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1.1Già spiegava l'aurora il croceo velo
1.2sul volto della terra, e co' Celesti
1.3su l'alto Olimpo il folgorante Giove
1.4tenea consiglio. Ei parla e riverenti
1.5stansi gli Eterni ad ascoltar: M'udite
1.6tutti, ed abbiate il mio voler palese;
1.7e nessuno di voi né Dio né Diva
1.8di frangere s'ardisca il mio decreto,
1.9ma tutti insieme il secondate, ond'io
1.10l'opra, che penso, a presto fin conduca.
1.11Qualunque degli Dei vedrò furtivo
1.12partir dal cielo, e scendere a soccorso
1.13de' Troiani o de' Greci, egli all'Olimpo
1.14di turpe piaga tornerassi offeso;
1.15o l'afferrando di mia mano io stesso,
1.16nel Tartaro remoto e tenebroso
1.17lo gitterò, voragine profonda
1.18che di bronzo ha la soglia e ferree porte,
1.19e tanto in giù nell'Orco s'inabissa,
1.20quanto va lungi dalla terra il cielo.
1.21Allor saprà che degli Dei son io
1.22il più possente. E vuolsene la prova?
1.23D'oro al cielo appendete una catena,
1.24e tutti a questa v'attaccate, o Divi
1.25e voi Dive, e traete. E non per questo
1.26dal ciel trarrete in terra il sommo Giove,
1.27supremo senno, né pur tutte oprando
1.28le vostre posse. Ma ben io, se il voglio,
1.29la trarrò colla terra e il mar sospeso:
1.30indi alla vetta dell'immoto Olimpo
1.31annoderò la gran catena, ed alto
1.32tutte da quella penderan le cose.
1.33Cotanto il mio poter vince de' numi
1.34le forze e de' mortai. — Qui tacque, e tutti
1.35dal minaccioso ragionar percossi
1.36ammutolîr gli Dei. Ruppe Minerva
1.37finalmente il silenzio, e così disse:
2.1Padre e re de' Celesti, e noi pur anco
2.2sappiam che invitta è la tua gran possanza.
2.3Ma nondimen de' bellicosi Achei
2.4pietà ne prende, che di fato iniquo
2.5son vicini a perir. Noi dalla pugna,
2.6se tu il comandi, ci terrem lontani;
2.7ma non vietar che di consiglio almeno
2.8sien giovati gli Achivi, onde non tutti
2.9cadan nell'ira tua disfatti e morti.
3.1Con un sorriso le rispose il sommo
3.2de' nembi adunator: Conforta il core,
3.3diletta figlia; favellai severo,
3.4ma vo' teco esser mite. — E così detto,
3.5gli orocriniti eripedi cavalli
3.6come vento veloci al carro aggioga:
3.7al divin corpo induce una lorica
3.8tutta d'auro, e alla man data una sferza
3.9pur d'auro intesta e di gentil lavoro,
3.10monta il cocchio, e flagella a tutto corso
3.11i corridori che volâr bramosi
3.12infra la terra e lo stellato Olimpo.
3.13Tosto all'Ida, di belve e di rigosi
3.14fonti altrice, arrivò su l'ardua cima
3.15del Gàrgaro, ove sacro a lui frondeggia
3.16un bosco, e fuma un odorato altare.
3.17Qui degli uomini il padre e degli Dei
3.18rattenne e dal timon sciolse i cavalli,
3.19e di nebbia gli avvolse. Indi s'assise
3.20esultante di gloria in su la vetta,
3.21di là lo sguardo a Troia rivolgendo
3.22ed alle navi degli Achei, che preso
3.23per le tende alla presta un parco cibo
3.24armavansi. Ed all'armi anch'essi i Teucri
3.25per la città correan; né gli sgomenta
3.26il numero minor, ché per le spose
3.27e pe' figli a pugnar pronti li rende
3.28necessità. Spalancansi le porte:
3.29erompono pedoni e cavalieri
3.30con immenso tumulto, e giunti a fronte,
3.31scudi a scudi, aste ad aste e petti a petti
3.32oppongono, e di targhe odi e d'usberghi
3.33un fiero cozzo, ed un fragor di pugna
3.34che rinforza più sempre. De' cadenti
3.35l'urlo si mesce coll'orribil vanto
3.36de' vincitori, e il suol sangue correa.
4.1Dall'ora che le porte apre al mattino
4.2fino al merigge, d'ambedue le parti
4.3durò la strage con egual fortuna.
4.4Ma quando ascese a mezzo cielo il sole,
4.5alto spiegò l'onnipossente Iddio
4.6l'auree bilance, e due diversi fati
4.7di sonnifera morte entro vi pose,
4.8il troiano e l'acheo. Le prese in mezzo,
4.9le librò, sollevolle, e degli Achivi
4.10il fato dechinò, che traboccando
4.11percosse in terra, e balzò l'altro al cielo.
4.12Tonò tremendo allor Giove dall'Ida,
4.13e un infocato fulmine nel campo
4.14avventò degli Achei, che stupefatti
4.15a quella vista impallidîr di tema.
