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1.1Allor Palla Minerva a Dïomede
1.2forza infuse ed ardire, onde fra tutti
1.3gli Achei splendesse glorïoso e chiaro.
1.4Lampi gli uscìan dall'elmo e dallo scudo
1.5d'inestinguibil fiamma, al tremolìo
1.6simigliante del vivo astro d'autunno,
1.7che lavato nel mar splende più bello.
1.8Tal mandava dal capo e dalle spalle
1.9divin foco l'eroe, quando la Diva
1.10lo sospinse nel mezzo ove più densa
1.11ferve la mischia. Era fra' Teucri un certo
1.12Darete, uom ricco e d'onoranza degno,
1.13di Vulcan sacerdote, e genitore
1.14di due prodi figliuoi mastri di guerra
1.15Fegèo nomati e Idèo. Precorsi agli altri
1.16si fêr costoro incontro a Dïomede,
1.17essi sul cocchio, ed ei pedone: e a fronte
1.18divenuti così, scagliò primiero
1.19la lung'asta Fegèo. L'asta al Tidìde
1.20lambì l'omero manco, e non l'offese.
1.21Col ferrato suo cerro allor secondo
1.22mosse il Tidìde, né di mano indarno
1.23il telo gli fuggì, ché tra le poppe
1.24del nemico s'infisse, e dalla biga
1.25lo spiombò. Diede Idèo, visto quel colpo,
1.26un salto a terra, e in un col suo bel carro
1.27smarrito abbandonò la pia difesa
1.28dell'ucciso fratel. Né avrìa schivato
1.29perciò la morte; ma Vulcan di nebbia
1.30lo ricinse e servollo, onde non resti
1.31il vecchio padre desolato al tutto.
1.32Tolse i destrieri il vincitore, e trarli
1.33da' compagni li fece alle sue navi.
2.1Visti i due figli di Darete i Teucri
2.2l'un freddo nella polve e l'altro in fuga,
2.3turbârsi; e la glaucopide Minerva
2.4preso per mano il fero Marte disse:
2.5O Marte, Marte, esizioso Iddio
2.6che lordo ir godi d'uman sangue e al suolo
2.7adeguar le città, non lasceremo
2.8noi dunque battagliar soli tra loro
2.9Teucri ed Achei, qualunque sia la parte
2.10cui dar la palma vorrà Giove? Or via
2.11ritiriamci, evitiam l'ira del nume.
3.1In questo favellar trasse la scaltra
3.2l'impetuoso Dio fuor del conflitto,
3.3e su la riva riposar lo fece
3.4dell'erboso Scamandro. Allora i Dànai
3.5cacciâr li Teucri in fuga; e ognun de' duci
3.6un fuggitivo uccise. Agamennóne
3.7primier riversa il vasto Odio dal carro,
3.8degli Alizòni condottiero, e primo
3.9al fuggir. Gli piantò l'asta nel tergo,
3.10e fuor del petto uscir la fece. Ei cadde
3.11romoroso, e suonâr l'armi sovr'esso.
4.1Dalla glebosa Tarne era venuto
4.2Festo figliuol del Mèone Boro. Il colse
4.3Idomenèo coll'asta alla diritta
4.4spalla nel punto che salìa sul carro.
4.5Cadde il meschin d'orrenda notte avvolto,
4.6e i servi lo spogliâr d'Idomenèo.
5.1L'Atride Menelao di Strofio il figlio
5.2Scamandrio uccise, cacciator famoso
5.3cui la stessa Dïana ammaestrava
5.4le fere a saettar quante ne pasce
5.5montana selva. E nulla allor gli valse
5.6la Diva amica degli strali, e nulla
5.7l'arte dell'arco. Menelao lo giunse
5.8mentre innanzi gli fugge, e tra le spalle
5.9l'asta gli spinse, e trapassògli il petto.
5.10Boccon cadde il trafitto, e cupamente
5.11l'armi sovr'esso rimbombar s'udiro.
6.1Prole del fabbro Armònide, Fereclo
6.2da Merïon fu spento. Era costui
6.3per tutte guise di lavori industri
6.4maraviglioso, e a Pallade Minerva
6.5caramente diletto. Opra fur sua
6.6di Paride le navi, onde principio
6.7ebbe il danno de' Teucri, e di lui stesso,
6.8perché i decreti degli Dei non seppe.
6.9L'inseguì, lo raggiunse, lo percosse
6.10nel destro clune Merïone, e sotto
6.11l'osso vêr la vescica uscì la punta.
6.12Gli mancâr le ginocchia, e guaiolando
6.13e cadendo il coprì di morte il velo.
7.1Mege uccise Pedèo, bastarda prole
7.2d'Antènore, cui l'inclita Teano,
7.3gratificando al suo consorte, avea
7.4con molta cura nutricato al paro
7.5dei diletti suoi figli. Si fe' sopra
7.6a costui coll'acuta asta il Filìde
7.7Mege, e alla nuca lo ferì. Trascorse
7.8tra i denti il ferro, e gli tagliò la lingua.
7.9Così concio egli cadde, e nella sabbia
7.10fe' tenaglia co' denti al freddo acciaro.
8.1Ipsènore, figliuol del generoso
8.2Dolopion, scamandrio sacerdote
8.3riverito qual Dio, fugge davanti
8.4al chiaro germe d'Evemone Eurìpilo
8.5Eurìpilo l'insegue, e via correndo
8.6tal gli cala su l'omero un fendente
8.7che il braccio gli recide. Sanguinoso
8.8casca il mozzo lacerto nella polve,
8.9e la purpurea morte e il violento
8.10fato le luci gli abbuiâr. Di questi
8.11tal nell'acerba pugna era il lavoro.
9.1Ma di qual parte fosse Dïomede,
9.2se troiano od acheo, mal tu sapresti
9.3discernere, sì fervido ei trascorre
9.4il campo tutto; simile alla piena
9.5di tumido torrente che cresciuto
9.6dalle piogge di Giove, ed improvviso
9.7precipitando i saldi ponti abbatte
9.8debil freno alle fiere onde, e de' verdi
9.9campi i ripari rovesciando, ingoia
9.10con fragor le speranze e le fatiche
9.11de' gagliardi coloni: a questa guisa
9.12sgominava il Tidìde e dissipava
9.13le caterve de' Troi, che sostenerne
9.14non potean, benché molti, la ruina.
10.1Come Pandaro il vide sì furente
10.2scorrere il campo, e tutte a sé dinanzi
10.3scompigliar le falangi, alla sua mira
10.4curvò subito l'arco, e l'irruente
10.5eroe percosse alla diritta spalla.
10.6Entrò pel cavo dell'usbergo il crudo
10.7strale, e forollo, e il sanguinò. Coraggio,
10.8forte allora gridò l'inclito figlio
10.9di Licaon, magnanimi Troiani,
10.10stimolate i cavalli, ritornate
10.11alla pugna. Ferito è degli Achei
10.12il più forte guerrier, né credo ei possa
10.13a lungo tollerar l'acerbo colpo,
10.14se vano feritor non mi sospinse
10.15qua dalla Licia il re dell'arco Apollo.
11.1Così gridava il vantator. Ma domo
11.2non restò da quel colpo Dïomede,
11.3che ritraendo il passo, e de' cavalli
11.4coprendosi e del cocchio, al suo fedele
11.5Capaneìde si rivolse, e disse:
11.6Corri, Stènelo mio, scendi dal carro,
11.7e dall'omero tosto mi divelli
11.8questo acerbo quadrel. — Die un salto a terra
11.9Stènelo e corse, e l'aspro stral gli svelse
11.10dall'omero trafitto. Per la maglia
11.11dell'usbergo spicciava il caldo sangue,
11.12e imperturbato sì l'eroe pregava:
12.1Invitta figlia dell'Egìoco Giove,
12.2se nelle ardenti pugne unqua a me fosti
12.3del tuo favor cortese e al mio gran padre,
12.4odimi, o Dea Minerva, ed or di nuovo
12.5m'assisti, e al tiro della lancia mia
12.6manda il mio feritor: dammi ch'io spegna
12.7questo ventoso nebulon che grida
12.8ch'io del Sol non vedrò più l'aurea luce.
