e debole il consiglio.
17.1Disse: e molti volean di Dïomede
17.2ir compagni: il volean ambo gli Aiaci,
17.3il volea Merïon più ch'altri il figlio
17.4di Nèstore il volea chiedealo anch'esso
17.5l'Atride Menelao: chiedea del pari
17.6penetrar ne' troiani accampamenti
17.7il forte Ulisse: perocché nel petto
17.8sempre il cor gli volgea le ardite imprese.
18.1Mosse allor le parole il grande Atride:
18.2Diletto Dïomede, a tuo talento
18.3un compagno ti scegli a sì grand'uopo,
18.4qual ti sembra il miglior. Molti ne vedi
18.5presti a seguirti; né verun rispetto
18.6la tua scelta governi, onde non sia
18.7che lasciato il miglior, pigli il peggiore;
18.8né ti freni pudor, né riverenza
18.9di lignaggio, né s'altri è re più grande.
19.1Così parlava, del fratello amato
19.2paventando il periglio: e fea risposta
19.3Dïomede così: Se d'un compagno
19.4mi comandate a senno mio l'eletta,
19.5come scordarmi del divino Ulisse,
19.6di cui provato è il cor, l'alma costante
19.7nelle fatiche, e che di Palla è amore?
19.8S'ei meco ne verrà, di mezzo ancora
19.9alle fiamme uscirem; cotanto è saggio.
20.1Non mi lodar né mi biasmar, Tidìde,
20.2soverchiamente (gli rispose Ulisse),
20.3ché tu parli nel mezzo ai consci Argivi.
20.4Partiam: la notte se ne va veloce,
20.5delle stelle il languir l'alba n'avvisa,
20.6né dell'ombre riman che il terzo appena.
21.1D'armi orrende, ciò detto, si vestiro.
21.2A Dïomede, che il suo brando avea
21.3obbliato alle navi, altro ne diede
21.4di doppio taglio, ed il suo proprio scudo
21.5il forte Trasimède. Indi alla fronte
21.6una celata gli adattò di cuoio
21.7taurin compatta, senza cono e cresta,
21.8che barbuta si noma, e copre il capo
21.9de' giovinetti. Merïone a gara
21.10d'una spada, d'un arco e d'un turcasso
21.11ad Ulisse fe' dono, e su la testa
21.12un morion gli pose aspro di pelle,
21.13da molte lasse nell'interno tutto
21.14saldamente frenato, e nel di fuore
21.15di bianchissimi denti rivestito
21.16di zannuto cinghial, tutti in ghirlanda
21.17con vago lavorìo disposti e folti.
21.18Grosso feltro il cucuzzolo guarnìa.
21.19L'avea furato in Eleona un giorno
21.20Autolico ad Amìntore d'Ormeno,
21.21della casa rompendo i saldi muri;
21.22quindi il ladro in Scandea diello al Citèrio
21.23Amfidamante; Amfidamante a Molo
21.24ospital donamento, e questi poscia
21.25al figlio Merïon, che su la fronte
21.26alfin lo pose dell'astuto Ulisse.
22.1Racchiusi nelle orrende arme gli eroi
22.2partîr, lasciando in quel recesso i duci.
22.3E da man destra intanto su la via
22.4spedì loro Minerva un aïrone.
22.5Né già questi il vedean, ché agli occhi il vieta
22.6la cieca notte, ma n'udìan lo strido.
22.7Di quell'augurio l'Itacense allegro
22.8a Minerva drizzò questa preghiera:
22.9Odimi, o figlia dell'Egìoco Giove,
22.10che l'opre mie del tuo nume proteggi,
22.11né t'è veruno de' miei passi occulto.
22.12Or tu benigna più che prima, o Dea,
22.13dell'amor tuo m'affida, e ne concedi
22.14glorïoso ritorno e un forte fatto,
22.15tale che renda dolorosi i Teucri.
23.1Pregò secondo Dïomede, e disse:
23.2Di Giove invitta armipotente figlia,
23.3odi adesso me pur: fausta mi segui
23.4siccome allor che seguitasti a Tebe
23.5il mio divino genitor Tidèo,
23.6de' loricati Achivi ambasciadore
23.7attendati d'Asopo alla riviera.
23.8Di placido messaggio egli a' Tebani
23.9fu portator; ma fieri fatti ei fece
23.10nel suo ritorno col favor tuo solo,
23.11ché nume amico gli venivi al fianco.
23.12E tu propizia a me pur vieni, o Dea,
23.13e salvami. Sull'ara una giovenca
23.14ti ferirò d'un anno, ampia la fronte,
23.15ancor non doma, ancor del giogo intatta.
