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1.1Soli senz'alcun Dio Teucri ed Achei
1.2così restaro a battagliar. Più volte
1.3tra il Simoenta e il Xanto impetuosi
1.4si assaliro; più volte or da quel lato
1.5ed or da questo con incerte penne
1.6la Vittoria volò. Ruppe di Troi
1.7primo una squadra il Telamonio Aiace,
1.8presidio degli Achivi, e il primo raggio
1.9portò di speme a' suoi, ferendo un Trace
1.10fortissimo guerriero e di gran mole,
1.11Acamante d'Eussòro. Il colse in fronte
1.12nel cono dell'elmetto irto d'equine
1.13chiome, e nell'osso gli piantò la punta
1.14sì che i lumi gli chiuse il buio eterno.
2.1Tolse la vita al Teutranìde Assilo
2.2il marzio Dïomede. Era d'Arisbe
2.3bella contrada Assilo abitatore,
2.4uom di molta ricchezza, a tutti amico,
2.5ché tutti in sua magion, posta lunghesso
2.6la via frequente, ricevea cortese.
2.7Ma degli ospiti ahi! niuno accorse allora,
2.8niun da morte il campò. Solo il suo fido
2.9servo Calesio, che reggeagli il cocchio,
2.10morto ei pur dal Tidìde, al fianco cadde
2.11del suo signore, e con lui scese a Pluto.
3.1Eurìalo abbatte Ofelzio e Dreso; e poscia
3.2Esepo assalta e Pèdaso gemelli,
3.3che al buon Bucolïone un dì produsse
3.4la Nàiade gentile Abarbarèa.
3.5Bucolïon del re Laomedonte
3.6primogenito figlio, ma di nozze
3.7furtive acquisto, conducea la greggia
3.8quando alla ninfa in amoroso amplesso
3.9mischiossi, e di costor madre la feo.
3.10Ma quivi tolse ad ambedue la vita
3.11e la bella persona e l'armi il figlio
3.12di Mecistèo. Fur morti a un tempo istesso
3.13Astialo dal forte Polipete;
3.14il percosio Pidìte dall'acuta
3.15asta d'Ulisse; Aretaon da Teucro.
3.16D'Antìloco la lancia Ablero atterra,
3.17Élato quella del maggiore Atride,
3.18Élato che sua stanza avea nell'alta
3.19Pèdaso in riva dell'ameno fiume
3.20Satnioente. Eurìpilo prostese
3.21Melanzio; e l'asta dell'eroe Leìto
3.22il fuggitivo Fìlaco trafisse.
4.1Ma l'Atride minor, strenuo guerriero,
4.2vivo Adrasto pigliò. Repente ombrando
4.3li costui corridori, e via pel campo
4.4paventosi fuggendo in un tenace
4.5cespo implicârsi di mirica, e quivi
4.6al piede del timon spezzato il carro
4.7volâr con altri spaventati in fuga
4.8verso le mura. Prono nella polve
4.9sdrucciolò dalla biga appo la ruota
4.10quell'infelice. Colla lunga lancia
4.11Menelao gli fu sopra; e Adrasto a lui
4.12abbracciando i ginocchi e supplicando:
4.13Pigliami vivo, Atride; e largo prezzo
4.14del mio riscatto avrai. Figlio son io
4.15di ricco padre, e gran conserva ei tiene
4.16d'auro, di rame e di foggiato ferro.
4.17Di questi largiratti il padre mio
4.18molti doni, se vivo egli mi sappia
4.19nelle argoliche navi. — A questo prego
4.20già dell'Atride il cor si raddolcìa,
4.21già fidavalo al servo, onde alle navi
4.22l'adducesse; quand'ecco Agamennóne
4.23che a lui ne corre minaccioso e grida:
4.24Debole Menelao! e qual ti prende
4.25de' Troiani pietà? Certo per loro
4.26la tua casa è felice! Or su; nessuno
4.27de' perfidi risparmi il nostro ferro,
4.28né pur l'infante nel materno seno:
4.29perano tutti in un con Ilio, tutti
4.30senza onor di sepolcro e senza nome.
5.1Cangiò di Menelao la mente il fiero
5.2ma non torto parlar, sì ch'ei respinse
5.3da sé con mano il supplicante, e lui
5.4ferì tosto nel fianco Agamennóne,
5.5e supino lo stese. Indi col piede
5.6calcato il petto ne ritrasse il telo.
6.1Nèstore intanto in altra parte accende
6.2l'acheo valor, gridando: Amici eroi,
6.3Dànai di Marte alunni, alcun non sia
6.4ch'ora badi alle spoglie, e per tornarne
6.5carco alle navi si rimanga indietro.
