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1.1Poiché sotto i lor duci ambo schierati
1.2gli eserciti si fur, mosse il troiano
1.3come stormo d'augei, forte gridando
1.4e schiamazzando, col romor che mena
1.5lo squadron delle gru, quando del verno
1.6fuggendo i nembi l'oceàn sorvola
1.7con acuti clangori, e guerra e morte
1.8porta al popol pigmeo. Ma taciturni
1.9e spiranti valor marcian gli Achivi,
1.10pronti a recarsi di conserto aita.
2.1Come talor del monte in su la cima
2.2di Scirocco il soffiar spande la nebbia
2.3al pastore odïosa, al ladro cara
2.4più che la notte, né va lunge il guardo
2.5più che tiro di pietra: a questa guisa
2.6si destava di polve una procella
2.7sotto il piè de' guerrieri che veloci
2.8l'aperto campo trascorrean. Venuti
2.9di poco spazio l'un dell'altro a fronte
2.10gli eserciti nemici, ecco Alessandro
2.11nelle prime apparir file troiane
2.12bello come un bel Dio. Portava indosso
2.13una pelle di pardo, ed il ricurvo
2.14arco e la spada; e due dardi guizzando
2.15ben ferrati ed aguzzi, iva de' Greci
2.16sfidando i primi a singolar conflitto.
2.17Il vide Menelao dinanzi a tutti
2.18venir superbo a lunghi passi; e quale
2.19il cor s'allegra di lïon che visto
2.20un cervo di gran corpo o caprïolo,
2.21spinto da fame a divorarlo intende,
2.22e il latrar de' molossi, e degli audaci
2.23villan robusti il minacciar non cura;
2.24tale alla vista del Troian leggiadro
2.25esultò Menelao. Piena sperando
2.26far sopra il traditor la sua vendetta,
2.27balza armato dal cocchio: e lui scorgendo
2.28venir tra' primi, in cor turbossi il drudo,
2.29e della morte paventoso in salvo
2.30si ritrasse tra' suoi. Qual chi veduto
2.31in montana foresta orrido serpe
2.32risalta indietro, e per la balza fugge
2.33di paura tremante e bianco in viso,
2.34tal fra le schiere de' superbi Teucri,
2.35l'ira temendo del figliuol d'Atrèo,
2.36l'avvenente codardo retrocesse.
3.1Ettore il vide, e con ripiglio acerbo
3.2gli fu sopra gridando: Ahi sciagurato!
3.3ahi profumato seduttor di donne,
3.4vile del pari che leggiadro! oh mai
3.5mai non fossi tu nato, o morto fossi
3.6anzi ch'esser marito, ché tal fôra
3.7certo il mio voto, e per te stesso il meglio,
3.8più che carco d'infamia ir mostro a dito.
3.9Odi le risa de' chiomati Achei,
3.10che al garbo dell'aspetto un valoroso
3.11ti suspicâr da prima, e or sanno a prova
3.12che vile e fiacca in un bel corpo hai l'alma.
3.13E vigliacco qual sei tu il mar varcasti
3.14con eletti compagni? e visitando
3.15straniere genti tu dall'apia terra
3.16donna d'alta beltà, moglie d'eroi,
3.17rapir potesti, e il padre e Troia e tutti
3.18cacciar nelle sciagure, agl'inimici
3.19farti bersaglio, ed infamar te stesso?
3.20Perché fuggi? perché di Menelao
3.21non attendi lo scontro? Allor saprai
3.22di qual prode guerrier t'usurpi e godi
3.23la florida consorte: né la cetra
3.24ti varrà né il favor di Citerèa,
3.25né il vago aspetto né la molle chioma,
3.26quando cadrai riverso nella polve.
3.27Oh fosser meno paurosi i Teucri!
3.28ché tu n'andresti già, premio al mal fatto,
3.29d'un guarnello di sassi rivestito.
4.1Ed il vago a rincontro: Ettore, il veggo,
4.2a ragion mi rampogni, ed io t'escuso.
