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1.1Nell'auree sale dell'Olimpo accolti
1.2intorno a Giove si sedean gli Dei
1.3a consulta. Fra lor la veneranda
1.4Ebe versava le nettaree spume,
1.5e quelli a gara con alterni inviti
1.6l'auree tazze votavano mirando
1.7la troiana città. Quand'ecco il sommo
1.8Saturnio, inteso ad irritar Giunone,
1.9con un obliquo paragon mordace
1.10così la punse: Due possenti Dive
1.11aiutatrici ha Menelao, l'Argiva
1.12Giuno e Minerva Alalcomènia. E pure
1.13neghittose in disparte ambo si stanno
1.14sol del vederlo dilettate. Intanto
1.15fida al fianco di Paride l'amica
1.16del riso Citerèa lungi respinge
1.17dal suo caro la Parca; e dianzi, in quella
1.18ch'ei morto si tenea, servollo in vita.
1.19Rimasta è al forte Menelao la palma;
1.20ma l'alto affar non è compiuto, e a noi
1.21tocca il condurlo, e statuïr se guerra
1.22fra le due genti rinnovar si debba,
1.23od in pace comporle. Ove la pace
1.24tutti appaghi gli Dei, stia Troia, e in Argo
1.25con la consorte Menelao ritorni.
2.1Strinser, fremendo a questo dir, le labbia
2.2Giuno e Minerva, che vicin sedute
2.3venìan de' Teucri macchinando il danno.
2.4Quantunque al padre fieramente irata
2.5tacque Minerva e non fiatò. Ma l'ira
2.6non contenne Giunone, e sì rispose:
3.1Acerbo Dio, che parli? A far di tante
3.2armate genti accolta, alla ruïna
3.3di Prìamo e de' suoi figli, ho stanchi i miei
3.4immortali corsieri; e tu pretendi
3.5frustrar la mia fatica, ed involarmi
3.6de' miei sudori il frutto? E ben, t'appaga;
3.7ma di noi tutti non sperar l'assenso.
4.1Feroce Diva, replicò sdegnoso
4.2l'adunator de' nembi, e che ti fêro,
4.3e Prìamo e i Prïamìdi, onde tu debba
4.4voler sempre di Troia il giorno estremo?
4.5La tua rabbia non fia dunque satolla
4.6se non atterri d'Ilïon le porte,
4.7e sull'infrante mura non ti bevi
4.8del re misero il sangue e de' suoi figli
4.9e di tutti i Troiani? Or su, fa come
4.10più ti talenta, onde fra noi sorgente
4.11d'acerbe risse in avvenir non sia
4.12questo dissidio: ma riponi in petto
4.13le mie parole. Se desìo me pure
4.14prenderà d'atterrar qualche a te cara
4.15città, non porre a' miei disdegni inciampo,
4.16e liberi li lascia. A questo patto
4.17Troia io pur t'abbandono, e di mal cuore;
4.18ché, di quante città contempla in terra
4.19l'occhio del Sole e dell'eteree stelle,
4.20niuna io m'aggio più cara ed onorata
4.21come il sacro Ilïone e Prìamo e tutta
4.22di Prìamo pur la bellicosa gente:
4.23perocché l'are mie per lor di sacre
4.24opime dapi abbondano mai sempre,
4.25e di libami e di profumi, onore
4.26solo alle dive qualità sortito.
5.1Compose a questo dir la veneranda
5.2Giuno gli sguardi maestosi, e disse:
5.3Tre cittadi sull'altre a me son care,
5.4Argo, Sparta, Micene; e tu le struggi
5.5se odïose ti sono. A lor difesa
5.6né man né lingua moverò; ché quando
5.7pure impedir lo ti volessi, indarno
5.8il tentarlo uscirìa, sendo d'assai
5.9tu più forte di me. Ma dritto or parmi
5.10che tu vano non renda il mio disegno,
5.11ch'io pur son nume, e a te comune io traggo
5.12l'origine divina, io dell'astuto
5.13Saturno figlia, e in alto onor locata,
5.14perché nacqui sorella e perché moglie
5.15son del re degli Dei. Facciam noi dunque
5.16l'un dell'altro il volere, e il seguiranno
5.17gli altri Eterni. Or tu ratto invìa Minerva
5.18fra i due commossi eserciti, onde spinga
5.19i Troiani ad offendere primieri,
5.20rotto l'accordo, i baldanzosi Achei.
6.1Assentì Giove al detto, ed a Minerva,
6.2Scendi, disse, veloce, e fa che i Teucri
6.3primi offendan gli Achei, turbando il patto.
