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1.1Così dicendo, dalle porte eruppe
1.2seguìto dal fratello il grande Ettorre.
1.3Ardono entrambi di far pugna: e quale
1.4i naviganti allegra amico vento
1.5che un Dio lor manda allor che stanchi ei sono
1.6d'agitar le spumanti onde co' remi,
1.7e cascano le membra di fatica;
1.8tali al desìo de' Teucri essi appariro.
2.1A prima giunta Paride stramazza
2.2Menestio d'Arna abitatore, e figlio
2.3del portator di clava Areitòo,
2.4a cui lo partorìa Filomedusa
2.5per grand'occhi lodata. Ettore attasta
2.6Eionèo di lancia alla cervice
2.7sotto l'elmetto, e morto lo distende.
2.8Glauco, duce de' Licii, a un tempo istesso
2.9d'un colpo di zagaglia ad Ifinòo,
2.10prole di Dèssio, l'omero trafigge
2.11appunto in quella che salìa sul cocchio,
2.12e dal cocchio al terren morto il trabocca.
3.1Vista la strage degli Achei, Minerva
3.2dall'Olimpo calossi impetuosa
3.3verso il sacro Ilïon. La vide Apollo
3.4dalla pergàmea rocca, e vincitori
3.5bramando i Teucri, le si fece incontro
3.6vicino al faggio, e favellò primiero:
4.1Figlia di Giove, e quale il cor t'invade
4.2furia novella? E qual sì grande affetto
4.3dall'olimpo ti spinge? a portar forse
4.4della pugna agli Achei la dubbia palma,
4.5poiché niuna ti tocca il cor pietade
4.6dello strazio de' Teucri? Or su, m'ascolta,
4.7e fia lo meglio. Si sospenda in questo
4.8giorno la zuffa, e alla novella aurora
4.9si ripigli e s'incalzi infin che Troia
4.10cada: da che la sua caduta a voi
4.11possenti Dive il cor cotanto invoglia.
5.1Sia così, Palla gli rispose: io scesi
5.2fra i Troiani e gli Achei con questa mente.
5.3Ma come avvisi di quetar la pugna?
6.1Suscitiam, replicava il saettante
6.2figlio di Giove, suscitiam la forte
6.3alma d'Ettorre a provocar qualcuno
6.4de' prodi Achivi a singolar tenzone:
6.5e indignati gli Achivi un valoroso
6.6spingano anch'essi a cimentarsi in campo
6.7da solo a solo col troian guerriero.
7.1Disse, e Minerva acconsentìa. Conobbe
7.2de' consultanti iddii tosto il disegno
7.3il Prïamide Elèno in suo pensiero,
7.4e ad Ettore venuto: Ettore, ei disse,
7.5pari a quello d'un nume è il tuo consiglio;
7.6ma udir vuoi tu del tuo fratello il senno?
7.7Fa dall'armi cessar Teucri ed Achei,
7.8e degli Achei tu sfida il più valente
7.9a singolar certame. Io ti fo certo
7.10che il tuo giorno fatal non giunse ancora;
7.11così mi dice degli Dei la voce.
8.1Esultò di letizia all'alto invito
8.2il valoroso: e presa per lo mezzo
8.3la sua gran lancia, e tra l'un campo e l'altro
8.4procedendo, fe' alto alle troiane
8.5falangi; ed elle soffermârsi tutte.
8.6Soffermârsi del pari al riverito
8.7cenno d'Atride i coturnati Achivi,
8.8e in forma d'avoltoi Minerva e Febo
8.9sull'alto faggio s'arrestâr di Giove,
8.10con diletto mirando de' guerrieri
8.11quinci e quindi seder dense le file
8.12d'elmi orrende e di scudi e d'aste erette.
9.1Quale è l'orror che di Favonio il soffio
9.2nel suo primo spirar spande sul mare,
9.3che destato s'arruffa e l'onde imbruna;
9.4tale de' Teucri e degli Achei nel vasto
9.5campo sedute comparìan le file.