4.3Ma quel duro tuo cor scure somiglia
4.4che ben tagliente una navale antenna
4.5fende, vibrata da gagliardi polsi,
4.6e nerbo e lena al fenditor raddoppia.
4.7Non rinfacciarmi di Ciprigna i doni,
4.8ché, qualunque pur sia, gradito e bello
4.9sempre è il dono d'un Dio; né il conseguirlo
4.10è nel nostro volere. Or se t'aggrada
4.11ch'io scenda a duellar, fa che l'achee
4.12squadre e le teucre seggansi tranquille,
4.13e me nel mezzo e Menelao mettete
4.14d'Elena armati a terminar la lite,
4.15e di tutto il tesor di ch'ella è ricca.
4.16Qual si vinca di noi s'abbia la donna
4.17con tutto insieme il suo regal corredo,
4.18e via la meni alle sue case; e tutti
4.19su le percosse vittime giurando
4.20amistà, voi di Troia abiterete
4.21l'alma terra securi, e quelli in Argo
4.22faran ritorno e nell'Acaia in braccio
4.23alle vaghe lor donne. — A questo dire
4.24brillò di gioia Ettorre, ed elevando
4.25l'asta brandita e procedendo in mezzo,
4.26di sostarsi fe' cenno alle sue schiere.
4.27Tutte fêr alto: ma gl'infesti Achei
4.28a saettar si diero alla sua mira
4.29e dardi e sassi, infin che forte alzando
4.30la voce Agamennón: Cessate, ei grida,
4.31cessate, Argivi; non vibrate, Achei,
4.32ch'egli par che parlarne il bellicoso
4.33Ettore brami. — Riverenti tutti
4.34cessâr le offese, e si fur queti. Allora
4.35fra questo campo e quello Ettor sì disse:
5.1Troiani, Achivi, dal mio labbro udite
5.2ciò che parla Alessandro, esso per cui
5.3fra noi surta ed accesa è tanta guerra.
5.4Egli vuol che de' Teucri e degli Achei
5.5quete stian l'armi, e sia da solo a solo
5.6col bellicoso Menelao decisa
5.7d'Elena la querela, e in un di quanta
5.8ricchezza le pertien. Quegli de' due
5.9che rimarrassi vincitor, si prenda
5.10la bella donna, e in sua magion l'adduca
5.11col tutto che possiede: e sia tra noi
5.12con saldi patti l'amistà giurata.
6.1Disse; e tutti ammutîr. Ma non già muto
6.2si restò Menelao, che doloroso,
6.3Me pur, gridava, me me pure udite,
6.4ché il primo offeso mi son io. Fra' Greci
6.5bramo io pur diffinita e fra' Troiani
6.6questa lite una volta e le sofferte
6.7molte sventure per la mia ragione
6.8e per l'oltraggio d'Alessandro. Or quello
6.9perisca di noi due, che dalla Parca
6.10è dannato a perire; e voi con pace
6.11vi separate. Una negr'agna adunque
6.12svenate, o Teucri, all'alma Terra, e un agno
6.13di bianco pelo al Sole: un terzo a Giove
6.14offrirassi da noi. Ma venga all'ara
6.15la maestà di Prïamo, e la pace
6.16giuri egli stesso su le sacre fibre
6.17(ché spergiuri per prova e senza fede
6.18io conosco i suoi figli), onde protervo
6.19nessun di Giove i giuramenti infranga.
6.20Incostante, com'aura, è per natura
6.21de' giovani il pensier; ma dove il senno
6.22intervien de' canuti, a cui presenti
6.23son le passate e le future cose,
6.24ivi è felice d'ambe parti il fine.
7.1Sì disse; e rallegrò Teucri ed Achei
7.2la dolce speme di finir la guerra.
7.3Schieraro i cocchi e ne smontâr: svestiti
7.4quindi dell'armi, le adagiâr su l'erba,
7.5l'une appresso dell'altre, e breve spazio
7.6separava le schiere. Alla cittade
7.7due banditori, a trarne i sacri agnelli
7.8e a chiamar ratti il padre, Ettore invìa:
7.9invìa del pari il rege Agamennóne
7.10alle navi Taltibio, onde la terza
7.11ostia n'adduca; e obbedïente ei corse.