7.1A Minerva, per sé già desiosa,
7.2sprone aggiunse quel cenno. In un baleno
7.3dall'Olimpo calò. Quale una stella
7.4cui portento a' nocchieri o a numerose
7.5schiere d'armati scintillante e chiara
7.6invìa talvolta di Saturno il figlio;
7.7tale in vista precipita dall'alto
7.8Minerva in terra, e piantasi nel mezzo.
7.9Stupîr Teucri ed Achivi all'improvvisa
7.10visïone, e talun disse al vicino:
7.11Arbitro della guerra oggi vuol Giove
7.12per certo rinnovar fra un campo e l'altro
7.13l'acerba pugna, o confermar la pace.
8.1La Dea mischiossi tra la folta intanto
8.2delle turbe troiane, e la sembianza
8.3di Laòdoco assunta (un valoroso
8.4d'Antènore figliuol) si pose in traccia
8.5del deïforme Pandaro. Trovollo
8.6stante in piedi nel mezzo al clipeato
8.7stuolo de' forti che l'avea seguìto
8.8dalle rive d'Esepo. Appropinquossi
8.9a lui la Diva, e disse: Inclito germe
8.10di Licaon, vuoi tu ascoltarmi? Ardisci,
8.11vibra nel petto a Menelao la punta
8.12d'un veloce quadrello. E grazia e lode
8.13te ne verrà dai Dàrdani e dal prence
8.14Paride in prima, che d'illustri doni
8.15colmeratti, vedendo il suo rivale
8.16montar sul rogo, dal tuo stral trafitto.
8.17Su via dunque, dardeggia il burbanzoso
8.18Atride, e al licio saettante Apollo
8.19prometti che, tornato al patrio tetto
8.20nel! a sacra Zelèa, darai di scelti
8.21primogeniti agnelli un'ecatombe.
9.1Così disse Minerva, e dello stolto
9.2persuase il pensier. Diè mano ei tosto
9.3al bell'arco, già spoglia di lascivo
9.4capro agreste. L'aveva egli d'agguato,
9.5mentre dal cavo d'una rupe uscìa,
9.6colto nel petto, e su la rupe steso
9.7resupino. Sorgevano alla belva
9.8lunghe sedici palmi su l'altera
9.9fronte le corna. Artefice perito
9.10le polì, le congiunse, e di lucenti
9.11anelli d'oro ne fregiò le cime.
9.12Tese quest'arco, e dolcemente a terra
9.13Pandaro l'adagiò. Dinanzi a lui
9.14protendono le targhe i fidi amici,
9.15onde assalito dagli Achei non vegna,
9.16pria ch'egli il marzio Menelao percuota.
9.17Scoperchiò la faretra, ed un alato
9.18intatto strale ne cavò, sorgente
9.19di lagrime infinite. Indi sul nervo
9.20l'adattando promise al licio Apollo
9.21di primonati agnelli un'ecatombe
9.22ritornato in Zelèa. Tirò di forza
9.23colla cocca la corda, alla mammella
9.24accostò il nervo, all'arco il ferro, e fatto
9.25dei tesi estremi un cerchio, all'improvviso
9.26l'arco e il nervo fischiar forte s'udiro,
9.27e lo strale fuggì desideroso
9.28di volar fra le turbe. Ma non fûro
9.29immemori di te, tradito Atride,
9.30in quel punto gli Dei. L'armipotente
9.31figlia di Giove si parò davanti
9.32al mortifero telo, e dal tuo corpo
9.33lo devïò sollecita, siccome
9.34tenera madre che dal caro volto
9.35del bambino che dorme un dolce sonno,
9.36scaccia l'insetto che gli ronza intorno.
9.37Ella stessa la Dea drizzò lo strale
9.38ove appunto il bel cinto era frenato
9.39dall'auree fibbie, e si stendea davanti
9.40qual secondo torace. Ivi l'acerbo
9.41quadrello cadde, e traforando il cinto
9.42nel panzeron s'infisse e nella piastra
9.43che dalle frecce il corpo gli schermìa.
9.44Questa gli valse allor d'assai, ma pure
9.45passolla il dardo, e ne sfiorò la pelle,
9.46sì che tosto diè sangue la ferita.
10.1Come quando meonia o caria donna
10.2tinge d'ostro un avorio, onde fregiarne
10.3di superbo destriero le mascelle;
10.4molti d'averlo cavalieri han brama;
10.5ma in chiusa stanza ei serbasi bel dono
10.6a qualche sire, adornamento e pompa
10.7del cavallo ed in un del cavaliero:
10.8così di sangue imporporossi, Atride,
10.9la tua bell'anca, e per lo stinco all'imo
10.10calcagno corse la vermiglia riga.