9.6Trasse Ettorre nel mezzo, e così disse:
10.1Udite, o Teucri, udite attenti, o Achivi
10.2ciò che nel petto mi ragiona il core.
10.3Ratificar non piacque all'alto Giove
10.4i nostri giuramenti, e in suo segreto
10.5agli uni e agli altri macchinar ne sembra
10.6grandi infortunii, finché l'ora arrivi
10.7ch'Ilio per voi s'atterri, o che voi stessi
10.8atterrati restiate appo le navi.
10.9Or quando il vostro campo il fior racchiude
10.10degli Achivi guerrieri, esca a duello
10.11chi cuor si sente: lo disfida Ettorre.
10.12Eccovi i patti del certame, e Giove
10.13testimonio ne sia. Se il mio nemico
10.14m'ucciderà, dell'armi ei mi dispogli,
10.15e le si porti; ma il mio corpo renda,
10.16onde i Troiani e le troiane spose
10.17m'onorino del rogo. Ov'io lui spegna,
10.18ed Apollo la palma a me conceda,
10.19porteronne le tolte armi nel sacro
10.20Ilio, e del nume appenderolle al tempio:
10.21ma l'intatto cadavere alle navi
10.22vi sarà rimandato, onde d'esequie
10.23l'orni l'achea pietade e di sepolcro
10.24su l'Ellesponto. Lo vedrà de' posteri
10.25naviganti qualcuno, e fia che dica:
10.26ecco la tomba d'un antico prode
10.27che combattendo coll'illustre Ettorre
10.28glorïoso perì. Questo fia detto,
10.29ed eterno vivrassi il nome mio.
11.1All'audace disfida ammutoliro
11.2gli Achei, tementi d'accettarla, e insieme
11.3di recusarla vergognosi. Alfine
11.4in piè rizzossi Menelao, nell'imo
11.5del cor gemendo, ed in acerbi detti
11.6prorompendo gridò: Vili superbi,
11.7Achive, non Achei! Fia questo il colmo
11.8dell'ignominia, se tra voi non trova
11.9quell'audace Troian chi gli risponda.
11.10Oh possiate voi tutti in nebbia e polve
11.11resoluti sparir, voi che vi state
11.12qui senza core immoti e senza onore.
11.13Ma io medesmo, io sì, contra costui
11.14scenderò nell'arena. In man de' numi
11.15della vittoria i termini son posti.
12.1Ciò detto, l'armi indossa. E certo allora
12.2per le mani d'Ettorre, o Menelao
12.3trovato avresti di tua vita il fine,
12.4(ch'egli di forza ti vincea d'assai)
12.5se subito in piè surti i prenci achivi
12.6non rattenean tua foga. Egli medesmo
12.7il regnatore Atride Agamennóne
12.8l'afferrò per la mano, e, Tu deliri,
12.9disse, e il delirio non ti giova. Or via,
12.10fa senno, e premi il tuo dolor, né spinto
12.11da bellicosa gara avventurarti
12.12con un più prode di cui tutti han tema,
12.13col Prïamide Ettorre. Anco il Pelìde,
12.14sì più forte di te, lo scontro teme
12.15di quella lancia nel conflitto. Or dunque
12.16ritorna alla tua schiera, e statti in posa.
12.17Gli desteranno incontra altro più fermo
12.18duellator gli Achivi, e tal ch'Ettorre,
12.19intrepido quantunque ed indefesso,
12.20metterà volentier, se dritto io veggo,
12.21le ginocchia in riposo, ove pur sia
12.22che netto egli esca dalla gran tenzone.
13.1Svolse il saggio parlar del sommo Atride
13.2del fratello il pensier, che obbedïente
13.3quetossi, e lieti gli levâr di dosso
13.4le bell'arme i sergenti. Allor nel mezzo
13.5surse Nèstore, e disse: Eterni Dei!
13.6Oh di che lutto ricoprirsi io veggio
13.7la casa degli eroi, l'achea contrada!