13.1Udì la diva il prego, e a lui repente
13.2e mani e piedi e tutta la persona
13.3agile rese, e fattasi vicina
13.4e manifesta disse: Ti rinfranca
13.5Dïomede, e co' Troi pugna securo;
13.6ch'io del tuo grande genitor Tidèo
13.7l'invitta gagliardìa ti pongo in petto,
13.8e la nube dagli occhi ecco ti sgombro
13.9che la vista mortal t'appanna e grava,
13.10onde tu ben discerna le divine
13.11e l'umane sembianze. Ove alcun Dio
13.12qui ti venga a tentar, tu con gli Eterni
13.13non cimentarti, no; ma se in conflitto
13.14vien la figlia di Giove Citerèa,
13.15l'acuto ferro adopra, e la ferisci.
14.1Sparve, ciò detto, la cerulea Diva.
14.2Allor diè volta e si mischiò tra' primi
14.3combattenti il Tidìde, a pugnar pronto
14.4più che prima d'assai; ché in quel momento
14.5triplice in petto si sentì la forza.
15.1Come lïon che, mentre il gregge assalta,
15.2ferito dal pastor, ma non ucciso,
15.3vie più s'infuria, e superando tutte
15.4resistenze si slancia entro l'ovile:
15.5derelitte, tremanti ed affollate
15.6l'una addosso dell'altra si riversano
15.7le pecorelle, ed ei vi salta in mezzo
15.8con ingordo furor: tal dentro ai Teucri
15.9diede il forte Tidìde. A prima giunta
15.10Astìnoo uccise ed Ipenòr: trafisse
15.11l'uno coll'asta alla mammella; all'altro
15.12la paletta dell'omero percosse
15.13con tale un colpo della grande spada,
15.14che gli spiccò dal collo e dalla schiena
15.15l'omero netto. Dopo questi addosso
15.16ad Abante si spicca e a Poliìdo
15.17figli del veglio interprete di sogni
15.18Euridamante; ma il meschin non seppe
15.19nella lor dipartenza a questa volta
15.20divinarne il destin, ch'ambi il Tidìde
15.21li pose a morte e li spogliò. Drizzossi
15.22quindi a Xanto e Faon figli a Fenòpo,
15.23ambo a lui nati nell'età canuta.
15.24In amara vecchiezza il derelitto
15.25genitor si struggea, ché d'altra prole,
15.26cui sua reda lasciar, lieto non era.
15.27Gli spense ambo il Tidìde, e lor togliendo
15.28la cara vita, in aspre cure e in pianti
15.29pose il misero padre, a cui negato
15.30fu il vederli tornar dalla battaglia
15.31salvi al suo seno; e di lui morto in lutto
15.32ignoti eredi si partîr l'avere.
16.1Due Prïamidi, Cromio ed Echemóne,
16.2venìano entrambi in un sol cocchio. A questi
16.3s'avventò Dïomede; e col furore
16.4di lïon che una mandra al bosco assalta
16.5e di giovenca o bue frange la nuca;
16.6così mal conci entrambi il fier Tidìde
16.7precipitolli dalla biga, e tolte
16.8l'arme de' vinti, a' suoi sergenti ei dienne
16.9i destrieri onde trarli alla marina.
17.1Come de' Teucri sbarattar le file
17.2videlo Enea, si mosse, e per la folta
17.3e fra il rombo dell'aste discorrendo
17.4a cercar diessi il valoroso e chiaro
17.5figlio di Licaon, Pandaro. Il trova,
17.6gli si appresenta e fa queste parole:
18.1Pandaro, dov'è l'arco? ove i veloci
18.2tuoi strali? ov'è la gloria in che qui nullo
18.3teco gareggia, né verun si vanta
18.4licio arcier superarti? Or su, ti sveglia,
18.5alza a Giove la mano, un dardo allenta
18.6contro costui, qualunque ei sia, che desta
18.7cotanta strage, e sì malmena i Teucri,
18.8de' quai già molti e forti a giacer pose:
18.9se pur egli non fosse un qualche nume
18.10adirato con noi per obbliati
18.11sacrifizi: e de' numi acerba è l'ira.
19.1Così d'Anchise il figlio. E il figlio a lui
19.2di Licaone: O delle teucre genti
19.3inclito duce Enea, se quello scudo
19.4e quell'elmo a tre coni e quei destrieri
19.5ben riconosco, colui parmi in tutto
19.6il forte Dïomede. E nondimeno
19.7negar non l'oso un Immortal. Ma s'egli
19.8è il mortale ch'io dico, il bellicoso
19.9figliuolo di Tidèo, tanto furore
19.10non è senza il favor d'un qualche iddio,
19.11che di nebbia i celesti omeri avvolto
19.12stagli al fianco, e dal petto gli disvìa
19.13le veloci saette. Io gli scagliai
19.14dianzi un dardo, e lo colsi alla diritta
19.15spalla nel cavo del torace, e certo
19.16d'averlo mi credea sospinto a Pluto.
19.17Pur non lo spensi: e irato quindi io temo
19.18qualche nume. Non ho su cui salire
19.19or qui cocchio verun. Stolto! che in serbo
19.20undici ne lasciai nel patrio tetto
19.21di fresco fatti e belli, e di cortine
19.22ricoperti, con due d'orzo e di spelda
19.23ben pasciuti cavalli a ciascheduno.
19.24E sì che il giorno ch'io partii, gli eccelsi
19.25nostri palagi abbandonando, il veglio
19.26guerriero Licaon molti ne dava
19.27prudenti avvisi, e mi facea precetto
19.28di guidar sempre mai montato in cocchio
19.29le troiane coorti alla battaglia.
19.30Certo era meglio l'obbedir; ma, folle!
19.31nol feci, ed ebbi ai corridor riguardo,
19.32temendo che assueti a largo pasto
19.33di pasto non patissero difetto
19.34in racchiusa città. Lasciàili adunque,
19.35e pedon venni ad Ilio, ogni fidanza
19.36posta nell'arco che giovarmi poscia
19.37dovea sì poco. Saettai con questo
19.38due de' primi, l'Atride ed il Tidìde,
19.39e ferii l'uno e l'altro, e il vivo sangue
19.40ne trassi io sì, ma n'attizzai più l'ira.
19.41In mal punto spiccai dunque dal muro
19.42gli archi ricurvi il dì che al grande Ettorre
19.43compiacendo qua mossi, e de' Troiani
19.44il comando accettai. Ma se redire,
19.45se con quest'occhi riveder m'è dato
19.46la patria, la consorte e la sublime
19.47mia vasta reggia, mi recida ostile
19.48ferro la testa, se di propria mano
19.49non infrango e non getto nell'accese
19.50vampe quest'arco inutile compagno.
20.1E al borioso il duce Enea: Non dire,
20.2no, questi spregi. Della pugna il volto
20.3cangerà, se ambedue sopra un medesmo
20.4cocchio raccolti affronterem costui,
20.5e farem delle nostre armi periglio.
20.6Monta dunque il mio carro, e de' cavalli
20.7di Troe vedi la vaglia, e come in campo
20.8per ogni lato sappiano veloci
20.9inseguire e fuggir. Questi (se avvegna
20.10che il Tonante di nuovo a Dïomede
20.11dia dell'armi l'onor), questi trarranno
20.12salvi noi pure alla cittade. Or via
20.13prendi tu questa sferza e queste briglie,
20.14ch'io de' corsieri, per pugnar, ti cedo
20.15il governo; o costui tu stesso affronta,
20.16ché de' corsieri sarà mia la cura.