11.1Raccapricciossi a questa vista il rege
11.2Agamennón, raccapricciò lo stesso
11.3marzïal Menelao; ma quando ei vide
11.4fuor della polpa l'amo dello strale,
11.5gli tornò tosto il core, e si rïebbe.
11.6Per man tenealo intanto Agamennóne,
11.7ed altamente fra i dolenti amici
11.8sospirando dicea: Caro fratello,
11.9perché qui morto tu mi fossi, io dunque
11.10giurai l'accordo, te mettendo solo
11.11per gli Achivi a pugnar contra i Troiani,
11.12contra i Troiani che l'accordo han rotto,
11.13e a tradimento ti ferîr? Ma vano
11.14non andrà delle vittime il giurato
11.15sangue, né i puri libamenti ai numi,
11.16né la fé delle destre. Il giusto Giove
11.17può differire ei sì, ma non per certo
11.18obblïar la vendetta; e caro un giorno
11.19colle lor teste, colle mogli e i figli
11.20ne pagheranno gli spergiuri il fio.
11.21Tempo verrà (di questo ho certo il core)
11.22ch'Ilio e Prìamo perisca, e tutta insieme
11.23la sua perfida gente. Dall'eccelso
11.24etereo seggio scoterà sovr'essi
11.25l'egida orrenda di Saturno il figlio
11.26di tanta frode irato; e non cadranno
11.27vôti i suoi sdegni. Ma d'immenso lutto
11.28tu cagion mi sarai, dolce fratello,
11.29se morte tronca de' tuoi giorni il corso.
11.30Sorgerà negli Achei vivo il desìo
11.31del patrio suolo, e d'onta carco in Argo
11.32io tornerommi, e lasceremo ai Teucri,
11.33glorïoso trofeo, la tua consorte.
11.34Putride intanto nell'iliaca terra
11.35l'ossa tue giaceran, senz'aver dato
11.36fine all'impresa, e il tumulo del mio
11.37prode fratello un qualche Teucro altero
11.38calpestando, dirà: Possa i suoi sdegni
11.39satisfar così sempre Agamennóne,
11.40siccome or fece, senza pro guidando
11.41l'argoliche falangi a questo lido,
11.42d'onde scornato su le vote navi
11.43alla patria tornò, qui derelitto
11.44l'illustre Menelao. Sì fia ch'ei dica;
11.45e allor mi s'apra sotto i piè la terra.
12.1Ti conforta, rispose il biondo Atride,
12.2né co' lamenti spaventar gli Achivi.
12.3In mortal parte non ferì l'acuto
12.4dardo: di sopra il ricamato cinto
12.5mi difese, e di sotto la corazza
12.6e questa fascia che di ferrea lama
12.7buon fabbro foderò. — Sì voglia il cielo,
12.8diletto Menelao, l'altro riprese.
12.9Intanto tratterà medica mano
12.10la tua ferita, e farmaco porravvi
12.11atto a lenire ogni dolor. — Si volse
12.12all'araldo, ciò detto, e, Va, soggiunse,
12.13vola, o Taltibio, e fa che ratto il figlio
12.14d'Esculapio, divin medicatore,
12.15Macaon qua ne vegna, e degli Achei
12.16al forte duce Menelao soccorra,
12.17cui di freccia ferì qualche troiano
12.18o licio saettier che sé di gloria,
12.19noi di lutto coprì. — Disse, e l'araldo
12.20tra le falangi achee corse veloce
12.21in traccia dell'eroe. Ritto lo vide
12.22fra lo stuolo de' prodi che da Tricca
12.23altrice di corsier l'avea seguìto:
12.24appressossi, e con rapide parole,
12.25Vien, gli disse, t'affretta, o Macaone;
12.26Agamennón ti chiama: il valoroso
12.27Menelao fu di stral colto da qualche
12.28licio arciero o troiano che superbo
12.29va del nostro dolor. Corri, e lo sana.
13.1Al tristo annunzio si commosse il figlio
13.2d'Esculapio; e veloci attraversando
13.3il largo campo acheo, fur tosto al loco
13.4ove al ferito dëiforme Atride
13.5facean cerchio i migliori. Incontanente
13.6dal balteo estrasse Macaon lo strale,
13.7di cui curvârsi nell'uscir gli acuti
13.8ami: disciolse ei quindi il vergolato
13.9cinto e il torace colla ferrea fascia
13.10sovrapposta; e scoperta la ferita,
13.11succhionne il sangue, e destro la cosparse
13.12dei lenitivi farmaci che al padre,
13.13d'amor pegno, insegnati avea Chirone.