4.16Né Idomenèo, né il grande Agamennóne,
4.17né gli Aiaci, ambedue lampi di Marte,
4.18fermi al lor posto rimaner fur osi.
4.19Solo il Gerenio, degli Achei tutela,
4.20Nèstore vi restò, ma suo mal grado,
4.21ché un destrier l'impedìa, cui di saetta
4.22d'Elena bella l'avvenente drudo
4.23nella fronte ferì laddove spunta
4.24nel teschio de' cavalli il primo crine,
4.25ed è letale il loco alle ferite.
4.26Inalberossi il corridor trafitto,
4.27ché nel cerèbro entrata era la freccia,
4.28e dintorno alla rota per l'acuto
4.29dolor si voltolando, in iscompiglio
4.30mettea gli altri cavalli. Or mentre il vecchio
4.31gli si fa sopra colla daga, e tenta
4.32tagliarne le tirelle, ecco veloci
4.33fra la calca e il ferir de' combattenti
4.34sopraggiungere d'Ettore i destrieri,
4.35superbi di portar sì grande auriga.
4.36E qui perduta il veglio avrìa la vita,
4.37se del rischio di lui non s'accorgea
4.38l'invitto Dïomede. Un grido orrendo
4.39di pugna eccitator mise l'eroe
4.40alla volta d'Ulisse: Ah dove immemore
4.41di tua stirpe divina, dove fuggi,
4.42astuto figlio di Laerte, e volgi,
4.43come un codardo della turba, il tergo?
4.44Bada che alcun le fuggitive spalle
4.45non ti giunga coll'asta. Agl'inimici
4.46volta la fronte, ed a salvar vien meco
4.47dal furor di quel fiero il vecchio amico.
5.1Quelle grida non ode, e ratto in salvo
5.2fugge Ulisse alle navi. Allor rimasto
5.3solo il Tidìde, si sospinse in mezzo
5.4ai guerrier della fronte, avanti al cocchio
5.5di Nèstore piantossi, e lui chiamando
5.6veloci gli drizzò queste parole:
5.7Troppo feroce gioventù nemica
5.8ti sta contra, o buon vecchio, e infermi troppo
5.9sono i tuoi polsi: hai grave d'anni il dorso,
5.10hai debole l'auriga e i corridori.
5.11Monta il mio cocchio, e la virtù vedrai
5.12dei cavalli di Troe, che dianzi io tolsi
5.13d'Anchise al figlio, a maraviglia sperti
5.14a fuggir ratti in campo e ad inseguire.
5.15Lascia cotesti agli scudieri in cura,
5.16drizziam questi ne' Teucri, e vegga Ettorre
5.17s'anco in mia man la lancia è furibonda.
6.1Disse: né il veglio ricusò l'invito.
6.2Di Stènelo e del buon Eurimedonte,
6.3valorosi scudieri, egli al governo
6.4cesse le sue puledre, e tosto il cocchio
6.5del Tidìde salito, in man si tolse
6.6le bellissime briglie, e col flagello
6.7i corsieri percosse. In un baleno
6.8giunser d'Ettore a fronte, che diritto
6.9lor d'incontro venìa con gran tempesta.
6.10Trasse la lancia Dïomede, e il colpo
6.11errò; ma su le poppe in mezzo al petto
6.12colpì l'auriga Eniopèo, figliuolo
6.13dell'inclito Tebèo. Cade il trafitto
6.14giù tra le rote colle briglie in pugno:
6.15s'arretrano i destrieri, e in quello stato
6.16perde ogni forza l'infelice, e spira.
7.1Del morto auriga addolorossi Ettorre,
7.2e mesto di lasciar quivi il compagno
7.3nella polve disteso, un altro audace
7.4alla guida del carro iva cercando:
7.5né di rettor gran tempo ebber bisogno
7.6i suoi destrieri, ché gli occorse all'uopo
7.7l'animoso Archepòlemo d'Ifìto,
7.8cui sul carro montar fa senza indugio,
7.9e gli abbandona nella man le briglie.
8.1Immensa strage allora e fatti orrendi
8.2fôran d'arme seguìti, e come agnelli
8.3stati in Ilio sarìan racchiusi i Teucri,
8.4se de' Celesti il padre e de' mortali
8.5tosto di ciò non s'accorgea. Tonando
8.6con gran fragore un fulmine rovente
8.7vibrò nel campo il nume, e il fece in terra
8.8guizzar di Dïomede innanzi al cocchio:
8.9e sùbita n'uscìa d'ardente zolfo
8.10una terribil vampa. Spaventati
8.11costernansi i destrier, scappan di mano
8.12a Nèstore le briglie; onde al Tidìde
8.13rivoltosi tremante: Ah piega, ei grida,
8.14piega indietro i cavalli, o Dïomede,
8.15fuggiam: nol vedi? contro noi combatte
8.16Giove irato, e a costui tutto dar vuole
8.17di presente l'onor della battaglia.
8.18Darallo, se gli piace, un'altra volta
8.19a noi pur: ma di Giove oltrapossente
8.20il supremo voler forza non pate.