13.8Oh quanto in cor ne gemerà l'antico
13.9di cocchi agitator Pelèo, di lingua
13.10fra' Mirmidón sì chiaro e di consiglio;
13.11egli che in sua magion solea di tutti
13.12gli Achei le schiatte dimandarmi e i figli,
13.13e giubilava nell'udirli! Ed ora
13.14se per Ettorre ei tutti li sapesse
13.15di terror costernati, oh come al cielo
13.16alzerebbe le mani, e pregherebbe
13.17di scendere dolente anima a Pluto!
13.18O Giove padre, o Pallade, o divino
13.19di Latona figliuol! ché non son io
13.20nel fior degli anni, come quando in riva
13.21pugnâr del ratto Celadonte i Pilii
13.22con la sperta di lancia arcade gente
13.23sotto il muro di Fea verso le chiare
13.24del Jàrdano correnti? Alla lor testa
13.25Ereutalion venìa, che pari a nume
13.26l'armatura regal d'Arëitòo
13.27indosso avea, del divo Arëitòo
13.28che gli uomin tutti e le ben cinte donne
13.29clavigero nomâr; perché non d'arco
13.30né di lunga asta armato ei combattea,
13.31ma con clava di ferro poderosa
13.32rompea le schiere. A lui diè morte poscia,
13.33pel valore non già, ma per inganno
13.34Licurgo al varco d'un angusto calle,
13.35ove il rotar della ferrata clava
13.36al suo scampo non valse; ché Licurgo
13.37prevenendone il colpo traforògli
13.38l'epa coll'asta, e stramazzollo; e l'armi
13.39così gli tolse che da Marte egli ebbe,
13.40armi che poscia l'uccisor portava
13.41ne' fervidi conflitti; insin che, fatto
13.42per vecchiezza impotente, al suo diletto
13.43prode scudiero Ereutalion le cesse.
13.44Di queste dunque altero iva costui
13.45disfidando i più forti, ed atterriti
13.46n'eran sì tutti, che nessun si mosse.
13.47Ma io mi mossi audace core, e d'anni
13.48minor di tutti m'azzuffai con esso,
13.49e col favor di Pallade lo spensi:
13.50forte eccelso campion che in molta arena
13.51giaceami steso al piede. Oh mi fiorisse
13.52or quell'etade e la mia forza intègra!
13.53Per certo Ettorre troverìa qui tosto
13.54chi gli risponda. E voi del campo acheo
13.55i più forti, i più degni, ad incontrarlo
13.56voi non andrete con allegro petto?
14.1Tacque: e rizzârsi subitani in piedi
14.2nove guerrieri. Si rizzò primiero
14.3il re de' prodi Agamennón; rizzossi
14.4dopo lui Dïomede, indi ambedue
14.5gl'impetuosi Aiaci; indi, col fido
14.6Merïon bellicoso, Idomenèo;
14.7e poscia d'Evemón l'inclito figlio
14.8Eurìpilo, e Toante Andremonìde,
14.9e il saggio Ulisse finalmente. Ognuno
14.10chiese il certame coll'eroe troiano.
15.1Disse allora il buon veglio: Arbitra sia
15.2della scelta la sorte, e sia l'eletto,
15.3salvo tornando dall'ardente agone,
15.4degli Achei la salute e di sé stesso.
16.1Segna a quel detto ognun sua sorte: e dentro
16.2l'elmo la gitta del maggiore Atride.
16.3La turba intanto supplicante ai numi
16.4sollevava le palme; e con gli sguardi
16.5fissi nel cielo udìasi dire: O Giove,
16.6fa che la sorte il Telamònio Aiace
16.7nomi, o il Tidìde, o di Micene il sire.