14.1Mentre questi alla cura intenti sono
14.2del bellicoso Atride, ecco i Troiani
14.3marciar di nuovo con gli scudi al petto,
14.4e di nuovo gli Achei l'armi vestire
14.5di battaglia bramosi. Allor vedevi
14.6non assonnarsi, non dubbiar, né pugna
14.7schivar l'illustre Agamennón; ma ratto
14.8volar nel campo della gloria. Il carro
14.9e i fervidi destrier tratti in disparte
14.10lascia all'auriga Eurimedonte, figlio
14.11del Piraìde Tolomèo; gl'impone
14.12di seguirlo vicin, mentre pel campo
14.13ordinando le turbe egli s'aggira,
14.14onde accorrergli pronto ove stanchezza
14.15gli occupasse le membra. Egli pedone
14.16scorre intanto le file, e quanti all'armi
14.17affrettarsi ne vede, ei colla voce
14.18fortemente gl'incuora, e grida: Argivi,
14.19niun rallenti le forze: il giusto Giove
14.20bugiardi non aiuta: chi primiero
14.21l'accordo vïolò, pasto vedrassi
14.22di voraci avoltoi, mentre captive
14.23le dilette lor mogli in un co' figli
14.24noi nosco condurremo, Ilio distrutto.
15.1Quanti poi ne scorgea ritrosi e schivi
15.2della battaglia, con irati accenti
15.3li rabbuffando, O Argivi, egli dicea,
15.4o guerrier da balestra, o vitupèri!
15.5Non vi prende vergogna? A che vi state
15.6istupiditi come zebe, a cui,
15.7dopo scorso un gran campo, la stanchezza
15.8ruba il piede e la lena? E voi del pari
15.9allibiti al pugnar vi sottraete.
15.10Aspettate voi forse che il nemico
15.11alla spiaggia s'accosti ove ritratte
15.12stan sul secco le prore, onde si vegga
15.13se Giove allor vi stenderà la mano?
15.14Così imperando trascorrea le schiere.
16.1Venne ai Cretesi; e li trovò che all'armi
16.2davan di piglio intorno al bellicoso
16.3Idomenèo. Per vigorìa di forze
16.4pari a fiero cinghiale Idomenèo
16.5guidava l'antiguardia, e Merïone
16.6la retroguardia. Del vederli allegro
16.7il sir de' forti Atride al re cretese
16.8con questo dolce favellar si volse:
17.1Idomenèo, te sopra i Dànai tutti
17.2cavalieri veloci in pregio io tegno,
17.3sia nella guerra, sia nell'altre imprese,
17.4sia ne' conviti, allor che ne' crateri
17.5d'almo antico lïeo versan la spuma
17.6i supremi tra' Greci. Ove degli altri
17.7chiomati Achivi misurato è il nappo,
17.8il tuo del par che il mio sempre trabocca,
17.9quando ti prende di bombar la voglia.
17.10Or entra nella pugna, e tal ti mostra
17.11qual dianzi ti vantasti. — E de' Cretensi
17.12a lui lo duce: Atride, io qual già pria
17.13t'impromisi e giurai, fido compagno
17.14per certo ti sarò. Ma tu rinfiamma
17.15gli altri Achivi a pugnar senza dimora.
17.16Rupper l'accordo i Teucri, e perché primi
17.17del patto violâr la santitate,
17.18sul lor capo cadran morti e ruine.
18.1Disse; e gioioso proseguì l'Atride
18.2fra le caterve la rivista, e venne
18.3degli Aiaci alla squadra. In tutto punto
18.4metteansi questi, e li seguìa di fanti
18.5un nugolo. Siccome allor che scopre
18.6d'alto loco il pastor nube che spinta
18.7su per l'onde da Cauro s'avvicina,
18.8e bruna più che pece il mar viaggia,
18.9grave il seno di nembi; inorridito
18.10ei la guarda, ed affretta alla spelonca
18.11le pecorelle; così negre ed orride
18.12per gli scudi e per l'aste si moveano
18.13sotto gli Aiaci accolte le falangi
18.14de' giovani veloci al rio conflitto.