8.1Scese intanto dal cielo ambasciatrice
8.2Iri ad Elèna dalle bianche braccia,
8.3della cognata Laodice assunto
8.4il sembiante gentil, di Laodice
8.5che pregiata del prence Elicaone,
8.6d'Antènore figliuolo, era consorte,
8.7e tra le figlie prïamee tenuta
8.8la più vaga. Trovolla che tessea
8.9a doppia trama una splendente e larga
8.10tela, e su quella istorïando andava
8.11le fatiche che molte a sua cagione
8.12soffrìano i Teucri e i loricati Achei.
8.13La Diva innanzi le si fece, e disse:
9.1Sorgi, sposa diletta, a veder vieni
9.2de' Troiani e de' Greci un ammirando
9.3spettacolo improvviso. Essi che dianzi
9.4di sangue ingordi lagrimosa guerra
9.5si fean nel campo, or fatto han tregua, e queti
9.6seggonsi e curvi su gli scudi in mezzo
9.7alle lunghe lor picche al suol confitte.
9.8Alessandro frattanto e Menelao
9.9per te coll'asta in singolar certame
9.10combatteranno, e tu verrai chiamata
9.11del prode vincitor cara consorte.
10.1Con questo ragionar la Dea le mise
10.2un sùbito nel cor dolce desìo
10.3del primiero marito e della patria
10.4e de' parenti. Ond'ella in bianco velo
10.5prestamente ravvolta, e di segrete
10.6tenere stille rugiadosa il ciglio,
10.7della stanza n'usciva; e non già sola,
10.8ma due donzelle la seguìan, Climene
10.9per grand'occhi lodata, e di Pittèo
10.10Etra la figlia. Delle porte Scee
10.11giunser tosto alla torre, ove seduto
10.12Prìamo si stava, e con lui Lampo e Clizio,
10.13Pantòo, Timete, Icetaone e i due
10.14spegli di senno Ucalegonte e Antènore,
10.15del popol senïori, che dell'armi
10.16per vecchiezza deposto avean l'affanno,
10.17ma tutti egregi dicitor, sembianti
10.18alle cicade che agli arbusti appese
10.19dell'arguto lor canto empion la selva.
11.1Come vider venire alla lor volta
11.2la bellissima donna i vecchion gravi
11.3alla torre seduti, con sommessa
11.4voce tra lor venìan dicendo: In vero
11.5biasmare i Teucri né gli Achei si denno
11.6se per costei sì dïuturne e dure
11.7sopportano fatiche. Essa all'aspetto
11.8veramente è Dea. Ma tale ancora
11.9via per mar se ne torni, e in nostro danno
11.10più non si resti né de' nostri figli.
12.1Dissero; e il rege la chiamò per nome:
12.2Vieni, Elena, vien qua, figlia diletta,
12.3siedimi accanto, e mira il tuo primiero
12.4sposo e i congiunti e i cari amici. Alcuna
12.5non hai colpa tu meco, ma gli Dei,
12.6che contra mi destâr le lagrimose
12.7arme de' Greci. Or drizza il guardo, e dimmi
12.8chi sia quel grande e maestoso Acheo
12.9di sì bel portamento. Altri l'avanza
12.10ben di statura, ma non vidi al mondo
12.11maggior decoro, né mortale io mai
12.12degno di tanta riverenza in vista:
12.13re lo dice l'aspetto. — E la più bella
12.14delle donne così gli rispondea:
13.1Suocero amato, la presenza tua
13.2di timor mi rïempie e di rispetto.
13.3Oh scelta una crudel morte m'avessi,
13.4pria che l'orme del tuo figlio seguire,
13.5il marital mio letto abbandonando
13.6e i fratelli e la cara figlioletta
13.7e le dolci compagne! Al ciel non piacque;
13.8e quindi è il pianto che mi strugge. Or io
13.9di ciò che chiedi ti farò contento.