17.1Così pregava; e il cavalier Nestorre
17.2agitava le sorti: ed ecco uscirne
17.3quella che tutti desïâr. La prese,
17.4e a dritta e a manca ai prenci achivi in giro
17.5la mostrava l'araldo, e nullo ancora
17.6la conoscea per sua. Ma come, andando
17.7dall'uno all'altro, il banditor pervenne
17.8al Telamònio Aiace e gliela porse,
17.9riconobbe l'eroe lieto il suo segno,
17.10e gittatolo in mezzo, Amici, è mia,
17.11gridò, la sorte, e ne gioisce il core,
17.12che su l'illustre Ettòr spera la palma.
17.13Voi, mentre l'armi io vesto, al sommo Giove
17.14supplicate in silenzio, onde non sia
17.15dai teucri orecchi il vostro prego udito;
17.16o supplicate ad alta voce ancora,
17.17se sì vi piace, ché nessuno io temo,
17.18né guerriero v'avrà che mio malgrado
17.19di me trionfi, né per fallo mio.
17.20Sì rozzo in guerra non lasciommi, io spero,
17.21la marzïal palestra in Salamina,
17.22né il chiaro sangue di che nato io sono.
18.1Disse; e gli Achivi alzâr gli sguardi al cielo,
18.2e a Giove supplicâr con questi accenti:
18.3Saturnio padre, che dall'Ida imperi
18.4massimo, augusto! vincitor deh rendi
18.5e glorïoso Aiace; o se pur anco
18.6t'è caro Ettorre e lo proteggi, almeno
18.7forza ad entrambi e gloria ugual concedi.
19.1Di splendid'armi frettoloso intanto
19.2Aiace si vestiva: e poiché tutte
19.3l'ebbe assunte dintorno alla persona,
19.4concitato avviossi, e camminava
19.5quale incede il gran Marte allor che scende
19.6tra fiere genti stimolate all'armi
19.7dallo sdegno di Giove, e dall'insana
19.8roditrice dell'alme empia Contesa.
19.9Tale si mosse degli Achei trinciera
19.10lo smisurato Aiace, sorridendo
19.11con terribile piglio, e misurava
19.12a vasti passi il suol, l'asta crollando
19.13che lunga sul terren l'ombra spandea.
19.14Di letizia esultavano gli Achivi
19.15a riguardarlo; ma per l'ossa ai Teucri
19.16corse subito un gelo. Palpitonne
19.17lo stesso Ettòr; ma né schivar per tema
19.18il fier cimento, né tra' suoi ritrarsi
19.19più non gli lice, ché fu sua la sfida.
19.20E già gli è sopra Aiace coll'immenso
19.21pavese che parea mobile torre;
19.22opra di Tichio, d'Ila abitatore,
19.23prestantissimo fabbro, che di sette
19.24costruito l'avea ben salde e grosse
19.25cuoia di tauro, e indóttavi di sopra
19.26una falda d'acciar. Con questo al petto
19.27enorme scudo il Telamònio eroe
19.28fêssi avanti al Troiano, e minaccioso
19.29mosse queste parole: Ettore, or chiaro
19.30saprai da solo a sol quai prodi ancora
19.31rimangono agli Achei dopo il Pelìde
19.32cuor di lïone e rompitor di schiere.
19.33Irato coll'Atride egli alle navi
19.34neghittoso si sta; ma noi siam tali,
19.35che non temiamo lo tuo scontro, e molti.
19.36Comincia or tu la pugna, e tira il primo.
20.1Nobile prence Telamònio Aiace,
20.2rispose Ettorre, a che mi tenti, e parli
20.3come a imbelle fanciullo o femminetta
20.4cui dell'armi il mestiero è pellegrino?
20.5E anch'io trattar so il ferro e dar la morte,
20.6e a dritta e a manca anch'io girar lo scudo,
20.7e infaticato sostener l'attacco,
20.8e a piè fermo danzar nel sanguinoso
20.9ballo di Marte, o d'un salto sul cocchio
20.10lanciarmi, e concitar nella battaglia
20.11i veloci destrier. Né già vogl'io
20.12un tuo pari ferire insidioso,
20.13ma discoperto, se arrivar ti posso.