23.16Questa darotti, e avrà dorato il corno.
24.1Così pregaro, e gli esaudìa la Diva.
24.2Implorata di Giove la possente
24.3figlia Minerva, proseguîr la via
24.4quai due lïoni, per la notte oscura,
24.5per la strage, per l'armi e pe' cadaveri
24.6sparsi in morta di sangue atra laguna.
25.1Né d'altra parte ai forti Teucri Ettorre
25.2permette il sonno; ma de' prenci e duci
25.3chiama tutti i migliori a parlamento;
25.4e raccolti, lor apre il suo consiglio.
25.5Chi di voi mi promette un'alta impresa
25.6per grande premio che il farà contento?
25.7Darogli un cocchio, e di cervice altera
25.8due corsieri, i miglior dell'oste achea
25.9(taccio la fama che n'avrà nel mondo).
25.10Questo dono otterrà chiunque ardisca
25.11appressarsi alle navi, e cauto esplori
25.12se sian, qual pria, guardate, o pur se domo
25.13da nostre forze l'inimico or segga
25.14a consulta di fuga, e le notturne
25.15veglie trascuri affaticato e stanco.
25.16Disse, e il silenzio li fe' tutti muti.
26.1Era un certo Dolone infra' Troiani,
26.2uom che di bronzo e d'oro era possente,
26.3figlio d'Eumede banditor famoso,
26.4deforme il volto, ma veloce il piede,
26.5e fra cinque sirocchie unico e solo.
26.6Si trasse innanzi il tristo, e così disse:
26.7Ettore, questo cor l'incarco assume
26.8d'avvicinarsi a quelle navi, e tutto
26.9scoprir. Lo scettro mi solleva e giura
26.10che l'èneo cocchio e i corridori istessi
26.11del gran Pelìde mi darai: né vano
26.12esploratore io ti sarò: né vôta
26.13fia la tua speme. Nell'acheo steccato
26.14penetrerò, mi spingerò fin dentro
26.15l'agamennónia nave, ove a consulta
26.16forse i duci si stan di pugna o fuga.
27.1Sì disse, e l'altro sollevò lo scettro,
27.2e giurò: Testimon Giove mi sia
27.3Giove il tonante di Giunon marito,
27.4che da que' bei corsieri altri tirato
27.5non verrà de' Troiani, e che tu solo
27.6glorïoso n'andrai. — Fu questo il giuro,
27.7ma sperso all'aura; e da quel giuro intanto
27.8incitato Dolone in su le spalle
27.9tosto l'arco gittossi, e la persona
27.10della pelle vestì di bigio lupo:
27.11poi chiuse il brutto capo entro un elmetto
27.12che d'ispida faina era munito.
27.13Impugnò un dardo acuto, ed alle navi,
27.14per non più ritornarne apportatore
27.15di novelle ad Ettorre, incamminossi.
28.1Lasciata de' cavalli e de' pedoni
28.2la compagnia, Dolon spedito e snello
28.3battea la strada. Se n'accorse Ulisse
28.4alla pesta de' piedi, e a Dïomede
28.5sommesso favellò: Sento qualcuno
28.6venir dal campo, né so dir se spia
28.7di nostre navi, o spogliator di morti.
28.8Lasciam che via trapassi, e gli saremo
28.9ratti alle spalle, e il piglierem. Se avvegna
28.10ch'ei di corso ne vinca, tu coll'asta
28.11indefesso l'incalza, e verso il lido
28.12serralo sì, che alla città non fugga.
29.1Uscîr di via, ciò detto, e s'appiattaro
29.2tra' morti corpi; ed egli incauto e celere
29.3oltrepassò. Ma lontanato appena,
29.4quanto è un solco di mule (che de' buoi
29.5traggono meglio il bel connesso aratro
29.6nel profondo maggese), gli fur sopra:
29.7ed egli, udito il calpestìo, ristette,
29.8qualcun sperando che de' suoi venisse
29.9per comando d'Ettorre a richiamarlo.
29.10Ma giunti d'asta al tiro e ancor più presso,
29.11li conobbe nemici. Allor dier lesti
29.12l'uno alla fuga il piè, gli altri alla caccia.
29.13Quai due d'aguzzo dente esperti bracchi
29.14o lepre o caprïol pel bosco incalzano
29.15senza dar posa, ed ei precorre e bela;
29.16tali Ulisse e il Tidìde all'infelice
29.17si stringono inseguendo, e precidendo
29.18sempre ogni scampo. E già nel suo fuggire
29.19verso le navi sul momento egli era
29.20di mischiarsi alle guardie, allor che lena
29.21crebbe Minerva e forza a Dïomede,
29.22onde niun degli Achei vanto si désse
29.23di ferirlo primiero, egli secondo.