21.1Sì (riprese il figliuol di Licaone)
21.2tien tu le briglie, Enea, reggi tu stesso
21.3i tuoi cavalli, che la mano udendo
21.4del consueto auriga, il curvo carro
21.5meglio trarranno, se fuggir fia forza
21.6dal figlio di Tidèo. Se lor vien manco
21.7la tua voce, potrìan per caso istrano
21.8spaventati adombrarsi, e senza legge
21.9aggirarsi pel campo, e a trarne fuori
21.10della pugna indugiar tanto che il fero
21.11Dïomede n'assegua impetuoso,
21.12ed entrambi n'uccida, e via ne meni
21.13i destrieri di Troe. Resta tu dunque
21.14al timone e alle briglie, ché coll'asta
21.15io del nemico sosterrò l'assalto.
22.1Montâr, ciò detto, sull'adorno cocchio,
22.2e animosi drizzâr contra il Tidìde
22.3i veloci cavalli. Il chiaro figlio
22.4di Capanèo li vide, ed all'amico
22.5vôlto il presto parlar, Tidìde, ei disse,
22.6mio diletto Tidìde, a pugnar teco
22.7veggo pronti venir due di gran nerbo
22.8valorosi guerrier, l'uno il famoso
22.9Pandaro arciero che figliuol si vanta
22.10di Licaone, e l'altro Enea che prole
22.11vantasi ei pur di Venere e d'Anchise.
22.12Su, presto in cocchio; ritiriamci, e incauto
22.13tu non istarmi a furiar tra i primi
22.14con sì gran rischio della dolce vita
22.15Bieco guatollo il gran Tidìde, e disse:
22.16Non parlarmi di fuga. Indarno tenti
22.17persuadermi una viltà. Fuggire
22.18dal cimento e tremar, non lo consente
22.19la mia natura: ho forze intègre, e sdegno
22.20de' cavalli il vantaggio. Andrò pedone,
22.21quale mi trovo, ad incontrar costoro;
22.22ché Pallade mi vieta ogni paura.
22.23Ma non essi ambedue salvi di mano
22.24ci scapperan, dai rapidi sottratti
22.25lor corridori, ed avverrà che appena
22.26ne scampi un solo. Un altro avviso ancora
22.27vo' dirti, e tu non l'obblïar. Se fia
22.28che l'alto onore d'atterrarli entrambi
22.29la prudente Minerva mi conceda,
22.30tu per le briglie allora i miei cavalli
22.31lega all'anse del cocchio, e ratto vola
22.32ai cavalli d'Enea, e dai Troiani
22.33via te li mena fra gli Achei. Son essi
22.34della stirpe gentil di quei che Giove,
22.35prezzo del figlio Ganimede, un giorno
22.36a Troe donava; né miglior destrieri
22.37vede l'occhio del Sole e dell'Aurora.
22.38Al re Laomedonte il prence Anchise
22.39la razza ne furò, sopposte ai padri
22.40segretamente un dì le sue puledre
22.41che di tale imeneo sei generosi
22.42corsier gli partoriro. Egli n'impingua
22.43quattro di questi a sé nel suo presepe,
22.44e due ne cesse al figlio Enea, superbi
22.45cavalli da battaglia. Ove n'avvegna
22.46di predarli, n'avremo immensa lode.
23.1Mentre seguìan tra lor queste parole,
23.2quelli incitando i corridor veloci
23.3tosto appressârsi, e Pandaro primiero
23.4favellò: Bellicoso ardito figlio
23.5dell'illustre Tidèo, poiché l'acuto
23.6mio stral non ti domò, vengo a far prova
23.7s'io di lancia ferir meglio mi sappia.
23.8Così detto, la lunga asta vibrando
23.9fulminolla, e colpì di Dïomede
23.10lo scudo sì, che la ferrata punta
23.11tutto passollo, e ne sfiorò l'usbergo.
23.12Sei ferito nel fianco (alto allor grida
23.13l'illustre feritor), né a lungo, io spero,
23.14vivrai: la gloria che mi porti è somma.
24.1Errasti, o folle, il colpo (imperturbato
24.2gli rispose l'eroe); ben io m'avviso
24.3ch'uno almeno di voi, pria di ristarvi
24.4da questa zuffa, nel suo sangue steso
24.5l'ira di Marte sazierà. Ciò detto,
24.6scagliò. Minerva ne diresse il telo,
24.7e a lui che curvo lo sfuggìa, cacciollo
24.8tra il naso e il ciglio. Penetrò l'acuto
24.9ferro tra' denti, ne tagliò l'estrema
24.10lingua, e di sotto al mento uscì la punta.
24.11Piombò dal cocchio, gli tonâr sul petto
24.12l'armi lucenti, sbigottîr gli stessi
24.13cavalli, e a lui si sciolsero per sempre
24.14e le forze e la vita. Enea temendo
24.15in man non caggia degli Achei l'ucciso,
24.16scese, e protesa a lui l'asta e lo scudo
24.17giravagli dintorno a simiglianza
24.18di fier lïone in suo valor sicuro;
24.19e parato a ferir qual sia nemico
24.20che gli si accosti, il difendea gridando
24.21orribilmente. Diè di piglio allora
24.22ad un enorme sasso Dïomede
24.23di tal pondo, che due nol porterebbero
24.24degli uomini moderni; ed ei vibrandolo
24.25agevolmente, e solo e con grand'impeto
24.26scagliandolo, percosse Enea nell'osso
24.27che alla coscia s'innesta ed è nomato
24.28ciotola. Il fracassò l'aspro macigno
24.29con ambi i nervi, e ne stracciò la pelle.
24.30Diè del ginocchio al grave colpo in terra
24.31l'eroe ferito, e colla man robusta
24.32puntellò la persona. Un negro velo
24.33gli coperse le luci, e qui perìa,
24.34se di lui tosto non si fosse avvista
24.35l'alma figlia di Giove Citerèa
24.36che d'Anchise pastor l'avea concetto.
24.37Intorno al caro figlio ella diffuse
24.38le bianche braccia, e del lucente peplo
24.39gli antepose le falde, onde dall'armi
24.40ripararlo, e impedir che ferro acheo
24.41gli passi il petto e l'anima gl'involi.
25.1Mentre al fiero conflitto ella sottragge
25.2il diletto figliuol, Stènelo il cenno
25.3membrando dell'amico, ne sostiene
25.4in disparte i cavalli, e prestamente
25.5all'anse della biga avviluppate
25.6le redini, s'avventa ai ben chiomati
25.7corridori d'Enea; di mezzo ai Teucri
25.8agli Achivi li spinge, ed alle navi
25.9spedisceli fidati al dolce amico
25.10Dëipilo, cui sopra ogni altro eguale,
25.11perché d'alma conforme, in pregio ei tiene.
25.12Esso intanto l'eroe capaneìde
25.13rimontato il suo cocchio, e in man riprese
25.14le rilucenti briglie, allegramente
25.15de' cavalli sonar l'ugna facea
25.16dietro il Tidìde che coll'empio ferro
25.17l'alma Venere insegue, la sapendo
25.18non una delle Dee che de' mortali
25.19godon le guerre amministrar, siccome
25.20Minerva e la di mura atterratrice
25.21torva Bellona, ma un'imbelle Diva.
25.22Poiché raggiunta per la folta ei l'ebbe,
25.23abbassò l'asta il fiero, e coll'acuto
25.24ferro l'assalse, e della man gentile
25.25gli estremi le sfiorò verso il confine
25.26della palma. Forò l'asta la cute,
25.27rotto il peplo odoroso a lei tessuto
25.28dalle Grazie, e fluì dalla ferita
25.29l'icóre della Dea, sangue immortale,
25.30qual corre de' Beati entro le vene;
25.31ch'essi, né frutto cereal gustando
25.32né rubicondo vino, esangui sono,
25.33e quindi han nome d'Immortali. Al colpo
25.34died'ella un forte grido, e dalle braccia
25.35depose il figlio, a cui difesa Apollo
25.36corse tosto, e l'ascose entro una nube,
25.37onde camparlo dall'achee saette.