21.1Ciò detto, bilanciò colla man forte
21.2la lunga lancia, e saettò d'Aiace
21.3il settemplice scudo. Furiosa
21.4la punta trapassò la ferrea falda
21.5che di fuor lo copriva, e via scorrendo
21.6squarciò sei giri del bovin tessuto,
21.7e al settimo fermossi. Allor secondo
21.8trasse Aiace, e colpì di Prìamo il figlio
21.9nella rotonda targa. Traforolla
21.10il frassino veloce, e nell'usbergo
21.11sì addentro si ficcò, che presso al lombo
21.12lacerògli la tunica. Piegossi
21.13Ettore a tempo, ed evitò la morte.
22.1Ricovrò l'uno e l'altro il proprio telo,
22.2e all'assalto tornâr come per fame
22.3fieri leoni, o per vigor tremendi
22.4arruffati cinghiali alla montagna.
22.5Di nuovo Ettorre coll'acuto cerro
22.6colpì lo scudo ostil, ma senza offesa,
22.7ch'ivi la punta si curvò: di nuovo
22.8trasse Aiace il suo telo, ed alla penna
22.9dello scudo ferendo, a parte a parte
22.10lo trapassò, gli punse il collo, e vivo
22.11sangue spiccionne. Né per ciò l'attacco
22.12lasciò l'audace Ettorre. Era nel campo
22.13un negro ed aspro enorme sasso: a questo
22.14diè di piglio il Troiano, e contra il Greco
22.15lo fulminò. Percosse il duro scoglio
22.16il colmo dello scudo, e orribilmente
22.17ne rimbombò la ferrea piastra intorno.
22.18Seguì l'esempio il gran Telamonìde,
22.19ed afferrato e sollevato ei pure
22.20un altro più d'assai rude macigno,
22.21con forza immensa lo rotò, lo spinse
22.22contra il nemico. Il molar sasso infranse
22.23l'ettoreo scudo, e di tal colpo offese
22.24lui nel ginocchio, che riverso ei cadde
22.25con lo scudo sul petto: ma rizzollo
22.26immantinente di Latona il figlio.
22.27E qui tratte le spade i due campioni
22.28più da vicino si ferìan, se ratti,
22.29messaggieri di Giove e de' mortali,
22.30non accorrean gli araldi, il teucro Idèo,
22.31e l'achivo Taltibio, ambo lodati
22.32di prudente consiglio. Entrâr costoro
22.33con securtade in mezzo ai combattenti,
22.34ed interposto fra le nude spade
22.35il pacifico scettro, il saggio Idèo
22.36così primiero favellò: Cessate,
22.37diletti figli, la battaglia. Entrambi
22.38siete cari al gran Giove, entrambi (e chiaro
22.39ognun sel vede) acerrimi guerrieri:
22.40ma la notte discende, e giova, o figli,
22.41alla notte obbedir. — Dimandi Ettorre
22.42questa tregua, rispose il fiero Aiace:
22.43primo ei tutti sfidonne, e primo ei chiegga.
22.44Ritirerommi, se l'esempio ei porga.
23.1E l'illustre rival tosto riprese:
23.2Aiace, i numi ti largîr cortesi
23.3pari alla forza ed al valore il senno,
23.4e nel valor tu vinci ogni altro Acheo.
23.5Abbian riposo le nostr'armi, e cessi
23.6la tenzon. Pugneremo altra fiata
23.7finché la Parca ne divida, e intera
23.8all'uno o all'altro la vittoria doni.
23.9Or la notte già cade, e della notte
23.10romper non dêssi la ragion. Tu riedi
23.11dunque alle navi a rallegrar gli Achivi,
23.12i congiunti, gli amici. Io nella sacra
23.13città rientro a serenar de' Teucri
23.14le meste fronti e le dardanie donne
23.15che in lunghi pepli avvolte appiè dell'are
23.16per me si stanno a supplicar. Ma pria
23.17di dipartirci, un mutuo dono attesti
23.18la nostra stima: e gli Achei poscia e i Teucri
23.19diran: Costoro duellâr coll'ira
23.20di fier nemici, e separârsi amici.