29.24Alza l'asta l'eroe, Ferma, gridando,
29.25o ch'io di lancia ti raggiungo e uccido.
29.26Vibra il telo in ciò dir, ma vibra in fallo
29.27a bello studio: gli strisciò la punta
29.28l'omero destro e conficcossi in terra.
29.29Ristette il fuggitivo, e di paura
29.30smorto tremando, della bocca uscìa
29.31stridor di denti che batteano insieme.
29.32L'aggiungono anelanti i due guerrieri,
29.33l'afferrano alle mani, ed ei piangendo
29.34grida: Salvate questa vita, ed io
29.35riscatterolla. Ho gran ricchezza in casa
29.36d'oro, di rame e lavorato ferro.
29.37Di questi il padre mio, se nelle navi
29.38vivo mi sappia degli Achei, faravvi
29.39per la mia libertà dono infinito.
30.1Via, fa cor, rispondea lo scaltro Ulisse,
30.2né veruno di morte abbi sospetto,
30.3ma dinne, e sii verace: Ed a qual fine
30.4dal campo te ne vai verso le navi
30.5tutto solingo pel notturno buio
30.6mentre ogni altro mortal nel sonno ha posa?
30.7A spogliar forse estinti corpi? o forse
30.8Ettor ti manda ad ispiar de' Greci
30.9i navili, i pensieri, i portamenti?
30.10o tuo genio ti mena e tuo diletto?
31.1E a lui tremante di terror Dolone:
31.2Misero! mi travolse Ettore il senno,
31.3e in gran disastro mi cacciò, giurando
31.4che in don m'avrebbe del famoso Achille
31.5dato il cocchio e i destrieri a questo patto,
31.6ch'io di notte traessi all'inimico
31.7ad esplorar se, come pria, guardate
31.8sien le navi, o se voi dal nostro ferro
31.9domi teniate del fuggir consiglio,
31.10schivi di veglie, e di fatica oppressi.
32.1Sorrise Ulisse, e replicò: Gran dono
32.2certo ambiva il tuo cor, del grande Achille
32.3i destrier. Ma domarli e cavalcarli
32.4uom mortale non può, tranne il Pelìde
32.5cui fu madre una Dea. Ma questo ancora
32.6contami, e non mentire: Ove lasciasti,
32.7qua venendoti, Ettorre? ove si stanno
32.8i suoi guerrieri arnesi? ove i cavalli?
32.9Quai son de' Teucri le vigilie e i sonni?
32.10Quai le consulte? Bloccheran le navi?
32.11O in Ilio torneran, vinto il nemico?
33.1Gli rispose Dolon: Nulla del vero
33.2ti tacerò. Co' suoi più saggi Ettorre
33.3in parte da rumor scevra e sicura
33.4siede a consiglio al monumento d'Ilo.
33.5Ma le guardie, o signor, di che mi chiedi,
33.6nulla del campo alla custodia è fissa.
33.7Ché quanti in Ilio han focolar, costretti
33.8son cotesti alla veglia, e a far la scolta
33.9s'esortano a vicenda: ma nel sonno
33.10tutti giaccion sommersi i collegati,
33.11che da diverse regïon raccolti,
33.12né figli avendo né consorte al fianco,
33.13lasciano ai Teucri delle guardie il peso.
34.1Ma dormon essi co' Troian confusi
34.2(ripiglia Ulisse), o segregati? Parla,
34.3ch'io vo' saperlo. — E a lui d'Eumede il figlio:
34.4Ciò pure ti sporrò schietto e sincero.
34.5Quei della Caria, ed i Peonii arcieri,
34.6i Lelegi, i Caucóni ed i Pelasghi
34.7tutto il piano occupâr che al mare inchina;
34.8ma il pian di Timbra i Licii e i Misii alteri
34.9e i frigii cavalieri, e con gli equestri
34.10lor drappelli i Meonii. Ma dimande
34.11tante perché? Se penetrar vi giova
34.12nel nostro campo, ecco il quartier de' Traci
34.13alleati novelli, che divisi
34.14stansi ed estremi. Han duce Reso, il figlio
34.15d'Eionèo, e a lui vid'io destrieri
34.16di gran corpo ammirandi e di bellezza,
34.17una neve in candor, nel corso un vento.