26.1Il bellicoso Dïomede intanto,
26.2Cedi, figlia di Giove, alto gridava,
26.3cedi il piè dalla pugna. E non ti basta
26.4sedur d'imbelli femminette il core?
26.5Se qui troppo t'avvolgi, io porto avviso
26.6che tale desteratti orror la guerra,
26.7ch'anco il sol nome ti darà paura.
27.1Disse; ed ella turbata ed affannosa
27.2partiva. La veloce Iri per mano
27.3la prese, la tirò fuor del tumulto
27.4carca di doglie e livida le nevi
27.5della morbida cute. Alla sinistra
27.6della pugna seduto il furibondo
27.7Marte trovò: la grande asta del Nume
27.8e i veloci corsier cingea la nebbia.
27.9Gli abbracciò le ginocchia supplicando
27.10la sorella, e gridò: Caro fratello,
27.11miserere di me, dammi il tuo cocchio,
27.12ond'io salga all'Olimpo. Assai mi crucia
27.13una ferita che mi feo la destra
27.14d'un ardito mortal, di Dïomede,
27.15che pur con Giove piglierìa contesa.
28.1Sì prega, e Marte i bei destrier le cede.
28.2Salì sul cocchio allor la dolorosa,
28.3salì al suo fianco la taumanzia figlia,
28.4e in man tolte le briglie, a tutto corso
28.5i cavalli sferzò che desiosi
28.6volavano. Arrivâr tosto all'Olimpo,
28.7eccelsa sede degli Eterni. Quivi
28.8arrestò la veloce Iri i corsieri,
28.9li disciolse dal giogo, e ristorolli
28.10d'immortal cibo. La divina intanto
28.11Venere al piede si gittò dell'alma
28.12genitrice Dïona, che la figlia
28.13raccogliendo al suo seno, e colla mano
28.14la carezzando e interrogando, Oh! disse
28.15oh! chi mai de' Celesti si permise
28.16amata figlia, in te sì grave offesa,
28.17come rea di gran fallo alla scoperta?
28.18Il superbo Tidìde Dïomede,
28.19rispose Citerèa, l'empio ferimmi
28.20perché il mio figlio, il mio sovra ogni cosa
28.21diletto Enea sottrassi dalla pugna,
28.22che pugna non è più di Teucri e Achivi,
28.23ma d'Achivi e di numi. — E a lei Dïona
28.24inclita Diva replicò: Sopporta
28.25in pace, o figlia, il tuo dolor; ché molti
28.26degl'Immortali con alterno danno
28.27molte soffrimmo dai mortali offese.
28.28Le soffrì Marte il dì che gli Aloìdi
28.29Oto e il forte Efïalte l'annodaro
28.30d'aspre catene. Un anno avvinto e un mese
28.31in carcere di ferro egli si stette,
28.32e forse vi perìa, se la leggiadra
28.33madrigna Eeribèa nol rivelava
28.34al buon Mercurio che di là furtivo
28.35lo sottrasse, già tutto per la lunga
28.36e dolorosa prigionìa consunto.
28.37Le soffrì Giuno allor che il forte figlio
28.38d'Anfitrione con trisulco dardo
28.39la destra poppa le piagò, sì ch'ella
28.40d'alto duol ne fu colta. Anco il gran Pluto
28.41dal medesmo mortal figlio di Giove
28.42aspro sofferse di saetta un colpo
28.43là su le porte dell'Inferno, e tale
28.44lo conquise un dolor, che lamentoso
28.45e con lo stral ne' duri omeri infisso
28.46all'Olimpo sen venne, ove Peone,
28.47di lenitivi farmaci spargendo
28.48la ferita, il sanò; ché sua natura
28.49mortal non era: ma ben era audace
28.50e scellerato il feritor che d'ogni
28.51nefario fatto si fea beffe, osando
28.52fin gli abitanti saettar del cielo.
28.53Oggi contro te pur spinse Minerva
28.54il figlio di Tidèo. Stolto! ché seco
28.55punto non pensa che son brevi i giorni
28.56di chi combatte con gli Dei: né babbo
28.57lo chiameran tornato dalla pugna
28.58i figlioletti al suo ginocchio avvolti.
28.59Benché forte d'assai, badi il Tidìde
28.60ch'un più forte di te seco non pugni;
28.61badi che l'Adrastina Egïalèa,
28.62di Dïomede generosa moglie,
28.63presto non debba risvegliar dal sonno
28.64ululando i famigli, e il forte Acheo
28.65plorar che colse il suo virgineo fiore.
29.1In questo dir con ambedue le palme
29.2la man le asterse dal rappreso icóre,
29.3e la man si sanò, queta ogni doglia.
29.4Riser Giuno e Minerva a quella vista,
29.5e con amaro motteggiar la Diva
29.6dalle glauche pupille il genitore
29.7così prese a tentar: Padre, senz'ira
29.8un fiero caso udir vuoi tu? Ciprigna
29.9qualche leggiadra Achea sollecitando
29.10a seguir seco i suoi Teucri diletti,
29.11nel carezzarla ed acconciarle il peplo,
29.12a un aurato ardiglione, ohimè! s'è punta
29.13la dilicata mano. — Il sommo padre
29.14grazioso sorrise, e a sé chiamata
29.15l'aurea Venere, Figlia, le dicea,
29.16per te non sono della guerra i fieri
29.17studi, ma l'opre d'Imeneo soavi.
29.18A queste intendi, ed il pensier dell'armi
29.19tutto a Marte lo lascia ed a Minerva.
30.1Mentre in cielo seguìan queste favelle,
30.2contro il figlio d'Anchise il bellicoso
30.3Dïomede si spinge, né l'arresta
30.4il saper che la man d'Apollo il copre.
30.5Desioso di porre Enea sotterra
30.6e spogliarlo dell'armi peregrine,
30.7nulla ei rispetta un sì gran Dio. Tre volte
30.8a morte l'assalì, tre volte Apollo
30.9gli scosse in faccia il luminoso scudo.
30.10Ma come il forte Calidonio al quarto
30.11impeto venne, il saettante nume
30.12terribile gridò: Guarda che fai;
30.13via di qua, Dïomede; il paragone
30.14non tentar degli Dei, ché de' Celesti
30.15e de' terrestri è disugual la schiatta.
31.1Disse; e alquanto l'eroe ritrasse il piede
31.2l'ira evitando dell'arciero Apollo,
31.3che, fuor condutto della mischia Enea,
31.4nella sacrata Pergamo fra l'are
31.5del suo delubro il pose. Ivi Latona,
31.6ivi l'amante dello stral Dïana
31.7lo curâr, l'onoraro. Intanto Apollo
31.8formò di tenue nebbia una figura
31.9in sembianza d'Enea; d'Enea le finse
31.10l'armi, e dintorno al vano simulacro
31.11Teucri ed Achei facean di targhe e scudi
31.12un alterno spezzar che intorno ai petti
31.13orrendo risonava. Allor si volse
31.14al Dio dell'armi il Dio del giorno, e disse
32.1Eversor di città, Marte omicida,
32.2che sol nel sangue esulti, e non andrai
32.3ad aggredir tu dunque, a cacciar lungi
32.4questo altiero mortal, questo Tidìde
32.5che alle mani verrìa con Giove ancora?
32.6Egli assalse e ferì prima Ciprigna
32.7al carpo della mano; indi avventossi
32.8a me medesmo coll'ardir d'un Dio.
33.1Sì dicendo, s'assise alto sul colmo
33.2della pergàmea rocca, e il rovinoso
33.3Marte sen corse a concitar de' Teucri
33.4le schiere, e preso d'Acamante il volto,
33.5d'Acamante de' Traci esimio duce,
33.6così prese a spronar di Prìamo i figli:
34.1Illustri Prïamìdi, e sino a quando
34.2permetterete della vostra gente
34.3per la man degli Achei sì rio macello?