24.1Così dicendo, la sua propria spada
24.2gli presentò d'argentei chiovi adorna
24.3con fulgida vagina ed un pendaglio
24.4di leggiadro lavoro; Aiace a lui
24.5il risplendente suo purpureo cinto.
25.1Così divisi, agli Achei l'uno, ai Teucri
25.2l'altro avviossi. Esilarârsi i Teucri,
25.3vivo il lor duce ritornar veggendo
25.4dalla forza scampato e dall'invitte
25.5mani d'Aiace; e trepidanti ancora
25.6del passato periglio alla cittade
25.7l'accompagnaro. Dall'opposta parte
25.8della palma superbo il lor campione
25.9guidâr gli Achivi al padiglion d'Atride,
25.10che per tutti onorar tosto al Tonante
25.11un bue quinquenne in sacrificio offerse.
25.12Lo scuoiâr, lo spaccâr, lo fêro in brani
25.13acconciamente, e negli spiedi infisso
25.14l'abbrustolâr con molta cura, e tolto
25.15il tutto al foco, l'apprestâr sul desco,
25.16e banchettando ne cibò ciascuno
25.17a pien talento. Ma l'immenso tergo
25.18del sacro bue donollo Agamennóne
25.19d'onore in segno al vincitor guerriero.
26.1Del cibarsi e del ber spento il desìo,
26.2il buon veglio Nestorre, di cui sempre
26.3ottimo uscìa l'avviso, in questo dire
26.4svolse il suo senno: Atride e duci achei,
26.5questo giorno fatal la vita estinse
26.6di molti prodi, del cui sangue rossa
26.7fe' l'aspro Marte la scamandria riva,
26.8e all'Orco ne passâr l'ombre insepolte.
26.9Al nuovo sole le nostr'armi adunque
26.10si restino tranquille, e noi sul campo
26.11convenendo, imporrem le salme esangui
26.12su le carrette, e muli oprando e buoi,
26.13qui ne faremo il pio trasporto, e al rogo
26.14le darem lungi dalle navi alquanto,
26.15onde al nostro tornar nel patrio suolo
26.16le ceneri portarne ai mesti figli.
26.17E dintorno alla pira una comune
26.18tomba ergeremo, e di muraglia e d'alte
26.19torri, a difesa delle navi e nostra,
26.20con rapido lavor la cingeremo,
26.21e salde vi apriremo e larghe porte
26.22per l'egresso de' cocchi. Indi un'esterna
26.23profonda fossa scaverem che tutta
26.24circondi la muraglia, e de' cavalli
26.25l'impeto affreni e de' pedon, se mai
26.26de' Teucri irrompa l'orgoglioso ardire.
27.1Disse, e tutti annuiro i prenci achei.
27.2Di Priamo alle soglie in questo mentre
27.3su l'alta iliaca rocca i Teucri anch'essi
27.4tenean confusa e trepida consulta.
27.5Primo il saggio Antenòr sì prese a dire:
28.1Dardànidi, Troiani, e voi venuti
28.2in sussidio di Troia, i sensi udite
28.3che il cor mi porge. Rendasi agli Atridi
28.4con tutto il suo tesor l'argiva Elèna.
28.5Violammo noi soli il giuramento,
28.6e quindi inique le nostr'armi sono.
28.7Se non si rende, non avrem che danno.
29.1Così detto, s'assise. E surto in piedi
29.2il bel marito della bella Argiva
29.3così Pari rispose: Al cor m'è grave,
29.4Antènore, il tuo detto, e so che porti
29.5una miglior sentenza in tuo segreto.
29.6Ché se parli davver, davvero i numi
29.7ti han tolto il senno. Ma ben io qui schietti
29.8i miei sensi aprirò. La donna io mai
29.9non renderò, giammai. Quanto alle ricche
29.10spoglie che d'Argo a queste rive addussi,
29.11tutte render le voglio, ed altre ancora
29.12aggiungeronne di mio proprio dritto.