9.1Tutto ben parli, o vecchio, gli rispose
9.2l'imperturbato eroe; ma il cor mi crucia
9.3la dolorosa idea ch'Ettore un giorno
9.4fra' Troiani dirà gonfio d'orgoglio:
9.5Io fugai Dïomede, io lo costrinsi
9.6a scampar nelle navi. — Ei questo vanto
9.7menerà certo, e a me si fenda allora
9.8sotto i piedi la terra, e mi divori.
10.1E Nèstore ripiglia: Ah che dicesti,
10.2valoroso Tidìde? E quando avvegna
10.3che un codardo, un imbelle Ettor ti chiami,
10.4i Troiani non già sel crederanno,
10.5né le troiane spose, a cui nell'atra
10.6polve stendesti i floridi mariti.
11.1Disse; e addietro girò tosto i cavalli
11.2tra la calca fuggendo. Ettore e i Teucri
11.3con urli orrendi li seguiro, e un nembo
11.4piovean su lor d'acerbi strali, ed alto
11.5gridar s'udiva de' Troiani il duce:
11.6I cavalieri argivi, o Dïomede,
11.7e di seggio e di tazze e di vivande
11.8te finora onorâr su gli altri a mensa;
11.9ma deriso or n'andrai, che un cor palesi
11.10di femminetta. Via di qua, fanciulla;
11.11non salirai tu, no, fin ch'io respiro,
11.12d'Ilio le torri, né trarrai cattive
11.13le nostre mogli nelle navi, e morto
11.14per la mia destra giacerai tu pria.
12.1Stettesi in forse a quel parlar l'eroe
12.2di dar volta ai cavalli, e d'affrontarlo.
12.3Ben tre volte nel core e nella mente
12.4gliene corse il desìo, tre volte Giove
12.5rimormorò dall'Ida, e fe' securi
12.6della vittoria con quel segno i Teucri.
12.7Con orribile grido Ettore allora
12.8animando le schiere: O Licii, o Dàrdani,
12.9o Troiani, dicea, prodi compagni,
12.10mostratevi valenti, e fuor mettete
12.11le generose forze. Io non m'inganno,
12.12Giove è propizio; di vittoria a noi
12.13e d'esizio a' nemici ei diede il segno.
12.14Stolti! che questo alzâr debile muro,
12.15troppo al nostro valor frale ritegno.
12.16Quella lor fossa varcheran d'un salto
12.17i miei cavalli; e quando emerso a vista
12.18io sarò delle navi, allor le faci
12.19ministrarmi qualcun si risovvegna,
12.20ond'io que' legni incenda, e fra le vampe
12.21sbalorditi dal fumo i Greci uccida.
13.1Poi conforta i destrieri, e sì lor parla:
13.2Xanto, Podargo, Etón, Lampo divino,
13.3mercé del largo cibo or mi rendete,
13.4che dell'illustre Eezïon la figlia
13.5Andròmaca vi porge, il dolce io dico
13.6frumento, e l'alma di Lïeo bevanda,
13.7ch'ella a voi mesce desiosi, a voi
13.8pria che a me stesso che pur suo mi vanto
13.9giovine sposo. Or via, volate; andiamo
13.10alla conquista del nestòreo scudo
13.11di cui va il grido al cielo, e tutto il dice
13.12d'auro perfetto, e d'auro anco la guiggia.
13.13Poi di dosso trarremo a Dïomede
13.14l'usbergo, esimia di Vulcan fatica.
13.15Se cotal preda ne riesce, io spero
13.16che ratti i Greci su le navi in questa
13.17notte medesma salperan dal lido.
14.1Del superbo parlar forte sdegnossi
14.2l'augusta Giuno, e s'agitò sul trono
14.3sì che scosso tremonne il vasto Olimpo.
14.4Quindi rivolte le parole al grande
14.5dio Nettunno, sì disse: E sarà vero,
14.6possente Enosigèo, che degli Argivi
14.7a pietà non ti mova la ruina!
14.8Pur son essi che in Elice ed in Ege
14.9rècanti offerte graziose e molte.
14.10E perché dunque non vorrai tu loro
14.11la vittoria bramar? Certo se quanti
14.12siam difensori degli Achivi in cielo
14.13vorrem de' Teucri rintuzzar l'orgoglio
14.14e al Tonante far forza, egli soletto
14.15e sconsolato sederà su l'Ida.
15.1Oh! che mai parli, temeraria Giuno?
15.2le rispose sdegnoso il re Nettunno:
15.3non sia, no mai, che col saturnio Giove
15.4a cozzar ne sospinga il nostro ardire;
15.5rammenta ch'egli è onnipossente, e taci.
16.1Mentre seguìan tra lor queste parole,
16.2quanto intervallo dalle navi al muro
16.3la fossa comprendea, tutto era denso
16.4di cavalli, di cocchi e di guerrieri
16.5ivi dal fiero Ettòr serrati e chiusi,
16.6che simigliante al rapido Gradivo
16.7infuriava col favor di Giove.
16.8E ben le navi avrìa messe in faville,
16.9se l'alma Giuno in cor d'Agamennóne
16.10il pensier non ponea di girne attorno
16.11ratto egli stesso a incoraggiar gli Achivi.