34.4Sin tanto forse che la strage arrivi
34.5alle porte di Troia? A terra è steso
34.6l'eroe che al pari del divino Ettorre
34.7onoravamo, Enea preclaro figlio
34.8del magnanimo Anchise. Andiam, si voli
34.9alla difesa di cotanto amico.
35.1Destâr la forza e il cor d'ogni guerriero
35.2queste parole. Sarpedon con aspre
35.3rampogne allora rabbuffando Ettorre,
35.4Dove andò, gli dicea, l'alto valore
35.5che poc'anzi t'avevi? E pur t'udimmo
35.6vantarti che tu sol senza l'aita
35.7de' collegati, e co' tuoi soli affini
35.8e co' fratei bastavi alla difesa
35.9della città. Ma niuno io qui ne veggo,
35.10niun ne ravviso di costor, ché tutti
35.11trepidanti s'arretrano siccome
35.12timidi veltri intorno ad un leone:
35.13e qui frattanto combattiam noi soli,
35.14noi venuti in sussidio. Io che mi sono
35.15pur della lega, di lontana al certo
35.16parte mi mossi, dalla licia terra,
35.17dal vorticoso Xanto, ove la cara
35.18moglie ed un figlio pargoletto e molti
35.19lasciai di quegli averi a cui sospira
35.20l'uomo mai sempre bisognoso. E pure
35.21alleato, qual sono, i miei guerrieri
35.22esorto alla battaglia, ed io medesmo
35.23sto qui pronto a pugnar contra costui,
35.24benché qui nulla io m'abbia che il nemico
35.25rapir mi possa, né portarlo seco.
35.26E tu ozioso ti ristai? né almeno
35.27agli altri accenni di far fronte, e in salvo
35.28por le consorti? Guàrdati, che presi,
35.29siccome in ragna che ogni cosa involve,
35.30non divenghiate del crudel nemico
35.31cattura e preda, e ch'ei tra poco al suolo
35.32la vostr'alma cittade non adegui.
35.33A te tocca l'aver di ciò pensiero
35.34e giorno e notte, a te dell'alleanza
35.35i capitani supplicar, che fermi
35.36resistano al lor posto, e far che niuna
35.37cagion più sorga di rampogne acerbe.
36.1D'Ettore al cor fu morso amaro il detto
36.2di Sarpedonte, sì che tosto a terra
36.3saltò dal cocchio in tutto punto, e l'asta
36.4scotendo ad animar corse veloce
36.5d'ogni parte i Troiani alla battaglia,
36.6e destò mischia dolorosa. Allora
36.7voltâr la fronte i Teucri, e impetuosi
36.8fêrsi incontro agli Achei, che stretti insieme
36.9gli aspettâr di piè fermo e senza tema.
37.1Come allor che di Zefiro lo spiro
37.2disperde per le sacre aie la pula,
37.3mentre la bionda Cerere la scevra
37.4dal suo frutto gentil, che il buon villano
37.5vien ventilando; lo leggier spulezzo
37.6tutta imbianca la parte ove del vento
37.7lo sospinge il soffiar: così gli Achivi
37.8inalbava la polve al cielo alzata
37.9dall'ugna de' cavalli entrati allora
37.10sotto la sferza degli aurighi in zuffa.
37.11Difilati portavano i Troiani
37.12il valor delle destre, e furioso
37.13li soccorrea Gradivo discorrendo
37.14il campo tutto, e tutta di gran buio
37.15la battaglia coprendo. E sì di Febo
37.16i precetti adempìa, di Febo Apollo
37.17d'aurea spada precinto, che comando
37.18dato gli avea d'accendere ne' Teucri
37.19ardimento guerrier, vista partire
37.20aiutatrice degli Achei Minerva.
38.1Fuori intanto de' pingui aditi sacri
38.2Enea messo da Febo, e per lui tutto
38.3di gagliardìa ripieno appresentossi
38.4a' suoi compagni che gioîr, vedendo
38.5vivo e salvo il guerriero e rintegrato
38.6delle pristine forze. Ma gravarlo
38.7d'alcun dimando il fier nol consentìa
38.8lavor dell'armi che dell'arco il divo
38.9sire eccitava, e l'omicida Marte,
38.10e la Discordia ognor furente e pazza.
39.1D'altra parte gli Aiaci e Dïomede
39.2e il re dulìchio anch'essi alla battaglia
39.3raccendono gli Achei già per sé stessi
39.4né la furia tementi né le grida
39.5de' Dàrdani, ma fermi ad aspettarli.
39.6Quai nubi che de' monti in su la cima
39.7immote arresta di Saturno il figlio
39.8quando l'aria è tranquilla e il furor dorme
39.9degli Aquiloni o d'altro impetuoso
39.10di nubi fugator vento sonoro;
39.11di piè fermo così senza veruno
39.12pensier di fuga attendono gli Achivi
39.13de' Troiani l'assalto. E Agamennóne
39.14per le file scorrendo, e molte cose
39.15d'ogni parte avvertendo, Amici, ei grida,
39.16uomini siate e di cor forte, e ognuno
39.17nel calor della pugna il guardo tema
39.18del suo compagno. De' guerrier che infiamma
39.19generoso pudore, i salvi sono
39.20più che gli uccisi; chi rossor di fuga
39.21non sente, ha persa coll'onor la forza.
40.1Scagliò l'asta, ciò detto, ed un guerriero
40.2percosse de' primai, commilitone
40.3del magnanimo Enea, Deicoonte,
40.4di Pèrgaso figliuol tenuto in pregio
40.5dai Teucri al paro che di Prìamo i figli,
40.6perché presto a pugnar sempre tra' primi.
40.7Colpillo Atride nell'opposto scudo
40.8che difesa non fece. Trapassollo
40.9tutto la lancia, e per lo cinto all'imo
40.10ventre discese. Strepitoso ei cadde,
40.11e l'armi rimbombâr sovra il caduto.
41.1Enea diè morte di rincontro a due
41.2valentissimi, Orsìloco e Cretone,
41.3figli a Diòcle, della ben costrutta
41.4città di Fere un ricco abitatore.
41.5Scendea costui dal fiume Alfèo che largo
41.6la pilia terra di bell'acque inonda:
41.7Alfèo produsse Orsìloco di molte
41.8genti signore, Orsìloco Diòcle,
41.9e Diòcle costor, mastri di guerra
41.10d'un sol parto acquistati. Aveano entrambi
41.11già fatti adulti navigato a Troia
41.12per onor degli Atridi, e qui la vita
41.13entrambi terminâr. Quai due leoni,
41.14cui la madre sul monte entro i recessi
41.15d'alto speco educò, fan ruba e guasto
41.16delle mandre, de' greggi e delle stalle,
41.17finché dal ferro de' pastor raggiunti
41.18caggiono anch'essi; e tali allor dall'asta
41.19d'Enea percossi caddero costoro
41.20col fragor di recisi eccelsi abeti.
42.1Strinse pietà dei due caduti il petto
42.2del prode Menelao, che tosto innanzi
42.3si spinse di lucenti armi vestito
42.4l'asta squassando. E Marte, che domarlo
42.5per man d'Enea fa stima, il cor gli attizza.
42.6Del magnanimo Nèstore il buon figlio
42.7Antìloco osservollo, e un qualche danno
42.8paventando all'Atride, un qualche grave
42.9storpio all'impresa degli Achei, processe
42.10nell'antiguardo. Già s'aveano incontro
42.11abbassate le picche i due campioni
42.12pronti a ferir, quando d'Atride al fianco
42.13Antìloco comparve: e di due tali
42.14viste le forze in un congiunte, Enea,
42.15benché prode guerriero, retrocesse.