34.18Monta un cocchio costui tutto commesso
34.19d'oro e d'argento, e smisurata e d'oro
34.20(maraviglia a vedersi!) è l'armatura,
34.21di mortale non già ma di celeste
34.22petto sol degna. Che più dir? Traetemi
34.23prigioniero alle navi, o in saldi nodi
34.24qui lasciatemi avvinto infin che pure
34.25vi ritorniate, e siavi chiaro a prova
34.26se fu verace il labbro o menzognero.
35.1Lo guatò bieco Dïomede, e disse:
35.2Da che ti spinse in poter nostro il fato,
35.3Dolon, di scampo non aver lusinga,
35.4benché tu n'abbia rivelato il vero.
35.5Se per riscatto o per pietà disciolto
35.6ti mandiam, tu per certo ancor di nuovo
35.7alle navi verresti esploratore,
35.8o inimico palese in campo aperto.
35.9Ma se qui perdi per mia man la vita,
35.10più d'Argo ai figli non sarai nocente.
36.1Disse; e il meschino già la man stendea
36.2supplice al mento; ma calò di forza
36.3quegli il brando sul collo, e ne recise
36.4ambe le corde. La parlante testa
36.5rotolò nella polve. Allor dal capo
36.6gli tolsero l'elmetto, e l'arco e l'asta
36.7e la lupina pelle. In man solleva
36.8le tolte spoglie Ulisse, e a te, Minerva
36.9predatrice, sacrandole, sì prega:
36.10Godi di queste, o Dea, ché te primiera
36.11de' Celesti in Olimpo invocheremo;
36.12ma di nuovo propizia ai padiglioni
36.13or tu de' traci cavalier ne guida.
37.1Disse, e le spoglie su la cima impose
37.2d'un tamarisco, e canne e ramoscelli
37.3sterpando intorno, e di lor fatto un fascio,
37.4segnal lo mette che per l'ombra incerta
37.5nel loro ritornar lo sguardo avvisi.
37.6Quindi inoltrâr pestando sangue ed armi,
37.7e fur tosto de' Traci allo squadrone.
37.8Dormìano infranti di fatica, e stesi
37.9in tre file, coll'armi al suol giacenti
37.10a canto a ciascheduno. Ognun de' duci
37.11tiensi dappresso due destrier da giogo:
37.12dorme Reso nel mezzo; e a lui vicino
37.13stansi i cavalli colle briglie avvinti
37.14all'estremo del cocchio. Avvisto il primo
37.15si fu di Reso Ulisse, e a Dïomede
37.16l'additò: Dïomede, ecco il guerriero,
37.17ecco i destrier che dianzi n'avvisava
37.18quel Dolon che uccidemmo. Or tu fuor metti
37.19l'usata gagliardìa, che qui passarla
37.20neghittoso ed armato onta sarebbe.
37.21Sciogli tu quei cavalli, o a morte mena
37.22costor, ché de' cavalli è mia la cura.
38.1Disse, e spirò Minerva a Dïomede
38.2robustezza divina. A dritta, a manca
38.3fora, taglia ed uccide, e degli uccisi
38.4il gemito la muta aria ferìa.
38.5Corre sangue il terren: come lïone
38.6sopravvenendo al non guardato gregge
38.7scagliasi, e capre e agnelle empio diserta;
38.8tal nel mezzo de' Traci è Dïomede.
38.9Già dodici n'avea trafitti; e quanti
38.10colla spada ne miete il valoroso,
38.11tanti n'afferra dopo lui d'un piede
38.12lo scaltro Ulisse, e fuor di via li tira,
38.13nettando il passo a' bei destrieri, ond'elli
38.14alla strage non usi in cor non tremino,
38.15le morte salme calpestando. Intanto
38.16piomba su Reso il fier Tidìde, e priva
38.17lui tredicesmo della dolce vita.
38.18Sospirante lo colse ed affannoso
38.19perché per opra di Minerva apparso
38.20appunto in quella gli pendea sul capo,
38.21tremenda vision, d'Enìde il figlio.
38.22Scioglie Ulisse i destrieri, e colle briglie
38.23accoppiati, di mezzo a quella torma
38.24via li mena, e coll'arco li percuote
38.25(ché tor dal cocchio non pensò la sferza),
38.26e d'un fischio fa cenno a Dïomede.
38.27Ma questi in mente discorrea più arditi
38.28fatti, e dubbiava se dar mano al cocchio
38.29d'armi ingombro si debba, e pel timone
38.30trarlo; o se imposto alle gagliarde spalle
38.31via sel porti di peso; o se prosegua
38.32d'altri più Traci a consumar le vite.