19.1Allegrossi a tal vista Agamennóne,
19.2e a' lor duci converso in presti accenti,
19.3Aiaci, ei disse, condottieri egregi
19.4de' loricati Achivi, io non v'esorto,
19.5(ciò fôra oltraggio) a inanimar le vostre
19.6schiere; già per voi stessi a fortemente
19.7pugnar le stimolate. Al sommo Giove
19.8e a Pallade piacesse e al santo Apollo,
19.9che tal coraggio in ogni petto ardesse,
19.10e tosto presa ed adeguata al suolo
19.11per le man degli Achei Troia cadrebbe.
20.1Così detto lasciolli, e procedendo
20.2a Nèstore arrivò, Nèstore arguto
20.3de' Pilii arringator, che in ordinanza
20.4i suoi prodi metteva, e alla battaglia
20.5li concitava. Stavangli dintorno
20.6il grande Pelagonte ed Alastorre,
20.7e il prence Emone e Cromio, ed il pastore
20.8di popoli Biante. In prima ei pose
20.9alla fronte coi carri e coi cavalli
20.10i cavalieri, e al retroguardo i fanti,
20.11che molti essendo e valorosi, il vallo
20.12formavano di guerra. Indi nel mezzo
20.13i codardi rinchiuse, onde forzarli
20.14lor mal grado a pugnar. Ma innanzi a tutto
20.15porge ricordo ai combattenti equestri
20.16di frenar lor cavalli, e non mischiarsi
20.17confusamente nella folla. — Alcuno
20.18non sia, soggiunse, che in suo cor fidando
20.19e nell'equestre maestrìa, s'attenti
20.20solo i Teucri affrontar di schiera uscito:
20.21né sia chi retroceda; ché cedendo
20.22si sgagliarda il soldato. Ognun che sceso
20.23dal proprio carro l'ostil carro assalga,
20.24coll'asta bassa investalo, ché meglio
20.25sì pugnando gli torna. Con quest'arte,
20.26con questa mente e questo ardir nel petto
20.27le città rovesciâr gli antichi eroi.
21.1Il canuto così mastro di guerra
21.2le sue genti animava. In lui fissando
21.3gli occhi l'Atride, giubilonne, e tosto
21.4queste parole gli drizzò: Buon veglio,
21.5oh t'avessi tu salde le ginocchia
21.6e saldi i polsi come hai saldo il core!
21.7La ria vecchiezza, che a null'uom perdona,
21.8ti logora le forze ah perché d'altro
21.9guerrier non grava la crudel le spalle!
21.10perché de' tuoi begli anni è morto il fiore!
22.1Ed il gerenio cavalier rispose:
22.2Atride, al certo bramerei pur io
22.3quelle forze ch'io m'ebbi il dì che morte
22.4diedi all'illustre Ereutalion. Ma tutti
22.5tutto ad un tempo non comparte Giove
22.6i suoi doni al mortal. Rideami allora
22.7gioventude: or mi doma empia vecchiezza.
22.8Ma qual pur sono mi starò nel mezzo
22.9de' cavalieri nella pugna, e gli altri
22.10gioverò di parole e di consiglio,
22.11ché questo è officio de' provetti. Dêssi
22.12lasciar dell'aste il tiro ai giovinetti
22.13di me più destri e nel vigor securi.
23.1Disse; e lieto l'Atride oltrepassando
23.2venne al Petìde Menestèo, perito
23.3di cocchi guidator, ritto nel mezzo
23.4de' suoi prodi Cecròpii. Eragli accanto
23.5lo scaltro Ulisse colle forti schiere
23.6de' Cefaleni, che non anco udito
23.7di guerra il grido avean, poiché le teucre
23.8e l'argive falangi allora allora
23.9cominciavan le mosse: e questi in posa
23.10aspettavan che stuolo altro d'Achei
23.11impeto fésse ne' Troiani il primo,
23.12e ingaggiasse battaglia. In quello stato
23.13li sorprese l'Atride; e corruccioso
23.14fe' dal labbro volar questa rampogna:
24.1Petìde Menestèo, figlio non degno
24.2d'un alunno di Giove, e tu d'inganni
24.3astuto fabbro, a che tremanti state
24.4gli altri aspettando, e separati? A voi
24.5entrar conviensi nella mischia i primi,
24.6perché primi io vi chiamo anche ai conviti
24.7ch'ai primati imbandiscono gli Achei.
24.8Ivi il saìme saporar vi giova
24.9delle carni arrostite, e a piena gola
24.10di soave lïeo cioncar le tazze.
24.11Or vi giova esser gli ultimi, e vi fôra
24.12grato il veder ben dieci squadre achee
24.13innanzi a voi scagliarsi entro il conflitto.
25.1Lo guatò bieco Ulisse, e gli rispose:
25.2Qual detto, Atride, ti fuggì di bocca?