30.1Tacque, e sul seggio si raccolse. Allora
30.2in sembianza d'un Dio levossi in mezzo
30.3il Dardànide Priamo, ed, Udite,
30.4Teucri, ei disse, e alleati, il mio pensiero,
30.5quale il cor lo significa. Pel campo
30.6del consueto cibo si ristauri
30.7ognuno, e attenda alla sua scolta, e vegli.
30.8Col nuovo sole alle nemiche navi
30.9Idèo sen vada, e ad ambedue gli Atridi
30.10di Paride, cagion della contesa,
30.11riferisca la mente, e una discreta
30.12proposta aggiunga di cessar la guerra,
30.13finché il rogo consunte abbia le morte
30.14salme de' nostri, per pugnar di poi
30.15finché la Parca ne spartisca, e agli uni
30.16conceda o agli altri la vittoria intègra.
31.1Tutti assentiro riverenti al detto:
31.2indi pel campo procurâr le cene
31.3in divisi drappelli. Il dì novello
31.4alle navi s'avvìa l'araldo Idèo,
31.5e raccolti ritrova a parlamento
31.6i bellicosi Achei davanti all'alta
31.7agamennónia poppa. Appresentossi
31.8tosto il canoro banditore, e disse:
32.1Atridi e duci Achei, mi diè comando
32.2Prìamo e di Troia gli ottimati insieme
32.3di sporvi, se vi fia grato l'udirla,
32.4di Paride, cagion di questa guerra,
32.5una proferta. Le ricchezze tutte
32.6ch'ei d'Argo addusse (oh pria perito ei fosse!)
32.7ei tutte le vi rende, ed altre ancora
32.8di sua ragion n'aggiungerà. Ma quanto
32.9alla gentil tua donna, o Menelao,
32.10di questa ei niega il rendimento, e indarno
32.11l'esortano i Troiani. E un'altra io reco
32.12di lor proposta: Se quetar vi piaccia
32.13della guerra il furor, finché de' morti
32.14le care spoglie il foco abbia combuste,
32.15per indi razzuffarci infin che piena
32.16tra noi decida la vittoria il fato.
33.1Disse, e tutti ammutîr. Sciolse il Tidìde
33.2alfin la voce; e, Niun di Pari, ei grida,
33.3l'offerta accetti, né la stessa pure
33.4rapita donna. Ai Dàrdani sovrasta,
33.5un fanciullo il vedrìa, l'esizio estremo.
34.1Plausero tutti al suo parlar gli Achivi
34.2con alte grida, e n'ammiraro il senno.
34.3Indi vôlto all'araldo il grande Atride:
34.4Idèo, diss'egli, per te stesso udisti
34.5degli Achei la risposta, e in un la mia.
34.6Quanto agli estinti, di buon grado assento
34.7che siano incesi; ché non dêssi avaro
34.8esser di rogo a chi di vita è privo,
34.9né porre indugio a consolarne l'ombra
34.10coll'officio pietoso. Il fulminante
34.11sposo di Giuno il nostro giuro ascolti.
35.1Così dicendo alzò lo scettro al cielo,
35.2e l'araldo tornossi entro la sacra
35.3cittade ai Teucri, già del suo ritorno
35.4impazienti e in pien consesso accolti.
35.5Giunse, e intromesso la risposta espose.
36.1Si sparsero allor ratti, altri al carreggio
36.2de' cadaveri intenti, altri al funèbre
36.3taglio de' boschi. Dall'opposta parte
36.4un cuor medesmo, una medesma cura
36.5occupava gli Achivi. E già dal queto
36.6grembo del mare al ciel montando il sole
36.7co' rugiadosi lucidi suoi strali
36.8le campagne ferìa, quando nell'atra
36.9pianura si scontrâr Teucri ed Achei
36.10ognuno in cerca de' suoi morti, a tale
36.11dal sangue sfigurati e dalla polve,
36.12che mal se ne potea, senza lavarli,
36.13ravvisar le sembianze. Alfin trovati
36.14e conosciuti li ponean su i mesti
36.15plaustri piangendo. Ma di Prìamo il senno
36.16non consentìa del pianto a' suoi lo sfogo:
36.17quindi afflitti, ma muti, al rogo i Teucri
36.18diero a mucchi le salme; ed arse tutte,
36.19col cuor serrato alla città tornaro.