6.6Non badiam che ad uccidere, e gli uccisi
6.7poi nel campo a bell'agio ispoglieremo.
7.1Fatti animosi a questo dir gli Achei
7.2piombâr su i Teucri, che scorati e domi
7.3di nuovo in Ilio si sarìan racchiusi,
7.4se il prestante indovino Eleno, figlio
7.5del re troiano, non volgea per tempo
7.6ad Ettore e ad Enea queste parole:
8.1Poiché tutta si folce in voi la speme
8.2de' Troiani e de' Licii, e che voi siete
8.3i miglior nella pugna e nel consiglio,
8.4voi, Ettore ed Enea, qui state, e i nostri
8.5alle porte fuggenti rattenete,
8.6pria che, con riso del nemico, in braccio
8.7si salvin delle mogli. E come tutte
8.8ben rincorate le falangi avrete,
8.9noi di piè fermo, benché lassi e in dura
8.10necessitade, qui farem coll'armi
8.11buon ripicco agli Achei. Ciò fatto, a Troia
8.12tu, Ettore, ten vola, ed alla madre
8.13di' che salga la rocca, e del delubro
8.14a Minerva sacrato apra le porte,
8.15e vi raccolga le matrone, e il peplo
8.16il più grande, il più bello, e a lei più caro
8.17di quanti in serbo ne' regali alberghi
8.18ella ne tien, deponga umilemente
8.19su le ginocchia della Diva, e dodici
8.20giovenche le prometta ancor non dome,
8.21se la nostra città commiserando
8.22e le consorti e i figli, ella dal sacro
8.23Ilio allontana il fiero Dïomede
8.24combattente crudele, e violento
8.25artefice di fuga, e per mio senno
8.26il più gagliardo degli Achei. Né certo
8.27noi tremammo giammai tanto il Pelìde,
8.28benché figlio a una Dea, quanto costui
8.29che fuor di modo inferocisce, e nullo
8.30vien di forze con esso a paragone.
9.1Disse: e al cenno fraterno obbedïente
9.2Ettore armato si lanciò dal carro
9.3con due dardi alla mano; e via scorrendo
9.4per lo campo e animando ogni guerriero,
9.5rinfrescò la battaglia: e tosto i Teucri
9.6voltâr la faccia, e coraggiosi incontro
9.7fêrsi al nemico. S'arretrâr gli Achivi,
9.8e la strage cessò; ch'essi mirando
9.9sì audaci i Teucri convertir le fronti,
9.10stimâr disceso in lor soccorso un Dio.
9.11E tuttavolta le sue genti Ettorre
9.12confortando, gridava ad alta voce:
9.13Magnanimi Troiani, e voi di Troia
9.14generosi alleati, ah siate, amici,
9.15siatemi prodi, e fuor mettete intera
9.16la vostra gagliardìa, mentr'io per poco
9.17men volo in Ilio ad intimar de' padri
9.18e delle mogli i preghi e le votive
9.19ecatombi agli Dei. — Parte, ciò detto.
9.20Ondeggiano all'eroe, mentre cammina,
9.21l'alte creste dell'elmo; e il negro cuoio,
9.22che gli orli attorna dell'immenso scudo,
9.23la cervice gli batte ed il tallone.
10.1Di duellar bramosi allor nel mezzo
10.2dell'un campo e dell'altro appresentârsi
10.3Glauco, prole d'Ippoloco, e il Tidìde.
10.4Come al tratto dell'armi ambo fur giunti,
10.5primo il Tidìde favellò: Guerriero,
10.6chi se' tu? Non ti vidi unqua ne' campi
10.7della gloria finor. Ma tu d'ardire
10.8ogni altro avanzi se aspettar non temi
10.9la mia lancia. È figliuol d'un infelice
10.10chi fassi incontro al mio valor. Se poi
10.11tu se' qualche Immortal, non io per certo
10.12co' numi pugnerò; ché lunghi giorni
10.13né pur non visse di Driante il forte
10.14figlio Licurgo che agli Dei fe' guerra.
10.15Su pel sacro Nisseio egli di Bacco
10.16le nudrici inseguìa. Dal rio percosse
10.17con pungolo crudel gittaro i tirsi
10.18tutte insieme, e fuggîr: fuggì lo stesso
10.19Bacco, e nel mar s'ascose, ove del fero
10.20minacciar di Licurgo paventoso
10.21Teti l'accolse. Ma sdegnârsi i numi
10.22con quel superbo. Della luce il caro
10.23raggio gli tolse di Saturno il figlio,
10.24e detestato dagli Eterni tutti
10.25breve vita egli visse. All'armi io dunque
10.26non verrò con gli Dei. Ma se terreno
10.27cibo ti nutre, accòstati; e più presto
10.28qui della morte toccherai le mete.