42.16Trassero questi tra gli Achei gli estinti
42.17Orsìloco e Cretone, e d'ambedue
42.18le miserande spoglie in man deposte
42.19degli amici, dier volta, e nella pugna
42.20novellamente si mischiâr tra' primi.
43.1Fu morto il duce allor de' generosi
43.2scudati Paflagoni, il marzïale
43.3Pilemene. Il ferì d'asta alla spalla
43.4l'Atride Menelao. Lo suo sergente
43.5ed auriga Midon, gagliardo figlio
43.6d'Antimnio, cadde per la man d'Antìloco.
43.7Dava questo Midon, per via fuggirsi,
43.8la volta al cocchio. Antìloco nel pieno
43.9del cubito il ferì con tale un colpo
43.10di sasso, che gittògli al suol le belle
43.11eburnee briglie. Gli fu tosto sopra
43.12il feritor col brando, e su la tempia
43.13d'un dritto l'attastò, che giù dal carro
43.14lo travolse, e ficcògli nella sabbia
43.15testa e spalle. Anelante in quello stato
43.16ei restossi gran pezza, ché profondo
43.17era il sabbion; finché i destrier del tutto
43.18lo riversâr calpesto nella polve.
43.19Diè lor di piglio Antìloco, e veloce
43.20col flagello li spinse al campo acheo.
44.1Com'Ettore di mezzo all'ordinanze
44.2vide lor prove, impetuoso mosse
44.3con alte grida ad investirli, e dietro
44.4de' Teucri si traea le forti squadre
44.5cui Marte è duce e la feral Bellona.
44.6Bellona in compagnia vien dell'orrendo
44.7tumulto della zuffa; e Marte in pugno
44.8palleggia un'asta smisurata, e or dietro
44.9or davanti cammina al grande Ettorre.
45.1Turbossi a quella vista il bellicoso
45.2Tidìde; e quale della strada ignaro
45.3viator che trascorsa un'ampia landa
45.4giunge a rapido fiume che mugghiante
45.5l'onda nel mar devolve, e visto il flutto
45.6che freme e spuma, di fuggir s'affretta
45.7l'orme sue ricalcando: a questa guisa
45.8retrocesse il Tidìde, e al suo drappello
45.9volgendo le parole: Amici, ei disse,
45.10qual fia stupor se forte d'asta e audace
45.11combattente si mostra il duce Ettorre?
45.12Sempre al fianco gli viene un qualche iddio
45.13che alla morte l'invola; ed or lo stesso
45.14Marte in sembianza d'un mortal l'assiste.
45.15Non vogliate attaccar dunque co' numi
45.16ostinata contesa, e date addietro,
45.17ma col viso ognor vôlto all'inimico.
46.1Mentr'egli sì dicea, scagliârsi i Teucri
46.2addosso alla sua schiera. E quivi Ettorre
46.3a morte mise due guerrier, nell'armi
46.4assai valenti e in un sol cocchio ascesi,
46.5Anchialo e Meneste. Ebbe di loro
46.6pietade il grande Telamonio Aiace,
46.7e fêssi avanti e stette, e la lucente
46.8asta lanciando, Anfio colpì, che figlio
46.9di Selago tenea suo seggio in Peso
46.10ricco d'ampie campagne. Ma la nera
46.11parca ad Ilio il menò confederato
46.12del re troiano e de' suoi figli. Il colse
46.13sul cinto il lungo telamonio ferro,
46.14e nell'imo del ventre si confisse.
46.15Diè cadendo un rimbombo, e a dispogliarlo
46.16corse l'illustre vincitor; ma un nembo
46.17i Troiani piovean di frecce acute
46.18che d'irta selva gli coprîr lo scudo.
46.19Ben egli al morto avvicinossi, e il petto
46.20calcandogli col piè, la fulgid'asta
46.21ne sferrò, ma dall'omero le belle
46.22armi rapirgli non poteo: sì densa
46.23la grandine il premea delle saette.
46.24E temendo l'eroe nol circuisse
46.25de' Troiani la piena, che ristretti
46.26erano e molti e poderosi, e tutti
46.27con armi d'ogni guisa e d'ogni tiro
46.28ad incalzarlo, a repulsarlo intesi,
46.29ei benché forte e di gran corpo e d'alto
46.30ardir diè volta, e si ritrasse addietro.
47.1Mentre questi alle mani in questa parte
47.2si travaglian così, nemico fato
47.3contra l'illustre Sarpedon sospinse
47.4l'Eraclide Tlepòlemo, guerriero
47.5di gran persona e di gran possa. Or come
47.6a fronte si trovâr quinci il nepote
47.7e quindi il figlio del Tonante Iddio,
47.8Tlepòlemo primiero così disse:
48.1Duce de' Licii Sarpedon, qual uopo
48.2rozzo in guerra a tremar qua ti condusse?
48.3È mentitor chi dell'Egìoco Giove
48.4germe ti dice. Dal valor dei forti,
48.5che nell'andata età nacquer di lui,
48.6troppo lungi se' tu. Ben altro egli era
48.7il mio gran genitor, forza divina,
48.8cuor di leone. Qua venuto un giorno
48.9a via menar del re Laomedonte
48.10i promessi destrieri, egli con sole
48.11sei navi e pochi armati Ilio distrusse,
48.12e vedovate ne lasciò le vie.
48.13Tu sei codardo, tu a perir qui traggi
48.14i tuoi soldati, tu veruna aita,
48.15col tuo venir di Licia, non darai
48.16alla dardania gente; e quando pure
48.17un gagliardo ti fossi, il braccio mio
48.18qui stenderatti e spingeratti a Pluto.
49.1E di rimando a lui de' Licii il duce:
49.2Tlepòlemo, le sacre iliache mura
49.3Ercole, è ver, distrusse, e la scempiezza
49.4del frigio sire il meritò, che ingrato
49.5al beneficio con acerbi detti
49.6oltraggiollo; e i destrieri, alta cagione
49.7di sua venuta, gli negò. Ma i vanti
49.8paterni non torran che la mia lancia
49.9qui non ti prostri. Tu morrai: son io
49.10che tel predìco, e a me l'onor qui tosto
49.11darai della vittoria, e l'alma a Pluto.
50.1Ciò detto appena, sollevaro in alto
50.2i ferrati lor cerri ambo i guerrieri,
50.3ed ambo a un tempo gli scagliâr. Percosse
50.4Sarpedonte il nemico a mezzo il collo,
50.5sì che tutto il passò l'asta crudele,
50.6e a lui gli occhi coperse eterna notte.
50.7Ma il telo uscito nel medesmo istante
50.8dalla man di Tlepòlemo la manca
50.9coscia ferì di Sarpedon. Passolla
50.10infino all'osso la fulminea punta,
50.11ma non diè morte, ché vietollo il padre.
50.12Accorsero gli amici, e dal tumulto
50.13sottrassero l'eroe che del confitto
50.14telo di molto si dolea, né mente
50.15v'avea posto verun, né s'avvisava
50.16di sconficcarlo dalla coscia offesa,
50.17onde espedirne il camminar: tant'era
50.18del salvarlo la fretta e la faccenda.
51.1Dall'altra parte i coturnati Achei
51.2di Tlepòlemo anch'essi dalla pugna
51.3ritraggono la salma. Al doloroso
51.4spettacolo la forte alma d'Ulisse
51.5si commosse altamente; e in suo pensiero
51.6divisando ne vien s'ei prima insegua
51.7di Giove il figlio, o più gli torni il darsi
51.8alla strage de' Licii. Alla sua lancia
51.9non concedean le Parche il porre a morte
51.10del gran Tonante il valoroso seme.
51.11Scagliasi ei dunque da Minerva spinto
51.12nella folta de' Licii, e quivi uccide
51.13l'un sovra l'altro Alastore, Cerano,
51.14Cromio, Pritani, Alcandro e Noemone
51.15ed Alio: e più n'avrìa di lor prostrati
51.16il divino guerrier, se il grande Ettorre
51.17di lui non s'accorgea. Tra i primi ei dunque
51.18processe di corrusche armi splendente,
51.19e portante il terror ne' petti argivi.