16.12Per le tende egli dunque e per le navi
16.13sollecito correa, raccolto il grande
16.14purpureo manto nel robusto pugno:
16.15e cotal su la negra capitana
16.16d'Ulisse si fermò, che vasta il mezzo
16.17dell'armata tenea, donde distinta
16.18d'ogni parte mandar potea la voce
16.19fin d'Aiace e d'Achille al padiglione,
16.20che l'eguali lor prore ai lati estremi,
16.21nel valor delle braccia ambo securi,
16.22avean dedotte all'arenoso lido.
16.23Di là fec'egli rimbombar sul campo
16.24quest'alto grido: Svergognati Achivi,
16.25vitupèri nell'opre e sol d'aspetto
16.26maravigliosi! dove dunque andaro
16.27gli alteri vanti che menammo un giorno
16.28di prodezza e di forza? In Lenno queste
16.29fur le vostre burbanze allor che l'epa
16.30v'empiean le polpe de' giovenchi uccisi,
16.31e le ricolme tazze inghirlandate
16.32si venìan tracannando, e si dicea
16.33che un sol per cento e per dugento Teucri,
16.34un sol Greco valea nella battaglia.
16.35Ed or tutti ne fuga un solo Ettorre,
16.36che ben tosto farà di queste navi
16.37cenere e fumo. O Giove padre, e quale
16.38altro mai re di tanti danni afflitto,
16.39di tanto disonor carco volesti?
16.40Pur io so ben, che quando a questo lido
16.41il perverso destin mi conducea,
16.42giammai veruno de' tuoi santi altari
16.43navigando lasciai sprezzato indietro;
16.44ma l'adipe a te sempre e i miglior fianchi
16.45de' giovenchi abbruciai sovra ciascuno,
16.46bramoso d'atterrar l'iliache mura.
16.47Deh almen n'adempi questo voto, almeno
16.48danne, o Giove, uno scampo colla fuga,
16.49né per le mani del crudel Troiano
16.50Consentir degli Achivi un tanto scempio.
17.1Così dicea piangendo. Ebbe pietade
17.2di sue lagrime il nume, e ad accennargli
17.3che non tutto il suo campo andrìa disfatto,
17.4il più sicuro de' volanti augurio
17.5un'aquila spedì che negli unghioni
17.6tolto al covil della veloce madre
17.7un cerbiatto stringendo, accanto all'ara,
17.8ove l'ostie svenar solean gli Achivi
17.9al fatidico Giove, dall'artiglio
17.10cader lasciò la palpitante preda.
18.1Gli Achei veduto il sacro augel, cui spinto
18.2conobbero da Giove, ad affrontarsi
18.3più coraggiosi ritornâr co' Teucri,
18.4e rinfrescâr la pugna. Allor nessuno
18.5pria del Tidìde fra cotanti Argivi
18.6vanto si diede d'agitar pel campo
18.7i veloci corsieri, ed oltre il fosso
18.8cacciarli ed azzuffarsi. Egli primiero
18.9anzi a tutti si spinse, e a prima giunta
18.10Agelao di Fradmon tolse di mezzo
18.11uom troiano. Costui piegàti in fuga
18.12i suoi destrieri avea. Coll'asta il tergo
18.13gli raggiunse il Tidìde, gliela fisse
18.14tra gli omeri, e passar la fece al petto.
18.15Cadde Agelao dal carro, e cupamente
18.16l'armi sovr'esso rintonâr. Secondo
18.17Agamennón si mosse, indi il fratello,
18.18indi gli Aiaci impetuosi, e poi
18.19Idomenèo con esso il suo scudiero
18.20Merïon che di Marte avea l'aspetto;
18.21poi d'Evemon l'illustre figlio Eurìpilo,
18.22ed ultimo giungea Teucro del curvo
18.23elastic'arco tenditor famoso.
18.24D'Aiace Telamònio egli locossi
18.25dietro lo scudo, e dello scudo Aiace
18.26gli antepose la mole. Ivi securo
18.27l'eroe guatava intorno, e quando avea
18.28saettato nel denso un inimico,
18.29quegli cadendo perdea l'alma, e questi,
18.30come fanciullo della madre al manto,
18.31ricovrava al fratel che alla grand'ombra
18.32dello splendido scudo il proteggea.
18.33Or dall'egregio arcier chi de' Troiani
18.34fu primo ucciso? Primamente Orsìloco,
18.35indi Ormeno e Ofeleste: a questi aggiunse
18.36Detore e Cromio, e per divin sembiante
18.37Licofonte lodato, e Amopaone
18.38Poliemonìde, e Melanippo, tutti
18.39l'un dopo l'altro nella polve stesi.
18.40Gioiva il re de' regi Agamennóne
18.41mirandolo dall'arco vigoroso
18.42lanciar la morte fra' nemici, e a lui
18.43vicin venuto soffermossi, e disse:
19.1Diletto capo Telamònio Teucro,
19.2siegui l'arco a scoccar, porta, se puoi,
19.3a' Dànai un raggio di salute, e onora
19.4il tuo buon padre Telamon che un giorno
19.5ti raccolse fanciullo, e benché frutto
19.6di non giusto imeneo, pur con pietoso
19.7tenero affetto in sua magion ti crebbe.