11.1E d'Ippoloco a lui l'inclito figlio:
11.2Magnanimo Tidìde, a che dimandi
11.3il mio lignaggio? Quale delle foglie,
11.4tale è la stirpe degli umani. Il vento
11.5brumal le sparge a terra, e le ricrea
11.6la germogliante selva a primavera.
11.7Così l'uom nasce, così muor. Ma s'oltre
11.8brami saper di mia prosapia, a molti
11.9ben manifesta, ti farò contento.
11.10Siede nel fondo del paese argivo
11.11Efira, una città, natìa contrada
11.12di Sisifo che ognun vincea nel senno.
11.13Dall'Eolide Sisifo fu nato
11.14Glauco; da Glauco il buon Bellerofonte,
11.15cui largiro gli Dei somma beltade,
11.16e quel dolce valor che i cuori acquista.
11.17Ma Preto macchinò la sua ruina,
11.18e potente signor d'Argo che Giove
11.19sottomessa gli avea, d'Argo l'espulse
11.20per cagione d'Antèa sposa al tiranno.
11.21Furïosa costei ne desïava
11.22segretamente l'amoroso amplesso;
11.23ma non valse a crollar del saggio e casto
11.24Bellerofonte la virtù. Sdegnosa
11.25del magnanimo niego l'impudica
11.26volse l'ingegno alla calunnia, e disse
11.27al marito così: Bellerofonte
11.28meco in amor tentò meschiarsi a forza:
11.29muori dunque, o l'uccidi. Arse di sdegno
11.30Preto a questo parlar, ma non l'uccise,
11.31di sacro orror compreso. In quella vece
11.32spedillo in Licia apportator di chiuse
11.33funeste cifre al re suocero, ond'egli
11.34perir lo fésse. Dagli Dei scortato
11.35partì Bellerofonte, al Xanto giunse,
11.36al re de' Licii appresentossi, e lieta
11.37n'ebbe accoglienza ed ospital banchetto.
11.38Nove giorni fumò su l'are amiche
11.39di nove tauri il sangue. E quando apparve
11.40della decima aurora il roseo lume
11.41interrogollo il sire, e a lui la tèssera
11.42del genero chiedea. Viste le crude
11.43note di Preto, comandògli in prima
11.44di dar morte all'indomita Chimera.
11.45Era il mostro d'origine divina
11.46lïon la testa, il petto capra, e drago
11.47la coda; e dalla bocca orrende vampe
11.48vomitava di foco. E nondimeno
11.49col favor degli Dei l'eroe la spense.
11.50Pugnò poscia co' Sòlimi, e fu questa,
11.51per lo stesso suo dir, la più feroce
11.52di sue pugne. Domò per terza impresa
11.53le Amazzoni virili. Al suo ritorno
11.54il re gli tese un altro inganno, e scelti
11.55della Licia i più forti, in fosco agguato
11.56li collocò; ma non redinne un solo:
11.57tutti gli uccise l'innocente. Allora
11.58chiaro veggendo che d'un qualche iddio
11.59illustre seme egli era, a sé lo tenne,
11.60e diegli a sposa la sua figlia, e mezza
11.61la regal potestade. Ad esso inoltre
11.62costituiro i Licii un separato
11.63ed ameno tenér, di tutti il meglio,
11.64d'alme viti fecondo e d'auree messi,
11.65ond'egli a suo piacer lo si coltivi.
11.66Partorì poi la moglie al virtuoso
11.67Bellerofonte tre figliuoli, Isandro
11.68e Ippoloco, ed alfin Laodamìa
11.69che al gran Giove soggiacque, e padre il fece
11.70del bellicoso Sarpedon. Ma quando
11.71venne in odio agli Dei Bellerofonte,
11.72solo e consunto da tristezza errava
11.73pel campo Aleio l'infelice, e l'orme
11.74de' viventi fuggìa. Da Marte ucciso
11.75cadde Isandro co' Sòlimi pugnando;
11.76Laodamìa perì sotto gli strali
11.77dell'irata Dïana; e a me la vita
11.78Ippoloco donò, di cui m'è dolce
11.79dirmi disceso. Il padre alle troiane
11.80mura spedimmi, e generosi sproni
11.81m'aggiunse di lanciarmi innanzi a tutti
11.82nelle vie del valore, onde de' miei
11.83padri la stirpe non macchiar, che fûro
11.84d'Efira e delle licie ampie contrade
11.85i più famosi. Ecco la schiatta e il sangue
11.86di che nato mi vanto, o Dïomede.