25.3e come ardisci di chiamarne in guerra
25.4neghittosi? Allorché contra i Troiani
25.5daran principio al rio marte gli Achei,
25.6vedrai, se il brami e te ne cal, vedrai
25.7nelle dardanie file antesignane
25.8di Telemaco il padre. Or cianci al vento.
26.1Veduto il cruccio dell'eroe, sorrise
26.2l'Atride, e dolce ripigliò: Divino
26.3di Laerte figliuol, sagace Ulisse,
26.4né sgridarti vogl'io, né comandarti
26.5fuor di stagione, ch'io ben so che in petto
26.6volgi pensieri generosi, e senti
26.7ciò ch'io pur sento. Or vanne, e pugna; e s'ora
26.8dal labbro mi fuggì cosa mal detta,
26.9ripareremla in altro tempo. Intanto
26.10ne disperdano i numi ogni ricordo.
27.1Ciò detto, gli abbandona, e ad altri ei passa;
27.2e ritto in piedi sul lucente cocchio
27.3il magnanimo figlio di Tidèo
27.4Dïomede ritrova. Al fianco ha Stènelo,
27.5prole di Capanèo. Si volse il sire
27.6Agamennóne a Dïomede, e ratto
27.7con questi accenti rampognollo: Ahi figlio
27.8del bellicoso cavalier Tidèo,
27.9di che paventi? Perché guardi intorno
27.10le scampe della pugna? Ah! non solea
27.11così Tidèo tremar; ma precorrendo
27.12d'assai gli amici, co' nemici ei primo
27.13s'azzuffava. Ciascun che ne' guerrieri
27.14travagli il vide, lo racconta. In vero
27.15né compagno io gli fui né testimone,
27.16ma udii che ogni altro di valore ei vinse.
27.17Ben coll'illustre Polinice un tempo
27.18senz'armati in Micene ospite ei venne,
27.19onde far gente che alle sacre mura
27.20li seguisse di Tebe, a cui già mossa
27.21avean la guerra; e ne fêr ressa e preghi
27.22per ottenerne generosi aiuti;
27.23e volevam noi darli, e la domanda
27.24tutta appagar; ma con infausti segni
27.25Giove da tanto ne distolse. Or come
27.26gli eroi si fûro dipartiti e giunti
27.27dopo molto cammino al verdeggiante
27.28giuncoso Asopo, ambasciatore a Tebe
27.29spedîr Tidèo gli Achivi. Andovvi, e molti
27.30banchettanti Cadmei trovò del forte
27.31Eteòcle alle mense. In mezzo a loro,
27.32quantunque estrano e solo, il cavaliero
27.33senza punto temer tutti sfidolli
27.34al paragon dell'armi, e tutti ei vinse,
27.35col favor di Minerva. Irati i vinti
27.36di cinquanta guerrieri, al suo ritorno,
27.37gli posero un agguato. Eran lor duci
27.38l'Emonide Meone, uom d'almo aspetto,
27.39e d'Autofano il figlio Licofonte,
27.40intrepido campion. Tidèo gli uccise
27.41tutti, ed un solo per voler de' numi,
27.42il sol Meone rimandonne a Tebe.
27.43Tal fu l'etòlo eroe, padre di prole
27.44miglior di lingua, ma minor di fatti.
28.1Non rispose all'acerbo il valoroso
28.2Tidìde, e rispettò del venerando
28.3rege il rabbuffo; ma rispose il figlio
28.4del chiaro Capanèo, dicendo: Atride,
28.5non mentir quando t'è palese il vero.
28.6Migliori assai de' nostri padri a dritto
28.7noi ci vantiam. Noi Tebe e le sue sette
28.8porte espugnammo: e nondimen più scarsi
28.9eran gli armati che guidammo al sacro
28.10muro di Marte, ne' divini auspìci
28.11fidando e in Giove. Per l'opposto quelli
28.12peccâr d'insano ardire e vi periro.
28.13Non pormi adunque in onor pari i padri.
29.1Gli volse un guardo di traverso il forte
29.2Tidìde, e ripigliò: T'accheta, amico,
29.3ed obbedisci al mio parlar. Non io,
29.4se il re supremo Agamennóne istiga
29.5alla pugna gli Achei, non io lo biasmo.
29.6Fia sua la gloria, se, domati i Teucri,
29.7noi la sacra cittade espugneremo,
29.8e suo, se spenti noi cadremo, il lutto.
29.9Dunque a dar prove di valor si pensi.
30.1Disse, e armato balzò dal cocchio in terra.