19.8Or tu fa ch'egli salga in alta fama,
19.9sebben lontano. Ti prometto io poi
19.10(e sacra tieni la promessa mia)
19.11che se Giove e Minerva mi daranno
19.12d'Ilio il conquisto, tu primier t'avrai
19.13il premio, dopo me, de' forti onore,
19.14ed in tua man porrollo io stesso, un tripode,
19.15o due cavalli ad un bel cocchio aggiunti,
19.16o di vaghe sembianze una fanciulla
19.17che teco il letto e l'amor tuo divida.
20.1E Teucro gli rispose: Illustre Atride,
20.2a che mi sproni, per me stesso assai
20.3già fervido e corrente? Io non rimango
20.4di far qui tutto il mio poter. Dal punto
20.5che verso la città li respingemmo,
20.6mi sto coll'arco ad aspettar costoro,
20.7e li trafiggo. E già ben otto acuti
20.8dardi dal nervo liberai, che tutti
20.9profondamente si ficcâr nel corpo
20.10di giovani guerrieri, e non ancora
20.11ferir m'è dato questo can rabbioso.
21.1Disse; e di nuovo fe' volar dall'arco
21.2contr'Ettore uno strale. Al colpo tutta
21.3ei l'anima diresse, e nondimeno
21.4fallì la freccia, ché l'accolse in petto
21.5di Priamo un valente esimio figlio
21.6Gorgizion, cui d'Esima condotta
21.7partorì la gentil Castianira,
21.8che una Diva parea nella persona.
21.9Come carco talor del proprio frutto,
21.10e di troppa rugiada a primavera
21.11il papaver nell'orto il capo abbassa,
21.12così la testa dell'elmo gravata
21.13su la spalla chinò quell'infelice.
21.14E Teucro dalla corda ecco sprigiona
21.15alla volta d'Ettorre altra saetta,
21.16più che mai del suo sangue sitibondo.
21.17E pur di nuovo uscì lo strale in fallo,
21.18ché Apollo il deviò, ma colse al petto
21.19d'Ettòr l'audace bellicoso auriga
21.20Archepòlemo presso alla mammella.
21.21Cadde ei rovescio giù dal cocchio, addietro
21.22si piegaro i cavalli, e quivi a lui
21.23il cor ghiacciossi, e l'anima si sciolse.
22.1Di quella morte gravemente afflitto
22.2il teucro duce, e di lasciar costretto,
22.3mal suo grado, l'amico, a Cebrïone
22.4di lui fratello che il seguìa, fe' cenno
22.5di dar mano alle briglie. Ad obbedirlo
22.6Cebrïon non fu lento; ed ei d'un salto
22.7dallo splendido cocchio al suol disceso
22.8con terribile grido un sasso afferra,
22.9a Teucro s'addirizza, e di ferirlo
22.10l'infiammava il desìo. Teucro in quel punto
22.11traeva un altro doloroso telo
22.12dalla faretra, e lo ponea sul nervo.
22.13Mentre alla spalla lo ritragge in fretta,
22.14e l'inimico adocchia, il sopraggiunge
22.15crollando l'elmo Ettorre, e dove il collo
22.16s'innesta al petto ed è letale il sito,
22.17coll'aspro sasso il coglie, e rotto il nervo
22.18gl'intorpidisce il braccio. Dalle dita
22.19l'arco gli fugge, e sul ginocchio ei casca.
23.1Il caduto fratello in abbandono
23.2Aiace non lasciò, ma ratto accorse,
23.3e col proteso scudo il ricoprìa,
23.4finché lo si recâr sovra le spalle
23.5due suoi cari compagni, Mecistèo
23.6d'Echìo figliuolo, e il nobile Alastorre,
23.7e alle navi il portâr che gravemente
23.8sospirava e gemea. Ne' Teucri allora
23.9di nuovo suscitò l'Olimpio Giove
23.10tal forza e lena, che al profondo fosso
23.11dirittamente ricacciâr gli Achei.
23.12Iva Ettorre alla testa, e dalle truci
23.13sue pupille mettea lampi e paura.
23.14Qual fiero alano che ne' presti piedi
23.15confidando, un cinghial da tergo assalta,
23.16od un lïone, e al suo voltarsi attento
23.17or le cluni gli addenta, ora la coscia;
23.18così gli Achivi insegue Ettorre, e sempre
23.19uccidendo il postremo li disperde.
23.20Ma poiché l'alto fosso ed il palizzo
23.21ebber varcato i fuggitivi, e molti
23.22il troiano valor n'avea già spenti,
23.23giunti alle navi si fermaro, e insieme
23.24mettendosi coraggio, e a tutti i numi
23.25sollevando le man spingea ciascuno
23.26con alta voce le preghiere al cielo.
23.27Signor del campo d'ogni parte intanto
23.28agitava i destrieri il grande Ettorre
23.29di bel crine superbi, e rotar bieco
23.30le luci si vedea come il Gorgóne,
23.31o come Marte che nel sangue esulta.