38.33In questo dubbio gli si fece appresso
38.34Minerva, e disse: Al partir pensa, o figlio
38.35dell'invitto Tidèo, riedi alle navi,
38.36se tornarvi non vuoi cacciato in fuga,
38.37e che svegli i Troiani un Dio nemico.
39.1Udì l'eroe la Diva, e ratto ascese
39.2su l'uno de' corsier, su l'altro Ulisse
39.3che via coll'arco li tempesta, e quelli
39.4alle navi volavano veloci.
40.1Il signor del sonante arco d'argento
40.2stavasi Apollo alla vedetta, e vista
40.3seguir Minerva del Tidìde i passi,
40.4adirato alla Dea, mischiossi in mezzo
40.5alle turbe troiane, e Ipocoonte
40.6svegliò, de' Traci consigliero, e prode
40.7consobrino di Reso. Ed ei balzando
40.8dal sonno, e de' cavalli abbandonato
40.9il quartiero mirando, e palpitanti
40.10nella morte i compagni, e lordo tutto
40.11di sangue il loco, urlò di doglia, e forte
40.12chiamò per nome il suo diletto amico;
40.13e un trambusto levossi e un alto grido
40.14degli accorrenti Troi, che l'arduo fatto
40.15dei due fuggenti contemplâr stupiti.
41.1Giungean questi frattanto ove d'Ettorre
41.2avean l'incauto esploratore ucciso.
41.3Qui ferma Ulisse de' corsieri il volo:
41.4balza il Tidìde a terra, e nelle mani
41.5dell'itaco guerrier le sanguinose
41.6spoglie deposte, rapido rimonta
41.7e flagella i corsier che verso il mare
41.8divorano la via volonterosi.
42.1Primo udinne il romor Nèstore, e disse:
42.2O amici, o degli Achei principi e duci,
42.3non so se falso il cor mi parli o vero;
42.4pur dirò: mi ferisce un calpestìo
42.5di correnti cavalli. Oh fosse Ulisse!
42.6oh fosse Dïomede, che veloci
42.7gli adducessero a noi tolti a' Troiani!
42.8Ma mi turba timor che a questi prodi
42.9non avvegna fra' Teucri un qualche danno.
43.1Finite non avea queste parole,
43.2che i campioni arrivâr. Balzaro a terra;
43.3e con voci di plauso e con allegro
43.4toccar di mani gli accogliean gli amici.
43.5Nestore il primo interrogolli: O sommo
43.6degli Achivi splendore, inclito Ulisse,
43.7che destrieri son questi? ove rapiti?
43.8nel campo forse de' Troiani? o dielli
43.9fattosi a voi d'incontro un qualche iddio?
43.10Sono ai raggi del Sol pari in candore
43.11mirabilmente; ed io che sempre in mezzo
43.12a' Troiani m'avvolgo, e, benché veglio
43.13guerrier, restarmi neghittoso abborro,
43.14io né questi né pari altri corsieri
43.15unqua vidi né seppi. Onde per via
43.16qualcun mi penso degli Dei v'apparve,
43.17e ven fe' dono; perocché voi cari
43.18siete al gran Giove adunator di nembi,
43.19e alla figlia di Giove alma Minerva.
44.1Nèstore, gloria degli Achei, rispose
44.2l'accorto Ulisse, agevolmente un Dio
44.3potrìa darli, volendo, anco migliori,
44.4ché gli Dei ponno più d'assai. Ma questi,
44.5di che chiedi, son traci e qua di poco
44.6giunti: al re loro e a dodici de' primi
44.7suoi compagni diè morte Dïomede,
44.8e tredicesmo un altro n'uccidemmo
44.9dai teucri duci esplorator spedito
44.10del nostro campo. — Così detto, spinse
44.11giubilando oltre il fosso i corridori,
44.12e festeggianti lo seguîr gli Achivi.
44.13Giunto al suo regio padiglion, legolli
44.14con salda briglia alle medesme greppie
44.15ove dolci pascean biade i corsieri
44.16diomedèi. Ulisse all'alta poppa
44.17le spoglie di Dolon sospende, e a Palla
44.18prepararsi comanda un sacrificio.
44.19Tersero quindi entrambi alla marina
44.20l'abbondante sudor, gambe lavando
44.21e collo e fianchi. Riforbito il corpo
44.22e ricreato il cor, si ripurgaro
44.23nei nitidi lavacri. Indi odorosi
44.24di pingue oliva si sedeano a mensa
44.25pieni i nappi votando, ed a Minerva
44.26libando di Lïeo l'almo licore.
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