13.10Quegli è l'Atride Agamennón, di molte
13.11vaste contrade correttor supremo,
13.12ottimo re, fortissimo guerriero,
13.13un dì cognato a me donna impudica,
13.14s'unqua fui degna che a me tale ei fosse.
14.1Disse; ed in lui maravigliando il vecchio
14.2fisse il guardo e sclamò: Beato Atride,
14.3cui nascente con fausti occhi miraro
14.4la Parca e la Fortuna, onde il comando
14.5di fior tanto d'eroi ti fu sortito!
14.6Sovviemmi il giorno ch'io toccai straniero
14.7la vitifera Frigia. Un denso io vidi
14.8popolo di cavalli agitatore
14.9dell'inclito Migdon schiere e d'Otrèo,
14.10che poste del Sangario alla riviera
14.11avean le tende, ed io co' miei m'aggiunsi
14.12lor collegato, e fui del numer uno
14.13il dì che a pugna le virili Amàzzoni
14.14discesero. Ma tante allor non fûro
14.15le frigie torme no quante or l'achee.
15.1Visto un secondo eroe, di nuovo il vecchio
15.2la donna interrogò: Dinne chi sia
15.3quell'altro, o figlia. Egli è di tutto il capo
15.4minor del sommo Agamennón, ma parmi
15.5e del petto più largo e della spalla.
15.6Gittate ha l'armi in grembo all'erba, ed egli
15.7come arïète si ravvolve e scorre
15.8tra le file de' prodi; e veramente
15.9parmi di greggia guidator lanoso
15.10quando per mezzo a un branco si raggira
15.11di candide belanti, e le conduce.
16.1Quegli è l'astuto laerzìade Ulisse,
16.2la donna replicò, là nell'alpestre
16.3suol d'Itaca nudrito, uom che ripieno
16.4di molti ingegni ha il capo e di consigli.
17.1Donna, parlasti il ver, soggiunse il saggio
17.2Antènore. Spedito a dimandarti
17.3col forte Menelao qua venne un tempo
17.4ambasciatore Ulisse, ed io fui loro
17.5largo d'ospizio e d'accoglienze oneste,
17.6e d'ambo studïai l'indole e il raro
17.7accorgimento. Ma venuto il giorno
17.8di presentarsi nel troian senato,
17.9notai che, stanti l'uno e l'altro in piedi,
17.10il soprastava Menelao di spalla;
17.11ma seduti, apparìa più augusto Ulisse.
17.12Come poi la favella e de' pensieri
17.13spiegâr la tela, ognor succinto e parco
17.14ma concettoso Menelao parlava;
17.15ch'uom di molto sermone egli non era,
17.16né verbo in fallo gli cadea dal labbro,
17.17benché d'anni minor. Quando poi surse
17.18l'itaco duce a ragionar, lo scaltro
17.19stavasi in piedi con lo sguardo chino
17.20e confitto al terren, né or alto or basso
17.21movea lo scettro, ma tenealo immoto
17.22in zotica sembianza, e un dispettoso
17.23detto l'avresti, un uom balzano e folle.
17.24Ma come alfin dal vasto petto emise
17.25la sua gran voce, e simili a dirotta
17.26neve invernal piovean l'alte parole,
17.27verun mortale non avrebbe allora
17.28con Ulisse conteso; e noi ponemmo
17.29la maraviglia di quel suo sembiante.
18.1Qui vide un terzo il re d'eccelso e vasto
18.2corpo, ed inchiese: Chi quell'altro fia
18.3che ha membra di gigante, e va sovrano
18.4degli omeri e del capo agli altri tutti? —
18.5Il grande Aiace, rispondea racchiusa
18.6nel fluente suo vel la dìa Lacena,
18.7Aiace, rocca degli Achei. Quell'altro
18.8dall'altra banda è Idomenèo: lo vedi?