23.32Impietosita degli Achei la bianca
23.33Giuno a Minerva si rivolse, e disse:
24.1Invitta figlia dell'Egìoco Giove,
24.2dunque, ohimè! non vorremo aver più nullo
24.3pensier de' Greci già cadenti, almeno
24.4nell'estremo lor punto? Eccoli tutti
24.5l'empio lor fato a consumar vicini
24.6per l'impeto d'un sol, del fiero Ettorre
24.7che in suo furore intollerando omai
24.8passa ogni modo, e ne fa troppe offese!
25.1A cui la Diva dalle glauche luci
25.2Minerva rispondea: Certo perduta
25.3avrìa costui la furia e l'alma ancora,
25.4a giacer posto nella patria terra
25.5dal valor degli Achei; ma quel mio padre
25.6di sdegnosi pensier calda ha la mente,
25.7sempre avverso, e de' miei forti disegni
25.8acerbo correttor; né si rimembra
25.9quante volte servar gli seppi il figlio
25.10dai duri d'Euristèo comandi oppresso.
25.11Ei lagrimava lamentoso al cielo,
25.12e a me dal cielo allora ad aitarlo
25.13Giove spediva. Ma se il cor prudente
25.14detto m'avesse le presenti cose,
25.15quando alle ferree porte il suo tiranno
25.16l'inviò dell'Averno a trar dal negro
25.17Erebo il can dell'abborrito Pluto,
25.18ei, no, scampato non avrìa di Stige
25.19la profonda fiumana. Or m'odia il padre,
25.20e di Teti adempir cerca le brame,
25.21che lusinghiera gli baciò il ginocchio,
25.22e accarezzògli colla destra il mento,
25.23d'onorar supplicandolo il Pelìde
25.24delle cittadi atterrator. Ma tempo,
25.25sì, verrà tempo che la sua diletta
25.26Glaucòpide a chiamarmi egli ritorni.
25.27Or tu vanne, ed il carro m'apparecchia
25.28co' veloci cornipedi, ché tosto
25.29io ne vo dentro alle paterne stanze,
25.30e dell'armi mi vesto per la pugna.
25.31Vedrem se questo Ettòr, che sì superbo
25.32crolla il cimiero, riderà quand'io
25.33nel folto apparirò della battaglia.
25.34Qualcun per certo de' Troiani ancora
25.35presso le navi achee satolli e pingui
25.36di sue polpe farà cani ed augelli.
26.1Disse; né Giuno ricusò, ma corse
26.2ai divini cavalli, e d'auree barde
26.3in fretta li guarnìa, Giuno la figlia
26.4del gran Saturno, veneranda Diva.
27.1D'altra parte Minerva il rabescato
27.2suo bellissimo peplo, delle stesse
27.3immortali sue dita opra stupenda,
27.4sul pavimento dell'Egìoco padre
27.5lasciò cader diffuso; ed indossando
27.6del nimbifero Giove il grande usbergo,
27.7tutta s'armava a lagrimosa pugna.
27.8Sul rilucente cocchio indi salita
27.9impugnò la pesante e poderosa
27.10gran lancia, ond'ella, allor che monta in ira,
27.11di forte genitor figlia tremenda,
27.12le schiere degli eroi rovescia e doma.
27.13Stimolava Giunon velocemente
27.14colla sferza i destrieri, e tosto fûro
27.15alle celesti soglie, a cui custodi
27.16vegliano l'Ore che il maggior de' cieli
27.17hanno in cura e l'Olimpo, onde sgombrarlo
27.18o circondarlo della sacra nube.
27.19Cigolando s'aprîr per sé medesme
27.20l'eteree porte, e docili al flagello
27.21spinser per queste i corridor le Dive.
28.1Come Giove dal Gàrgaro le vide,
28.2forte sdegnossi, ed Iri a sé chiamando
28.3ali–dorata Dea, Vola, le disse,
28.4Iri veloce, le rivolgi indietro,
28.5e lor divieta il venir oltre meco
28.6ad inegual cimento. Io lo protesto,
28.7e il fatto seguirà le mie parole,
28.8io loro fiaccherò sotto la biga
28.9i corridori, e dall'infranto cocchio
28.10balzerò le superbe, e delle piaghe
28.11che loro impresse lascerà il mio telo,
28.12né pur due lustri salderanno il solco.
28.13Saprà Minerva allor qual sia stoltezza
28.14il cimentarsi col suo padre in guerra.
28.15Quanto a Giunon, m'è forza esser con ella
28.16meno irato: gli è questo il suo costume
28.17di sempre attraversarmi ogni disegno.
29.1Disse; ed Iri a portar l'alto messaggio
29.2mosse veloce al par delle procelle;
29.3ed ascesa dall'Ida al grande Olimpo
29.4di molti gioghi altero, e su le soglie
29.5incontrate le Dee, sì le rattenne,
29.6e lor di Giove le parole espose:
30.1Dove correte? Che furore è questo?