12.1Allegrossi di Glauco alle parole
12.2il marzïal Tidìde, e l'asta in terra
12.3conficcando, all'eroe dolce rispose:
13.1Un antico paterno ospite mio,
13.2Glauco, in te riconosco. Enèo, già tempo,
13.3ne' suoi palagi accolse il valoroso
13.4Bellerofonte, e lui ben venti interi
13.5giorni ritenne, e di bei doni entrambi
13.6si presentaro. Una purpurea cinta
13.7Enèo donò, Bellerofonte un nappo
13.8di doppio seno e d'ôr, che in serbo io posi
13.9nel mio partir: ma di Tidèo non posso
13.10farmi ricordo, ché bambino io m'era
13.11quando ei lasciommi per seguire a Tebe
13.12gli Achei che rotti vi periro. Io dunque
13.13sarotti in Argo ed ospite ed amico,
13.14tu in Licia a me, se nella Licia avvegna
13.15ch'io mai porti i miei passi. Or nella pugna
13.16evitiamci l'un l'altro. Assai mi resta
13.17di Teucri e d'alleati, a cui dar morte,
13.18quanti a' miei teli n'offriranno i numi,
13.19od il mio piè ne giungerà. Tu pure
13.20troverai fra gli Achivi in chi far prova
13.21di tua prodezza. Di nostr'armi il cambio
13.22mostri intanto a costor, che l'uno e l'altro
13.23siam ospiti paterni. Così detto,
13.24dal cocchio entrambi dismontâr d'un salto,
13.25strinser le destre, e si dier mutua fede.
13.26Ma nel cambio dell'armi a Glauco tolse
13.27Giove lo senno. Aveale Glauco d'oro,
13.28Dïomede di bronzo: eran di quelle
13.29cento tauri il valor, nove di queste.
14.1Al faggio intanto delle porte Scee
14.2Ettore giunge. Gli si fanno intorno
14.3le troiane consorti e le fanciulle
14.4per saper de' figliuoli e de' mariti
14.5e de' fratelli e degli amici; ed egli,
14.6Ite, risponde, a supplicar gli Dei
14.7in devota ordinanza, itene tutte,
14.8ch'oggi a molte sovrasta alta sciagura.
15.1De' regali palagi indi s'avvìa
15.2ai portici superbi. Avea cinquanta
15.3talami la gran reggia edificati
15.4l'un presso all'altro, e di polita pietra
15.5splendidi tutti. Accanto alle consorti
15.6dormono in questi i Priamìdi. A fronte
15.7dodici altri ne serra il gran cortile
15.8per le regie donzelle, al par de' primi
15.9di bel marmo lucenti, e posti in fila.
15.10Di Prìamo in questi dormono gl'illustri
15.11generi al fianco delle caste spose.
16.1Qui giunto Ettorre, ad incontrarlo corse
16.2l'inclita madre che a trovar sen gìa
16.3Laodice, la più delle sue figlie
16.4avvenente e gentil. Chiamollo a nome,
16.5e strettolo per mano: O figlio, disse,
16.6perché, lasciato il guerreggiar, qua vieni?
16.7Ohimè! per certo i detestati Achei
16.8son già sotto alle mura, e te qui spinge
16.9religioso zelo ad innalzare
16.10là su la rocca le pie mani a Giove.
16.11Ma deh! rimanti alquanto, ond'io d'un dolce
16.12vino la spuma da libar ti rechi
16.13primamente al gran Giove e agli altri Eterni,
16.14indi a rifar le tue, se ne berai,
16.15esauste forze. Di guerrier già stanco
16.16rinfranca Bacco il core, e te pugnante
16.17per la tua patria la fatica oppresse.
17.1No, non recarmi, veneranda madre,
17.2dolce vino verun, rispose Ettorre,
17.3ch'egli scemar potrìa mie forze, e in petto
17.4addormentarmi la natìa virtude.
17.5Aggiungi che libar non oso a Giove
17.6pria che di divo fiume onda mi lavi;
17.7né certo lice colle man di polve
17.8lorde e di sangue offerir voti al sommo
17.9de' nembi adunator. Ma tu di Palla
17.10predatrice t'invìa deh! tosto al tempio,
17.11e rècavi i profumi accompagnata
17.12dalle auguste matrone, e qual nell'arca
17.13peplo ti serbi più leggiadro e caro,
17.14prendilo, e umìle della Diva il poni
17.15su le sacre ginocchia, e sei le vóta
17.16giovenche e sei di collo ancor non tocco
17.17se la cittade e le consorti e i figli
17.18commiserando, dall'iliache mura
17.19allontana il feroce Dïomede,
17.20artefice di fuga e di spavento.