51.20Come il vide vicin fe' lieto il core
51.21Sarpedonte, e con voce lamentosa:
51.22Generoso Prïamide, dicea,
51.23non lasciarmi giacer preda al nemico:
51.24mi soccorri, e la vita m'abbandoni
51.25nella vostra città, poiché m'è tolto
51.26il tornarmi al natìo dolce terreno,
51.27e d'allegrezza spargere la mia
51.28diletta moglie e il pargoletto figlio.
52.1Non rispose l'eroe; ma desioso
52.2di vendicarlo e ricacciar gli Achivi
52.3colla strage di molti, oltre si spinse.
52.4In questo mezzo la pietosa cura
52.5de' compagni adagiò sotto un bel faggio
52.6a Giove sacro Sarpedonte, e il telo
52.7dalla piaga gli svelse il valoroso
52.8diletto amico Pelagon. Nell'opra
52.9svenne il ferito, e s'annebbiò la vista
52.10ma l'aura boreal, che fresca intorno
52.11ventavagli, tornò ne' primi uffici
52.12della vita gli spirti; e nell'anelo
52.13petto affannoso ricreògli il core.
53.1Da Marte intanto e dall'ardente Ettorre
53.2assaliti gli Achei né paurosi
53.3verso le navi si fuggìan, né arditi
53.4farsi innanzi sapean. Ma quando il grido
53.5corse tra lor che Marte era co' Teucri,
53.6indietro si piegâr sempre cedendo.
54.1Or chi prima, chi poi fu l'abbattuto
54.2dal ferreo Marte e dall'audace Ettorre?
54.3Teutrante che sembianza avea d'un Dio,
54.4l'agitatore di cavalli Oreste,
54.5il vibrator di lancia Etolio Treco,
54.6e l'Enopide Elèno, ed Enomào,
54.7e d'armi adorno di color diverso
54.8Oresbio che a far d'oro alte conserve
54.9posto il pensier, tenea suo seggio in Ila
54.10appo il lago Cefisio ov'altri assai
54.11opulenti Beozi avean soggiorno.
55.1Tale e tanta d'Achivi occisione
55.2Giuno mirando, a Pallade si volse,
55.3e con preste parole: Ohimè! le disse,
55.4invitta figlia dell'Egìoco Giove,
55.5se libera lasciam dell'omicida
55.6Marte la furia, indarno a Menelao
55.7noi promettemmo dell'iliache torri
55.8la caduta, e felice il suo ritorno.
55.9Or via, scendiamo, e di valor noi pure
55.10facciam prova laggiù. Disse, e Minerva
55.11tenne l'invito. Allor la veneranda
55.12Saturnia Giuno ad allestir veloce
55.13corse i d'oro bardati almi destrieri.
55.14Immantinente al cocchio Ebe le curve
55.15ruote innesta. Un ventaglio apre ciascuna
55.16d'otto raggi di bronzo, e si rivolve
55.17sovra l'asse di ferro. Il giro è tutto
55.18d'incorruttibil oro, ma di bronzo
55.19le salde lame de' lor cerchi estremi.
55.20Maraviglia a veder! Son puro argento
55.21i rotondi lor mozzi, e vergolate
55.22d'argento e d'ôr del cocchio anco le cinghie
55.23con ambedue dell'orbe i semicerchi,
55.24a cui sospese consegnar le guide.
55.25Si dispicca da questo e scorre avanti
55.26pur d'argento il timone, in cima a cui
55.27Ebe attacca il bel giogo e le leggiadre
55.28pettiere; e queste parimenti e quello
55.29d'auro sono contesti. Desïosa
55.30Giuno di zuffe e del rumor di guerra,
55.31gli alipedi veloci al giogo adduce.
56.1Né Minerva s'indugia. Ella diffuso
56.2il suo peplo immortal sul pavimento
56.3delle sale paterne, effigïato
56.4peplo, stupendo di sua man lavoro,
56.5e vestita di Giove la corazza,
56.6di tutto punto al lagrimoso ballo
56.7armasi. Intorno agli omeri divini
56.8pon la ricca di fiocchi Egida orrenda,
56.9che il Terror d'ogn'intorno incoronava.
56.10Ivi era la Contesa, ivi la Forza,
56.11ivi l'atroce Inseguimento, e il diro
56.12gorgonio capo, orribile prodigio
56.13dell'Egìoco signore. Indi alla fronte
56.14l'aurea celata impone irta di quattro
56.15eccelsi coni, a ricoprir bastante
56.16eserciti e città. Tale la Diva
56.17monta il fulgido cocchio, e l'asta impugna
56.18pesante, immensa, poderosa, ond'ella
56.19intere degli eroi le squadre atterra
56.20irata figlia di potente iddio.
56.21Giuno, al governo delle briglie, affretta
56.22col flagello i corsieri. Cigolando
56.23per sé stesse s'aprîr l'eteree porte
56.24custodite dall'Ore a cui commessa
56.25del gran cielo è la cura e dell'Olimpo,
56.26onde serrare e disserrar la densa
56.27nube che asconde degli Dei la sede.
57.1Per queste porte dirizzâr le Dive
57.2i docili cavalli, e ritrovaro
57.3scevro dagli altri Sempiterni e solo
57.4su l'alta vetta dell'Olimpo assiso
57.5di Saturno il gran figlio. Ivi i destrieri
57.6sostò la Diva dalle bianche braccia,
57.7e il supremo de' numi interrogando:
57.8Giove padre, gli disse, e non ti prende
57.9sdegno de' fatti di Gradivo atroci?
57.10Non vedi quanta e quale il furibondo
57.11strage non giusta degli Achei commette?
57.12Io ne son dolorosa: e queti intanto
57.13si letiziano Apollo e Citerèa,
57.14essi che questo d'ogni legge schivo
57.15forsennato aizzâr. Padre, s'io scendo
57.16a rintuzzar l'audace, a discacciarlo
57.17dalla pugna, n'andrai tu meco in ira?
58.1Va, le rispose delle nubi il sire,
58.2spingi contra costui la predatrice
58.3Minerva, a farlo assai dolente usata.
59.1Di ciò lieta la Dea fe' su le groppe
59.2de' corsieri sonar la sferza; e quelli
59.3infra la terra e lo stellato cielo
59.4desiosi volaro; e quanto vede
59.5d'aereo spazio un uom che in alto assiso
59.6stende il guardo sul mar, tanto d'un salto
59.7ne varcâr delle Dive i tempestosi
59.8destrier. Là giunte dove l'onde amiche
59.9confondono davanti all'alta Troia
59.10Simoenta e Scamandro, ivi rattenne
59.11Giuno i cavalli, gli staccò dal cocchio,
59.12e di nebbia li cinse. Il Simoenta
59.13loro un pasco fornì d'ambrosie erbette.
60.1Tacite allora, e col leggiero incesso
60.2di timide colombe ambe le Dive
60.3appropinquârsi al campo acheo, bramose
60.4di dar soccorso a' combattenti. E quando
60.5arrivâr dove molti e valorosi,
60.6come stuol di cinghiali o di lïoni,
60.7si stavano ristretti intorno al forte
60.8figliuolo di Tidèo, presa la forma
60.9di Stèntore che voce avea di ferro,
60.10e pareggiava di cinquanta il grido,
60.11Giuno sclamò: Vituperati Argivi,
60.12mere apparenze di valor, vergogna!
60.13Finché mostrossi in campo la divina
60.14fronte d'Achille, non fur osi i Teucri
60.15scostarsi mai dalle dardanie porte;
60.16cotanto di sua lancia era il terrore.
60.17Or lungi dalle mura insino al mare
60.18vengono audaci a cimentar la pugna.