30.2Sostate il piè, ché il dar soccorso ai Greci
30.3nol vi consente Giove. Le minacce
30.4dell'alto figlio di Saturno udite,
30.5che fian messe ad effetto. Ei sotto il carro
30.6storpieravvi i destrieri, e dall'infranto
30.7carro voi stesse balzerà, né dieci
30.8anni le piaghe salderan che impresse
30.9lasceravvi il suo telo; e tu, Minerva,
30.10allor saprai qual sia demenza il farti
30.11al tuo padre nemica. Né con Giuno,
30.12sempre usata a turbargli ogni disegno,
30.13tanto s'adira, ei no, quanto con teco,
30.14invereconda audace Dea, che ardisci
30.15contra il Tonante sollevar la lancia.
31.1Disse, e ratta sparì la messaggiera.
31.2Ed a Minerva allor con questi accenti
31.3Giuno si volse: Ohimè! più non si parli,
31.4figlia di Giove, di pugnar con esso
31.5per cagion de' mortali: io nol consento.
31.6Di loro altri si muoia, altri si viva
31.7come piace alla sorte; e Giove intanto,
31.8come dispon suo senno e sua giustizia,
31.9fra i Troiani e gli Achei tempri il destino.
32.1Sì dicendo la Dea ritorse indietro
32.2i criniti destrieri, e l'Ore ancelle
32.3li distaccâr dal giogo, e li legaro
32.4ai nettarei presepi, ed il bel cocchio
32.5appoggiaro alla lucida parete.
32.6Si raccolser le Dive in aureo seggio
32.7con gli altri Dei confuse; e Giove intanto
32.8dal Gàrgaro all'Olimpo i corridori
32.9e le fulgide ruote alto spingea.
32.10Giunto alle case de' Celesti, a lui
32.11sciolse i corsieri l'inclito Nettunno,
32.12rimesse il cocchio, e lo coprì d'un velo.
32.13Giove sul trono si compose, e tutto
32.14tremò sotto il suo piè l'immenso Olimpo.
33.1Ma Minerva e Giunon sole in disparte
33.2sedean, né motto né dimanda a Giove
33.3ardìan veruna indirizzar. S'avvide
33.4de' lor pensieri il nume, e così disse:
34.1Perché sì meste, o voi Minerva e Giuno?
34.2E' non si par che molto affaticate
34.3v'abbia finor la glorïosa pugna
34.4in esizio de' Teucri, a cui sì grave
34.5odio poneste. E v'è di mente uscito
34.6che invitto è il braccio mio? che quanti ha numi
34.7il ciel, cangiare il mio voler non ponno?
34.8A voi bensì le delicate membra
34.9prese un freddo tremor pria che la guerra
34.10pur contemplaste, e della guerra i duri
34.11esperimenti. Io vel dichiaro (e fôra
34.12già seguìto l'effetto) che percosse
34.13dalla folgore mia, no, non v'avrebbe
34.14il vostro cocchio ricondotte al cielo,
34.15albergo degli Eterni. — Il Dio sì disse,
34.16e in secreto fremean Minerva e Giuno
34.17sedendosi vicine, ed ai Troiani
34.18meditando nel cor alte sciagure.
34.19Stette muta Minerva, e contra il padre
34.20l'acerbo che l'ardea sdegno represse;
34.21ma sciolto all'ira il fren Giuno rispose:
35.1Tremendissimo Giove, e che dicesti?
35.2Ben anco a noi la tua possanza invitta
35.3è manifesta; ma pietà ne prende
35.4dei dannati a perir miseri Achei.
35.5Noi certo l'armi lascerem, se questo
35.6è il tuo strano voler; ma nondimeno
35.7qualche ai Greci daremo util consiglio,
35.8onde non tutti il tuo furor li spegna.
36.1E Giove replicò: Più fiero ancora
36.2vedrai dimani, se t'aggrada, o moglie,
36.3l'onnipotente di Saturno figlio
36.4dell'esercito acheo struggere il fiore.
36.5Perocché dalla pugna il forte Ettorre
36.6non pria desisterà, che finalmente
36.7l'oziosa si svegli ira d'Achille
36.8il dì che in gran periglio appo le navi
36.9combatterassi per Patròclo ucciso.
36.10Tal de' fati è il voler, né de' tuoi sdegni
36.11sollecito son io, no, s'anco ai muti
36.12della terra e del mar confini estremi
36.13andar ti piaccia, nel rimoto esiglio
36.14di Giapeto e Saturno, che nel cupo
36.15Tartaro chiusi né il superno raggio
36.16del Sole, né di vento aura ricrea;
36.17no, se tant'oltre pure il tuo dispetto
36.18vagabonda ti porti, io non ti curo,
36.19poiché d'ogni pudor passasti il segno.
37.1Tacque; né Giuno osò pure d'un detto
37.2fargli risposta. In grembo al mar frattanto
37.3la splendida cadea lampa del Sole
37.4l'atra notte traendo su la terra.
37.5Della luce l'occaso i Teucri afflisse,
37.6ma pregata più volte e sospirata
37.7sovraggiunse agli Achei l'ombra notturna.
37.8Fuor del campo navale Ettore allora
37.9i Troiani ritrasse in su la riva
37.10del rapido Scamandro, ed in pianura
37.11da' cadaveri sgombra a parlamento
37.12chiamolli; ed essi dismontâr dai cocchi,
37.13e affollati dintorno al gran guerriero
37.14cura di Giove, a sue parole attenti
37.15porgean gli orecchi. Una grand'asta in pugno
37.16di ben undici cubiti sostiene:
37.17tutta di bronzo folgora la punta,
37.18e d'oro un cerchio le discorre intorno.