17.21Corri dunque a placarla. Io ratto intanto
17.22a Paride ne vado, onde svegliarlo
17.23dal suo letargo, se darammi orecchio.
17.24Oh gli s'aprisse il suolo, ed ingoiasse
17.25questa del mio buon padre e di noi tutti
17.26inviata da Giove alta sciagura.
17.27Né penso che dal cor mi fia mai tolta
17.28di sì spiacenti guai la rimembranza,
17.29se pria non veggo costui spinto a Pluto.
18.1Disse; e ne' regii alberghi Ecuba entrata
18.2chiama le ancelle, e a ragunar le manda
18.3per la cittade le matrone. Ed ella
18.4nell'odorato talamo discende,
18.5ove di pepli istorïati un serbo
18.6tenea, lavor delle fenicie donne
18.7che Paride, solcando il vasto mare,
18.8da Sidon conducea quando la figlia
18.9di Tindaro rapìo. Di questi Ecùba
18.10un ne toglie il più grande, il più riposto,
18.11fulgido come stella, ed a Minerva
18.12offerta lo destina. Indi s'avvìa
18.13dalle gravi matrone accompagnata.
19.1Al tempio giunte di Minerva in vetta
19.2all'ardua rocca, aperse loro i sacri
19.3claustri la figlia di Cissèo, la bella
19.4d'alme guance Teano, che lodata
19.5d'Antènore consorte i giusti Teucri
19.6di Minerva nomâr sacerdotessa.
19.7Tutte allora levâr con alti pianti
19.8a Pallade le palme, e preso il peplo,
19.9su le ginocchia della Diva il pose
19.10la modesta Teano: indi di Giove
19.11alla gran figlia orò con questi accenti:
20.1Veneranda Minerva, inclita Dea,
20.2delle città custode, ah tu del fiero
20.3Tidìde l'asta infrangi, e di tua mano
20.4stendilo anciso su le porte Scee,
20.5che noi tosto su l'are a te faremo
20.6di dodici giovenche ancor non dome
20.7scorrere il sangue, se di queste mura
20.8e delle teucre spose, e de' lor cari
20.9figli innocenti sentirai pietade.
21.1Così pregâr: ma non udìa la Diva
21.2delle misere i voti. Ettore intanto
21.3di Paride cammina alle leggiadre
21.4case, di che egli stesso il prence avea
21.5divisato il disegno, al magistero
21.6de' più sperti di Troia architettori
21.7fidandone l'effetto. E questi a lui
21.8e stanza ed atrio e corte edificaro
21.9sul sommo della rocca, appo i regali
21.10di Prìamo stesso e del maggior fratello
21.11risplendenti soggiorni. Entrovvi Ettorre,
21.12nelle mani la lunga asta tenendo
21.13di ben undici cubiti. La punta
21.14di terso ferro colla ghiera d'oro
21.15al mutar de' gran passi scintillava.
22.1Nel talamo il trovò che le sue belle
22.2armi assettava, i curvi archi e lo scudo
22.3e l'usbergo. L'argiva Elena, in mezzo
22.4all'ancelle seduta, i bei lavori
22.5ne dirigea. Com'ebbe in lui gli sguardi
22.6fisso il grande guerrier, con detti acerbi
22.7così l'invase: Sciagurato! il core
22.8ira ti rode, il so; ma non è bello
22.9il coltivarla. Intorno all'alte mura
22.10cadono combattendo i cittadini,
22.11e tanta strage e tanto affar di guerra
22.12per te solo s'accende; e tu sei tale
22.13che altrui vedendo abbandonar la pugna
22.14rampognarlo oseresti. Or su, ti scuoti,
22.15esci di qua pria che da' Greci accesa
22.16venga a snidarti d'Ilïon la fiamma.
23.1Bello, siccome un Dio, Paride allora
23.2così rispose: Tu mi fai, fratello,
23.3giusti rimprocci, e giusto al par mi sembra
23.4ch'io ti risponda, e tu mi porga ascolto.