18.9ritto in piè fra' Cretensi un Dio somiglia,
18.10e de' Cretensi gli fan cerchio i duci.
18.11Spesso ad ospizio nelle nostre case
18.12l'accolse Menelao, ben lo ravviso,
18.13e ravviso con lui tutti del greco
18.14campo i primi, e potrei di ciascheduno
18.15dir anco il nome: ma li due non veggo
18.16miei germani gemelli, incliti duci,
18.17Càstore di cavalli domatore,
18.18e il valoroso lottator Polluce.
18.19Forse di Sparta non son ei venuti;
18.20o venuti, di sé nelle battaglie
18.21niegan far mostra, del mio scorno ahi! forse
18.22vergognosi, e dell'onta che mi copre.
19.1Così parlava, né sapea che spenti
19.2il diletto di Sparta almo terreno
19.3lor patrio nido li chiudea nel grembo.
20.1Venìan recando i banditori intanto
20.2dalla città le sacre ostie di pace,
20.3due trascelti agnelletti, e della terra
20.4giocondo frutto generoso vino
20.5chiuso in otre caprigno. Il messaggiero
20.6Idèo recava un fulgido cratere
20.7ed aurati bicchier. Giunto al cospetto
20.8del re vegliardo, sì l'invita e dice:
21.1Sorgi, figliuol laomedontèo; nel campo
21.2ti chiamano de' Teucri e degli Achei
21.3gli ottimati a giurar l'ostie percosse
21.4d'un accordo. Alessandro e Menelao
21.5disputeransi colle lunghe lancie
21.6l'acquisto della sposa; e questa e tutte
21.7sue dovizie daransi al vincitore.
21.8Noi patteggiando un'amistà fedele
21.9Ilio securi abiteremo, e in Argo
21.10daran volta gli Achei. Sì disse; e strinse
21.11il cor del vecchio la pietà del figlio.
22.1A' suoi sergenti nondimen comanda
22.2d'aggiogargli i destrieri, e quelli al cenno
22.3pronti obbediro. Montò Prìamo, e indietro
22.4tratte le briglie, fe' su l'alto cocchio
22.5salirsi al fianco Antènore. Drizzaro
22.6fuor delle Scee nel campo i corridori.
22.7De' Troi giunti al cospetto e degli Achei
22.8scesero a terra, e fra l'un campo e l'altro
22.9procedean venerandi. Ad incontrarli
22.10tosto rizzossi Agamennón, rizzossi
22.11l'accorto Ulisse; e i risplendenti araldi
22.12tutto venìan frattanto apparecchiando
22.13dell'accordo il bisogno, e nel cratere
22.14mescean le sacre spume. Indi de' regi
22.15dieder l'acqua alle mani; e Agamennóne
22.16tratto il coltello che alla gran vagina
22.17della spada portar solea sospeso,
22.18de' consecrati agnei recise il ciuffo:
22.19e quinci in giro e quindi distributo
22.20fu dagli araldi il sacro pelo ai duci,
22.21de' quai nel mezzo Agamennón, levando
22.22e la voce e le man, supplice disse:
23.1Giove, d'Ida signor, massimo padre,
23.2e sovra ogni altro glorïoso Iddio,
23.3Sole che tutto vedi e tutto ascolti,
23.4alma Tellure genitrice, e voi
23.5fiumi, e voi che punite ogni spergiuro
23.6laggiù nel morto regno, inferni Dei,
23.7siate voi testimoni e in un custodi
23.8del patto che giuriam. Se a Menelao
23.9darà morte Alessandro, egli in sua possa
23.10Elena e tutto il suo tesor si tegna;
23.11e noi spedito promettiam ritorno
23.12su l'ondivaghe prore al patrio lido.
23.13Ma se avverrà che Menelao di vita
23.14spogli Alessandro, i Teucri allor la donna
23.15ne renderanno e l'aver suo con ella,
23.16pagando ammenda che convegna, e tale
23.17che ne passi il ricordo anco ai futuri.