37.19Appoggiato su questa, così disse:
38.1Dàrdani, Teucri, Collegati, udite:
38.2io poc'anzi sperai ch'arse le navi
38.3e distrutti gli Argivi a Troia avremmo
38.4fatto ritorno. Ma sì bella speme
38.5ne rapîr le tenèbre invidiose,
38.6che inopportune sul cruento lido
38.7salvâr le navi e i paurosi Achei.
38.8Obbediamo alle negre ombre nemiche,
38.9apparecchiam le cene. Ognun dal temo
38.10sciolga i cavalli, e liberal sia loro
38.11di largo cibo. Di voi parte intanto
38.12alla città si affretti, e pingui agnelle
38.13e giovenchi n'adduca, e di Lïeo
38.14e di Cerere il frutto almo e gradito.
38.15Sian di secche boscaglie anco raccolte
38.16abbondanti cataste, e si cosparga,
38.17finché regna la notte e l'alba arriva,
38.18tutto di fuochi il campo e il ciel di luce,
38.19onde dell'ombre nel silenzio i Greci
38.20non prendano del mar su l'ampio dorso
38.21taciturni la fuga; o i legni almeno
38.22non salgano tranquilli, e la partenza
38.23senza terror non sia; ma nell'imbarco
38.24o di lancia piagato o di saetta
38.25vada più d'uno alle paterne case
38.26a curar la ferita, e rechi ai figli
38.27l'orror de' Teucri, e così loro insegni
38.28a non tentarli con funesta guerra.
38.29Voi cari a Giove diligenti araldi,
38.30per la città frattanto ite, e bandite
38.31che i canuti vegliardi, e i giovinetti
38.32a cui le guance il primo pelo infiora,
38.33custodiscan le mura in su gli spaldi
38.34dagli Dei fabbricati. Entro le case
38.35allumino gran fuoco anco le donne,
38.36e stazion vi sia di sentinelle,
38.37onde, sendo noi lungi, ostile insidia
38.38nell'inerme città non s'introduca.
38.39Quanto or dico s'adempia, e non fia vano,
38.40magnanimi compagni, il mio consiglio.
38.41Dirò dimani ciò che far ne resta.
38.42Spero ben io, se Giove e gli altri Eterni
38.43avrem propizi, di cacciarne lungi
38.44cotesti cani da funesto fato
38.45qua su le prore addutti. Or per la notte
38.46custodiamo noi stessi. Al primo raggio
38.47del nuovo giorno in tutto punto armati
38.48desteremo sul lido acre conflitto;
38.49vedrem se Dïomede, questo forte
38.50figliuolo di Tidèo, respingerammi
38.51dalle navi alle mura, o s'io coll'asta
38.52saprò passargli il fianco, e via portarne
38.53le sanguinose spoglie. Egli dimani
38.54manifesto farà se sua prodezza
38.55tal sia che possa di mia lancia il duro
38.56assalto sostener. Ma se fallace
38.57non è mia speme, ei giacerà tra' primi
38.58spento con molti de' compagni intorno,
38.59ei sì, dimani, all'apparir del Sole.
38.60Così immortal foss'io, né mai vecchiezza
38.61violasse i miei giorni, ed onorato
38.62foss'io del par che Pallade ed Apollo,
38.63come fatale ai Greci è il dì futuro.
39.1Tal fu d'Ettorre il favellar superbo,
39.2e gli fêr plauso i Teucri. Immantinente
39.3sciolsero dal timone i polverosi
39.4destrier sudati, e colle briglie al carro
39.5gli annodò ciascheduno. Indi menaro
39.6pecore e buoi dalla cittade in fretta.
39.7Altri vien carco di nettareo vino,
39.8altri di cibo cereale; ed altri
39.9cataste aduna di virgulti e tronchi.
39.10Rapìan l'odor delle vivande i venti
39.11da tutto il campo, e lo spargeano al cielo.
39.12Ed essi gonfi di baldanza, e in torme
39.13belliche assisi dispendean la notte,
39.14tutta empiendo di fuochi la campagna.
40.1Siccome quando in ciel tersa è la Luna,
40.2e tremole e vezzose a lei dintorno
40.3sfavillano le stelle, allor che l'aria
40.4è senza vento, ed allo sguardo tutte
40.5si scuoprono le torri e le foreste
40.6e le cime de' monti; immenso e puro
40.7l'etra si spande, gli astri tutti il volto
40.8rivelano ridenti, e in cor ne gode
40.9l'attonito pastor: tali al vederli,
40.10e altrettanti apparìan de' Teucri i fuochi
40.11tra le navi e del Xanto le correnti
40.12sotto il muro di Troia. Erano mille
40.13che di gran fiamma interrompeano il campo,
40.14e cinquanta guerrieri a ciascheduno
40.15sedeansi al lume delle vampe ardenti.
40.16Presso i carri frattanto orzo ed avena
40.17i cavalli pascevano, aspettando
40.18che dal bel trono suo l'Alba sorgesse.
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