23.5Né sdegno né rancor contra i Troiani
23.6nel talamo regal mi rattenea,
23.7ma desir solo di distrarre un mio
23.8dolor segreto. E in questo punto istesso
23.9con tenere parole anco la moglie
23.10m'esortava a tornar nella battaglia,
23.11e il cor mio stesso mi dicea che questo
23.12era lo meglio; perocché nel campo
23.13le palme alterna la vittoria. Or dunque
23.14attendi che dell'armi io mi rivesta,
23.15o mi precorri, ch'io ti seguo, e tosto
23.16raggiungerti mi spero. — Così disse
23.17Paride: e nulla gli rispose Ettorre;
23.18a cui molli volgendo le parole
23.19Elena soggiugnea: Dolce cognato,
23.20cognato a me proterva, a me primiero
23.21de' vostri mali detestando fonte,
23.22oh m'avesse il dì stesso in che la madre
23.23mi partoriva, un turbine divelta
23.24dalle sue braccia, ed alle rupi infranta,
23.25o del mar nell'irate onde sommersa
23.26pria del bieco mio fallo! E poiché tale
23.27e tanto danno statuîr gli Dei,
23.28stata almeno foss'io consorte ad uomo
23.29più valoroso, e che nel cor più addentro
23.30i dispregi sentisse e le rampogne.
23.31Ma di presente a costui manca il fermo
23.32carattere dell'alma, e non ho speme
23.33ch'ei lo s'acquisti in avvenir. M'avviso
23.34quindi che presto pagheranne il fio.
23.35Ma tu vien oltre, amato Ettore, e siedi
23.36su questo seggio, e il cor stanco ricrea
23.37dal rio travaglio che per me sostieni,
23.38per me d'obbrobrio carca, e per la colpa
23.39del tuo fratello. Ahi lassa! un duro fato
23.40Giove n'impose e tal ch'anco ai futuri
23.41darem materia di canzon famosa.
24.1Cortese donna, le rispose Ettorre,
24.2non rattenermi. Il core, impaziente
24.3di dar soccorso a' miei che me lontano
24.4richiamano, fa vano il dolce invito.
24.5Ma tu di cotestui sprona il coraggio,
24.6onde s'affretti ei pure, e mi raggiunga
24.7anzi ch'io m'esca di città. Veloce
24.8corro intanto a' miei lari a veder l'uopo
24.9di mia famiglia, e la diletta moglie
24.10e il pargoletto mio, non mi sapendo
24.11se alle lor braccia tornerò più mai,
24.12o s'oggi è il dì che decretâr gli Eterni
24.13sotto le destre achee la mia caduta.
25.1Parte, ciò detto, e giunge in un baleno
25.2alla eccelsa magion; ma non vi trova
25.3la sua dal bianco seno alma consorte;
25.4ch'ella col caro figlio e coll'ancella
25.5in elegante peplo tutta chiusa
25.6su l'alto della torre era salita:
25.7e là si stava in pianti ed in sospiri.
26.1Come deserta Ettòr vide la stanza,
26.2arrestossi alla soglia, ed all'ancelle
26.3vôlto il parlar: Porgete il vero, ei disse;
26.4Andròmaca dov'è? Forse alle case
26.5di qualcheduna delle sue congiunte,
26.6o di Palla recossi ai santi altari
26.7a placar colle troiche matrone
26.8la terribile Dea? — No, gli rispose
26.9la guardiana, e poiché brami il vero,
26.10il vero parlerò. Né alle cognate
26.11ella n'andò, né di Minerva all'are,
26.12ma d'Ilio alla gran torre. Udito avendo
26.13dell'inimico un furioso assalto
26.14e de' Teucri la rotta, la meschina
26.15corre verso le mura a simiglianza
26.16di forsennata, e la fedel nutrice
26.17col pargoletto in braccio l'accompagna.
27.1Finito non avea queste parole
27.2la guardiana, che veloce Ettorre
27.3dalle soglie si spicca, e ripetendo
27.4il già corso sentier, fende diritto
27.5del grand'Ilio le piazze: ed alle Scee,
27.6onde al campo è l'uscita, ecco d'incontro
27.7Andròmaca venirgli, illustre germe
27.8d'Eezïone, abitator dell'alta
27.9Ipòplaco selvosa, e de' Cilìci
27.10dominator nell'ipoplacia Tebe.
27.11Ei ricca di gran dote al grande Ettorre
27.12diede a sposa costei ch'ivi allor corse
27.13ad incontrarlo; e seco iva l'ancella
27.14tra le braccia portando il pargoletto
27.15unico figlio dell'eroe troiano,
27.16bambin leggiadro come stella. Il padre
27.17Scamandrio lo nomava, il vulgo tutto
27.18Astianatte, perché il padre ei solo
27.19era dell'alta Troia il difensore.
28.1Sorrise Ettorre nel vederlo, e tacque.
28.2Ma di gran pianto Andròmaca bagnata
28.3accostossi al marito, e per la mano
28.4strignendolo, e per nome in dolce suono
28.5chiamandolo, proruppe: Oh troppo ardito!