23.18Se Prìamo e i figli suoi, spento Alessandro,
23.19negheran di pagarla, io qui coll'arme
23.20sosterrò mia ragione, e rimarrovvi
23.21finché punito il mancator ne sia.
24.1Disse; e col ferro degli agnelli incise
24.2le mansuete gole, e palpitanti
24.3sul terren li depose e senza vita.
24.4Ciò fatto, il sacro di Lïeo licore
24.5dal cratere attignendo, agl'Immortali
24.6fean colle tazze libagioni e voti;
24.7e qualche Teucro e qualche Acheo s'intese
24.8in questo mentre così dire: O sommo
24.9augustissimo Giove, e voi del cielo
24.10dii tutti quanti, udite: A chi primiero
24.11rompa l'accordo, sia Troiano o Greco,
24.12possa il cerèbro distillarsi, a lui
24.13ed a' suoi figli, al par di questo vino,
24.14e adultera la moglie ir d'altri in braccio.
25.1Così pregâr: ma chiuse a cotal voto
25.2Giove l'orecchio. Il re dardanio allora,
25.3Uditemi, dicea, Teucri ed Achei:
25.4alla cittade io riedo. A qual de' due
25.5troncar debba la Parca il vital filo
25.6sol Giove e gli altri Sempiterni il sanno.
25.7Ma contemplar del fiero Atride a fronte
25.8un amato figliuol, vista sì cruda
25.9gli occhi d'un padre sostener non ponno.
26.1Sì dicendo, sul cocchio le sgozzate
26.2vittime pose il venerando veglio,
26.3e ascesovi egli stesso, e tratte al petto
26.4le pieghevoli briglie, al par con seco
26.5fe' Antènore salire, e via con esso
26.6al ventoso Ilïon si ricondusse.
27.1Ettore allora primamente e Ulisse
27.2misurano la lizza. Indi le sorti
27.3scosser nell'elmo a chi primier dovesse
27.4l'asta vibrar. L'un campo intanto e l'altro
27.5le mani alzando supplicava al cielo,
27.6e qualche labbro bisbigliar s'udìa:
27.7Giove padre, che grande e glorïoso
27.8godi in Ida regnar, quello de' due,
27.9che tra noi fu cagion di sì gran lite,
27.10fa che spento precipiti alla cupa
27.11magion di Pluto, ed una salda a noi
27.12amistà ne concedi e patti eterni.
28.1Fra questo supplicar l'elmo squassava
28.2Ettor, guardando addietro: ed ecco uscire
28.3di Paride la sorte. Allor s'assise
28.4al suo posto ciascun, vicino a' suoi
28.5scalpitanti destrieri e alle giacenti
28.6armi diverse. Della ben chiomata
28.7Elena intanto l'avvenente sposo
28.8Alessandro di fulgida armatura
28.9tutto si veste. E pria di bei schinieri
28.10che il morso costrignea d'argentea fibbia,
28.11cinse le tibie. Quindi una lorica
28.12del suo germano Licaon, che fatta
28.13al suo sesto parea, si pose al petto:
28.14all'omero sospese il brando, ornato
28.15d'argentei chiovi; un poderoso scudo
28.16di grand'orbe imbracciò; chiuse la fronte
28.17nel bel temprato e lavorato elmetto,
28.18a cui d'equine chiome in su la cima
28.19alta una cresta orribilmente ondeggia.
28.20Ultima prese una robusta lancia
28.21che tutto empieagli il pugno. In questo mentre
28.22del par s'armava il bellicoso Atride.
29.1Di lor tutt'arme accinti i due guerrieri
29.2s'appresentâr nel mezzo, e si guataro
29.3biechi. Al vederli stupor prese e tema
29.4i Dàrdani e gli Achei. L'un contra l'altro
29.5l'aste squassando al mezzo dell'arena
29.6s'avvicinâr sdegnosi; ed il Troiano
29.7primier la lunga e grave asta vibrando
29.8la rotella colpì del suo nemico,
29.9ma non forolla, ché la buona targa
29.10rintuzzonne la punta. Allor secondo
29.11coll'asta alzata Menelao si mosse
29.12così pregando: Dammi, o padre Giove,
29.13sovra costui che m'oltraggiò primiero,
29.14dammi sovra il fellon piena vendetta.