37.1D'un medesmo dolor rotti gli Achei
37.2i lor morti ammassâr sovra la pira,
37.3e come gli ebbe la funerea fiamma
37.4consumati, del mar preser la via.
38.1Non biancheggiava ancor l'alba novella,
38.2ma il barlume soltanto antelucano,
38.3quando d'Achei dintorno all'alto rogo
38.4scelto stuolo affollossi. E primamente
38.5alzâr dappresso a quello una comune
38.6tomba agli estinti, ed alla tomba accanto
38.7una muraglia a edificar si diero
38.8d'alti torrazzi ghirlandata, a schermo
38.9delle navi e di sé: porte vi fêro
38.10di salda imposta, e di gran varco al volo
38.11de' bellicosi cocchi: indi lunghesso
38.12l'esterno muro una profonda e vasta
38.13fossa scavâr di pali irta e gremita.
38.14Degli Achei la stupenda opra tal era.
39.1La contemplâr maravigliando i numi
39.2seduti intorno al Dio de' tuoni, e irato
39.3sì prese a dir l'Enosigèo Nettunno:
39.4Giove padre, chi fia più tra' mortali,
39.5che gl'Immortali in avvenir consulti,
39.6e n'implori il favor? Vedi tu quale
39.7e quanto muro gli orgogliosi Achei
39.8innanti alle lor navi abbian costrutto
39.9e circondato d'un'immensa fossa
39.10senza offerir solenni ostie agli Dei?
39.11Di cotant'opra andrà certo la fama
39.12ovunque giunge la divina luce,
39.13e il grido morirà delle sacrate
39.14mura che al re Laomedonte un tempo
39.15intorno ad Ilïone Apollo ed io
39.16edificammo con assai fatica.
40.1Che dicesti? sdegnoso gli rispose
40.2l'adunator de' nembi: altro qualunque
40.3iddio di forza a te minor potrebbe
40.4di questo paventar. Ma del possente
40.5Enosigèo la gloria al par dell'almo
40.6raggio del sole splenderà per tutto.
40.7Or ben: sì tosto che gli Achei faranno
40.8veleggiando ritorno al patrio lido,
40.9e tu quel muro abbatti e tutto quanto
40.10sprofondalo nel mare, e d'alta arena
40.11coprilo sì che ogni orma ne svanisca.
41.1In questo favellar l'astro s'estinse
41.2del giorno, e l'opra degli Achei fu piena.
41.3Della sera allestite indi le mense
41.4per le tende, cibâr le opime carni
41.5di scannati giovenchi, e ristorârsi
41.6del vino che recato avean di Lenno
41.7molti navigli; e li spediva Eunèo
41.8d'Issipile figliuolo e di Giasone.
41.9Mille sestieri in amichevol dono
41.10Eunèo ne manda ad ambedue gli Atridi;
41.11compra il resto l'armata, altri con bronzo,
41.12altri con lame di lucente ferro;
41.13qual con pelli bovine, e qual col corpo
41.14del bue medesmo, o di robusto schiavo.
42.1Lieto adunque imbandîr pronto convito
42.2gli Achivi, e tutta banchettâr la notte.
42.3Banchettava del par nella cittade
42.4con gli alleati la dardania gente.
42.5Ma tutta notte di Saturno il figlio
42.6con terribili tuoni annunziava
42.7alte sventure nel suo senno ordite.
42.8Di pallido terror tutti compresi
42.9dalle tazze spargean le spume a terra
42.10devotamente, né verun ardìa
42.11appressarvi le labbra, se libato
42.12pria non avesse al prepotente Giove.
42.13Corcârsi alfine, e su lor scese il sonno.
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