28.6il tuo valor ti perderà: nessuna
28.7pietà del figlio né di me tu senti,
28.8crudel, di me che vedova infelice
28.9rimarrommi tra poco, perché tutti
28.10di conserto gli Achei contro te solo
28.11si scaglieranno a trucidarti intesi;
28.12e a me fia meglio allor, se mi sei tolto,
28.13l'andar sotterra. Di te priva, ahi lassa!
28.14ch'altro mi resta che perpetuo pianto?
28.15Orba del padre io sono e della madre.
28.16M'uccise il padre lo spietato Achille
28.17il dì che de' Cilìci egli l'eccelsa
28.18popolosa città Tebe distrusse:
28.19m'uccise, io dico, Eezïon quel crudo;
28.20ma dispogliarlo non osò, compreso
28.21da divino terror. Quindi con tutte
28.22l'armi sul rogo il corpo ne compose,
28.23e un tumulo gli alzò cui di frondosi
28.24olmi le figlie dell'Egìoco Giove
28.25l'Oreadi pietose incoronaro.
28.26Di ben sette fratelli iva superba
28.27la mia casa. Di questi in un sol giorno
28.28lo stesso figlio della Dea sospinse
28.29l'anime a Pluto, e li trafisse in mezzo
28.30alle mugghianti mandre ed alle gregge.
28.31Della boscosa Ipòplaco reina
28.32mi rimanea la madre. Il vincitore
28.33coll'altre prede qua l'addusse, e poscia
28.34per largo prezzo in libertà la pose.
28.35Ma questa pure, ahimè! nelle paterne
28.36stanze lo stral d'Artèmide trafisse.
28.37Or mi resti tu solo, Ettore caro,
28.38tu padre mio, tu madre, tu fratello,
28.39tu florido marito. Abbi deh! dunque
28.40di me pietade, e qui rimanti meco
28.41a questa torre, né voler che sia
28.42vedova la consorte, orfano il figlio.
28.43Al caprifico i tuoi guerrieri aduna,
28.44ove il nemico alla città scoperse
28.45più agevole salita e più spedito
28.46lo scalar delle mura. O che agli Achei
28.47abbia mostro quel varco un indovino,
28.48o che spinti ve gli abbia il proprio ardire,
28.49questo ti basti che i più forti quivi
28.50già fêr tre volte di valor periglio,
28.51ambo gli Aiaci, ambo gli Atridi, e il chiaro
28.52sire di Creta ed il fatal Tidìde.
29.1Dolce consorte, le rispose Ettorre,
29.2ciò tutto che dicesti a me pur anco
29.3ange il pensier; ma de' Troiani io temo
29.4fortemente lo spregio, e dell'altere
29.5troiane donne, se guerrier codardo
29.6mi tenessi in disparte, e della pugna
29.7evitassi i cimenti. Ah nol consente,
29.8no, questo cor. Da lungo tempo appresi
29.9ad esser forte, ed a volar tra' primi
29.10negli acerbi conflitti alla tutela
29.11della paterna gloria e della mia.
29.12Giorno verrà, presago il cor mel dice,
29.13verrà giorno che il sacro iliaco muro
29.14e Prìamo e tutta la sua gente cada.
29.15Ma né de' Teucri il rio dolor, né quello
29.16d'Ecuba stessa, né del padre antico,
29.17né de' fratei, che molti e valorosi
29.18sotto il ferro nemico nella polve
29.19cadran distesi, non mi accora, o donna,
29.20sì di questi il dolor, quanto il crudele
29.21tuo destino, se fia che qualche Acheo,
29.22del sangue ancor de' tuoi lordo l'usbergo,
29.23lagrimosa ti tragga in servitude.
29.24Misera! in Argo all'insolente cenno
29.25d'una straniera tesserai le tele:
29.26dal fonte di Messìde o d'Iperèa,
29.27(ben repugnante, ma dal fato astretta)
29.28alla superba recherai le linfe;
29.29e vedendo talun piovere il pianto
29.30dal tuo ciglio, dirà: Quella è d'Ettorre
29.31l'alta consorte, di quel prode Ettorre
29.32che fra' troiani eroi di generosi
29.33cavalli agitatori era il primiero,
29.34quando intorno a Ilïon si combattea.
29.35Così dirassi da qualcuno; e allora
29.36tu di nuovo dolor l'alma trafitta
29.37più viva in petto sentirai la brama
29.38di tal marito a scior le tue catene.
29.39Ma pria morto la terra mi ricopra,
29.40ch'io di te schiava i lai pietosi intenda.