61.1Sì dicendo svegliò di ciascheduno
61.2e la forza e l'ardir. Sorgiunse in questa
61.3la cerula Minerva a Dïomede
61.4ch'appo il carro la piaga, onde l'offese
61.5di Pandaro lo stral, refrigerava;
61.6e colla stanca destra sollevando
61.7dello scudo la soga tutta molle
61.8di molesto sudor, tergea del negro
61.9sangue la tabe. Colla man posata
61.10sul giogo de' corsier la Dea sì disse:
62.1Tidèo per certo generossi un figlio
62.2che poco lo somiglia. Era Tidèo
62.3picciol di corpo, ma guerriero; e quando
62.4io gli vietava di pugnar, fremea.
62.5E quando senza compagnia venuto
62.6ambasciatore a Tebe io co' Tebani
62.7ne' regii alberghi a banchettar l'astrinsi,
62.8non depose egli, no, la bellicosa
62.9alma di prima, ma sfidando il fiore
62.10de' giovani Cadmei, tutti li vinse
62.11agevolmente col mio nume al fianco.
62.12E al tuo fianco del pari io qui ne vegno,
62.13e ti guardo e t'esorto e ti comando
62.14di pugnar co' Troiani arditamente.
62.15Ma te per certo o la fatica oppresse,
62.16o qualche tema agghiaccia, e tu non sei
62.17più, no, la prole del pugnace Enìde.
63.1Ti riconosco, o Dea (tosto rispose
63.2il valoroso eroe), ti riconosco,
63.3figlia di Giove, e di buon grado e netta
63.4mia ragione dirò. Né vil timore
63.5né ignavia mi rattien, ma il tuo comando.
63.6Non se' tu quella che pugnar poc'anzi
63.7mi vietasti co' numi? E se la figlia
63.8di Giove Citerèa nel campo entrava,
63.9non mi dicesti di ferirla? Il feci.
63.10Ed or recedo, e agli altri Achivi imposi
63.11d'accogliersi qui tutti, ora che Marte,
63.12ben lo conosco, de' Troiani è il duce.
64.1E a lui la Diva dalle luci azzurre:
64.2Diletto Dïomede, alcuna tema
64.3di questo Marte non aver, né d'altro
64.4qualunque iddio, se tua difesa io sono.
64.5Sorgi, e drizza in costui gl'impetuosi
64.6tuoi corridori, e stringilo e il percuoti,
64.7né riguardo t'arresti né rispetto
64.8di questo insano ad ogni mal parato
64.9e ad ogni parteggiar, che a me pur dianzi
64.10e a Giuno promettea che contra i Teucri
64.11a pro de' Greci avrìa pugnato; ed ora
64.12immemore de' Greci i Teucri aiuta.
65.1Sì dicendo afferrò colla possente
65.2destra il figliuol di Capanèo, dal carro
65.3traendolo; né quegli a dar fu tardo
65.4un salto a terra; ed ella stessa ascese
65.5sovra il cocchio da canto a Dïomede
65.6infiammata di sdegno. Orrendamente
65.7l'asse al gran pondo cigolò, ché carco
65.8d'una gran Diva egli era e d'un gran prode.
65.9Al sonoro flagello ed alle briglie
65.10diè di piglio Minerva, e senza indugio
65.11contra Marte sospinse i generosi
65.12cornipedi. Lo giunse appunto in quella
65.13che atterrato l'enorme Perifante
65.14(un fortissimo Etòlo, egregio figlio
65.15d'Ochesio), il Dio crudel lordo di sangue
65.16lo trucidava. In arrivar si pose
65.17Minerva di Pluton l'elmo alla fronte,
65.18onde celarsi di quel fero al guardo.
66.1Come il nume omicida ebbe veduto
66.2l'illustre Dïomede, al suol disteso
66.3lasciò l'immenso Perifante, e dritto
66.4ad investir si spinse il cavaliero.
66.5E tosto giunti l'un dell'altro a fronte,
66.6Marte il primo scagliò l'asta di sopra
66.7al giogo de' corsier lungo le briglie,
66.8di rapirgli la vita desioso:
66.9ma prese colla man l'asta volante
66.10la Dea Minerva, e la stornò dal carro,
66.11e vano il colpo rïuscì. Secondo
66.12spinse l'asta il Tidìde a tutta forza.
66.13La diresse Minerva, e al Dio l'infisse
66.14sotto il cinto nell'epa, e vulnerollo,
66.15e lacerata la divina cute
66.16l'asta ritrasse. Mugolò il ferito
66.17nume, e ruppe in un tuon pari di nove
66.18o dieci mila combattenti al grido
66.19quando appiccan la zuffa. I Troi l'udiro,
66.20l'udîr gli Achivi, e ne tremâr: sì forte
66.21fu di Marte il muggito. E qual pel grave
66.22vento che spira dalla calda terra
66.23si fa di nubi tenebroso il cielo;
66.24tal parve il ferreo Marte a Dïomede,
66.25mentre avvolto di nugoli alle sfere
66.26dolorando salìa. Giunto alla sede
66.27degli Dei su l'Olimpo, accanto a Giove
66.28mesto s'assise, discoperse il sangue
66.29immortal che scorrea dalla ferita,
66.30e in suono di lamento: O padre, ei disse,
66.31e non t'adiri a cotal vista, a fatti
66.32sì nequitosi? Esizïosa sempre
66.33a noi Divi tornò la mutua gara
66.34di gratuir l'umana stirpe; e intanto
66.35di nostre liti la cagion tu sei,
66.36tu che una figlia generasti insana,
66.37e di sterminii e di malvage imprese
66.38invaghita mai sempre. Obbedïenti
66.39hai quanti alberga Sempiterni il cielo;
66.40tutti inchiniamo a te. Sola costei
66.41né con fatti frenar né con parole
66.42tu sai per anco, connivente padre
66.43di pestifera furia. Ella pur dianzi
66.44stimolò di Tidèo l'audace figlio
66.45a pazzamente guerreggiar co' numi;
66.46ella a ferir Ciprigna; ella a scagliarsi
66.47contra me stesso, e pareggiarsi a un Dio.
66.48E se più tardo il piè fuggìa, sarei
66.49steso rimasto fra quei tanti uccisi
66.50in lunghe pene, né morir potendo
66.51m'avrìa de' colpi infranto la tempesta.
67.1Bieco il guatò l'adunator de' nembi
67.2Giove, e rispose: Querimonie e lai
67.3non mi far qui seduto al fianco mio,
67.4fazïoso incostante, e a me fra tutti
67.5i Celesti odïoso. E risse e zuffe
67.6e discordie e battaglie, ecco le care
67.7tue delizie. Trasfuso in te conosco
67.8di tua madre Giunon l'intollerando
67.9inflessibile spirto, a cui mal posso
67.10pur colle dolci riparar; né certo
67.11d'altronde io penso che il tuo danno or scenda,
67.12che dal suo torto consigliar. Non io
67.13vo' per questo patir che tu sostegna
67.14più lungo duolo: mi sei figlio, e caro
67.15la Dea tua madre a me ti partorìa.
67.16Se malvagio, qual sei, d'altro qualunque
67.17nume nascevi, da gran tempo avresti
67.18sorte incorsa peggior degli Uranìdi.
68.1Così detto, a Peon comando ei fece
68.2di risanarlo. La ferita ei sparse
68.3di lenitivo medicame, e tolto
68.4ogni dolore, il tornò sano al tutto,
68.5ché mortale ei non era. E come il latte
68.6per lo gaglio sbattuto si rappiglia,
68.7e perde il suo fluir sotto la mano
68.8del presto mescitor; presta del pari
68.9la peonia virtù Marte guarìa.
68.10Ebe poscia lavollo, e di leggiadre
68.11vesti l'avvolse; ed egli accanto a Giove
68.12dell'alto onor superbo si ripose.
69.1Repressa del crudel Marte la strage,
69.2tornâr contente alla magion del padre
69.3Giuno Argiva e Minerva Alalcomènia.
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