30.2Orrendamente risonâr sul petto
30.3l'armi al re concitato, a tal che preso
30.4n'avrìa spavento ogni più fermo core.
30.5Siccome quando al risonante lido,
30.6di Ponente al soffiar, l'uno sull'altro
30.7del mar si spinge il flutto; e prima in alto
30.8gonfiasi, e poscia su la sponda rotto
30.9orribilmente freme, e intorno agli erti
30.10scogli s'arriccia, li sormonta, e in larghi
30.11sprazzi diffonde la canuta spuma:
30.12incessanti così l'una su l'altra
30.13movon l'achee falangi alla battaglia
30.14sotto il suo duce ognuna; e sì gran turba
30.15marcia sì cheta, che di voce priva
30.16la diresti al vederla; e riverenza
30.17era de' duci quel silenzio; e l'armi
30.18di varia guisa, di che gìan vestiti
30.19tutti in ischiera, li cingean di lampi.
31.1Ma simiglianti i Teucri a numeroso
31.2gregge che dentro il pecoril di ricco
31.3padron, nell'ora che si spreme il latte
31.4s'ammucchiano, e al belar de' cari agnelli
31.5rispondono belando alla dirotta;
31.6così per l'ampio esercito un confuso
31.7mettean schiamazzo i Teucri, ché non uno
31.8era di tutti il grido né la voce,
31.9ma di lingue un mistìo, sendo una gente
31.10da più parti raccolta. A questi Marte,
31.11a quei Minerva e sprone, e quinci e quindi
31.12lo Spavento e la Fuga, e del crudele
31.13Marte suora e compagna la Contesa
31.14insazïabilmente furibonda,
31.15che da principio piccola si leva,
31.16poi mette il capo tra le stelle, e immensa
31.17passeggia su la terra. Essa per mezzo
31.18alle turbe scorrendo, e de' mortali
31.19addoppiando gli affanni, in ambedue
31.20le bande sparse una rabbiosa lite.
32.1Poiché l'un campo e l'altro in un sol luogo
32.2convenne, e si scontrâr l'aste e gli scudi,
32.3e il furor de' guerrieri, scintillanti
32.4ne' risonanti usberghi, e delle colme
32.5targhe già il cozzo si sentìa, levossi
32.6un orrendo tumulto. Iva confuso
32.7col gemer degli uccisi il vanto e il grido
32.8degli uccisori, e il suol sangue correa.
33.1Qual due torrenti che di largo sbocco
33.2devolvonsi dai monti, e nella valle
33.3per lo concavo sen d'una vorago
33.4confondono le gonfie onde veloci:
33.5n'ode il fragor da lungi in cima al balzo
33.6l'atterrito pastor: tal dai commisti
33.7eserciti sorgea fracasso e tema.
34.1Primo Antìloco uccise un valoroso
34.2Teucro, alle mani nelle prime file,
34.3il Taliside Echèpolo, il ferendo
34.4nel cono del chiomato elmo: s'infisse
34.5la ferrea punta nella fronte, e l'osso
34.6trapanò: s'abbuiâr gli occhi al meschino,
34.7che strepitoso cadde come torre.
34.8Ghermì pe' piedi quel caduto il prence
34.9de' magnanimi Abanti Elefenorre
34.10figliuol di Calcodonte, e desioso
34.11di spogliarlo dell'armi, lo traea
34.12fuor della mischia: ma fallì la brama;
34.13ché mentre il morto ei dietro si strascina,
34.14Agènore il sorprende, e a lui che curvo
34.15offrìa nudati di pavese i fianchi,
34.16tale un colpo assestò, che gli disciolse
34.17le forze, e l'alma abbandonollo. Allora
34.18fra i Troiani e gli Achei surse una fiera
34.19zuffa sovr'esso: s'affrontâr quai lupi,
34.20e in mutua strage si metteano a morte.
35.1Qui fu che Aiace Telamonio il figlio
35.2d'Antemïon percosse il giovinetto
35.3Simoesio, cui scesa dall'Idèe
35.4cime la madre partorì sul margo
35.5del Simoenta, un giorno ivi venuta
35.6co' genitori a visitar la greggia;
35.7e Simoesio lo nomâr dal fiume.
35.8Misero! ché dei presi in educarlo
35.9dolci pensieri ai genitor diletti
35.10rendere il merto non poteo: la lancia
35.11d'Aiace il colse, e il viver suo fe' breve.
35.12Al primo scontro lo colpì nel petto
35.13su la destra mammella, e la ferrata
35.14punta pel tergo rïuscir gli fece.