29.15Tu sotto i colpi di mia destra il doma
29.16sì che il postero tremi, e a non tradire
29.17l'ospite apprenda che l'accolse amico.
30.1Disse, e l'asta avventò, la conficcò
30.2dell'avversario nel rotondo scudo.
30.3Penetrò fulminando la ferrata
30.4punta il pavese rilucente, e tutta
30.5trapassò la corazza, lacerando
30.6la tunica sul fianco a fior di pelle.
30.7Incurvossi il Troiano, ed il mortale
30.8colpo schivò. L'irato Atride allora
30.9trasse la spada, ed erto un gran fendente
30.10gli calò ruïnoso in su l'elmetto.
30.11Non resse il brando, che in più pezzi infranto
30.12gli lasciò la man nuda; ond'ei gemendo
30.13e gli occhi alzando dispettoso al cielo,
30.14Crudel Giove, gridava, il più crudele
30.15di tutti i numi! Io mi sperai punire
30.16di questo traditor l'oltraggio: ed ecco
30.17che in pugno, oh rabbia! mi si spezza il ferro,
30.18e gittai l'asta indarno e senza offesa.
31.1Così fremendo, addosso all'inimico
31.2con furor si disserra: alla criniera
31.3dell'elmo il piglia, e tragge a tutta forza
31.4verso gli Achivi quel meschino, a cui
31.5la delicata gola soffocava
31.6il trapunto guinzaglio che le barbe
31.7annodava dell'elmo sotto il mento.
31.8E l'avrìa strascinato, e a lui gran lode
31.9venuta ne sarìa; ma del periglio
31.10fatta Venere accorta i nodi sciolse
31.11del bovino guinzaglio, e il vôto elmetto
31.12seguì la mano del traente Atride.
31.13Aggirollo l'eroe, e fra le gambe
31.14lo scagliò degli Achei, che festeggianti
31.15il raccolsero. Allor di porlo a morte
31.16risoluto l'Atride, alto coll'asta
31.17di nuovo l'assalì. Di nuovo accorsa
31.18lo scampò Citerèa, che agevolmente
31.19il poté come Diva: lo ravvolse
31.20di molta nebbia, e fra il soave olezzo
31.21dei profumati talami il depose.
31.22Ella stessa a chiamar quindi la figlia
31.23corse di Leda, e la trovò nell'alta
31.24torre in bel cerchio di dardanie spose.
31.25Prese il volto e le rughe d'un'antica
31.26filatrice di lane, che sfiorarne
31.27ad Elena solea di molte e belle
31.28nei paterni soggiorni, e sommo amore
31.29posto le avea. Nella costei sembianza
31.30la Dea le scosse la nettarea veste,
31.31e, Vieni, le dicea, vieni; ti chiama
31.32Alessandro che già negli odorati
31.33talami stassi, e su i trapunti letti
31.34tutto risplende di beltà divina
31.35in sì gaio vestir, che lo diresti
31.36ritornarsi non già dalla battaglia,
31.37ma inviarsi alla danza, o dalla danza
31.38riposarsi. Sì disse, e il cor nel seno
31.39le commosse. Ma quando all'incarnato
31.40del bellissimo collo, e all'amoroso
31.41petto, e degli occhi al tremolo baleno
31.42riconobbe la Dea, coglier sentissi
31.43di sacro orrore, e ritrovate alfine
31.44le parole, sclamò: Trista! e che sono
31.45queste malizie? Ad alcun'altra forse
31.46di Meonia o di Frigia alta cittade
31.47vuoi tu condurmi affascinata in braccio
31.48d'alcun altro tuo caro? Ed or che vinto
31.49il suo rival, me d'odio carca a Sparta
31.50e perdonata Menelao radduce,
31.51sei tu venuta con novelli inganni
31.52ad impedirlo? E ché non vai tu stessa
31.53a goderti quel vile? Obblìa per lui
31.54l'eterea sede, né calcar più mai
31.55dell'Olimpo le vie: statti al suo fianco,
31.56soffri fedele ogni martello, e il cova
31.57finché t'alzi all'onor di moglie o ancella;
31.58ch'io tornar non vo' certo (e fôra indegno)
31.59a sprimacciar di quel codardo il letto,
31.60argomento di scherno alle troiane
31.61spose, e a me stessa d'infinito affanno.