30.1Così detto, distese al caro figlio
30.2l'aperte braccia. Acuto mise un grido
30.3il bambinello, e declinato il volto,
30.4tutto il nascose alla nudrice in seno,
30.5dalle fiere atterrito armi paterne,
30.6e dal cimiero che di chiome equine
30.7alto su l'elmo orribilmente ondeggia.
30.8Sorrise il genitor, sorrise anch'ella
30.9la veneranda madre; e dalla fronte
30.10l'intenerito eroe tosto si tolse
30.11l'elmo, e raggiante sul terren lo pose.
30.12Indi baciato con immenso affetto,
30.13e dolcemente tra le mani alquanto
30.14palleggiato l'infante, alzollo al cielo,
30.15e supplice sclamò: Giove pietoso
30.16e voi tutti, o Celesti, ah concedete
30.17che di me degno un dì questo mio figlio
30.18sia splendor della patria, e de' Troiani
30.19forte e possente regnator. Deh fate
30.20che il veggendo tornar dalla battaglia
30.21dell'armi onusto de' nemici uccisi,
30.22dica talun: Non fu sì forte il padre:
30.23e il cor materno nell'udirlo esulti.
31.1Così dicendo, in braccio alla diletta
31.2sposa egli cesse il pargoletto; ed ella
31.3con un misto di pianti almo sorriso
31.4lo si raccolse all'odoroso seno.
31.5Di secreta pietà l'alma percosso
31.6riguardolla il marito, e colla mano
31.7accarezzando la dolente: Oh! disse,
31.8diletta mia, ti prego; oltre misura
31.9non attristarti a mia cagion. Nessuno,
31.10se il mio punto fatal non giunse ancora,
31.11spingerammi a Pluton: ma nullo al mondo,
31.12sia vil, sia forte, si sottragge al fato.
31.13Or ti rincasa, e a' tuoi lavori intendi,
31.14alla spola, al pennecchio, e delle ancelle
31.15veglia su l'opre; e a noi, quanti nascemmo
31.16fra le dardanie mura, a me primiero
31.17lascia i doveri dell'acerba guerra.
32.1Raccolse al terminar di questi accenti
32.2l'elmo dal suolo il generoso Ettorre,
32.3e muta alla magion la via riprese
32.4l'amata donna, riguardando indietro,
32.5e amaramente lagrimando. Giunta
32.6agli ettorei palagi, ivi raccolte
32.7trovò le ancelle, e le commosse al pianto.
32.8Ploravan tutte l'ancor vivo Ettorre
32.9nella casa d'Ettòr le dolorose,
32.10rivederlo più mai non si sperando
32.11reduce dalla pugna, e dalle fiere
32.12mani scampato de' robusti Achei.
33.1Non producea gl'indugi in questo mezzo
33.2dentro l'alte sue soglie il Priamìde
33.3Paride: e già di tutte rivestito
33.4le sue bell'armi, d'Ilio folgorando
33.5traversava le vie con presto piede.
33.6Come destriero che di largo cibo
33.7ne' presepi pasciuto, ed a lavarsi
33.8del fiume avvezzo alla bell'onda, alfine
33.9rotti i legami per l'aperto corre
33.10stampando con sonante ugna il terreno:
33.11scherzan sul dosso i crini, alta s'estolle
33.12la superba cervice, ed esultando
33.13di sua bellezza, ai noti paschi ei vola
33.14ove amor d'erbe o di puledre il tira;
33.15tale di Prìamo il figlio dalla rocca
33.16di Pergamo scendea tutto nell'armi
33.17esultante e corrusco come sole.
33.18Sì ratti i piedi lo portâr, ch'ei tosto
33.19il germano raggiunse appunto in quella
33.20che dal tristo parlar si dipartìa
33.21della consorte. Favellò primiero
33.22Paride, e disse: Alla tua giusta fretta
33.23fui di lungo aspettar forse cagione,
33.24venerando fratello, e non ti giunsi
33.25sollecito, tem'io, come imponesti.
34.1Generoso timor! rispose Ettorre;
34.2null'uom, che l'opre drittamente estimi,
34.3darà biasmo alle tue nel glorïoso
34.4mestier dell'armi; ché tu pur se' prode.
34.5Ma, colpa del voler, spesso s'allenta
34.6la tua virtude, e inoperosa giace.
34.7Quindi è l'alto mio duol quando de' Teucri
34.8per te solo infelici odo in tuo danno
34.9le contumelie. Ma partiam, ché poscia
34.10comporremo tra noi questa contesa,
34.11se grazia ne farà Giove benigno
34.12di poter lieti nelle nostre case
34.13ai Celesti immortali offrir la coppa
34.14dell'alma libertà, vinti gli Achei.
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