35.15Cadde il garzone nella polve a guisa
35.16di liscio pioppo su la sponda nato
35.17d'acquidosa palude: a lui de' rami
35.18già la pompa crescea, quando repente
35.19colla fulgida scure lo recise
35.20artefice di carri, e inaridire
35.21lungo la riva lo lasciò del fiume,
35.22onde poscia foggiarne di bel cocchio
35.23le volubili rote: così giacque
35.24l'Antemide trafitto Simoesio,
35.25e tale dispogliollo il grande Aiace.
36.1Contro Aiace l'acuta asta diresse
36.2d'infra le turbe allor di Prìamo il figlio
36.3Antifo, e il colpo gli fallì; ma colse
36.4nell'inguine il fedel d'Ulisse amico
36.5Leuco che già di Simoesio altrove
36.6traea la salma; e accanto al corpo esangue,
36.7che di man gli cadea, cadde egli pure.
37.1Forte adirato dell'ucciso amico
37.2si spinse Ulisse tra gl'innanzi, tutto
37.3scintillante di ferro, e più dappresso
37.4facendosi, e dintorno il guardo attento
37.5rivolgendo, librò l'asta lucente.
37.6Si misero a quell'atto in guardia i Teucri,
37.7e lo cansâr; ma quegli il telo a vôto
37.8non sospinse, e ferì Dëmocoonte,
37.9Prïamide bastardo che d'Abido
37.10con veloci puledre era venuto.
37.11A costui fulminò l'irato Ulisse
37.12nelle tempie la lancia; e trapassolle
37.13la ferrea punta. Tenebrârsi i lumi
37.14al trafitto che cadde fragoroso,
37.15e cupo gli tonâr l'armi sul petto.
38.1Rinculò de' Troiani, al suo cadere,
38.2la fronte, rinculò lo stesso Ettorre;
38.3dier gli Argivi alte grida, ed occupati
38.4i corpi uccisi, s'avanzâr di punta.
38.5Dalla rocca di Pergamo mirolli
38.6sdegnato Apollo, e rincorando i Teucri
38.7con gran voce gridò: Fermo tenete,
38.8valorosi Troiani, ed agli Achei
38.9non cedete l'onor di questa pugna,
38.10ché né pietra né ferro è la lor pelle
38.11da rintuzzar delle vostr'armi il taglio.
38.12Non combatte qui, no, della leggiadra
38.13Tètide il figlio: non temete; Achille
38.14stassi alle navi a digerir la bile.
39.1Così dall'alto della rocca il Dio
39.2terribile sclamò. Ma la feroce
39.3Palla, di Giove glorïosa figlia,
39.4discorrendo le file inanimava
39.5gli Achivi, ovunque li vedea rimessi.
39.6Qui la Parca allacciò l'Amarancìde
39.7Diore. Un'aspra e quanto cape il pugno
39.8grossa pietra il percosse alla diritta
39.9tibia presso il tallone, e feritore
39.10fu l'Imbraside Piro che de' Traci
39.11condottiero dall'Eno era venuto.
39.12Franse ambidue li nervi e la caviglia
39.13l'improbo sasso, ed ei cadde supino
39.14nella sabbia, e mal vivo ambo le mani
39.15ai compagni stendea. Sopra gli corse
39.16il percussore, e l'asta in mezzo all'epa
39.17gli cacciò. Si versâr tutte per terra
39.18le intestina, e mortale ombra il coperse.
40.1All'irruente Piro allor l'Etòlo
40.2Toante si rivolge; e lui nel petto
40.3con la lancia ferendo alla mammella
40.4nel polmon gliela ficca. Indi appressato
40.5gliela sconficca dalla piaga; e in pugno
40.6stretta l'acuta spada glie l'immerse
40.7nella ventraia, e gli rapìo la vita;
40.8l'armi non già, ché intorno al morto Piro
40.9colle lungh'aste in pugno irti di ciuffi
40.10affollârsi i suoi Traci, e il chiaro Etòlo,
40.11benché grande e gagliardo, allontanaro
40.12sì che a forza respinto si ritrasse.
41.1Così l'uno appo l'altro nella polve
41.2giacquero i due campioni, il tracio duce,
41.3e il duce degli Epèi. Dintorno a questi
41.4molt'altri prodi ritrovâr la morte.
42.1Chi da ferite illeso, e da Minerva
42.2per man guidato, e preservato il petto
42.3dal volar degli strali, avvolto in mezzo
42.4alla pugna si fosse, avrìa le forti
42.5opre stupito degli eroi, ché molti
42.6e Troiani ed Achivi nella polve
42.7giacquer proni e confusi in quel conflitto.
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