32.1E irata a lei la Dea: Non irritarmi,
32.2sciagurata! non far ch'io t'abbandoni
32.3nel mio disdegno, e tanto io sia costretta
32.4ad abborrirti alfin quanto t'amai;
32.5e t'amai certo a dismisura. Or io
32.6negli argolici petti e ne' troiani
32.7metterò, se mi tenti, odii sì fieri,
32.8che di mal fato perirai tu pure.
33.1L'alma figlia di Leda a questo dire
33.2tremò, si chiuse nel suo bianco velo,
33.3e cheta cheta in via si pose, a tutte
33.4le Troadi celata, e precorreva
33.5a' suoi passi la Dea. Poiché venute
33.6fur d'Alessandro alle splendenti soglie,
33.7corser di qua di là le scaltre ancelle
33.8ai donneschi lavori, ed ella intanto
33.9bellissima saliva e taciturna
33.10ai talami sublimi. Ivi l'amica
33.11del riso Citerèa le trasse innanzi
33.12di propria mano un seggio, e di rimpetto
33.13ad Alessandro il collocò. S'assise
33.14la bella donna, e con amari accenti,
33.15garrì, senza mirarlo, il suo marito:
34.1E così riedi dalla pugna? Oh fossi
34.2colà rimasto per le mani anciso
34.3di quel gagliardo un dì mio sposo! E pure
34.4e di lancia e di spada e di fortezza
34.5ti vantasti più volte esser migliore.
34.6Fa cor dunque, va, sfida il forte Atride
34.7alla seconda singolar tenzone.
34.8Ma t'esorto, meschino, a ti star queto,
34.9né nuovo ritentar d'armi periglio
34.10col tuo rivale, se la vita hai cara.
35.1Non mi ferir con aspri detti, o donna,
35.2le rispose Alessandro. Fu Minerva
35.3che vincitor fe' Menelao, sol essa.
35.4Ma lui del pari vincerò pur io,
35.5ch'io pure al fianco ho qualche Diva. Or via
35.6pace, o cara, e ne sia pegno un amplesso
35.7su queste piume; ché giammai sì forte
35.8per te le vene non scaldommi Amore,
35.9quel dì né pur che su veloci antenne
35.10io ti rapìa di Sparta, e tuo consorte
35.11nell'isola Crenèa ti giacqui in braccio.
35.12No, non t'amai quel dì quant'ora, e quanto
35.13di te m'invoglia il cor dolce desìo.
36.1Disse; ed al letto s'avviaro, ei primo,
36.2ella seconda; e l'un dell'altro in grembo
36.3su i mollissimi strati si confuse.
37.1Come irato lïon l'Atride intanto
37.2di qua di là si ravvolgea cercando
37.3il leggiadro rival; né lui fra tanta
37.4turba di Teucri e d'alleati alcuno
37.5significar sapea, né lo sapendo
37.6l'avrìa di certo per amor celato;
37.7ché come il negro ceffo della morte
37.8abborrito da tutti era costui.
38.1Fattosi innanzi allora Agamennóne,
38.2Teucri, Dàrdani, ei disse, e voi di Troia
38.3alleati, m'udite. Vincitore
38.4fu, lo vedeste, Menelao. Voi dunque
38.5Elena ne rendete, e tutta insieme
38.6la sua ricchezza, e d'un'ammenda inoltre
38.7ne rintegrate che convegna, e tale
38.8che memoria ne passi anco ai nepoti.
38.9Disse; e tutto gli plause il campo acheo.
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